Guardo
la me che mi sta di fronte, riflessa nello specchio.
Il volto, pallido. Le
rughe. Gli occhi, sempre più piccoli. Le labbra, sottili.
Guardo le mie dita,
affusolate e tremanti. Torturano una pellicina, poi scende un impercettibile
rigolo di sangue.
Passa così velocemente il tempo, corre quasi. Sfugge quando
cerchi di tenerlo tra le mani, si dilegua e per quanto tu possa cercare di farlo
tornare indietro non t'ascolterà. Continua a scorrere tutt'ora.
Scorre sul
mio volto, sul mio corpo, sulle mie mani. Mani che ora accarezzano, quasi
impaurite, i capelli sottili e argentei.
Il tempo scorre e ruba attimi,
ricordi, sorrisi, azioni, idee, propositi, persone. Persone.
Porta via gli
occhi lucenti, il colore roseo delle guance, le labbra carnose, le mani
operose.
Mani che porto con lentezza straziante al cuore per sentirlo battere
piano, mentre prima, prima palpitava forte, palpitava energia. Quel cuore che
traboccava d'amore.
Porto le mani alle tempie e mi chiedo se anche tu ci hai
pensato mai, al passare degli anni, alla vecchiaia. Se anche tu hai mai pensato
di essere diverso, sei hai mai creduto di non riconoscerti più guardandoti
riflesso allo specchio.
T'eri innamorato delle mie labbra rosse, ora sottili;
dei miei boccoli biondi, ora argentei. Non amavi questa mia bellezza appassita,
no. Continuerai ad amarmi, dunque?
Mi volto, con gli occhi sull'orlo del
pianto, le labbra tremanti, le mani intrecciate.
E tu sei lì.
Ci voltiamo
entrambi verso quello specchio e per la prima volta ci vediamo uguali, per la
prima volta ci riconosciamo.
Forse c'è una cosa che il tempo s'è dimenticato
di portare via e quella cosa siamo noi.
M'è venuta così, dopo una colazione in compagnia delle nonne.
Non è niente di particolare, lo so, ma è da tanto che ho voglia di scrivere.
Un abbraccio
Heavenly