Un ringraziamento a coloro che mi hanno recensito *si compiace immotivatamente*. Siete troppo gentili, potete massacrare di più la mia storia.
*ATTENZIONE, CAPITOLO SMIELATO E PIUTTOSTO OOC*
Sotto
il getto
caldo della doccia, Kagura si stava chiedendo se quella era stata una
buona idea. Insomma, era pur vero che adesso era al caldo e che aveva
smesso di tremare e di starnutire, ma era altrettanto vero che aveva
affidato i suoi vestiti ad un sadico per farli lavare ed asciugare.
Però era ingiusto
trattare così Sogo. Lui era stato gentile. Aveva avuto mille
occasioni per abbandonarla in mezzo alla strada e risparmiarsi un
sacco di seccature.
Uscì
dal bagno con
addosso solo un asciugamano e trovò il ragazzo seduto sul
letto con
addosso una T-shirt nera ed una paio di jeans. Le porse una borsetta
bianca di plastica con dentro degli indumenti.
“C'è un problema
alla lavanderia, così ho fatto un salto per comprare dei
vestiti
asciutti. Spero ti vadano bene, sono andato un po' ad occhio.”
Era una vita che
Kagura non aveva dei vestiti nuovi. Così come era mesi che
non vedeva l'ombra di uno stipendio.
“Non dovevi, mi
sarei rimessa quelli di prima!”
Lui si grattò la
testa.
“Ehi, ti ho
portato qui per stare asciutta. Se ti rimetti i vestiti di prima,
tanto vale che torni in macchina a prendere freddo.”
Afferrò la sua
divisa bagnata ed i vestiti di Kagura ed andò a stenderli in
bagno.
Nel frattempo la
ragazza tirò fuori dalla borsetta una maglia rossa di cotone
molto
attillata, con le spalline che si legavano dietro il collo e un paio
di jeans neri a vita bassa.
Che bastardo, sembrano fatti per una
zoccola.
Kagura li indossò
e si specchiò in una specchiera accanto al letto.
La maglia le
lasciava scoperto l'ombelico e le risaltava il seno, mentre i jeans
le risaltavano il sedere. Tutto sommato era carina, forse anche sexy.
“Hey, sembri quasi una donna! Molto più quasi che donna.”
Sogo
era uscito dal
bagno e osservava Kagura appoggiato al muro.
“Ma che razza di
vestiti hai comprato?” esclamò la ragazza, furiosa.
“I primi che ho
trovato.” sogghignò lui in risposta.
“Visto che pago io, posso
scegliere, no?”
“Ma... ma...
Sembro una prostituta, dannazione!”
“No, sembri una
bambina che gioca a fare la donna matura con i vestiti della mamma o
della sorella.”
Per Kagura fu come
ricevere uno schiaffo in pieno viso.
“Io SONO matura.
Sono grande!”
Sogo scosse la
testa, divertito.
“No, sei una
bambina. Accidenti, potresti fare un sacco di cose da sola, invece
non fai altro che correre da Gintoki e dirgli Gin, Gin,
voglio
questo, o Gin Gin, fai quest'altro.”
Le lacrime rotolavano senza sosta dalle guance di Kagura.
Furiosa,
la ragazza
corse verso Sogo con l'intenzione di prenderlo a pugni. Il ragazzo fu
però più svelto: la prese per i polsi e la
sbatté contro il muro.
“Non sei nemmeno
capace di picchiarmi. Sei solo una mocciosa.”
“Non è vero!”
protestò fiocamente Kagura.
“Allora
dimostramelo.” E posò le labbra su quelle di
Kagura.
La ragazza sgranò gli occhi. Cosa diamine stava facendo?
Mi da della bambina e poi mi bacia così, come se niente fosse? E' forse pazzo?
“Non ti capisco. Davvero. Dici tutto e il contrario di tutto. Prima sei gentile, poi scontroso, poi di nuovo gentile, poi mi prendi in giro e infine mi baci. Cosa vuoi da me?”
Sogo la
lasciò
andare e si sedette sul letto, fissando il pavimento.
“Non lo so. Ti
odio. Ma quando ti metti a piangere non lo sopporto. E' come se
dovessi farti smettere a tutti i costi. Ma non perché mi da
fastidio. Perché mi fa stare male. Come prendersi a cazzotti
da
soli. E la cosa mi manda in bestia.”
Kagura
sogghignò.
“Non dirmi che ti sei innamorato di me.”
“Spero proprio di
no. Sai, se proprio devo trovarmi una ragazza, spero almeno di
poterci scopare insieme e non di dovergli scaldare il
biberon.”
L'ha fatto di nuovo, è cambiato di nuovo. Ma ora ho capito perchè.
Kagura si avvicinò e si mise a cavalcioni del ragazzo. Prese il suo viso fra le mani e lo sollevò, costringendo Sogo a guardarla negli occhi.
Quanta tristezza e sofferenza.
“Da
quanto?"
“Da quanto cosa,
mocciosa?”
“Da quant'è che
nessuno si preoccupa per te. Da quant'è che nessuno ti vuole
bene?”
Sogo scacciò le
mani di Kagura e tornò a fissare il pavimento.
“Non ho bisogno
di queste cose! Sono un uomo.”
“No, sei bambino
tanto quanto me. Fingi di essere freddo, che non ti importi di nulla
e di nessuno. Perchè ti senti solo. Non vuoi mostrarti
debole e
quindi insisti nel trattare male chi ti si vuole avvicinare. Sei
soltanto un moccioso che fa i capricci.”
Sogo
fece per
replicare, ma Kagura bloccò le sue proteste abbracciandolo e
baciandolo. Il ragazzo rimase impietrito mentre lei lo guardava con i
suoi occhioni blu, un sorriso dolcissimo sulle labbra e la sua mano
che gli accarezzava i capelli.
Si strinse a lei,
appoggiando la guancia contro la sua spalla. E, per la prima volta
dopo tanto tempo, si mise a piangere.
All'inizio era solo
una lacrima, poi venne fuori tutto il dolore dato dall'isolamento che
si era procurato durante gli anni, il dolore per la morte della
sorella ed infine la frustrazione di trovarsi a piangere fra le
braccia che fino a qualche ora fa credeva di odiare, in quanto sua
rivale.
Ma per tutto il tempo Kagura non aveva fatto altro che cullarlo e ogni tanto gli sussurrava che poteva sfogarsi quanto voleva.
Dopo quelle che
sembravano ore, Sogo riuscì a ricomporsi.
“Hey, hai tutto
il viso rovinato dalle lacrime.” Tentò di
ironizzare.
“Ho un nome, sai?
Kagura. KA-GU-RA. Non è difficile. E poi senti chi parla,
sei un
disastro.”
Sogo lanciò
un'occhiata allo specchio. Aveva gli occhi rossi e gonfi, i capelli
totalmente spettinati e il naso tutto rosso. Per di più,
aveva
bagnato la spalla di Kagura con tutte quelle lacrime.
Dovrei
asciugarla.
E si
rese
finalmente conto che la ragazza era seduta sopra di lui, con le gambe
leggermente strette alla sua vita.
Sogo arrossì
furiosamente.
Nota: la vera love story fra Okita e Kagura http://29.media.tumblr.com/tumblr_lijqn475vh1qbmocno1_500.jpg :°D