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Autore: MadKikky    12/08/2011    0 recensioni
''Le lacrime sporche dal nero del trucco disegnavano strane linee sulle mie guance.. Le labbra facevano una brutta espressione.. Gli occhi erano rossi, e stanchi anche loro di piangere.. Ma no.. Non l'avrei lasciato andare via.. Dovevo correre..Non potevo far altro che correre.. Sfinita, ferita. Ma senza altre possibilità...''
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2

'Abbagliata..'


''Ehi, mamma, sono a casa!''.

Appena essere entrata in casa mi diressi velocemente in camera mia, sfinita da quella prima giornata scolastica.

''Alice, ciao! Com'è andata?''

Mamma era seduta sul piccolo divano della cucina, intenta a leggere riviste di ricette.

Casa mia mi piaceva. Vivevo a Torino, in una di quelle palazzine color mattone che, ormai, si vedevano in ogni angolo della città. Non ero in centro, ma mi era facile arrivarci.
L'appartamento non era poi così grande, ma si stava bene: un bagno, tre camere, cucina, sala e uno stanzino. La mia camera era la parte più bella (beh, a arer mio, ovvio). Fin da quando ero piccola, mi ero sempre impegnata ad arredarla con qualcosa di, in un certo senso, speciale. Volevo renderla diversa da tutte le altre. Alla destra della porta c'era il mio armadio mentre, alla sinistra, una lunga parete di legno ricoperta di poster dei miei artisti preferiti. Sul lato sud vi era il letto e, accanto, il comodino e la scrivania. Nell'angolo fra quest'ultima e il comò, invece, avevo messo a terra una decina di cuscini e, accanto, una mensola con tutti i miei libri. Questo era il 'mio angolo'. Amavo sdraiarmi lì, a terra, illuminata soltanto dalla luce bassa di una bajur che illuminava l'arancione delle pareti, a leggere per ore e ore quei libri che tanto mi piacevano o, meglio ancora, ad ascoltare e riascoltare i CD dei più grandi cantanti di tutti i tempi.

''Oh, mamma, è andato tutto assolutamente bene.'' dissi, mettendomi accanto a lei a sbirciare in quelle pagine colme di foto di cibi.

Ero stupita dalla verità delle mie stesse parole. Già, perchè davvero era andato tutto bene.

''Ne sono felice. Senti, Ali, che vuoi mangiare sta sera?''

''Em.. In realtà già ho fatto. Mi sono fermata a prendermi una pizza al taglio da Orazio, prima''.

''Ah, ecco perchè sei arrivata in ritardo. Beh, non importa, vorrà dire che chiederò a tuo fratello. Anzi, non è che puoi andare tu a domandargli che cosa vuol mangiare?''

''Ok..''. Mi alzai e aprii la porta della camera di Stefano, mio fratello. L'aria che mi riempì i polmoni in quel momento non era esattamente.. Profumata.

''Dio, Stefo, ma ti lavi qualche volta?''

''Senti, Ali, non mi rompere. Sono impegnato!''. Impegnato? L'unica cosa che stava facendo era schiacciare senza tregua i pulsanti del joystick della sua playstation.

''Ti assicuro che non ci tengo a stare qua dentro..Ma mamma vuole sapere che cosa vuoi mangiare!''. Ero costretta ad urlare, perchè il volume della tv era al massimo.

''Eeh.. Che ne so io! Una pasta al ragù mi va più che bene!''

''Vabbenee..''. Uscii immediatamente da quella stanza, intossicata da quella puzza, riferii a mamma ciò che mi aveva detto Stefano, e mi ritiraii in camera mia, dicendo che sarei andata a dormire.
Mi misi a letto dopo aver controllato la mia pagina facebook. Ma lì, mentre guardavo il buio, la mia mente si riempì di pensieri. Anzi, a dire la verità, il pensiero era soltanto uno: un ragazzo.
Il ragazzo che avevo conosciuto a scuola.

Gli avevo parlato per poco ma, fin dal primo istante, mi era sembrato simpatico. Non l'avevo visto abbastanza bene nell'oscurità del corridoio e dell'aula per decretare se fosse carino o meno.
Desideravo rivederlo. Già, è strano, perchè non lo conoscevo per niente, ma.. Non vedevo l'ora che fosse  mattina per andare a quell'appuntamento', per poter parlare un po' con lui, per scoprire qualcosa di lui, anche solo il suo nome..
Con il ricordo della sua voce nella testa mi addormentai.



 

''Ancora un attimo, pa!''

''Porca miseria, Alice! E' tardi! Senti, fa come vuoi.. Io devo andare a lavoro e.. Se fai tardi la giustifica io non te la faccio!''

Fare tardi? Allingai il braccio sul comodino e presi il cellulare per guardare l'ora: santo cielo, le 7.45.
Come potevo in un quarto d'ora far tutto?
Mi alzai e scattai in bagno, dove, dopo aver fatto pipì, mi lavai i denti e la faccia. Poi corsi in camera e presi dall'armadio i primi vestiti che mi capitarono fra le mani: jeans 'a sigaretta', felpona beige con cappuccio  e l'immancabile sciarpa. Infilai un paio di converse e presi il giubbotto al volo uscendo di casa.

Per fortuna fuori c'era un tiepido sole che aveva sciolto il ghiaccio a terra, e mi fu semplice arrivare alla scuola di corsa.
Entrai appena in tempo, prima che la seconda campanella suonasse.

Le ore di italiano passarono velocemente e, prima che potessi rendermi conto di che ora fosse, sentii l'intervallo suonare.
Fu a quel punto che mi ricordai dell'appuntamento' con il ragazzo all'ultimo piano. Senza neanche badare al mio stomaco che gridava ''Dammi da mangiare'', passai davanti alle macchinette, salii le scale e mi diressi verso l'aula in cui ci eravamo incontrati il giorno prima.
Questa volta la luce presente nel corridoio era molta di più, benchè le luci fossero spente.
Riconobbi la classe di pittura e, non vedendo nessuno, entrai.

''Allora sei venuta!''. Ed eccolo lì. Dio, quanto era bello.
Non avevo potuto osservarlo mentre adesso.. Era seduto su un banco, con la schiena appoggiata al muro, accanto alla finestra. I raggi del sole lo illuminavano e lo rendevano ancora più.. magnifico. Sembrava piccolo per far quinta. Aveva un paio di jeans stretti, una felpa bianca e una sciarpa dello stesso colore dei pantaloni. Aveva i capelli castani, con un ciuffo che gli cadeva sulla fronte.
Vedendolo, mi pentii immediatamente di non essermi preparata con abbastanza cura quella mattina.

''Em.. GIà..'' Dissi, imbarazzata.

Lui, come risposta, si alzò e venne vicino a me. Poi mi prese la mano e mi disse ''Ne sono felice''.

La sua voce era profonda ma, allo stesso tempo, dolce.

''Beh, scusa per la scordialità.. Io sono Marco.''

Marco.

Lo guardavo, senza dire niente. I suoi occhi.. Nei suoi occhi c'era qualcosa. Erano castani, dello stesso colore dei capelli, ma avevano dei riflessi quasi dorati.

''Um.. Pretendo troppo se chiedo il tuo nome?''

''No! Em.. Scusa.. Io.. Io sono Alice.''

Il mio tono di voce era basso. Non riuscivo a controllare le mie parole. Ero come.. Intimidita.. Anzi no, abbagliata è il termine esatto da usare..

 

  
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