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Autore: Mitsutsuki    12/08/2011    1 recensioni
Non aveva un nome. Credeva che venir delineato da una parola come un’altra non facesse al caso suo. [...] Era per questo che non si presentava in nessuno modo, solo “lui”. Se poi c’era chi lo voleva additare con altri epiteti, libero di farlo. “Lui” rimaneva il suo preferito.
Genere: Comico, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
Un Plastico


Non appena le porte automatiche dell’ascensore si furono chiuse alle loro spalle, il dottor Ward si voltò ad accogliere i coniugi Oakley: la signora Eleanor, così piccola che si sarebbe detta una bambina, e il signor Howard, un uomo nella media che come tale odiava gli ospedali. Forse era per proteggere la moglie dai medici che le teneva una mano su una spalla, il braccio dietro il suo collo.
Il dottor Ward ricambiò il caldo sorriso della donna e sillabò un “buongiorno” muto. Lei fece un cenno d’assenso col capo. Con il signor Oakley invece ci fu una più distaccata stretta di mano. Si guardarono brevemente un istante, poi distolsero entrambi lo sguardo e lo portarono sul vetro accanto, imitati da Eleanor.
Senza che li potesse vedere, un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi scuri, cerchiati dalla montatura nera di un paio di occhiali, si stava dedicando anima e corpo alla costruzione di quello che sembrava il plastico di una montagna, seduto a gambe incrociate sul pavimento vicino al letto.
— Come sta? — Domandò Howard osservando il figlio parlare senza che nessuno fosse lì ad ascoltarlo. Eleanor probabilmente ne stava leggendo il labiale.
— Meglio. — Rispose il dottore dopo un sospiro. Si rigirò una penna tra le mani e aggiunse — Quantomeno ha smesso di trattenere il respiro per non sottoporsi alle cure mediche. È più collaborativo. —
Eleanor indicò il plastico, interrogativa.
— Nell’ultimo delirio credeva che un certo lui l’avesse assoldato per trovare una sorgente al centro di una montagna. —
Il dottor Ward sembrava aver terminato, ma il signor Oakley lo costrinse ad argomentare meglio la sua spiegazione: a suo avviso si stava soltanto assecondando la malattia del figlio, piuttosto che curarla.
Il medico fece un mezzo sorriso, che andò a scontrarsi con l’espressione contrariata dell’altro — Stiamo cercando di veicolare la schizofrenia di Zachary a qualcosa di materiale, come un plastico, così che non corra rischi nel seguire immagini astratte create dalla sua mente. L’ultima volta l’abbiamo trovato nel frigorifero delle cucine perché “aveva trovato l’acqua”, ignaro che stesse andando in contro ad ipotermia. —
Eleanor, in mezzo a loro, tornò a guardare oltre il vetro. Sorrise al figlio, consapevole che, anche se non ci fosse stato quel particolare tipo di vetro a dividerli e a impedirgli di vederla, era comunque troppo preso dal modello della montagna per prestare attenzione altrove.
Gli sorrise perché lui le aveva sempre parlato, anche se non poteva sentirlo, insegnandole fin da subito la gioia di vedere le labbra piegarsi a formare la parola “mamma”.

— Ti credono pazzo. — Osservò lui, seduto sul letto. Aveva il tono divertito di chi, in ogni caso, non si aspettava un epilogo diverso.
Zachary fissò con della colla alcune rocce sulla base del plastico. Erano minuscole, facevano ridere. Quelle della vera montagna erano molto più grandi.
— A lui non è mai importato. — Rispose dopo un po’.
— Ovvio. Se dovessimo dare retta a quel tuo dottore, io esisto solo nella tua testa. —

Se avessero creduto alle parole del dottor Ward, nessun “lui” sarebbe mai nato e non ci sarebbe stata nessuna sorgente da cui attingere un’acqua magica, frizzante e luminosa.
Zachary doveva forse credere di montare il plastico di qualcosa che non c’era?


— Io dico che sono loro i pazzi. Magari sono loro ad essere frutto delle nostre menti. —
Lui sollevò appena le sopracciglia, stupito. Era la prima volta che sentiva una cosa simile. In altre parole, quel ragazzo sosteneva che loro avessero creato il mondo.
Rise. Era un punto di vista interessante.

E certamente folle.



RE - Recensioni

AngiAstrid: a volte vorrei fosse possibile esprimersi in altro modo, ma non posso fare altro che dire "grazie" ancora e suonare ripetitiva. Infatti di solito non rispondo, ma quando comincio mi piace rispondere fino alla fine. A proposito di "fine" spero che il finale non ti abbia delusa. Come detto anche altrove, era un pezzo che desideravo di scriverne uno simile e finalmente ce l'ho fatta.
Grazie di cuore per essere giunta fin qui. Uno dei miei più grandi vanti è avere anche solo una lettrice che legge dall'inizio alla fine… se poi recensisce, quantomeno me lo fa sapere e io posso vantarmi.
Un sorriso :)
  
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