Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Moony3    08/08/2011    4 recensioni
Questa storia è un Antefatto della mia precedente long fiction: "La Chiave del Tempo" (quindi, essendo un Antefatto, può essere letta da tutti).
È strettamente legata al Tempo, ma non racconta di un Viaggio nel Tempo: è un Viaggio nel Tempo.
Vi ritroverete infatti a passeggiare tra i secoli, guidati da personaggi - a volte famosi (ma non troppo) altre no - che vi permetteranno, cortesi, di sbirciare nelle loro vite.
Perché, tra le altre cose, questa storia è stata la scusa ideale per immaginarmi quello che potrebbe essere successo prima degli avvenimenti raccontati da J. K. Rowling.
Se anche voi siete afflitti da questa curiosità, liberate la fantasia e partite per questo (non così) lungo viaggio sulle tracce de "I Custodi delle Chiavi del Tempo".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Nuovo personaggio, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Primo

Il ragazzo che sussurrava ai serpenti


Britannia, 26 aprile 423 A.D.

La donna raddrizzò la schiena e osservò l'immagine della fenice racchiusa nel cerchio disegnato per terra, ammirandone per un istante i bagliori di corallo illuminati dalla morbida luce della luna.
Poi si strinse nel mantello e, guidata dal sommesso ronzio della Chiave del Tempo, si incamminò sul viottolo di terra battuta che portava al villaggio.
Non era molto diverso da quello che aveva percorso una manciata di minuti prima - o che avrebbe percorso vent'anni più tardi, a voler essere precisi - constatò un po' meravigliata.
Chissà perché quello sciagurato del suo discepolo aveva deciso di tornare proprio in quel luogo e in quel tempo.
Camminando a passo spedito - o, per lo meno, il più spedito possibile per una distinta strega non più giovane - borbottava tra sé improperi che, ne era ben conscia, una distinta strega non più giovane non avrebbe neppure dovuto conoscere.
Ma, per il vino al miele di Aulo, quando ci voleva, ci voleva! Costringerla a fare una cosa del genere! Lei! Una vecchia, fragile strega ormai in declino.
Oh, gliela avrebbe fatta pagare a quello scapestrato, decise, roteando minacciosa la bacchetta magica con un piglio decisamente poco consono a una vecchia, fragile strega ormai in declino.
Quando scorse una luce di un vivido azzurro filtrare fra i rami di un salice, la donna si fermò, soddisfatta, la fonte dei suoi deprecabili borbottii era stata scovata: gli scintillii dorati emanati dalla Chiave non lasciavano dubbi in proposito.
Si avvicinò cauta, studiando la figura inginocchiata che, impegnata a osservare qualcosa, non si accorse della nuova venuta.
Sì, era proprio il suo discepolo: il mantello scuro ricamato con sinuosi serpenti d'argento era sicuramente il suo
La donna sbuffò con una punta di esasperazione: non sarebbe mai diventato un grande mago! Aveva talento, senza dubbio, ma era arrogante, mancava del tutto di umiltà. E di cautela.
Avrebbe potuto Schiantarlo prima che lui si rendesse conto di essere osservato; fu seriamente tentata di farlo, anche... ma scacciò l'allettante tentazione: non sarebbe mai riuscita a portarlo dove doveva, da Schiantato.
Stava giusto cedendo all'impulso di usare la bacchetta magica in un modo molto poco ortodosso - la voglia di prenderlo a bacchettate era davvero troppo forte, e la sua bacchetta era di robusto legno di quercia - quando il ragazzo si alzò di scatto, scrutando qualcosa davanti a sé e sussurrando una strana nenia sibilante. Il cappuccio del mantello gli scivolò sulle spalle rivelando il viso magro e pallido dell'arrogante giovanotto che aveva costretto la povera, fragile strega ormai in declino a quella folle e incerta avventura.
La donna si sforzò di scrutare lo stesso punto che il ragazzo fissava ostinato, sobbalzando quando, grazie al chiarore della luminosa luna piena, scorse un grosso serpente che si stava dirigendo, deciso, verso un'anonima casetta di legno che lei conosceva fin troppo bene: aveva trovato il suo tesoro più grande, in quell'anonima casetta di legno. 
Il serpente si fermò all'improvviso, rizzò l'inquietante capo squamoso, come se stesse ascoltando il saggio consiglio di un maestro particolarmente incantatore,  poi riprese sicuro la sua marcia.
Strano comportamento per un serpente, pensò confusamente la donna, esasperata dal basso, continuo sibilo che usciva dalle labbra del suo allievo.
Un momento. Il basso, continuo sibilo che usciva dalle labbra del suo allievo?
Un Rettilofono! Realizzò sorpresa; il suo ambizioso allievo era un Rettilofono e lo aveva sempre tenuto nascosto.
Il serpente, ubbidendo a quel sussurro penetrante si avvicinò all'uscio, stranamente dischiuso, della casa.
La donna serrò le labbra, ora davvero preoccupata, agitò la bacchetta verso il ragazzo sibilante - dopo tutta la fatica che aveva fatto per rintracciarlo ci mancava solo che le scappasse un'altra volta - quindi si Trasfigurò in un elegante falco argentato che volò, con maestosa grazia, oltre la soglia della casetta.

Il falco, appollaiandosi su una robusta trave di legno, scrutò con attenzione la piccola stanza rettangolare.
Le braci rosseggiavano debolmente nel focolare.
Un tavolo, quattro sgabelli zoppicanti, qualche suppellettile ammaccata e due giacigli erano i soli oggetti contenuti nella stanza.
Il serpente stava strisciando, lento ma metodico, sul pagliericcio più basso, occupato da quello che sembrava un fagotto informe.
Non doveva essere agevole strisciare fin lassù, pensò confusamente il falco, prima di planare silenzioso sul grosso rettile.
Afferratolo con becco e artigli lo scosse con violenza e, solo dopo avere percepito il secco schiocco di ossa spezzate, lo gettò senza tanti complimenti oltre la soglia della casa.
Quindi, in un batter di ciglia, il falco argentato ritornò ad essere una donna che, rimirandosi corrucciata le unghie, si avvicinò al pagliericcio.
Il fagotto informe si rivelò essere un ragazzino di una decina d'anni profondamente addormentato, rannicchiato sotto una vecchia coperta.
La strega si accigliò, riconoscendolo, e sorrise orgogliosa quando, agitandosi nel sonno, il bambino borbottò qualcosa e la trottola di legno abbandonata ai piedi del giaciglio cominciò a girare vorticosamente. Eccolo, il suo più grande tesoro: il suo allievo più dotato.
Non riuscendo a impedirselo scostò con una lieve carezza i folti capelli arruffati che nascondevano il viso del ragazzino e mormorò suadente: «Va tutto bene, dormi sonni tranquilli. E non preoccuparti se, talvolta, fai accadere cose strane come questa» indicò la trottola vorticante prima di fermarla con un pigro colpo di bacchetta. «So che spaventano tua madre. Ma presto io incrocerò la tua strada e le spiegherò tutto. Sappi che mi aspetto grandi cose da te, Merlino».
Sorrise un po' colpevole, sapeva che una buona maestra non avrebbe dovuto fare differenze tra gli allievi, ma Merlino era sempre stato speciale per lei e non poteva farci nulla.
Dopo avere scoccato un'ultima occhiata al bambino addormentato, uscì silenziosa dalla casa, ritornando, sospirante, dal suo ultimo allievo.

Dovette cercarlo per un po'.
I suoi occhi non erano più quelli di una volta, purtroppo, ma alla fine lo scovò.
Se ne stava nascosto sotto un grosso sasso.
Scuotendo irritata la testa, la donna si inginocchiò con grazia e afferrò il grasso Vermicolo di un luminoso giallo zafferano - sì, sapeva che i Vermicoli non erano di un luminoso giallo zafferano, ma doveva pur distinguerlo in qualche modo - che la guardava minaccioso.
O, per lo meno, minaccioso quanto poteva esserlo un Vermicolo.
Non erano particolarmente espressivi, i Vermicoli, constatò la strega, reggendo la creaturina tra pollice e indice e osservandola con attenzione; neppure quelli di un luminoso giallo zafferano.
«Bene, lo sapevo che non saresti andato lontano, Sigebert. Mi piaci molto in questa forma, sai? Ti dona. Ma temo che mi toccherà riportarti a quella originale, ahimè. La legge non consente di Trasfigurare a vita una persona, purtroppo. Peccato, l'ho sempre detto che le leggi, a volte, sono davvero troppo restrittive».
Era acida, lo sapeva. Ma non poteva farci nulla. Quel giovanotto presuntuoso era davvero difficile da sopportare.
Sospirando un po' avvilita appoggiò il Vermicolo sul grosso sasso, si alzò e agitò la bacchetta magica, guardando con occhio vagamente dispiaciuto il ragazzo che, balzando in piedi, si sistemò il mantello, oltraggiato.
«Lo sai che è contro la legge, Cliodna. Non puoi usare questi metodi» sibilò furibondo. «Lo dirò a...» si fermò, incerto.
«A chi, Sigebert? E, soprattutto, cosa risponderai all'immancabile domanda: quando? E a proposito di legge, non mi risulta che sia consentito usare la Magia per aizzare serpenti contro bambini addormentati. Tornando addirittura vent'anni indietro nel tempo per farlo».
Il ragazzo le scoccò un'occhiata rabbiosa ma non commentò, troppo preoccupato dalla bacchetta che Cliodna sventolava pigramente sotto il suo naso.
La donna sogghignò: no, non si era sbagliata. Sigebert aveva un immenso talento magico - la Rettilofonia era un dono molto raro - ma quanto a coraggio e carattere era messo davvero maluccio.
«Va bene. Pare che questa piccola avventura resterà tra pochi intimi, Sigebert. Ora, da bravo, torniamocene a casa che ho già perso troppo tempo» concluse spazientita, trascinando il ragazzo verso il bosco.
«Quel marmocchio» sibilò Sigebert, indicando la casetta di legno. «Sarà la nostra rovina! E' figlio di Babbani. E farà di tutto per aiutarli!»
«Capisco. Due colpe imperdonabili».
«Sì. E' così. I Babbani ci detestano».
«Magari i Babbani non impazziscono per noi perché noi ci divertiamo ad aizzare loro contro grossi serpenti velenosi. Forse, se noi usassimo i nostri talenti per tenerli lontani, i serpenti, i Babbani ci amerebbero di più. Ti ha mai sfiorato il dubbio, ragazzo?»
«Merlino ci ruberà la Magia!» insistette Sigebert, mentre un grosso cerchio contenente una fenice color corallo comparve improvvisamente ai suoi piedi.
«Ci ruberà la Magia? Sigebert, tu non sai di cosa stai parlando. La Magia è un dono. Nessuno può rubarla. Nemmeno Merlino» sbuffò la strega esasperata spingendo il ragazzo nel cerchio che cominciò a lampeggiare sempre più velocemente, mentre il medaglione che Sigebert portava al collo vibrava, emettendo un sibilo acuto e sinistro che indusse sia la donna che il ragazzo a serrarsi le orecchie con forza.
Quando il sibilo cessò, la donna annuì soddisfatta - il Portale del Tempo era scomparso assieme al ragazzo - e proseguì il cammino. Quando raggiunse il punto esatto in cui si era aperto il suo Portale del Tempo, la Chiave che portava al collo divenne calda e pulsante e il cerchio con la fenice si illuminò, richiamando la sua attenzione. Vi entrò proteggendosi le orecchie in attesa del sinistro sibilo. Sibilo che non ci fu, quando la Chiave cominciò a vibrare emise infatti una melodia dolcissima e ipnotica che ricordava il meraviglioso canto di una fenice.


Britannia, 26 aprile 443 A.D.

Cliodna si concesse qualche istante per riprendersi.
Attraversare un Portale del Tempo era un'esperienza davvero bizzarra. E stancante. Soprattutto per una distinta strega non più giovane.

«Tieni le tue sporche mani lontane da me, ibrido!» strepitò una giovane voce alterata.

Cliodna gemette, afflitta: la voce di Sigebert poteva essere davvero irritante, a volte.
Come era possibile che un uomo di quasi vent'anni avesse una voce così stridula. Forse era meno irritante quando si esibiva nel suo - Cliodna supponeva - impeccabile Serpentese.
Oh, naturalmente, quello che Sigebert diceva poteva essere anche più irritante della sua voce stridula.
Quando la strega si decise ad alzarsi fu lieta di trovare una mano pronta ad aiutarla.
Attraversare un Portale del Tempo era davvero troppo spossante per una vecchia, fragile strega ormai in declino.
Aprì gli occhi e sorrise riconoscente al suo galante soccorritore.

«Grazie, Xeno. Sempre gentilissimo».

Il galante soccorritore le dedicò un sorriso - enigmatico come solo i sorrisi dei centauri sapevano essere - e chinò con cortesia il capo: «Il piacere è tutto mio, Cliodna».
Poi, spinse avanti il ragazzo furioso che tratteneva con l'altra mano. «Pare che il tuo giovane amico non abbia gradito troppo il mio aiuto, invece».
Cliodna guardò il ragazzo e sospirò. «Non ne dubitavo. Grazie per essere rimasto qui ad attendere il nostro ritorno, Xeno. E per avere aiutato Sigebert, naturalmente».
Il centauro scosse con eleganza la folta coda corvina e assicurò con la sua voce calma, ipnotica e curiosamente distaccata: «Di niente. Così volevano le stelle».
Cliodna alzò - con estrema discrezione - gli occhi al cielo, un po' contrariata da quella mania che avevano i centauri di giustificare sempre le loro azioni con il volere delle stelle, e Sigebert si agitò rabbioso tentando di liberarsi dalla presa del centauro che sbuffò serrando la stretta.
«Lasciami, centauro. Non hai alcun diritto di trattenermi».

Il centauro guardò la strega e, a un suo cenno affermativo, lasciò il ragazzo seguendolo però come un'ombra.

«Lui che ci fa, qui?»

«Lui, Sigebert, è Xeno. Appartiene a una stirpe non meno nobile di quella dei maghi, ed è stato così cortese da attendere il tuo ritorno per evitare che te ne andassi prima del tempo. Desidero davvero scambiare un paio di parole con te, giovanotto» proclamò Cliodna, sedendosi su un tronco e scrutando il giovane uomo.
Sigebert la guardò con occhi colmi di fredda indignazione, strinse con rabbia la Chiave del Tempo che portava al collo ed esclamò: «Come hai fatto a rintracciarmi? Come hai fatto a sapere che avevo azionato una delle Chiavi?»
Il centauro scalpitò, picchiando gli zoccoli sull'erba soffice, e scuotendo i lunghi capelli neri.
Cliodna gli sorrise comprensiva e spiegò, con il suo migliore tono di paziente maestra: «E' ovvio, Sigebert. O lo sarebbe stato se tu avessi aspettato di sapere come funziona una Chiave del Tempo, prima di usarla».
«Tu non ti decidevi mai ad affrontare l'argomento».
«La maggior parte della gente è convinta che io sia una strega molto saggia. Un motivo ci sarà pure, non credi? Comunque, per rispondere alle tue domande, Sigebert, ho saputo che avevi azionato la Chiave del Tempo perché, aprendo lo scrigno in cui le conservo, ho notato una... defezione, diciamo. Sarò pure un po' rimbambita, ma non così tanto, sai?».
Sigebert sbuffò irritato e ribatté: «Ma come hai fatto a rintracciarmi? Avrei potuto essere andato ovunque. Come hai fatto a sapere con esattezza dove avevo deciso di andare? E quando?».
«A rivelarmi tutto questo ci ha pensato la Chiave che ho azionato io: le quattro Chiavi sono collegate, Sigebert. Cormiac non era uno stupido, quindi aveva messo in conto la possibilità di dovere rintracciare qualcuno fra le pieghe del Tempo».
Il ragazzo era sinceramente confuso, a Cliodna fece persino un po' di tenerezza: le distinte streghe non più giovani tendevano a diventare deprecabilmente sentimentali.
«Ma...» mormorò allibito il giovane.
«Ma niente» lo bloccò la strega con decisione. «Ora tocca a te rispondere ad alcune domande, giovanotto: perché volevi aizzare quel serpente contro Merlino?»

Il centauro, che aveva assistito in assoluto silenzio al chiarimento tra maestra e discepolo, sgranò gli occhi, sbigottito. «Cosa? Merlino?»

Sigebert ignorò il centauro e rispose: «Volevo fermarlo. Merlino ha idee troppo pericolose. Vuole fare leggi ancora più restrittive a favore dei Babbani. Vuole aiutarli a progredire. Vuole elevarli al nostro rango!»
«E tu hai pensato bene di eliminare codesto pericoloso soggetto, uccidendolo con l'aiuto di un serpente, quando era soltanto un bambino indifeso».
«Un bambino?» il centauro era ancora più sbigottito. Cliodna sorrise divertita: era davvero uno spettacolo buffo un centauro sbigottito.
«Sì, Xeno, il nostro eroico aspirante grande mago è tornato indietro nel tempo di vent'anni».
Sigebert guardò la strega con un rancore che celava forse imbarazzo e dichiarò: «Sì. Vent'anni, hai ragione. Sarei andato anche più indietro ma questa stupida cosa non lo permette!»
«Naturalmente no, vent'anni sono un periodo ragionevole. Almeno Cormiac lo pensava. E Kyros era d'accordo» disse il centauro.
«Kyros?» Sigebert pronunciò il nome come se stesse disperatamente cercando nella sua memoria notizie su colui che lo portava.
Xeno annuì. «Kyros, il centauro che aiutò Cormiac a creare le sette Chiavi del Tempo. Fu necessario unire la sapienza della tua stirpe a quella della mia per riuscire nell'intento. La storia tramandata dai maghi non lo dice, vero? Non mi stupisce».
Il ragazzo sbuffò. E Cliodna intervenne. «La cosa ti sconvolgerà, me ne rendo conto, Sigebert, ma proprio come tra noi maghi lo scrigno delle Chiavi è stato passato da maestro ad allievo, cominciando da Cormiac che lo passò ad Aulo, così tra i centauri la storia della loro creazione viene tramandata da padre in figlio. Xeno è l'ultimo discendente di Kyros. Xeno sa. Xeno mi ha chiesto di aprire lo scrigno per controllare le Chiavi: non fosse stato per lui non mi sarei accorta di nulla».
Il ragazzo scrutò torvo il centauro: Cliodna sapeva che detestava quelle fiere creature, ritenendole solo delle bestie - degli ibridi, se era di umore più mite - lo aveva sentito proclamare con assoluta convinzione che avrebbero dovuto restarsene in Grecia, invece di infestare la Britannia secoli prima. Questa interferenza di Xeno non glieli avrebbe certo resi più simpatici.
Il centauro non pareva toccato dalla cosa, però. Ricambiò lo sguardo del ragazzo con distaccata curiosità, quindi scrutò la limpida volta stellata indicandola con un vago gesto della mano: «Sirio parlava chiaro ieri notte: un'anomalia temporale era prossima. Non potevo non avvertire la Custode delle Chiavi del Tempo. Le stelle non mentono mai».
«Le stelle?» lo dileggiò irriverente Sigebert. «Tu obbedisci alle stelle?»
Il centauro annuì solenne e Sigebert scoppiò in una risata di scherno.

«Be', Ognuno ha i suoi vizi, ragazzo» affermò una voce profonda proveniente dal limite della radura. «Qualcuno ha il vezzo di obbedire alle stelle, qualcun altro quello di usare una Chiave del Tempo per assassinare un bambino».

Sigebert sussultò e Cliodna si alzò di scatto dal tronco, puntando incredula lo sguardo nel punto del bosco da cui proveniva la voce.
Quanto scorse l'uomo alto e snello che si avvicinava con sicurezza, sorrise.
La luce della luna faceva sembrare neri i lunghi capelli dell'uomo, ma Cliodna sapeva che erano invece dello stesso colore ramato del manto delle volpi.
Sigebert arretrò, stringendo spasmodicamente la Chiave del Tempo.
«Credo di preferire il vizio di Xeno, sai?» affermò il nuovo venuto, dopo un istante di quella che era parsa una profonda meditazione, quindi si avvicinò al centauro e gli assestò una pacca amichevole sulla spalla. «A tal proposito: grazie, Xeno. Ho apprezzato molto il tuo messaggio. Non avevo mai ricevuto un gufo da un centauro».
Xeno annuì. «Spero che tu ti sia goduto l'esperienza, perché ti assicuro che non si ripeterà mai più: i centauri non mandano messaggi mediante gufi... e ho scoperto che c'è un'ottima ragione per questo» spiegò, mostrando un dito funestato da quello che era chiaramente il segno lasciato dal becco di un gufo bisbetico.
Cliodna osservò sorridendo il nuovo venuto.
Quell'impertinente incantatore era sempre riuscito a renderle il buon umore.
Fin dalla prima volta che lo aveva incontrato, un ragazzino smilzo e arruffato intento a spiegare a un contadino furibondo che non le aveva rubate quelle succose ciliege che stringeva tra le mani. Erano proprio venute di loro spontanea volontà.
La strega incrociò le braccia e, battendo con decisione un piede, chiese con la sua miglior voce di autorevole maestra: «Allora? Non si saluta più una distinta strega un po' in declino che ha speso i migliori anni della propria vita tentando di infilare i fondamenti della Magia in quella tua testaccia dura?»
L'uomo la guardò con aria preoccupata - ma Cliodna sapeva che fingeva spudoratamente - poi si avvicinò ridendo e le sfiorò la fronte con un lieve bacio di affettuoso omaggio: «Perdona la mia scortesia, Maestra Cliodna, ma converrai con me che ricevere un gufo da un centauro può sconvolgere seriamente un uomo».
La strega sogghignò, assestandogli un lieve scappellotto sulla nuca. «Specialmente se quell'uomo è già normalmente sconvolto di suo, suppongo. Da quanto sei qui, Merlino?»
«Oh, da un tempo sufficiente per avere sorpreso la mia maestra mentre cercava di sedurre un centauro» si abbassò agile, nel tentativo di evitare un secondo, scherzoso, scappellotto. «E per avere ascoltato cose molto interessanti riguardo a un Viaggio nel Tempo» aggiunse con improvvisa serietà squadrando Sigebert che, più pallido del solito, si era avvicinato a un grosso albero e teneva la schiena saldamente appoggiata al tronco; quasi temesse che Merlino potesse colpirlo alle spalle.
«Così ti sei preso l'immenso disturbo di andare indietro nel tempo di vent'anni, dico bene? E solo per eliminare il sottoscritto? Quanta fatica sprecata, Sigebert. Ti sarebbe bastato venirmi a trovare, o magari mandarmi un gufo come ha fatto il nostro Xeno, qui, e io sarei stato più che felice di accettare di battermi con te. Cliodna non avrebbe apprezzato - non ha mai amato i ragazzi rissosi, suppongo che tu lo sappia - ma avremmo potuto evitare di dirglielo» guardò Xeno e aggiunse «e magari Xeno non si sarebbe accorto di nulla. Può essere che i duelli tra maghi non siano contemplati nei variegati interessi delle stelle. Certo, Cliodna avrebbe sempre potuto sognarlo» concluse ammiccando alla strega che sogghignò: quella faccenda dei sogni era una storia di lunga data. Merlino ironizzava sui suoi sogni dal giorno in cui gli aveva rivelato di averlo sognato mentre si prendeva cura di un cucciolo di drago, facendolo diventare il re dei draghi della Britannia. Anche Xeno era stato messo al corrente della storia. Ma non aveva dato soddisfazione all'irriverente Merlino, limitandosi a declamare una delle sue enigmatiche sentenze.

Sigebert osservava torvo Merlino.
Per la prima volta Cliodna si rese conto che il ragazzo non provava solo invidia verso il mago più anziano - e per questo lei aveva, probabilmente, grosse responsabilità - ma lo temeva.
Lo temeva come Cliodna non aveva temuto nessuno in vita sua.
Merlino arretrò di qualche passo per permettere al ragazzo di muoversi.
Sigebert rizzò la schiena e tentò di mascherare la paura con il disprezzo. «Sfidarti a un duello? Sfidare un nato Babbano? Non mi abbasserei mai a tanto! Sarebbe come sfidare una di quelle... cose» affermò, indicando Xeno che assisteva con blanda curiosità alla scena. «Non mi abbasserò mai a sfidare a duello un Sanguesporco
Cliodna sussultò oltraggiata e impugnò la bacchetta ma Merlino la fermò con un cenno.
«Certo. Sarebbe davvero sconveniente, sì» convenne poi, meditabondo. «Molto più nobile - e sicuro - attaccarli da piccoli, i Sanguesporco. Mentre dormono, possibilmente».
Sigebert serrò i pugni, rabbioso, e cominciò a sussurrare nenie sibilanti, richiamando nella radura un nutrito esercito di serpenti.
Cliodna osservò preoccupata i rettili dirigersi verso Merlino che non si scompose, socchiuse gli occhi e lanciò uno strano grido acuto e modulato.
Sigebert lo guardò allibito, senza smettere di salmodiare la sua nenia Serpentese, interrompendosi soltanto quando un plotone di uccelli rapaci delle specie più diverse si radunò sopra Merlino per gettarsi poi sui serpenti che lo circondavano.
Cliodna sospirò sollevata, osservando il suggestivo volo di una civetta candida che si allontanava reggendo tra gli artigli un grosso serpente bruno.
Sigebert guardò raccapricciato quello che restava del suo esercito di serpenti, quindi strinse spasmodicamente la Chiave che portava al collo e minacciò il mago più anziano: «La riuserò. Tornerò indietro nel tempo un'altra volta. Lo farò. Non ti permetterò di elevare i Babbani al nostro rango. Di dare loro i diritti e i privilegi dei maghi».
Xeno osservò con attenzione la Chiave e scosse il capo: «Di certo non tornerai nel passato con quella. E' danneggiata».
Sigebert socchiuse gli occhi, sospettoso, poi guardò la Chiave per la prima volta dal suo ritorno al presente.
Cliodna si avvicinò con cautela sbirciando l'oggetto.
Xeno aveva ragione.
La Chiave era danneggiata.
Il corpo scuro e sinuoso del serpente che, in origine, aveva decorato il bordo del medaglione riproducendo il simbolo dell'Uroborus, si era mosso, guadagnando il centro dell'oggetto. Della fenice color corallo che l'occupava in precedenza non c'era più traccia.
«Si sta solo ricaricando» affermò con infantile ostinazione Sigebert guardando la maestra, inconsciamente in cerca di rassicurazioni. «Come ha fatto la Chiave del Tempo usata da Aulo».
Merlino scosse la testa e Xeno spiegò con voce pacata. «Niente affatto. Quella Chiave è danneggiata. Come la Chiave usata da Cormiac. Non potrà essere riutilizzata. Quella di Cliodna si sta ricaricando. Se la osservi noterai la differenza».
Cliodna guardò istintivamente la Chiave, studiando sorpresa la figuretta alata che stava comparendo tra le alte fiamme d'argento che occupavano il centro del medaglione. Il serpente non si era mosso e continuava indisturbato ad occupare il bordo della Chiave.
Sigebert allungò una mano per prendere l'oggetto dal collo della strega, ma Merlino gli imprigionò il polso: «Non ci pensare nemmeno, ragazzino. Non osare neppure avvicinarti a Cliodna».
Sigebert arretrò di un passo, intimorito. Poi, senza parlare, strinse la propria Chiave tra le dita, guardò Cliodna con occhi colmi di delusione e di rammarico e si Smaterializzò.

Sarebbe tornato. Cliodna non aveva dubbi in proposito.
La protezione che Merlino aveva offerto ai Babbani lo ossessionava troppo. E per la prima volta Cliodna capì perché.
Sigebert non temeva soltanto quello che Merlino era.
Sigebert temeva soprattutto quello che Merlino rappresentava.
Merlino e il suo talento magico assolutamente fuori dal comune.
Merlino, nato da genitori Babbani, cresciuto tra i Babbani e capace di sconfiggere con facilità un mago Purosangue, un Rettilofono.
Merlino, che era in grado di richiamare un esercito di rapaci.
Merlino che si era prefisso come scopo principale della vita di proteggere i Babbani. E di migliorare le loro esistenze.
Merlino che, in sintesi, minacciava di fare crollare con la sua semplice esistenza tutte le convinzioni a cui si aggrappava Sigebert, dimostrando che i maghi Purosangue non erano superiori ai Babbani, anzi: il più talentuoso dei maghi era proprio un nato Babbano.
Oh, sì. L'orgoglioso, l'ambizioso Sigebert sarebbe tornato. Cliodna non aveva dubbi. Quelle Chiavi del Tempo rappresentavano una tentazione troppo grande.
E lei era troppo vecchia per proteggerle, ormai.
Guardò Merlino, apparentemente calmo e rilassato, ma Cliodna sapeva che non lo era affatto.
Sorrise notando che il mago stava tormentandosi la manica della tunica - chiaro segno che era a dir poco furioso - e prese la sua decisione.
Era giunto il momento di passare il testimone.
Come aveva fatto Cormiac, prima di lei. E Aulo. E numerosi altri maghi e streghe. Era giunto il momento di nominare un nuovo Custode delle Chiavi del Tempo.
Fortunatamente, aveva il candidato ideale.

«Sì, Cliodna. I tempi sono maturi» la voce profonda e ipnotica di Xeno le accarezzò le orecchie. «Le stelle annunciavano il cambiamento. Lui le custodirà con saggezza».

Cliodna guardò sorpresa il centauro che le dedicò uno dei suoi enigmatici sorrisi.
«Credi che abbia affrontato piume, pergamene e, soprattutto, un gufo bisbetico solo per farlo giocare alla guerra magica con il piccolo incantatore di serpenti, Cliodna?» chiese Xeno mostrandole il dito offeso. «No davvero. Era scritto tra le stelle. E le stelle non mentono mai».
Cliodna concordò. «Forse questa volta le tue stelle hanno visto giusto, Xeno. Se puoi...»
Il centauro chinò il capo e si addentrò nella foresta, il suo manto argenteo illuminato dalla luna, si scorgeva con chiarezza tra gli alberi.
Merlino lo osservò sorpreso. «Dove va Xeno?»
«A recuperare lo scrigno delle Chiavi, Merlino. Prima di raggiungere Sigebert gliele ho affidate, per sicurezza».
Merlino la guardò con una tenerezza che la commosse e mormorò, incerto: «Io non so bene come dirtelo Cliodna. Ricordo ancora la volta in cui, per punizione, mi hai Trasfigurato in uno scarabeo e, in tutta franchezza, preferirei non ripetere l'esperienza».
Cliodna sorrise. «Lo scarabeo è una nobile creatura, Merlino. Per i maghi Egizi è sacro, lo sai. Ora, però, ho chiuso con gli scarabei. Mi sto specializzando in Vermicoli di un'incantevole tinta giallo zafferano».
Merlino inarcò un sopracciglio ma, evidentemente, preferì non indagare oltre sulla nuova passione della sua maestra. «Ma essendo fondamentalmente molto coraggioso - o molto stupido, non c'è una grossa differenza, credo - te lo dirò lo stesso: sono convinto che Sigebert tornerà a cercare le Chiavi. Ora, io so che tu sei una strega formidabile, Cliodna, ma... ecco, perché non lasci per un po' le Chiavi nelle mani di Xeno?»
«Come siamo diventati saggi, Merlino. Evidentemente la Trasfigurazione in scarabeo ti ha fatto bene».
«Evidentemente».
«Ma non lascerò le Chiavi a Xeno. Ho in mente un altro Custode. Xeno fa già la sua parte con le Chiavi».

«Infatti» approvò il centauro che, giunto silenzioso dalla foresta, avanzò fino a raggiungere i due maghi e porse un piccolo scrigno di legno scuro alla strega.

Cliodna lo prese e lo passò, senza esitare, a Merlino.
Il mago la guardò, stralunato.
«Per le trecce di Cormiac, Merlino! Sono piuttosto sicura che tua madre ti abbia insegnato a prendere gli oggetti pesanti che gravano sulle deboli braccia di una vecchia, fragile signora».
L'uomo si riscosse. «A parte che di vecchie, fragili signore qui attorno non ce ne sono... ma, le vuoi dare a me
«E a chi altri, Merlino? Sei tu il più adatto».
«Ma...»
«Ragazzino, stai per caso insinuando che non ti fidi della mia capacità di giudizio?» esclamò Cliodna con la sua voce da severa maestra, inalberando il cipiglio che aveva ridotto alla più totale obbedienza tutti i discepoli che aveva avuto nella sua lunga vita.
Non riuscì a impedirsi di ridacchiare quando vide Merlino abbassare lo sguardo, mortificato, come se fosse ancora il ragazzino di dodici anni che aveva fatto diventare giallo a pois viola il maiale della vicina. Il che avrebbe potuto, forse, passare inosservato... o, per lo meno, più inosservato delle alucce turchesi e piumate che erano spuntate sulla schiena della bestiola.
Intenerita, la donna lo costrinse a sollevare il capo e gli scostò i capelli dal viso con una carezza: «Be', ti assicuro che so quello che faccio».
Merlino accettò lo scrigno e sospirò. «Non ne dubito» sorrise, un lampo malandrino negli occhi verdi. «Dimmi solo che questa idea non ti è venuta in sogno, ti prego».
Cliodna si sollevò in punta dei piedi e gli diede un colpetto sulla testa. «Impertinente! Guarda, giovanotto, che sei ancora in tempo per dedicarti all'allevamento dei draghi, sai?»
«Uhm, no, lo escluderei. Sono troppo impegnato a tentare di, usando le parole di Sigebert, elevare i Babbani al nostro rango. Seriamente, Cliodna, ho deciso di fondare una Associazione che protegga i Babbani dai fanatici come Sigebert. Alcuni maghi hanno già aderito» sorrise orgoglioso. «Dobbiamo solo trovare un nome adatto».
Cliodna non ebbe dubbi: «Dove sta la difficoltà? Si chiamerà: Ordine di Merlino, naturalmente!».
Il mago sorrise un po' imbarazzato: «Lo hanno proposto anche i miei compagni, in effetti...»
«Un gruppo di maghi che proteggerà i Babbani... quindi ora avrai più tempo per il tuo altro progetto, Merlino» considerò pensoso Xeno, sorprendendo non poco Cliodna. Ma del resto il centauro aveva sempre avuto una spiccata simpatia per Merlino. Quando era ragazzino, il suo discepolo prediletto stava ad ascoltare per ore il centauro che gli indicava paziente le costellazioni, rivelando i loro segreti più nascosti.
«Oh, giusto. Il mio altro progetto» Merlino scoccò un'occhiata distratta alla volta celeste. «A tal proposito, devo proprio andare. Il mio protetto mi aspetta per l'alba».
«Il tuo protetto, Merlino? Ti sei deciso finalmente a prendere un discepolo? Bada che non tutti sono come Sigebert. Che comunque mi ha dato grosse soddisfazioni».
Merlino scosse la testa, esasperato. «Immagino, sì, Cliodna. Ma no, non ho esattamente preso un discepolo. Ho un protetto Babbano».
«Un re Babbano, per la precisione» informò il centauro.
«Un re?»
«Sì» ammise Merlino un po' imbarazzato. «Il giovane e promettente re di uno degli innumerevoli reami in cui è divisa questa rissosa terra. Penso che potremmo riuscire, con un po' di buona volontà, a convincere qualche re dei suddetti reami ad allearsi con noi, in modo di difendere la nostra terra dai numerosi invasori. Tranquilla, Cliodna, niente Magia. Solo politica: Uther condivide le mie idee, pare».
Cliodna annuì. Quel nome non le diceva nulla ma, ammise colpevole, non si era mai interessata particolarmente alle questioni dei Babbani. «Uther?»
Merlino si avvolse nel mantello e, prima di smaterializzarsi precisò: «Uther Pendragon».
Cliodna osservò per qualche istante il punto in cui Merlino era scomparso e ripetè: «Pendragon*?»
Xeno ridacchiò, mormorando: «Già. Forse non sei così disastrosa come veggente, Cliodna» alzò gli occhi scrutando la volta stellata e disse, con la sua voce ipnotica e distaccata. «Non sarà Uther a portare all'unione di reami che Merlino auspica. Ma colui che lo farà verrà da Uther. Merlino, Cliodna, si occuperà davvero di un cucciolo di Drago. E ne farà il Re dei Draghi di Britannia!»
«Oh, ne sono felice, Xeno. Così finalmente la smetterà di prendermi in giro per i miei sogni...»


* * *

A poche miglia di distanza, un ragazzo pallido e sottile se ne stava ritto sulla scogliera, sfidando il vento impetuoso che minacciava costantemente di strappargli il mantello. Reggeva saldamente tra le mani un grosso medaglione, osservandolo con intensità.
All'improvviso estrasse la bacchetta magica e recitò, caparbio, il complesso incantesimo che azionava la Chiave del Tempo.
Non successe nulla. Il serpente non tornò al suo posto; il suo corpo scuro non si sollevò, e la fenice non ricomparve.
Con un moto di stizza il ragazzo strinse il medaglione nel pugno, intenzionato a scagliarlo tra le onde che increspavano il mare.
Ma ci ripensò, aprì la mano e notò che il pesante medaglione si era aperto.
Somigliava a quei monili in cui le fanciulle romantiche conservavano ciocche di capelli dell'amato, e quelle più prosaiche veleni potenzialmente letali...
Era un bell'oggetto, tutto sommato. Il serpente che lo decorava formava una sinuosa esse proprio al centro. Sembrava vero. E al ragazzo piacevano i serpenti.

Si guardò attorno e cominciò a intonare una strana melodia. Supponeva che a tutti gli altri sembrasse solo un sibilo sgraziato.
Be', non lo era. Era un linguaggio ricco ed espressivo: il linguaggio dei serpenti.
Quando alcuni rettili gli si avvicinarono, attratti da quel richiamo suadente, il ragazzo mise il medaglione al collo e proclamò, solenne, usando la lingua dei serpenti: «Io continuerò la mia battaglia. Farò di tutto perché i miei simili si rendano conto della minaccia che i Babbani rappresentano per la stirpe dei maghi. E farò in modo che, se io dovessi fallire, i miei eredi proseguano questa missione. Parola di Sigebert Serpeverde!».


Pendragon * =  il sogno popolato di draghi di Cliodna merita una spiegazione, credo. Pendragon, il cognome di re Uther e di suo figlio Arthur (meglio noto come Artù e non ho mai capito perché) significa, a seconda delle traduzioni (e/o delle tradizioni): Testa di Drago o Capo dei Draghi o, ancora, Figlio del Drago. Insomma, la nostra Cliodna non è poi così male come veggente! Merlino farebbe meglio a fidarsi un po' di più dei sogni della sua saggia Maestra. ^^



Ed eccoci alla seconda tappa del viaggio.
Tappa che, con un notevole balzo, ci trasporta nella Britannia del V secolo Dopo Cristo.
Rivelandoci qualche cosa in più sulle Chiavi del Tempo e presentandoci il "fondatore" di una Casata  che avrà un certo peso nella storia di Harry Potter.
Per scrivere questo capitolo ho potuto, con mia immensa gioia, attingere a informazioni dateci da J.K. Rowling.
Cliodna, la nostra fragile strega non più giovane e un po' in declino (lei per lo meno si vede così. Solo lei, pare... ma chi siamo noi per contraddirla? Non sarebbe educato, suvvia... e poi a qualcuno piacerebbe essere Trasfigurato in uno scarabeo o in un Vermicolo di un delizioso giallo zafferano? Io ne farei volentieri a meno, onestamente) ha avuto l'indubbio onore di essere stata immortalata su una figurina delle Cioccorane. Cliodna la Druida, è il suo nome per esteso. Ed è presentata come una strega irlandese capace di Trasfigurarsi in uccello (non è specificato quale, così ho scelto un falco, mi pareva appropriato).
Merlino... be', non ha bisogno di presentazioni, lui. Comunque condivide con Cliodna l'onore di essere stato immortalato su una figurina delle Cioccorane (Silente ha ragione: tutti i migliori compaiono su quelle figurine). Vi confesserò che ho avuto grossi dubbi circa il coinvolgerlo nella mia storia. Voglio dire: è Merlino! Avevo il terrore di snaturarlo o maltrattarlo troppo... poi mi sono imbattuta in una puntata del telefilm... e ho deciso che snaturarlo di più sarebbe stato impossibile, quindi... ;) (Non mi fraintendano i fan del telefilm. E' carino, ben fatto e ben recitato ma... insomma, sarebbe un po' come se un giorno girassero un telefilm su Harry Potter e facessero Silente suo coetaneo). Spero quindi che la mia versione di Merlino (ebbene sì, l'ho immaginato nato Babbano: adoro l'idea che il più grande mago mai esistito fosse nato da genitori Babbani ^^) non offenda troppo i suoi estimatori e che, eventualmente, mi si perdoni una libera e disinvolta rilettura del personaggio. Ma, tra le altre cose, mi piaceva troppo l'idea di mostrare le origini del famoso "Ordine di Merlino"! ^^
Sigebert Serpeverde e Xeno il centauro sono invece personaggi totalmente inventati dalla sottoscritta.
E, a tal proposito: anche l'inserimento del giovane Serpeverde è frutto di una scelta tormentata... ma alla fine ho deciso di far cedere anche lui al fascino delle Chiavi del Tempo.
Mi pareva carino riuscire in un colpo solo a mostrare la nascita di un gruppo di maghi decisi a proteggere i Babbani e l'evoluzione (e le motivazioni) di uno di quelli da cui devono essere protetti. I due lati della stessa medaglia, insomma...

In ultimo: Grazie a tutti coloro che hanno letto il Prologo - è bellissimo ritornare qui dopo eoni e ritrovare il mio meraviglioso Esercito dei Silenti - a quelli che lo hanno commentato - fa sempre piacere quando qualcuno entra nella fila dell'Esercito dei poco Silenti - e a quelli che hanno già inserito la storia tra le seguite e - audaci e fiduciosi come non mai - tra le ricordate o addirittura tra le preferite!


  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moony3