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Autore: etienne86    10/08/2011    10 recensioni
La storia comincia dall'incidente a Saont Antoine e procede abbastanza fedele all'anime, ma una scelta determinante di Andrè e la presenza di nuovi personaggi cambieranno il corso degli eventi
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Piccola premessa. Spero di non offendere le fan di Fersen, che non esce molto bene da questo capitolo. Ho scritto quella che è sempre stata l'opinione  che mi sono fatta sul suo personaggio, in particolare nell'episodio dell'incidente a cavallo di M.Antonietta.

CAPITOLO 2

La giornata proseguì lentamente. All'ora di pranzo la pioggia diede una tregua e suo padre la raggiunse per accertarsi delle sue condizioni. Già verso la fine del pranzo la nubi avevano lasciato il posto ad un cielo terso e ad un tiepido sole. Oscar si sistemò con un libro sulla balconata che sovrastava l'ingresso posteriore di Palazzo Jarjayes, verso il prato e la fontana vicino alle scuderie. Leggeva distrattamente, aspettando in realtà di scorgere Andrè fuori dalla sua stanza. Le sarebbe bastato un ordine per averlo seduto di fronte a lei, a farle compagnia. Ma non riusciva più a pensare a lui come a qualcuno a cui impartire comandi, almeno al di fuori di quelli militari. Voleva vederlo e nel contempo temeva si sarebbe sentita impacciata, voleva guardarlo, ammirare quel suo triste sguardo e tuttavia aveva paura che lui le leggesse dentro, scoprendo la verità sui suoi sentimenti. E si dava della stupida per questo atteggiamento puerile e da femminuccia, che non avrebbe mai creduto potesse appartenerle.
Alzò lo sguardo al rumore degli zoccoli di un cavallo che lo scudiero dei Jarjayes stava conducendo alle stalle. Riconobbe in un istante lo stallone del Conte di Fersen e mentre ancora si chiedeva cosa potesse significare, fu raggiunta in terrazza da un servitore che annunciava la visita per lei del conte svedese. Oscar chiuse il libro con un colpo secco, lo appoggiò sul tavolo e diede sbrigativamente indicazioni su dove condurre l'ospite.
Perchè Fersen era lì? Forse voleva solo sincerarsi delle sue condizioni, ma perchè venire di persona? Come lo avrebbe affrontato dopo aver letto tutta la sua incredulità la notte precedente, quando gli aveva rivelato i suoi più segreti sentimenti con una sola piccola parola di tre lettere, che valeva più di mille discorsi?

Fersen entrò nell'ampio salone di Palazzo Jarjayes con un vago senso di disagio. Ricordava perfettamente la circostanza della sua ultima visita, anche se erano trascorsi parecchi mesi ormai.
Quando il cameriere tornò con le disposizioni di madamigella Oscar, fu interrotto da Andrè, che si offrì di accompagnarlo.
“Salve Andrè, sono felice di vedervi già in piedi dopo il tragico accidente occorso ieri a voi e a Madamigella Oscar”. Andrè alzò lo sguardo dopo un rapido inchino e lo fissò in un modo che Fersen non riuscì a decifrare, denso di una certa inquietudine ed amarezza.
“Vi ringrazio immensamente per aver salvato la vita a Madamigella Oscar e aver impedito che le conseguenze dell'aggressione subita fossero più gravi. Con permesso..” e si congedò rapidamente.
Fersen rimase allibito dal tono formale di Andrè, con cui aveva condiviso cene e brindisi, corse a cavallo e sfide con la spada, ma soprattutto che non avesse fatto cenno al salvataggio della sua stessa vita. Ricordava un giovane solare ed allegro, di compagnia gradevole e molto discreto, così diverso dall'uomo cupo con cui aveva da poco parlato. La ferita e la cecità dell'occhio sinistro sembravano aver spento qualcosa anche nell'animo di Andrè. Era ancora perso i questi pensieri quando sentì aprirsi la porta e gli comparve Oscar, anche lei con vistose fasciature al capo ed alle mani, anche lei con uno sguardo spento, infelice, nonostante il sorriso con cui lo accolse.
“Grazie Conte von Fersen della visita, mi spiace che vi siate disturbato di persona, le strade saranno ancora difficoltose a causa delle piogge di stanotte”, continuò osservando i numerosi schizzi di fango sull'immacolata divisa del conte. Anche Oscar gli sembrò eccessivamente formale nei suoi riguardi. “Lieto di rivedervi in buone condizioni, Oscar; avete davvero corso un grave pericolo ieri...” “Si, è stato incredibilmente imprudente da parte mia” ammise, abbassando lo sguardo.
Fersen non indugiò ulteriormente sul vero scopo della sua visita.
“Oscar, tanti anni fa, in nome della vostra fedeltà ed amicizia per la regina Maria Antonietta, vi siete permessa di venire a parlarmi di faccende private ma molto importanti, con garbo ed estrema franchezza”. Si interruppe all'ingresso di un servitore con il the. Oscar si alzò e si diresse alle vetrate, voltando le spalle al suo ospite ed ignorando il vassoio lasciato lì per loro.
“Voi sapete perchè sono qui, Oscar. Sono venuto perchè credo di poter ricambiare il vostro gesto di amicizia e di poter essere io, questa volta, a darvi un consiglio, spinto dall'affetto e dalla stima che non ho mai cessato di nutrire per voi” Tacque un istante, in attesa di una replica che non venne. Oscar continuava a fissare fuori dalle vetrate, senza voltarsi, senza muovere un solo muscolo.
Fersen si avvicinò di un passo ed abbassò leggermente il tono di voce.
“Quello che inconsapevolmente mi avete confessato ieri notte mi ha sorpreso, Madamigella Oscar, è vero, ma è qualcosa che ho sempre sospettato, da quando vi conosco, ed è forse stato il vero motivo per cui non ho realizzato i vostri sentimenti per me” Oscar si girò di scatto e sgranò gli occhi.
“Su voi ed il vostro attendente si è sempre fatto un gran pettegolezzo a corte e finchè ho ignorato la vostra vera natura, ho ritenuto fosse una di quelle relazioni che non potevano che rimanere segrete, e non certo per la differenza di rango...” Sorrise al ricordo di questa sua iniziale considerazione su Oscar e Andrè e non resse lo sguardo sempre più scandalizzato della giovane.
“Quando poi ho scoperto che eravate una donna , in occasione del vostro ferimento conseguente all'incidente a cavallo della principessa, il vostro legame mi è sembrato l'ennesima relazione tra servo e padrone” continuò, mentre Oscar era tornata a voltargli le spalle. “Ed è stato chiaro che era amore, e non un banale passatempo da parte di entrambi” Sentì Oscar emettere una leggera risatina sarcastica.
“Andrè non fece nulla per nascondere la sua disperazione per le vostre condizioni e voi, Oscar, vi siete gettata in sua difesa con un impeto che al momento non compresi, ma che in seguito mi fu chiaro...”
“Credevo aveste compreso che il mio era un moto di ribellione verso un'assurda ingiustizia, altrimenti perchè appoggiarmi di fronte all'intera corte? Fu proprio in virtù di quel vostro gesto che cominciai a guardarvi con occhi diversi...”
“Vi debbo una confessione, Oscar-la interruppe Fersen, mentre tornava ad accomodarsi-in quel frangente ignoravo che sotto la divisa di Capitano delle Guardie Reali si celasse una fanciulla, ed il mio intento era quello di conquistarmi la vostra simpatia. Francamente non capivo tutta quella agitazione per il destino di un anonimo servitore, ma ho pensato di sfruttare l'occasione per entrare nelle vostre grazie. Dovevo godere della vostra benevolenza per poter avvicinare la regina, eravate sempre molto attenta e solerte nell'intervenire e proteggerla” A queste parole Fersen smise di sorridere, divenendo molto serio. Oscar si era nuovamente voltata, con uno sguardo insieme deluso e scandalizzato.
“A essere sincero fino in fondo- continuò- se avessi saputo che eravate una donna avrei certamente fatto ricorso ad espedienti più seduttivi ed adatti al gentil sesso....Non guardatemi così, Oscar, pensavate che non avessi mai sfruttato il mio fascino per accontentare i capricci di qualche dama di compagnia pur di assicurarmi discrezione e silenzio?”
Oscar non credeva alle sue orecchie. Aveva tante volte sentito pettegolezzi sula condotta morale di Fersen , ma li aveva attribuiti alle malelingue invidiose che crescevano in ogni angolo di Versailles. Non lo credeva capace di simili bassezze e di tradire così il suo amore per la Regina. Non era forse per questo che non si era mai sposato? Per essere solo suo?
“Voi mi avete idealizzato, Oscar, ed io vi ho assecondato in questo per il mio personale tornaconto, ma questo non toglie che vi abbia davvero stimato, ancor più per l'integrità che realmente vi appartiene e a cui io ho solo potuto aspirare. Forse , se non mi fossi intromesso nella vostra vita e non vi avessi coinvolto nelle mie vicende amorose con la regina Maria Antonietta, forse avreste capito prima a chi appartiene il vostro cuore”
Con questa frase rialzò lo sguardo verso Oscar, che continuava a voltargli le spalle, ma intanto si era appoggiata con la mano sulla fronte contro la vetrata, come se soffrisse per qualcosa che rimbalzava su di lei a distanza di anni. Pensò a come Fersen le fosse sembrato simile a lei e diverso da tutti i cortigiani e approfittatori che avevano infestato la reggia e la vita stessa dei sovrani. Invece l'amante segreto della regina era molto più simile a loro e benchè i suoi intenti fossero dettati da un grande amore, non aveva esitato a comportarsi come tutti gli altri pur di raggiungere ciò che voleva.
E realizzò, tristemente, che l'unico animo puro che aveva davvero incontrato nella sua vita era Andrè. Non era assetato di ricchezza o potere, non nutriva sentimenti di vendetta per nessuno, anelava solo al suo amore e nell'attesa aveva invece amato senza riserve, senza mai pensare alle conseguenze per sé, senza calcoli. Era questa consapevolezza che le faceva sentire un sordo dolore nel petto. I loro cuori erano cresciuti insieme, vicini ed affini, finchè lei non si era allontanata, presa da miraggi ingannevoli: la sua carriera militare, prima e infine una platonica attrazione per il conte svedese.
“So che state pensando alla incolmabile differenza di classe sociale tra voi e Andrè, al fatto che la vostra non sarà mai un'unione da vivere alla luce del sole, ma per quanto dolore vi possa procurare, sarà anche l'unica possibile fonte di felicità per voi.”
“No, non è questo...” sussurrò Oscar , senza quasi avere la forza di dire a voce alta la verità che le si era presentata innanzi in quei momenti.
“Ditelo Oscar” la incalzò Fersen. Solo allora si girò a guardarlo, e fu colpito dalla autentica disperazione che lesse negli occhi della donna, di solito così fieri e impenetrabili.
“Non lo merito...io il suo amore non lo merito più!” e suo malgrado, nonostante la vergogna, sentì un fiume di lacrime solcarle il volto. Istintivamente si girò nuovamente verso la finestra e fu allora che lo vide.
Andrè, con la divisa dei soldati della guardia, conduceva il suo cavallo fuori dalla scuderia. Si muoveva lentamente e aveva sciolto dalla fascia di sostegno il braccio sinistro. Montò a cavallo con un movimento rapido, sistemò nuovamente il braccio ferito immobilizzandolo e con la mano destra guidò l'animale verso il cancello della tenuta. Quando in lontananza sentì sua nonna che lo chiamava incredula, spronò il cavallo con un colpo di talloni e scomparve rapidamente dalla sua vista, senza voltarsi. Oscar rimase come inebetita, troppo sorpresa per reagire, con un senso di vuoto e di perdita spropositati, mentre la voce di Fersen le arrivava come ovattata. “Andrè...” le sfuggì ed appoggiò entrambe le mai sul vetro della finestra, come se quel gesto avesse potuto fermarlo. Poi si riscosse, e, ignorando le ultime parole del Conte lo ringraziò e uscì senza aspettare che si accomiatasse da lei.
Si diresse stancamente sulle scale, verso la sua camera, mentre il suo ospite la osservava nell'androne con l'assoluta certezza che il sentimento che aveva solo intuito la notte precedente, era più forte e devastante per Oscar di quanto immaginasse lei stessa.

Andrè rientrò nella camerata sotto lo sguardo indifferente dei suoi compagni. Gettò il sacco in un angolo e si coricò sulla branda gemendo a denti stretti per il dolore. La cavalcata fino a Parigi era stata durissima, ai dolori fisici si era aggiunto il solito tormento per Oscar. L'aveva vista con il viso trasognante quella stessa mattina, ancora persa nei pensieri derivanti dalla vista del suo antico amore, e quando Fersen era giunto a Palazzo Jarjayes per una visita, aveva sentito l'impulso irrefrenabile di fuggire da loro. Non avrebbe resistito ad assistere ancora una volta ai postumi di questo rapporto così dilaniante per lei, alla tristezza che avrebbe scorto sul suo viso per tutto quello che avrebbe voluto essere e non era mai stato tra lei e il nobile svedese, alla malinconia che sempre seguiva ai loro incontri. Un tempo era stato la spalla discreta di questi sfoghi, aveva fatto suo il dolore di Oscar, ma adesso sentiva tutto questo come un peso insostenibile, una sofferenza che non era più in grado di sopportare senza temere di impazzire.
Alain rientrò dopo circa un'ora dal suo turno di guardia e fu l'unico a avvicinarsi e rivolgergli la parola: “Allora, Grandier, l'avete scampata bella tu e il biondo comandante l'altra notte! Com'è che sei già tornato tra noi? Credevo avresti fatto la convalescenza a casa con la tua lei...”
“Palazzo Jarjayes è la dimora del comandante, non mia...e comunque è tanto tempo che non mi prendo cura di lei e non potrei più farlo neanche se volessi”
Alain stava già per rispondergli stuzzicandolo nuovamente, ma qualcosa nella voce di Andrè lo fece desistere. Poveraccio, pensò, è già conciato per le feste e costretto a passare il tempo in questi scomodi giacigli, deve aver buoni motivi per rinunciare alle comodità di palazzo,meglio non infierire...e con un sorrisino sarcastico stampato in faccia si diresse verso la propria branda.


  
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