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Autore: ImMissBrightside    10/08/2011    1 recensioni
Quale amante e conoscitore della saga non hai fantasticato sull'essere uno studente di Hogwarts? Di andare in giro per Hogsmeade? O anche attraversare il muro tra i binari nove e dieci? Beh, la protagonista di questa fanfiction ha realizzato il suo sogno: dopo aver letto avidamente tutti e sette i libri sulla storia di un certo Harry Potter, ecco che si ritrova catapultata nel mondo magico senza accorgersene. Con l'aiuto del trio protagonista e due guide d'eccezione, Bec, ragazza timida, insicura, tutta casa e scuola, si ritroverà ad affrontare una situazione più grande di lei con il ritorno del Signore Oscuro che incombe pericolosamente come un'orribile minaccia per il mondo intero. Saranno utili le sue informazioni riguardo il futuro? Basta leggere ...
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Finalmente era venerdì. Ciò voleva dire che la prima estenuante, lunga settimana a Hogwarts era giunta al termine. Ma ciò che rendeva davvero Bec felice era il fatto che quel pomeriggio non doveva andare nell'aula di Pozioni per scontare quella che doveva essere la sua ultima giornata di punizione insieme ai gemelli. Non che Piton avesse avuto pietà della sua situazione scolastica, ma aveva accettato di posticipare l'ultimo giorno di punizione al Sabato, mattina e pomeriggio, su intercessione della professoressa McGranitt. La squadra di Grifondoro aveva i provini per il nuovo portiere quel giorno e non poteva già contare sulla presenza di Harry, che era in punizione con la Umbridge. Senza il suo intervento, anche i gemelli avrebbero dovuto assentarsi e con mezza squadra fuori non aveva senso scegliere un portiere. Ovviamente Bec si era appellata al suo diritto di astenersi se Fred e George aveva il permesso di farlo.
Così, alle cinque di quel Venerdì pomeriggio, Bec era seduta sugli spalti insieme a Lee Jordan e Hermione, che ovviamente continuava a fare i berretti per gli elfi domestici che lavoravano a Hogwarts, non sapendo che era Dobby a prenderli tutti in realtà. Nessuno aveva il coraggio di dirle che il suo era tutto lavoro sprecato.
La squadra era già tutta in campo con la divisa scarlatta visibile anche a kilometri di distanza sullo sfondo grigio e tenebroso del cielo. I sette aspiranti portieri erano raggruppati accanto ai tre cerchi che a turno avrebbero dovuto difendere di lì a qualche minuto. Alcuni parlottavano tra di loro, altri facevano finta di ascoltare mentre si dondolavano avanti e indietro sull scopa, e poi c'era Ron. Lui era di sicuro quello più nervoso di tutti: se ne stava leggermente in disparte, con lo sguardo perso nel vuoto e il colorito del viso che passava dal bianco-latte al verde, poi al viola e dopo ancora al rosso a intervalli regolari. Bec ebbe l'impressione che avrebbe vomitato da un momento all'altro oppure che avrebbe voltato la scopa per far ritorno al castello dopo l'ennesima risata di scherno da parte dei fratelli, che continuavano a girare come trottole mentre facevano finta di lanciare un Bolide potentissimo nella sua direzione.
Quando Angelina richiamò la squadra all'ordine, il primo degli aspiranti portieri si posizionò davanti al cerchio centrale mentre gli altri si fecero da parte. Era un ragazzo mingherlino che sembrava sapere il fatto suo sulla scopa, ma la coordinazione mano-occhio non era il suo forte visto che si era lasciato sfuggire per ben due volte consecutive la Pluffa tiratagli da Katie. Al secondo ci pensò Alicia e di certo non fece una figura migliore lasciando entrare la palla in modo maldestro. La terza persona era una ragazza, Vicky Frobisher.
- Due galeoni che si becca un Bolide di Fred e George - disse Lee a Bec con un sorriso furbo che ricordava vagamente quello dei gemelli. Bec gli scoccò uno sguardo divertito e si affrettò a stringergli la mano, in segno che accettava la sfida. Hermione, che aveva distolto l'attenzione dallo pseudo-berretto per un attimo, le rivolse un'occhiata di rimprovero, che Bec evitò con maestria e si concentrò sul provino di Vicky. La ragazza era davvero brava e, anche se non si trovò a dover evitare nessun tiro insidioso di Fred e George, fece davvero un ottimo lavoro parando due tiri di Angelina e uno di Alicia. Con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, Bec riscosse la sua vincita da un riluttante Lee.
Il ragazzo tentò di riprendersi i suoi soldi quando fu il turno di un ragazzo dall'aria stralunata che sembrava essere finito lì per caso. Quando Angelina, scoraggiata, lo rimandò al suo posto, Bec restituì i due galeoni a Lee, ma riuscì a vincerne tre nel momento in cui il quinto portiere si liberò a meraviglia del Bolide di Fred. Avrebbe voluto dire a Hermione che non stava imbrogliando perché, a parte due parole, nel libro i provini non erano stati descritti essendo raccontati dal punto di vista di Harry, ma con Lee davanti non fu possibile. 
La sesta persona a cimentarsi fu Ron, che si appostò qualche centimetro più a destra del cerchio centrale. Aveva di nuovo il volto rosso dalla vergogna e l'aria di chi intendeva battere la ritirata e a Bec sembrò che le mani gli tremassero troppo, ma l'ultimo spicchio di sole al di là della montagna era sparito da un pezzo e iniziava a essere difficile notare quel genere di cose. Avrebbe tanto voluto rassicurarlo che ce l'avrebbe fatta ad avere li posto in squadra, o almeno avrebbe voluto dire a Fred e George di non metterlo in difficoltà. Ma non ce ne fu bisogno: Fred e George avevano limitato al minimo i tiri nella direzione del fratello e quei pochi che avevano tirato nella sua area, giusto per dimostrare che erano ancora loro, Ron li schivò abbastanza bene e aveva addirittura parato uno dei due tiri di Katie e uno di Alicia. Nello stesso momento in cui Ron si avvicinava agli spalti col suo colorito usuale, Lee tirava fuori dalla tasca l'ennesimo galeone e lo consegnava nelle mani di Bec.
- Avete visto? - urlò Ron sovraeccitato. - Sono andato abbastanza bene, non vi pare? -
L'eccitazione di Ron si tramutò ben presto in una ansiosa preoccupazione quando la squadra si ritirò negli spogliatoi per decidere. Continuava a volare su e giù davanti a Lee, Bec e Hermione, rivolgendo sguardi supplichevoli alla seconda perché gli dicesse in anteprima se avesse ottenuto il posto, probabilmente per prepararsi mentalmente in caso contrario. Quando Bec, impietosita, stava per aprire bocca e dirgli che sarebbe stato il nuovo portiere dei Grifondoro, cinque macchie scarlatte schizzarono dall'uscita degli spogliatoi e si portarono al centro del campo. Il mezzo sorriso di Fred e George preoccupò maggiormente Ron, che si avviò lentamente dopo aver deglutito l'eccesso di saliva.
Quando alla fine Angelina annunciò non troppo convinta ai sette che proprio Ron era stato scelto tra tutti, il ragazzo scaricò lo stress accumulato con urlo liberatorio, che a Bec ricordò tanto Tarzan. Anche Hermione era contenta e la non finiva di gridare "bravo" al suo migliore amico. Fred e George poi, fingendo di non essere contenti, si limitarono a dargli una pacca sulla schiena ciascuno e poi si catapultarono di nuovo verso gli spogliatoi, seguiti dal resto della squadra (Ron compreso) e gli altri per cambiarsi.
Quella sera fu festa nella Sala Comune dei Grifondoro. Chissà come i gemelli e Lee erano riusciti a procurarsi della Burrobirra e nel giro di pochi minuti non c'era ragazzo o ragazza senza un boccale pieno del liquido biondo. Ron raccontò ai suoi compagni una decina di volte come era andato il suo provino, esagerando qualche particolare e sostenendo di non essersi preoccupato neanche per mezzo secondo. Hermione e Bec ascoltarono solo le prime due versioni, che si discostavano solo di poco da quella originale, prima di ritirarsi in un angolo. Mentre Hermione riprendeva a sferruzzare i suoi orribili berretti, calzini o quello che erano, Bec osservava come i ragazzini del primo anno si disponevano in cerchio attorno a Fred, mentre George scartava quelle dovevano essere le loro Merendine Marinare. Poi Lee si cimentò in una dimostrazione pratica e vomitò la cena e la Burrobirra in un secchio. Pasticche Vomitose.
Bec scosse la testa. Quei due erano tanto folli quanto geniali. - Non esiste mago che può metterli nel sacco - mormorò mentre si girava con la poltrona in modo che Hermione non li vedesse infrangere le regole.
- Credo invece che esista - disse Hermione con un sorriso lungimirante.
Bec non si era accorta di aver parlando ad alta voce. - Senza offesa, ma tu e la signora Weasley evidentemente non ci siete riuscite e Harry non mi sembra il tipo - scherzò Bec e poi bevve la sua Burrobirra. Per quanto Hermione provasse a far capire a quei due che non dovevano testare i loro prodotti sui primini non era riuscita a farglielo entrare in testa, e anche la signora Weasley sapeva che era una battaglia persa in partenza quando i figli si mettevano qualcosa in testa perché riuscivano sempre a neutralizzare i suoi sforzi.
- Io stavo parlando di te - commentò semplicemente Hermione.
Bec la fissò per qualche istante, ponderando con attenzione se era il caso di portarla a letto. - Niente più Burrobirra per te - disse prendendole il boccale dalle mani. Ovviamente Bec sapeva che la ragazza non era neanche lontanamente brilla, ma comunque non riusciva a capire da dove aveva tirato fuori quell'idea totalmente errata. Lei, Bec, che riusciva a imbrogliare Fred e George Weasley?
Hermione poggiò il primo berretto-calzino pronto sulle gambe e si riprese il boccale. - A te danno ascolto e ti hanno sicuramente raccontato  tutto sulle loro invenzioni -. Quello era vero. I gemelli avevano addirittura discusso di come volevano disporre i loro prodotti nel negozio di scherzi una volta trovati i locali, ma non contava nulla. Tutti sapevano che quando i gemelli si chiudevano nella loro stanza o erano troppo tranquilli stavano tramando qualcosa oppure erano impegnati con le loro esplosioni. Non ci voleva di certo la palla di cristallo per capirlo! E poi anche se non gliel'avessero detto, Bec sapeva comunque tutto quello che avrebbero fatto. - Per non parlare del fatto che ti hanno aiutata ad arrivare fin qui, quando potevano lasciarti perdere visto che ti avevano appena conosciuta -. Anche quello era vero e a dir la verità anche Bec si era domandata spesso e volentieri perché i gemelli si erano dati tanto da fare per portarla via da Grimmauld Place. Ma dall'ammettere che si erano comportati da amici nei suoi confronti fin dall'inizio ad arrivare al punto di dire che avrebbe era capace di fregarli ce ne voleva.
- Smettila - le disse Bec infastidita quando Hermione si stampò in faccia un sorrisetto compiaciuto. - Non mi va di portarti da Madama Chips a quest'ora -. E vuotò ciò che rimaneva nel suo boccale con un sol sorso, tossendo un po' alla fine.
Hermione sbadigliò rumorosamente e prese anche lei un sorso di Burrobirra. - Dico solo che tra voi c'è un rapporto speciale - disse scrollando le spalle. Poi si abbassò a prendere dell'altra lana dal pavimento.
Bec approfittò di quell'attimo di distrazione e si voltò a guardare i gemelli, che stavano cercando di far ingoiare a quelli del primo anno col naso insanguinato una pallina viola. Con dei gesti confusi Fred le disse di continuare a distrarre Hermione così, Bec tornò alla sua posizione. - E' lo stesso rapporto che ho con te, Harry e Ron - disse ora lievemente confusa.
Hermione sorrise e ciò infastidì ancora di più Bec. - Certo... ma con loro è diverso - spiegò come se fosse la cosa più scontata del mondo. La ragazza la guardava come se adesso fosse lei a dover accompagnare Bec in infermeria.
Era ovvio che Hermione stava alludendo a qualcosa, ma Bec non riusciva ad arrivarci. Forse perché era stanca dopo l'ennesima lunga giornata, o forse perché era tardi. Diede un'occhiata veloce all'orologio sul polso, la cui lancetta lunga era puntata sull'undici e quella corta sul tre, proprio sul minuscolo cinque che indicava il giorno. Era il cinque settembre.
- E' il mio compleanno -. O meglio ciò che rimaneva del suo compleanno, solo quarantacinque minuti. Se ne era dimenticata del tutto, cosa che non era mai accaduta. Di solito iniziava a parlarne una settimana prima con la sua famiglia e cercava di scoprire i regali che i suoi amici e parenti le avevano fatto, ma ora si era proprio eclissato dalla sua mente. Erano successe troppe cose insieme.
Hermione fissò Bec con gli occhi ridotti a due fessure nel tentativo di capire cosa c'entrasse con quello di cui stavano parlando, poi con un gran sorriso le fece gli auguri.
- Per cosa? -
Bec sussultò, nonostante la Sala Comune fosse piena di gente che parlava e urlava. Alle sue spalle c'erano Ron, ancora visibilmente eccitato per la faccenda dei provini, con indosso la vecchia maglia di Oliver Baston, Fred e George, e poi Harry, sulla cui mano arrossata era evidente uno squarcio grondante di sangue. Quest'ultimo non sembrava di certo in vena di feste e Bec sapeva il perché. Aveva appena finito la punizione con la Umbridge e doveva raccontare a Hermione del dolore alla cicatrice quando la professoressa gli aveva toccato il braccio. Doveva trovare una scusa per far andare via tutti di lì, ma come? Forse poteva... Una mano davanti agli occhi la riportò alla realtà. - Che c'è? -
- Ecco perché non voglio diventare vecchio - sussurrò Ron all'orecchio di Harry a voce non troppo bassa, consapevole che Bec l'avrebbe sentito.
La ragazza lo fissò con un sopracciglio alzato e poi gli mollò un calcio sugli stinchi. Aveva soltanto diciannove anni, non era poi molto più grande di loro. Vedere Ron zampettare su una gamba sola fece ridere per un paio di secondi tutti, anche Harry parve accennare un sorriso forzato. Dovevano andare via di lì, non che fosse importante parlarne all'istante con Hermione (se non l'avesse fatto quella sera, gliene avrebbe parlato il giorno dopo), ma almeno si sarebbe tranquillizzato a parlarne con la sua migliore amica. Bastava una scusa, oppure la verità. - Togliamoci da qui noi quattro - disse, mentre si alzava, indicando sé stessa, Ron e i gemelli. - Harry deve parlare con Hermione -. In un primo momento Harry non sembrò capire a cosa si stava riferendo, poi le rivolse un'occhiata riconoscente e Bec gli sorrise in risposta. A volte dire la verità semplifica le cose.
Ron aveva finito di saltellare tendendosi la gamba e sembrava parecchio incuriosito da ciò che aveva da dire Harry così decise di rimanere con loro. Bec non si intromise, tanto sarebbe stata questione di poche ore e anche lui ne sarebbe venuto a conoscenza.
- Cosa deve dirgli? - le chiese Fred, mentre si allontanavano dal trio.
Bec si guardò attorno, ben attenta a evitare gli sguardi incuriositi dei gemelli. - Ci vorrebbe un po' di musica -
*
Il risveglio del giorno dopo fu tremendo e non perché il sonno impediva a Bec di alzarsi. No, anzi, lei era andata a letto presto da quello che aveva sentito nella Sala Grande. Secondo alcune voci a colazione, la festa nella Sala Comune era andata avanti ancora un'oretta dopo che Bec si era ritirata nel suo dormitorio con Katie Bell e ed era finita soltanto quando la professoressa McGranitt era giunta, avvolta in una lunga vestaglia verde bottiglia, a mettere fine al baccano che i ragazzi stavano facendo. No, non voleva alzarsi perché, subito dopo aver buttato giù un biscotto imburrato, doveva andare nell'aula di Pozioni per la punizione con il professor Piton. Se ripensava al motivo per il quale doveva tagliare le zampette gracili di rane morte come ingredienti per le pozioni oppure doveva riordinare fiale, ampolle e bottigline colorate in ordine di grandezza nell'aula di Piton, il sangue iniziava a ribollirle nelle vene. Fred e George avevano mandato a Piton una lettera d'amore su pergamena rosa a suo nome e ovviamente il professore le aveva dato una punizione. Ciò le aveva causato non pochi problemi nel corso della settimana. Con i programmi di quattro anni in sette materie arretrati più le altre che aveva scelto, non aveva avuto un solo minuto per rilassarsi e godersi quello che le stava accadendo. L'unica piccola soddisfazione era che Piton aveva deciso di punire anche quei due cretini, che avevano avuto il buon senso di sghignazzare alla vista del volto viola di professore.
Quella mattina Piton le chiese di disporre in ordine alfabetico gli ingredienti della sua dispensa mentre Fred e George avrebbero dovuto ripulire i calderoni usati il giorno prima, il tutto rigorosamente senza fare uso della magia ovviamente. Quando Bec entrò nel piccolo, ma maledettamente troppo fornito sgabuzzino sotto lo sguardo di Piton, sbarrò gli occhi. C'erano centinaia e centinaia di recipienti di tutte le forme, grandezze e colori con dentro l'inimmaginabile. Si tirò su le maniche della camicia azzurra fino ai gomiti e si mise a lavoro. Aculei di porcospino ... Artemisia ... Asfodelo ...
A metà mattinata era giunta soltanto alla lettera G a causa di alcuni problemi tecnici. Si era ritrovata davanti allo sciroppo di elleboro e non sapeva se era il caso di metterlo sotto la lettera E o più avanti sotto la lettera S. Problemi come quelli si era ripetuti molte volte e soprattutto con le parti del corpo degli animali.
- Può andare adesso - le disse in tono mellifluo Piton verso l'ora di pranzo. - La aspetto questo pomeriggio alle cinque -
Bec rivolse gli occhi al cielo mentre se ne andava diretta verso la Sala Grande. Oltre che inutile, si era rivelata anche noiosa come punizione. Era normale che lo fosse, altrimenti chi veniva punito non capiva di aver sbagliato. Ma Bec non aveva imparato assolutamente niente dal momento che lei non aveva fatto niente, se non imparare a controllare i conati di vomito di fronte a certe schifezze. E i gemelli erano cause perse, Fred e George non avrebbero mai capito che fare scherzi, usare poveri ragazzini come cavie, prendere in giro i professori erano cose sbagliate, o l'avrebbero capito al loro primo anno.
Per quanto Bec avesse voluto andare in biblioteca per studiare e cercare di mettersi in pari, non poteva evitare i brontolii del suo stomaco. Quando entrò nella Sala Grande, ovviamente piena, né i gemelli né il trio era presente al tavolo dei Grifondoro. Guardando lungo il tavolo una seconda volta, andò a sedersi accanto a Katie Bell e Lee Jordan. I due stavano parlando del primo weekend a Hogsmeade, ma si interruppero quando videro Bec col muso lungo.
- Era così terribile? - le chiese Katie guardandola con uno sguardo preoccupato mentre prendeva un boccone di pasticcio di rognone.
Katie era decisamente la compagna di dormitorio con cui Bec andava maggiormente d'accordo. Non era ossessionata dal Quidditch come Angelina, non parlava costantemente di George come Alicia ed era senza ombra di dubbio più loquace di Natalie. Durante quella prima settimana si era offerta di sostituire i gemelli per le lezioni di volo di Bec e la ragazza non nè poté essere più contenta visto che Katie non la faceva cadere di proposito per farsi due risate.
Bec scosse la testa, mentre si versava del succo di zucca fresco. Vuotò il bicchiere. - Mi ha fatto riordinare la dispensa degli ingredienti - spiegò come se quelle poche parole dovessero bastare a far capire l'orrore della mattinata che aveva passato.
Lee si limitò a scrollare le spalle, non troppo colpito. Bec avrebbe voluto vedere lui tra code di topi, ramoscelli rinsecchiti e sanguisughe terrificanti. - Almeno non hai fatto a pezzi altre rane -. Bec annuì, non era il caso di lamentarsi con quei precedenti. - Fred e George dove sono? - le chiese ancora Lee.
- Devono essere ancora nei sotterranei - disse dopo aver buttato giù una bella dose di pasticcio. - Loro dovevano pulire dei calderoni -.
Per un paio di istanti nessuno dei tre parlò, troppo impegnati a mangiare. Bec avrebbe voluto chiedere a loro due cosa avevano fatto, ma non voleva rovinarsi l'unico momento tranquillo della giornata sentendosi dire che si erano divertiti giocando a Spara Schiocco oppure che avevano dormito fino alle dieci. Poi Katie disse qualcosa che fece morire dal ridere sia Bec che Lee.
- Dovresti vendicarti -
Quando Bec finì di ridere, si ritrovò ad ammettere a sé stessa che quel pensiero l'aveva tentata più volte dal martedì sera, ma ogni volta l'aveva respinto con una sensazione di sconfitta. Avrebbe tanto voluto vendicarsi e farsi due risate alle loro spalle, ma da sola non ce l'avrebbe mai fatta e poi non sapeva cosa fargli. Per non parlare del fatto che era impossibile burlarsi dei re degli scherzi. Eppure...
Katie la stava ancora fissando come se il silenzio di Bec significasse che stava prendendo in considerazione la proposta. - Ti daremo una mano noi due - disse con uno strano luccichio negli occhi mentre indicava prima lei e poi Lee.
Bec si aspettava che Lee scoppiasse ancora una volta in risate e quando non lo fece lo trovò molto strano. Ora che erano in tre l'idea di prendersi gioco dei gemelli non le sembrava così tanto difficile da mettere in pratica, ma c'era ancora un problema. - Anche se accettassi, e non sto dicendo che voglio farlo, che genere di scherzo potremmo fare? -
La domanda non ebbe una risposta e non solo perché anche Katie e Lee non sapevano cosa fare, ma anche perché i gemelli erano appena spuntati alle loro spalle distrutti e dall'aria stanca. - Lo odio - li sentì borbottare disgustati Bec, il che le fece venire in mente Kreacher e il suo disprezzo per chiunque vivesse sotto il suo stesso tetto. - Ci ha fatto pulire un migliaio di calderoni - disse George guardandosi i palmi delle mani. - Devono brillare per quando ritornerò - aggiunse Fred imitando alla perfezione al voce atona di Piton.
A quelle parole il tasso di soddisfazione di Bec crebbe a dismisura e dovette faticare per nascondere il sorriso sulle labbra.
Per tutto il resto del pranzo nessuno disse una parola. I gemelli erano silenziosi e non poteva significare nulla di buono, ma visto che la loro rabbia era indirizzata al professor Piton, Bec non aveva nulla di cui preoccuparsi. D'altro canto anche lei aveva la mentre troppo impegnata per parlare. Con l'immaginazione che si ritrovava non le venne nessuno scherzo interessante da sottoporre al giudizio di Lee e Katie quindi non le rimaneva che affidarsi a loro due nella fase dell'invenzione e poi si sarebbe data da fare nella messa in pratica.
Dopo pranzo Bec si catapultò nella Sala Comune per prendere i libri che le servivano e poi andò di corsa in biblioteca. Durante la settimana aveva fatto passi da gigante grazie all'aiuto di Hermione, che le aveva insegnato una buona parte degli incantesimi del primo anno e qualcuno semplice del secondo. Quello che a Bec veniva meglio era Alohomora per aprire le porte, ma se la cavava con Wingardium Leviosa e Incendio. Gli altri doveva metterli ancora a punto anche se non sapeva dove ritagliarsi un po' di tempo per perfezionarli con i compiti delle altre materie. Giusto per renderle la vita più facile, Piton le aveva assegnato un tema extra sulla Pozione del Ghiaccio, la pozione che aveva usato Harry nel primo libro per non sentire il calore delle fiamme. Per sfortuna di Bec, non c'erano gli ingredienti e Hermione si era rifiutata di dirglieli. "Dovrai andare in biblioteca" le aveva detto qualche sera prima, ma con tutto quello che aveva da fare, Bec aveva trovato il tempo solo quel sabato dopo pranzo.
Piton non poteva darle la ricerca sulla Pozione Polisucco? Sapeva a cosa serviva e ricordava addirittura alcuni degli ingredienti, quindi non aveva bisogno dell'autorizzazione di un professore per prendere De Potentissimis Potionibus dal Reparto Proibito. E poi Harry, Ron e Hermione avrebbero potuto darle una mano visto che loro l'avevano usata già una volta e si sarebbe ripetuto anche in futuro. Deve essere divertente prendere le sembianze di qualcun altro, pensò Bec. Mi trasformerei in Silente e abolirei la cacca di drago dalle serre di Erbologia.
A quel pensiero le labbra si curvarono in un sorriso che doveva sembrare malefico a chiunque lo vedesse. Le era venuta un'idea per lo scherzo dei gemelli strepitosa e doveva dirla assolutamente a Katie e Lee prima che se ne dimenticasse. Chiuse il libro che stava consultando con un tonfo e, senza preoccuparsi degli sguardi severi di Madama Pince mentre la oltrepassava correndo, si avviò verso la Sala Comune dei Grifondoro. Vi trovò Katie che chiacchierava con Alicia e Natalie e Lee che giocava a Spara Schiocco con George mentre Fred li osservava.
- Perfino George ed io studiamo di più - le disse Fred appena vide Bec entrare.
La ragazza non gli diede peso e fece cenno a Katie di raggiungerla. Per il momento lo avrebbe detto soltanto a lei. A Lee lo avrebbe detto più tardi, o forse no visto che era troppo amico di Fred e George; poteva tradirle.
Bec portò Katie fuori sulle scale in modo che nessuno sentisse e attese qualche istante per riprendersi dalla corsa forsennata. - Ho trovato lo scherzo perfetto - disse ancora a fatica per via del fiatone. - Potremmo preparare la Pozione Polisucco e diventare uno dei due -. Era geniale! Come aveva fatto a non pensarci prima? In quel modo potevano fare di tutto senza essere incolpate e i gemelli avrebbero avuto una dose della loro stessa medicina.
La stessa espressione di furba comprensione si dipinse sul viso di Katie. - Chi preparerà la pozione? -
- Lo farai tu - le disse Bec. - Sei brava in Pozioni -
La chiacchierata non poté andare avanti a lungo ed ebbero il tempo di pianificare solo poche cose prima che Bec ritornasse in biblioteca per studiare, cosa che le risultò particolarmente difficile. Non riusciva a concentrarsi con gli occhi di Madama Pince puntati costantemente su di lei e con tutte le idee per lo scherzo che le ballavano in mente. Stava progettando di prendere gli ingredienti che le servivano dalla dispensa di Piton visto che lei aveva libero accesso quel pomeriggio. Al problema sorveglianza-serrata-di-Piton ci avrebbe pensato Katie, o almeno così aveva detto a Bec.
Alle cinque meno un quarto Bec aveva combinato poco e niente con il suo tema, ma non disperò; lo avrebbe finito (anche se iniziato era il verbo più adatto) il giorno dopo, magari supplicando Hermione di darle una dritta. Quando Bec arrivò davanti alla dispensa, Piton era già lì che la aspettava, contento come una pasqua all'idea di passare un pomeriggio intero a fare da secondino. - Si metta subito a lavoro - le disse e Bec così fece.
Cercando con gli occhi gli ingredienti di cui aveva bisogno, metteva in ordine gli altri e nel frattempo si chiedeva anche come avrebbe fatto a prenderli. Non aveva assolutamente idea di cosa aveva in mente Katie quando aveva detto a Bec "lascia fare a me" ed era un guaio perché di ogni minimo rumore pensava fosse un segnale. Sospettava che da un momento all'altro si sentisse un'esplosione oppure un puzzo incredibile (in stile Weasley) che avrebbero indotto Piton ad allontanarsi, ma nulla giunse nelle prime due ore. Poi, quando Bec aveva adocchiato tutti gli ingredienti e ne aveva memorizzato le postazioni, sentì la voce di Katie. Bec non riuscì a sentire quello che gli aveva detto, ma seppe che aveva funzionato quando Piton le disse minaccioso che avrebbe controllato una ad una ogni bottiglietta prima di andare via al seguito di Katie. Prima che Bec potesse farsi prendere dal panico per non aver portato con sé nessuna fiala dove mettere gli ingredienti, vide spuntare un Lee sorridente.
- Sbrigati, tutto qui dentro -
Bec afferrò la prima fiala e la riempì di polvere di corno di Bicorno; lo stesso avvenne con la pelle tritata di Girilacco e la centinodia. Poi Lee si allontanò e Bec ritornò a lavoro, non facendo caso agli occhi vitrei nel contenitore che aveva in mano.

*
La domenica fu terrificante. Così come Harry e Ron, Bec aveva passato tutta la giornata a studiare dividendosi tra la biblioteca (Hermione si era categoricamente rifiutata di darle una mano) e la Sala Comune. Non erano gli unici in quella situazione, ma ciò non contribuì a farli star meglio. E nemmeno l'idea dello scherzo ai gemelli sembrò tirare su Bec visto che avevano bisogno della ricetta.
Il lunedì fu anche peggio. Il professor Ruf di Storia della Magia aveva dato il meglio di sé, stando alle parole di Ron, che aveva definito quella lezione la peggiore di sempre. Era difficile da credere visto che l'aveva detto anche per la precedente. Le due ore di Pozioni furono più movimentate grazie a qualche esplosione di Seamus Finnigan e vedere il volto livido di Piton di certo aveva migliorato ulteriormente l'umore di Bec dopo che il professore le aveva assegnato un buon voto al tema sulla Pozione del Ghiaccio. L'ora di pranzo Bec la passo con le tazzine di té in mano, scrutandone il fondo alla ricerca di qualche indizio sul futuro di Ron. Aveva fatto del suo meglio e si era impegnata, ma non ci aveva capito niente con tutte quelle foglioline lì dentro. Hermione per sfortuna non poteva darle una mano e Harry e Ron non erano certo migliori di lei in quella materia. Alla fine optò per l'imbroglio su suggerimento di Harry e Ron. Scrisse sul quaderno che Ron avrebbe fatto una pessima figura alla prima partita di Quidditch. Senza far vedere agli altri quello che aveva scritto si diresse prima verso la Torre Nord nella classe di Divinazione. La professoressa lesse le poche righe che Bec aveva scritto e nonostante fosse soddisfatta dal fatto che la ragazza era riuscita a vedere qualcosa, le disse che la prossima volta doveva portarle la tazzina per controllare che non avesse interpretato male i disegni. Difesa contro le Arti Oscure si svolse come al solito: la Umbridge assegnò il capitolo da leggere, tutti misero via le bacchette e Harry si beccò l'ennesima punizione.
Avendo saltato il pranzo, a cena Bec ingurgitò quantità industriali di cibo sotto gli sguardi attoniti del trio, compreso Ron. Angelina era arrivata come un furia per la seconda volta in una settimana nella direzione di Harry e l'aveva strigliato per bene per essersi fatto mettere di nuovo in punizione dalla Umbridge; la discussione finì solo grazie all'intevento della professoressa McGranitt.
Quella sera nella Sala Comune aleggiava una strana atmosfera tesa. Era passata una settimana dall'inizio delle lezioni e nessuno poteva sopportare la professoressa Umbridge e i suoi metodi di studio approvati dal caro Cornelius Caramell, del quale secondo Bec la professoressa era innamorata. Il Ministro della Magia aveva avuto la geniale idea di nominarla Inquisitore Supremo di Hogwarts, posizione che le conferiva il potere di ispezionare le lezioni dei professori, giudicare il loro lavoro e se questo si rivelava inadatto, i professori erano messi in verifica per un certo periodo di tempo, come sarebbe accaduto alla Cooman e poi a Hagrid, una volta tornato. Non era difficile indovinare cosa succedeva dopo il periodo di verifica.
Di certo la professoressa Umbridge non avrebbe avuto niente da ridire dopo aver assistito a una lezione di Hermione. La ragazza si stava davvero dando da fare per mettere Bec in pari con i programmi, ma era troppo esigente, ricordava la McGranitt in un certo senso. Aveva detto a Bec di continuare a leggere Storia della Magia di Bathilda Bath quella sera e anche se Bec non ne aveva assolutamente voglia lo fece. In un contesto in cui lei non era stanca morta e il sonno non minacciava di prenderla a ogni fine paragrafo, avrebbe trovato interessanti quelle cose sui folletti, sugli elfi e i maghi passati, ma purtroppo lei era sul serio stanca e assonnata. In più era l'unica rimasta in Sala Comune, visto che Harry le aveva appena dato la buonanotte.
- Se vuoi che Harry ci provi con te dovrai impegnarti molto più di così - disse la voce di Fred alle sue spalle.
Ormai la conosceva così bene che non sentì il bisogno di voltarsi per controllare, anche se non aveva il minimo senso quello che stava dicendo. - Perché dovrei volerlo? - chiese tranquilla, mentre Fred si sedeva accanto a lei sul divano davanti al fuoco.

- Ti piace Harry, non è così? -
Bec scosse lentamente la testa con un sorriso. - La mia è solo ammirazione nei confronti del suo personaggio - spiegò. Harry era abbastanza carino e aveva fatto cose grandiose in passato e ne avrebbe fatte di altrettante in futuro, per non parlare dell'aiuto che offriva a Bec, ma a lei non piaceva. O almeno non nel senso che intendeva Fred.
- E di Roger Davies che mi dici? - continuò Fred con una punta di ironia mista a qualcos'altro che Bec non riconobbe. - Ammiri anche lui? -
Quella chiacchierata stava assumendo i tratti di un interrogatorio senza lampada fluorescente puntata in faccia. Bec si ritrovò ad arrossire alle parole del ragazzo. Non le era mai piaciuto parlare della sua vita privata con qualcuno che non fosse Valerie, la sua migliore amica, e c'erano cose che anche lei non sapeva. Nei giorni precedenti lei e Roger si erano incontrati poche volte e per poco tempo quindi non c'era stata occasione di parlarsi anche se Bec avesse voluto. Katie e Alicia insistevano col dirle che Roger era interessato, ma non sapeva se crederci. Alicia probabilmente voleva convincerla solo per essere sicura che Bec non mettesse gli occhi su George, e ora che aveva scoperto il lato scherzoso di Katie temeva che la stesse prendendo in giro. Ma se anche Fred glielo aveva appena detto, forse c'era un motivo?
Non rispose alla domanda e scrollò le spalle, ritornando a fissare la strega capellona che combatteva contro un drago sul suo libro. - Vorrei conoscere tuo fratello Charlie - disse all'improvviso. Non sopportava il silenzio che si era creato nella stanza, anche se era grata a Fred per non aver continuato sulla questione Roger.
Fred sembrava disgustato. - Se mi dici che è il tuo personaggio preferito ti infilo su per il camino - disse indicando l'enorme camino rosso. A quanto pareva l'idea di che qualcuno possa preferire qualcuno della famiglia che non fosse lui non gli piaceva. Rimase a fissarla evidentemente in attesa di una sua risposta.
- Se ti dicessi chi preferisco non mi crederesti -. Non poteva essere il contrario, ne era sicura. Probabilmente si aspettava che il suo preferito fosse Harry visto che era il protagonista del libri e invece non era così.
- Se dici Fred Weasley non c'è nulla di strano - la rassicurò il ragazzo col petto in bella mostra.
Bec volse gli occhi al cielo, cercando di reprimere una risata. - Tu e tuo fratello siete al secondo posto della mia classifica -. Non era soltanto per togliergli quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia, ma era vero. I gemelli Weasley erano stati i suoi personaggi preferiti fino al terzo libro, anche se non tutta l'attenzione era rivolta a loro. Poi con l'arrivo di nuovi personaggi, erano scesi al secondo posto e non si erano mossi da lì fino al settimo libro.
Fred fece finta di essersi offeso e si mise una mano sul petto. Nonostante stesse scherzando, Bec intravide un senso di delusione negli occhi. - Sai che ora devi dirmi chi c'è prima di me -. Non era una domanda.
Dopo vari tentativi Fred riuscì a cavarle da bocca che era stato battuto da Lupin e non poté capire come era possibile che le piacesse un ex-professore lupo mannaro. Ma era stato una sorta di amore a prima vista; fin dal primo momento le era piaciuto per come riusciva a mettere a loro agio i suoi studenti e per la dolcezza e la gentilezza con cui trattava tutti. In più le piaceva l'idea che il professor Piton non lo sopportasse. Dovette ammettere, mentre leggeva la parte in cui il trio si ritrovava alla Stamberga Strillante con Sirius e Lupin nel terzo libro, che all'inizio aveva creduto che Lupin era sempre stato dalla parte di Sirius per uccidere Harry,ma poi per fortuna non si era rivelato così. Le venivano le lacrime agli occhi se pensava che nel settimo libro sarebbe morto. E anche Fred che le stava davanti.
Eliminando gli ultimi pensieri continuò a parlare ancora un po' con Fred. Il sonno che prima era sparito era ritornato a renderle le palpebre pesanti, così decise che era ora di andare a letto. Fred concordò e entrambi si diressero verso il loro dormitorio, quando a Bec venne in mente una parte della conversazione avuto con Hermione qualche giorno prima.
- Hey, Fred - chiamò. Il ragazzo rispuntò dalla ai piedi della scala a chiocciola. - Posso farti una domanda? -. Fred acconsentì. - Perché mi avete dato una mano ad andare via dal Quartier Generale? -. Non capiva come le fosse venuto in mente, ma aveva bisogno di una risposta. Come aveva detto Hermione, i gemelli non la conoscevano che da poche ore quando si erano offerti di aiutarla, quindi avrebbero potuto fregarsene e indicarle la porta d'ingresso nel caso non sapesse dov'era oppure avrebbero potuto dire tutto ai genitori o all'Ordine. Invece, si erano comportati da amici.
- Pensa a quante volte avresti visto Lupin - scherzò. Poi Bec gli rivolse uno sguardo annoiato che stava a dire "non tirare mai più fuori questa storia" e Fred scrollò le spalle. - Non saprei. Ti abbiamo vista in difficoltà e ... - si fermò. Bec ebbe l'impressione che dovesse dire qualcosa di importante e, stranamente, serio. Ma Fred la smentì. - E poi sapevi delle Merendine Marinare, non potevamo lasciarti andare via -.
Bec annuì e gli sorrise in risposta. Andò nel suo dormitorio già silenzioso e, dopo essersi messa il pigiama, si infilò sotto le coperte. Ripensò a ciò che le aveva detto Fred pochi minuti prima. Non era la risposta che avrebbe voluto sentire. Da come l'aveva vista lei, l'avevano aiutata soltanto perché gli aveva fatto compassione e magari se lei non avesse tentato di andare via, loro non si sarebbero mai scomodati a rivolgerle la parola, come avevano durante la cena. Lasciò perdere quel pensiero, riflettendo che non era andata in quel modo. E poi quella delle Merendine le era sembrata tutta una scusa. Era evidente che Fred stava per aggiungere qualcos'altro ma per una strana ragione non l'aveva fatto. Forse perché era una cosa che lei non doveva sapere. Però era strano che Fred si tenesse qualcosa per sé. Avrebbe fatto bene a domandare anche a George.
  
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