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Autore: etienne86    09/08/2011    12 recensioni
La storia comincia dall'incidente a Saont Antoine e procede abbastanza fedele all'anime, ma una scelta determinante di Andrè e la presenza di nuovi personaggi cambieranno il corso degli eventi
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1

CAPITOLO 1

Oscar aprì gli occhi, nel vano tentativo di interrompere quel continuo flusso di pensieri che non l'abbandonava dalla sera precedente. La luce che filtrava dai tendaggi alle finestre le confermò che era ormai giorno, un giorno piovoso. Nel silenzio della sua stanza percepiva con chiarezza l'incessante picchiettio della pioggia battente sulle vetrate.
Richiuse gli occhi e sospirò. Inutile cercare di riposare, con tutti i dolori che sentiva in ogni parte del corpo. Inutile cercare di evitare i ricordi di quegli attimi che incessantemente, dalla sera prima, la torturavano. Ma diversamente da quanto si potesse credere non era la furia della folla ad averla scossa, e neanche aver rivisto il Conte di Fersen dopo tanto tempo. No. Era stato il pensiero di perdere Andrè ad averla fatta sentire disperata, come non le era mai capitato.
E anche questo non era vero.
Il suo cuore riportò alla luce un altro ricordo, di almeno quindici anni prima, la voce di Girodelle nei corridoi antistanti gli appartamenti reali che le comunicava l'imminente condanna di Andrè per l'incidente occorso alla Delfina, quando aveva insistito per cavalcare, nell'intento di imitare la sua rivale, la Contessa Du Burry. Anche allora aveva ignorato tutto, le parole del suo secondo, il dolore lancinante alla spalla, la debolezza che aumentava man mano che perdeva sangue, perchè il pensiero di Andrè sul patibolo era per lei inaccettabile.
Ma non aveva riconosciuto le reali motivazioni del suo sentire. Era per il suo innato senso di giustizia, per la generosità verso un servo cresciuto comunque accanto a lei da sempre, come un fratello. Così si era convinta e così il mondo aveva accettato la sua spropositata reazione, che si era spinta fino a sfidare apertamente il Re. E per lo stesso motivo la sera prima aveva cercato di attirare su di sé la folla inferocita, per un puro senso di giustizia e verità, perchè Andrè non poteva morire per qualcosa che non era...

Si mise seduta sul letto, appoggiò i piedi a terra e fissò lo sguardo sconsolato sulle mani mollemente abbandonate sulle gambe. Quelle mani sottili, che Nanny aveva amorevolmente avvolto in bende qualche ora prima, su indicazione del dottore, quelle mani inutili, che non le erano servite, perchè questa volta non era riuscita a salvare lei Andrè. L'aveva fatto il suo cuore, gridando in faccia a lei stessa e a Fersen la sua verità. Una verità negata e custodita per tanti anni, lo sentiva chiaramente. Perchè anche quando si diceva che Fersen fosse l'unico uomo che avrebbe mai potuto amare, era Andrè il sole che riscaldava i suoi giorni.
Si prese la testa tra le mani. Lei lo aveva respinto! Dopo una vita insieme l'aveva trattato come un inutile servo! Dopo esserle stato accanto, sempre, coerente con se stesso ma accettando le sue decisioni, dopo averle salvato la vita innumerevoli volte, senza gloria, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se le fosse dovuto, dopo averle sacrificato un occhio, senza recriminazioni, anzi, mitigando i suoi sensi di colpa e il suo desiderio di vendetta! E adesso che il suo sentimento aveva un nome, e anche un volto, adesso che la verità era lì, tra le sue mani vuote, fasciate, adesso non sapeva cosa farsene. Si sentiva imbambolata, incapace di decidere, incapace di muoversi.

Un sommesso colpo alla porta della sua camera la riportò alla realtà. Con la coda dell'occhio vide una cameriera posare timidamente un vassoio nel salottino accanto alla sua camera e allontanarsi rapidamente. In un attimo la raggiunse l'inconfondibile e familiare profumo della cioccolata di Nanny. Quindi si alzò, si vestì e si accomodò per gustare la bevanda che la vecchia governante le aveva preparato, forse con l'intento di addolcire il suo risveglio. La giornata era davvero buia e piovosa, come aveva intuito a letto. Chissà come stava Andrè, se era riuscito a riposare, se era già sveglio... Chissà come avrebbe occupato quella lunga giornata piovosa lontano dalla caserma.

Il pensiero di loro due di nuovo insieme in quella casa per quella convalescenza forzata la fece sorridere felice, involontariamente. Le era sempre piaciuto poter stare a casa con Andrè, quando fuori il tempo imperversava e non c'erano impegni di lavoro a costringerli sotto le intemperie. Spesso ascoltava i suoi discorsi, da sempre più loquace di lei, oppure leggevano insieme qualcosa, a lungo stavano semplicemente vicini, in silenzio, ed il piacere di quella intimità ormai persa la rattristò nuovamente.
Persa per colpa sua, ormai non provava neanche più a negarlo. Persa perchè non aveva capito che non era scontata, che non era facile da provare ancora, con qualcun altro. Quanto le mancava il vecchio Andrè, quel sorriso dolce e rassicurante, il modo garbato che aveva di prenderla in giro, la saggezza con cui frenava i suoi impulsi, la capacità di aiutarla nelle difficoltà senza che neanche se ne accorgesse, senza intaccare minimamente il suo orgoglio. E tutto questo a senso unico. Lei non si era mai chiesta se lui avesse dei problemi, o dei progetti o delle idee. Anche quando aveva condiviso con lei l'esperienza delle riunioni clandestine in cui si discuteva del futuro della Francia, aveva liquidato le sue osservazioni ricordandogli che non era un nobile, che non se ne doveva preoccupare. Che meschina egoista!

Nanny la raggiunse per sincerarsi delle sue condizioni e lei cercò subito di sdrammatizzare e chiese di Andrè. Era svenuto mentre in carrozza lo portava in salvo verso Palazzo Jarjayes, giusto prima di chiederle se stava bene, se le avevano fatto qualcosa. Poi, giunti a destinazione, era stata immediatamente portata nelle sue stanze da Nanny, che capeggiava uno stuolo di cameriere agitate e lo aveva letteralmente perso di vista. Avrebbe voluto che il medico, dopo averlo visitato, l'avesse raggiunta per aggiornarla sulle sue condizioni, ma Nanny era stata irremovibile sul fatto di lasciarla tranquilla a riposare.

“E' pieno di lividi e fasciature, ma ha detto che tre giorni gli basteranno per tornare in caserma” rispose Nanny liquidando in fretta le sue domande. Fu quasi delusa di saperlo a casa con lei per così poco tempo, però non sarebbe andata a trovarlo nella sua camera per tutto l'oro del mondo! Nanny si accomiatò con i soliti modi ossequiosi e rimasta sola Oscar continuò a bere la cioccolata, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri un po' contraddittori.

Non lo sentì entrare e quasi sobbalzò quando lo vide a pochi metri da lei. Le sembrò formale, distaccato. Aveva un braccio appeso al collo e fasciature ovunque,dalla testa ai piedi. Il suo sguardo era imperturbabile. Le comunicò in modo asciutto di essersi sincerato del rientro del Conte di Fersen nei suoi alloggi, sano e salvo.
“Mi fa piacere” rispose in maniera altrettanto formale e non potè evitare di domandarsi, mentre lo fissava, se pensava che nel suo cuore albergasse ancora un tenero sentimento per il nobile svedese. Certo Andrè non le diede modo di scoprirlo e dopo aver rifiutato una tazza di cioccolata si congedò da lei. Impeccabile come il più esemplare dei domestici. “Perchè non ti ho chiesto di farmi compagnia comunque? Perchè tutta la mia prontezza di decisione e la mia capacità di azione svaniscono se devo svelarti un po' dei miei sentimenti?”


  
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