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Autore: Oximoron    12/08/2011    1 recensioni
Questa storia, narra le vicende di tre amiche ignare del loro meraviglioso passato. Grazie ad un viaggio studio nella città da loro tanto amata, Londra, scopriranno la loro discendenza e un passato assai ricco di colpi di scena e tradimenti. Molti interrogativi saranno presto svelati dalle azioni di personaggi assai significativi; un preside freddo e composto, una famiglia apparentemente triste e piena di tanti pensieri. Questi, sono pochi dei tanti ingredienti che arricchiranno il viaggio delle ragazze.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera tutti! Ecco qui il quarto capitolo fresco fresco,la storia sta cominciando a diventare interessante grazie a questa cena (a nostro avviso xD) e ringraziamo chi ha commentato i capitoli precedenti,ci fa piacere di non essere del tutto ignorate e speriamo di ricevere altri commenti da ora in poi! Buona lettura ;D



CAPITOLO 4 - Succulent dishes. - Elisabetta
 
 
 
 
“Vorrei dare il benvenuto ai giovani studenti italiani e ai nostri giovani studenti inglesi per questa cena di benvenuto,una cena che vi offriamo in segno di amicizia per iniziare bene questo mese di studio e divertimento insieme,parlo al nome di tutti gli studenti di Oxford per augurarvi una bellissima serata!”
Mina ha appena finito di parlare dopo aver attirato la nostra attenzione colpendo leggermente con un cucchiaino il suo bicchiere di vetro,un bicchiere lungo sicuramente per lo champagne.
Mi giro verso Ilaria siccome,da un momento all’altro,mi aspetto un commento da parte sua ma è come intenta a lanciare delle occhiate al gruppo dei ragazzi inglesi,credo che ne abbia trovato uno che reputa “decente”. Si,Ilaria ha le sue tantissime categorie e si vede da come si comporta con i ragazzi in quale categoria ritiene tali. Mina sembra intenzionata a riprendere il suo discorso e infatti richiama nuovamente l’attenzione
“Adesso vorrei dare la parola al nostro preside,Sir. Armand Lestat Smith”
Si rimette a sedere quasi subito con fare posato mentre Armand si alza dal suo tavolo dei professori,l’unico tavolo rettangolare della sala dove si trova a capotavola. E’ vestito impeccabilmente ed è da quando sono entrata che non posso fare altro che guardarlo…se solo riuscissi a capire il perché. La testa mi dice di non farlo ma il cuore mi dice tutt’altro. Il cuore,ma cosa sto dicendo? Ecco,ora inizio a fare pensieri non miei…il cuore,ma quando mai l’ascolto? E poi,ce l’ho un cuore?Mah. So solo che quest’uomo lo ammiro davvero tanto e spero che la mia fissazione di guardarlo in ogni suo movimento e di ascoltarlo quando parla con la sua voce profonda sia solo di ammirazione,solamente di ammirazione. Anche se è…l’uomo più bello che abbia mai visto della sua età. Giro,senza farmi notare e quasi di scatto,lo sguardo verso Giulia e Ilaria e come sempre,o almeno come da stamattina, mi stanno guardando con fare quasi schifato e allo stesso tempo incuriosito,sono davvero convinte che abbia preso una sbandata per Armand. Si certo,la sbandata per il preside presa in nemmeno 24 ore. Questa non è una sbandata,è solo ammirazione,tutto qui. Mi rigiro per vedere il protagonista dei miei pensieri che ha appena preso la parola.
“Grazie Mina,sempre gentilissima” dice guardando poi la vice preside con fare quasi complice,delle strane occhiate che mi intimoriscono e che mi fanno sospirare automaticamente,non c’è motivo.
“Al nome di Oxford,voglio personalmente ringraziare tutti voi di essere qui. Questa serata,come vi ha detto la mia collega,è una serata di benvenuto speciale a tutti voi che vivrete questo mese qui con noi,sarà una bella opportunità di studio della nostra lingua inglese che vi sarà da aiuto in un prossimo futuro. Da questa scuola sono usciti i migliori studenti inglesi e non,ci aspettiamo molto da voi tutti e spero che quando tornerete in Italia vi ricorderete di questa esperienza di vita. Quest’anno,purtroppo,la vostra preside,Lady Barbara,non è presente e questo mi ha molto rattristato ma non per questo sarà un mese sprecato. Vorrei elencarvi brevemente,prima di iniziare con la cena, il programma di questo mese,come divideremo le ore di studio,le ore per le visite della città e le ore libere…”
Gary,il segretario,prende dalla sua borsa a tracolla un fascicolo ben rilegato che passa immediatamente ad Armand,pronto per leggere il programma.
“Mi immagino di già tutto,secondo voi ci porteranno mai in quel pub che avevamo visto a scuola??” chiede Ilaria quasi annoiata.
“Oddio,speriamo,era davvero bello! Ma penso che ci dovremo andare da sole nelle ore libere,tipo tra qualche sera! Vi va?” chiede Giulia emozionata dall’idea,è sempre stata la più “cittadina” del gruppo,adora uscire.
Ilaria le risponde ma io non ci faccio caso,le lascio parlare per cercare di seguire il programma che sta illustrando Armand da 5 minuti e che pochi stanno ascoltando,come noi stanno parlando a bassa voce su come organizzare le ore libere,nessuno si interessa del resto. Mi verso dell’acqua nel mio bicchiere,ho una sete pazzesca mentre mi chiedo come gli altri possano parlare così tanto senza stancarsi,non gli si secca mai la gola? Almeno io,sono sempre stata una di poche parole.
“Ecco,ora vorrei illustrarvi il nostro viaggio di istruzione dopo quello della visita del centro della città che faremo esattamente tra 5 giorni. Ogni anno,con piacere,portiamo gli studenti al castello della famiglia Spencer        ,una delle famiglie nobili più importanti della città nel 1700,erano a stretto contatto con la famiglia reale.” Continua a parlare Armand mentre legge dal fascicolo e io ricordo di aver già sentito quel cognome,ma si certo,avevo letto un libro su di loro e su le altre famiglie della nobiltà inglese!
“Che noia,sarà un castello mezzo distrutto…e ho fame!” aggiunge Ilaria che sembra pronta per tirare un lunghissimo sbadiglio,ma perché deve sempre rovinare tutto così? E’ da stamattina che si lamenta.
“Ila smettila dai,secondo me invece sarà interessante….immaginatelo,magari ha quelle scalinate infinite e una sala enorme da ballo,magari con un candelabro di vetro con rifiniture d’oro che rappresentano delle fenici…si,delle fenici.” risponde Giulia,è partita decisa ma a fine della frase sembra che sia frastornata,sembra sorpresa per quello che ha detto e in effetti non ha tutti i torti,ha descritto fin troppo bene il candelabro che ha solo immaginato e che non abbiamo mai visto.
“L’hai mai visto?” chiedo per cercare di capire “No,certo che no…è solo immaginazione,sarebbe bello un candelabro del genere si” mi risponde abbassando poi lo sguardo intimorita.
“Vi assicuro che sarà una bellissima visita,quel castello è ancora abbastanza intatto tranne per ola facciata che è un po’ annerita….” Continua Armand guardando un po’ tutti noi.
Dal tavolo degli inglesi si alza una mano,un ragazzo rossiccio con gli occhi verdi un po’ offuscati.
“Mi scusi preside,ma quel castello non è il castello della leggenda di…”
“No,assolutamente no” risponde senza neanche fargli finire la domanda.
“In quel castello hanno inventato parecchie storie ma no,posso assicurare a tutti voi che non c’è niente di pericoloso” continua a parlare e,per sbaglio,incrocia il mio sguardo. Non so come reagire,vorrei guardare altrove ma riesce a trattenermi.
“Vi posso assicurare che tutto ciò che è stato raccontato non è vero” dice continuando a guardarmi,con uno sguardo quasi impietrificato e teso,sento molta tensione da parte sua. Ecco l’ennesimo fatto nascosto,perché non ha fatto continuare quel ragazzo? Di che leggenda stava parlando? E da come ha risposto,sembra troppo simile alla casa di Blandford St,con la stessa facciata bruciata…..quel castello nasconde qualcosa come quella casa. Forse sono collegati?
“Ti stava guardando” mi dice Giulia tirandomi un colpettino.
“Si,e allora?” rispondo irritata
“No niente….”
Armand ha ripreso a parlare,è tornato tranquillo e non mi guarda più. E’ passata un ora e abbiamo finalmente mangiato e Armand non ha più incrociato il mio sguardo eppure devo parlare con lui o con qualcuno del personale,devo capire perché ho la sensazione che la casa di Blanford St. sia collegata con il castello degli Spencer,sono sicura che c’è un collegamento. Guardo le mie amiche,non devo farmi notare. Giulia è impegnata al telefonino e da come ride non riesco a capire con chi possa essere mentre Ilaria sta parlando con il ragazzo inglese di prima,spero solo che non concluda niente di serio e inappropriato. Mi alzo velocemente e passo tra gli studenti,ignorando anche i nostri amici Lorenzo e Gianni che mi volevano salutare ma non posso pensarci ora. Trovo Angelica intenta a parlare con una delle professoresse inglesi.
“Mi scusi prof,posso parlarle?” le chiedo gentilmente interrompendo la conversazione.
“Si certo Elisabetta,ci scusi un attimo” dice verso la donna che ci risponde con un sorriso.
“Dimmi,cosa c’è?” mi chiede sorridendo e sistemandosi gli occhiali.
“Vorrei parlare con il preside,dici che c’è modo ora come ora? Sa che ci sono troppe coincidenze tra Blandford St e il castello? Vorrei sapere il perché,se sono collegate e….”
“No,il preside non può ora come ora. Mi dispiace” mi risponde secca eliminando il sorriso dal suo volto e sembra quasi pronta ad andarsene.
“Ma prof,non riesco a capire,cosa ci state nascondendo???”
“Ti prego,non aggiungere altro e non ti devi preoccupare,noi non stiamo nascondendo niente a nessuno,è solo una tua impressione.” mi risponde con fare freddo e intimorito,non riesce a guardarmi negli occhi,l’ho notato.
Non le rispondo perché ho deciso,devo parlare con Armand personalmente,devo solo trovare il coraggio,infondo non lo conosco ed è un autorità importante….se dico qualcosa di sbagliato potrebbe buttarmi fuori dalla scuola. Non riesco a trovarlo,sembra scomparso dalla sala,forse sarà a parlare con i colleghi in un luogo appartato. Cazzo,ho bisogno di capire! Torno verso le ragazze e noto che insieme a loro c’è un ragazzo alto e magrolino,capelli biondicci lunghi fino alle spalle e occhi chiari,il suo viso e pallido e sulle guancie rossastro,la tipica pelle inglese. E’ vestito con una camicia a quadretti e jeans stretti. Guardandolo bene mi sembra di averlo già visto….ma certo,è Harrison,il figlio di Lara e Drew! Mi avvicino sorridendo e noto con piacere che hanno già fatto amicizia e Ilaria,stranamente,non gli leva gli occhi di dosso.
“Oh eccoti finalmente,ma dov’eri?” mi chiede Giulia sorridendo “Sono andata un attimo in bagno,si.” “Lui è Harrison,il figlio di Lara e Drew! L’abbiamo trovato dopo una lunga ricerca!” dice Ilaria ridacchiando dopo ogni parola praticamente. “Eh già,ero con il mio gruppo di amici e stavo cercando di capire chi eravate voi,poi due ragazzi del vostro gruppo vi hanno indicate. Comunque piacere!” mi risponde il ragazzo porgendomi la mano che stringo,è così flaccida e fredda rispetto alla mia. “Piacere mio!” rispondo immediatamente. Parliamo un po’ di tutto in generale e della scuola,Harrison ha detto che ha una camera lì che condivide con degli amici quindi era per questo che era a scuola,a casa viene qualche sera nel weekend ma ora che ci siamo noi ha detto che verrà molto più spesso,un buon corrispondente deve fare anche questo. E’ simpatico devo dire. “Ma tua sorella Alexsandra dov’è?” chiede Ilaria che è quella con cui ha legato di più,il perché si può immaginare “Ah beh,non è potuta venire…ha la febbre quindi è rimasta a scuola nella sua camera,domani speriamo che esca” ci risponde ridendo ma distogliendo lo sguardo. “Ci farebbe molto piacere conoscerla” aggiungo concludendo così il discorso. La serata è ormai al termine e tutti noi stiamo uscendo per tornare nelle nostre case o a scuola,andiamo a riprendere i cappotti nella hall e mentre le mie amiche e Harrison si stanno “incappottando” vedo Armand da solo,sta guardando un quadro appeso al muro. Ok,devo andare. Ora o mai più. “Ragazzi sentite voi andata,aspettatemi fuori alla fermata dei taxi,arrivo subito!” “Che devi fare?” “No niente,di nuovo in bagno,credo che i gamberi non mi abbiano fatto molto bene…” “Ah ok,ti aspettiamo fuori” mi dice Giulia mettendosi il giubbotto di pelle e guardando poco dietro di me,credo che abbia visto Armand. Dice qualcosa nell’orecchio ad Ilaria ma non voglio farci caso,aspetto che il trio esca fuori dalla porta e parto per andare dal preside. Ora o mai più,ora o mai più.
“Mi scusi”
Neanche il tempo di finire la frase e si è girato di scatto verso di me,quasi disturbato,ho paura di aver rovinato la sia ispezione del quadro.
“Ho disturbato,per caso?” chiedo intimorita mentre lui si ricompone.
“No,assolutamente…ma non è troppo tardi?Dovrebbe tornare a casa,domattina le aspettano gli esami d’ingresso”
“Si ma volevo chiederle di un fatto che non riesco a concepire,sempre se non disturbo” lo guardo negli occhi e lui sembra fare altrettanto ma ha di nuovo lo sguardo impietrificato e teso di prima,uno sguardo ansioso.
“Se mi vuole chiedere del castello e della casa di Blandford St. posso dirle che non si deve preoccupare,non ci sono collegamenti e farebbe meglio a non intromettersi più,Elisabetta. Se le non le dispiace vado nel mio alloggio,con permesso.”
Non rispondo e non riesco a muovermi,mi sento come un pezzo di marmo. Mi passa accanto con il suo cappotto in mano e un passo veloce ma soave,apre la porta ed esce. Sono rimasta solo io e ora come ora,non ho intenzione di uscire. Come…come ha fatto a ricordarsi del mio nome? Questo è assurdo,devo parlarne con le altre anzi no,no,no,no. Non so cosa fare,cazzo. Batto il piede forte per terra per non tirare calci e mi giro per andare verso la porta,devo scoprire cosa c’è di nascosto,c’è troppa puzza.
 
   
 
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