-Pioggia-
1997
La pioggia cadeva giù con insistenza, quasi con odio. Almeno, era questo che pensava il piccolo Mihael Keehl mentre osservava il volto del vecchio che lo teneva per mano e che lo conduceva all’interno di quello strano edificio di mattoni grigi. Si stava guardando intorno con apparente indifferenza, quando vide una giovane donna avvicinarsi e chinarsi verso di lui.
-E’ questo il bambino?- chiese con garbo al vecchio, che annuì debolmente.
-Ha perso entrambi i genitori-
La donna lo guardò con dolcezza e gli accarezzò il viso.
-Mihael, da oggi in poi questa sarà la tua nuova casa-
Rimase in silenzio. Nonostante avesse solo cinque anni sapeva fin troppo bene che il luogo in cui si trovava era un orfanotrofio. E un orfanotrofio è solo l’illusione di una casa. Da quel momento non avrebbe mai più avuto una famiglia e questa era la sola certezza rimasta intatta.
Quella notte rimase sveglio a guardare la pioggia dalla finestra della camera che condivideva con altri sei bambini. Alcune gocce d’acqua precipitavano a capofitto nel vuoto, mentre altre s’infrangevano sul vetro della finestra, creando piccole cicatrici trasparenti. Le stesse che si erano formate nel suo cuore, quando una pioggia di veleno e dolore aveva bagnato il suo giovane animo. Era rimasto solo in quel buio senza fine.
Nei giorni successivi al suo arrivo, non rivolse neanche una parola di circostanza ai suoi compagni. Che senso aveva fingersi una famiglia quando era chiaro che il motivo per cui tutti loro si trovavano lì era proprio il fatto di non averla più, una famiglia? Alcuni dei bambini più grandi cercarono in tutti i modi di consolarlo e di farlo ridere, ma il piccolo Mihael non era come loro. La sua età era solo un numero all’anagrafe, niente di più, visto che la sua mente era di gran lunga superiore a quella del più anziano residente in quell’orfanotrofio. E gli insegnanti non ci misero molto a capirlo. Mihael era in grado di risolvere problemi matematici di livello universitario e di studiare materie che richiedevano un ingente sforzo mentale. Fu per queste sue straordinarie capacità intellettive che, dopo neanche sei mesi, il vecchio dirigente dell’orfanotrofio prese un’importante decisione sul futuro del bambino.
-Mihael, oggi verranno a prenderti per portarti in Inghilterra. Andrai a vivere in un orfanotrofio creato per i bambini speciali come te. Vedrai, lì ti troverai molto meglio e potrai parlare con i tuoi compagni senza sentirti a disagio- gli disse con tenerezza la giovane donna che lo aveva accolto il giorno in cui erano morti i suoi genitori. Mihael, come al solito, non disse nulla, ma si limitò a svuotare il piccolo armadio di legno che conteneva i suoi pochi vestiti.
Dopo qualche ora, la donna lo avvertì che era il momento di andare. Camminava per i corridoi con la sua solita indifferenza, tuttavia non era difficile capire quanto si sforzasse di non piangere. Quando giunse di fronte alla porta d’ingresso dell’edificio, i suoi grandi occhi azzurri furono colpiti dall’elegante immagine dell’uomo che stava parlando con il vecchio dirigente. Indossava dei raffinati pantaloni neri e un lungo soprabito dello stesso colore, abbinato a quello che sembrava essere un cappello molto costoso. Nonostante il suo corpo snello, l’uomo doveva sicuramente avere una certa età, forse era addirittura coetaneo del vecchio dirigente.
-Non pensavo che sarebbe venuto direttamene lei- disse con sorpresa il vecchio, mostrando una certa riverenza nei confronti dell’inglese.
-Sono rimasto molto sorpreso dalle abilità del ragazzo e mi sono sentito in dovere di condurlo io stesso alla Wammy’s house- rispose l’uomo e si voltò verso Mihael, che pur non volendo, cercò di nascondersi dietro alla gonna della giovane donna.
-Tu devi essere Mihael… piacere di conoscerti, il mio nome è Roger- disse, chinandosi in modo strano verso di lui. Il bambino si scostò dalla donna, che lo guardava con tenerezza, e osservò il volto severo dell’uomo venuto dall’Inghilterra.
-Hai preparato le tue cose?-
-Sì-
Quella risposta tremula e spaventata sorprese di gran lunga la giovane donna e il vecchio dirigente che, durante tutti quei mesi, non lo avevano mai sentito parlare. I due si sorrisero, pensando di aver fatto la cosa giusta nel trasferirlo alla Wammy’s house.
-Bene, allora andiamo- disse con calma Roger e lo prese per mano.
Mihael, durante il tragitto che lo avrebbe condotto fuori dal giardino dell’orfanotrofio, rimase impassibile come sempre, ma in realtà si sentiva davvero molto triste e spaesato. Lasciare la Germania per trasferirsi in Inghilterra, un luogo che non aveva mai visto! Era vero che nel suo paese natio non c’era più nessuno per lui, ma almeno poteva consolarsi guardando i luoghi che gli erano cari e che custodivano i ricordi dei suoi genitori. La giovane donna gli aveva detto che avrebbe trovato altri bambini come lui nella Wammy’s house, ma chi gli assicurava che si sarebbe trovato bene con loro? E Roger… sembrava un uomo così severo!
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Alcune paroline dell'autrice = E questo era il primo capitolo della storia, spero che vi sia piaciuto ^^ ho deciso di raccontare brevemente l'infanzia di Mello prima di entrare nel vivo della vita alla Wammy's house =)
E ora le risposte^^