Due
Quella freccia nel tallone, la sentivi
Mi sembrava che
Fossi lì anche tu
Quasi quasi per piangere
Ma non è così
Piango solo io
Che non so ancora perdere
(Ahi ahi ragazzo, Rita Pavone)
La mia mano prima di dormire, non l'avresti stretta più.
I miei occhi in fiamme dietro al sole, non li avresti visti più.
I sorrisi fugaci davanti all'altare, li avresti cercati ancora.
Ma non li avresti ricordati più.
Quella freccia nel tallone sì.
L'avresti sentita.
Non era mai esistita una strada, nelle steppe.
Non era mai esistita la memoria, nella neve.
Non era mai esistita la giustizia, in mezzo al fumo.
Per ogni passo che faceva si girava, per quel poco che rimaneva aspettava, Natal'ja.
Ci mettevano poco a svanire, la strada, la memoria, la giustizia.
I suoi passi.
E la strada, la memoria, la giustizia, eran svanite troppo in fretta, la speranza era rimasta nei suoi passi, e aveva perso.
Nel silenzio delle steppe, cos'aveva dimenticato?
Con la voce delle steppe, cos'aveva gridato?
Con il cuore delle steppe, cos'aveva sbagliato?
Natal'ja figlia delle steppe, per quei passi, quanto avrebbe pagato?
Si parlava di Febo Apollo, di Paride, del Fato.
Ma Achille la vita se l'era rovinata da solo.
E nelle steppe, Natal'ja,
O ci lasci la vita o te ne vai per sempre,
O muori per amore o muori per il cielo,
E tu cos'hai fatto?
E nelle steppe, Natal'ja,
O paghi la prima volta o paghi con la vita,
E tu che vivevi per un Greco
Che aveva paura di morire,
Cos'hai scelto?
Si chinò sul chiaro manto di neve, Natal'ja.
Aveva saputo trovare il calore d'una vita, in quel freddo tagliente.
Provò a scrivere "George" in cirillico, pregando d'esserne ancora capace.
Gli voleva talmente tanto bene...
Ma per quanto amasse la vita che c'era in lui, doveva mantenere le promesse fatte alla morte.
E tornare, tornare, tornare da lui...
O non sarebbe servito a niente, avergli voluto un bene dell'anima.
E ad un tratto si fermò.
Tacevano, le steppe.
L'aveva persa, la luce degli occhi.
E mai gli occhi del cielo avevano brillato più dei suoi.
L'aveva sconfitta, l'irriverenza delle stelle.
E mai astro notturno era stato più irriverente di lei.
Era arrivata, la freccia nel tallone.
E mai dolore terreno le aveva fatto più male.
L'aveva sentita, la freccia nel tallone.
Sic Volvere Parcas.
Non dirmi dove vai, o io ti seguirò
(Betty Blue, Mal and The Primitives)
Note
Questo capitolo è dannatamente corto, ma mi ha fatto un male pazzesco, scriverlo.
D'altronde è questo che succede quando si vive e si muore un po' anche per i propri personaggi, e non mi lamento, anche se a George e a Natal'ja tengo veramente troppo.
Questa...questa è la Natal'ja del 1842, è sempre la stessa, forse con un dolore in più, forse il cuore le fa un po' più male.
Ma ne verremo a capo, prima o poi.
Sic Volvere Parcas.
Così filano le Parche, no? ;)
Insomma, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto.
A presto! ;)
Marty