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Autore: Rowena    13/08/2011    5 recensioni
Due anni fa, Percy Weasley è tornato a fare parte della sua famiglia. Due anni fa, malgrado tutto, i suoi parenti erano felici di averlo di nuovo con loro.
Due anni fa. Ma ora Percy è diventato un grandissimo rompiscatole, al punto che i suoi cari, teneri, dolci, adorabili parenti hanno deciso che devono sbarazzarsi di lui. E che diavolo, Perce!
Epilogo online: «Audrey, ti volevo chiedere una cosa», esordì con un certo imbarazzo, mentre la ragazza, che si era allontanata un poco per annusare il profumo delle rose selvatiche, si voltava. «È una cosa importante e spero che non la giudicherai affrettata, perché io sto davvero bene con te e credo che sia arrivato il momento per fare un passo del genere».
Alla strega mancò il respiro: possibile che Perce volesse… No. Era troppo presto. Si frequentavano da sei mesi scarsi, nemmeno, era impossibile che fosse davvero pronto a fare quello che lei temeva. Non il compassato, razionale e metodico Percy Weasley!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Famiglia Weasley, George Weasley, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Passarono alcuni mesi e arrivò il giorno scelto da George e Angelina per il loro matrimonio.
Il tempo fu clemente – una fortuna, vista la cerimonia in giardino – e lo scambio delle promesse nuziali fu un momento davvero adorabile, che fece piangere come una fontana Molly e sorridere molti altri ospiti, specie per il tocco personale a cui lo sposo non aveva saputo rinunciare.
«Un brindisi!»
Ormai erano tutti a tavola, a gustarsi i manicaretti della padrona di casa, e il più era fatto. George non vedeva l’ora di porre fine alla festa e ritirarsi a casa con la sua mogliettina, per terminare al meglio quella giornata. Aveva già il calice alzato per annunciare il brindisi del testimone, quando si accorse che la seconda sedia alla sua sinistra non era occupata.
«Aspettate, dove sono Percy e Audrey? Non possiamo brindare senza di loro» sbuffò prima di alzarsi per andare a cercarli. Perché, ovviamente, toccava a lui farlo, anche se era il suo giorno.
Senza sapere che la loro assenza era subito stata notata, intanto, i due piccioncini stavano passeggiando in un’altra zona del giardino, ancora infestata dai soliti Gnomi, per smaltire le portate principali di quel pranzo nuziale.
Tra Audrey e Perce le cose andavano al meglio: da quella sera di Natale, diverse cose erano cambiate, molte migliorate.
La ragazza si era divertita qualche giorno a torturare il mago per quella dichiarazione sotto gli effetti dell’alcool, ma era stata più che felice sentendola ripetere da una versione del suo fidanzato decisamente più lucida, a Capodanno. Non aveva risposto allo stesso modo immediatamente solo per il gusto di tenerlo un po’ sulle spine, ma il sentimento era lo stesso per lei e fu davvero bello poterlo esprimere senza paura di essere rifiutata.
Percy aveva accettato il prestito offertogli da Audrey dopo appena una settimana, e per un mago del genere prendere una simile decisione valutando in così poco tempo tutti i pro e i contro insiti nell’indebitarsi con la propria fidanzata… Beh, era quasi incredibile. Era anche riuscito a mercanteggiare un poco il prezzo chiesto dalla famiglia, perché a quanto pareva nessun altro era interessato a comprare il Ghirigoro, così da poter mantenere un discreto budget per i cambiamenti che voleva apportare.
Aveva in mente dei grandi lavori di ristrutturazione entro l’estate, così da riaprire con un nuovo lustro in tempo per gli acquisti scolastici. Il vecchio proprietario, liberatosi da tutte le incombenze che gli gravavano sulle spalle da troppo tempo – conti, rimborsi, fornitori, distributori poco onesti, tipografi sempre in ritardo con le consegne e via dicendo – aveva ricominciato a trovare gusto per il proprio lavoro, di nuovo più attento ai contenuti dei libri che all’angoscia di non chiudere il mese in pari. Percy aveva deciso che sarebbe potuto rimanere come dipendente fino a quando non avesse voluto ritirarsi, acquistando così un valido aiuto per imparare a gestire non solo i settori e i vari scaffali, ma tutto quanto stava dietro alle vendite e che era sconosciuto ai clienti.
Ad Audrey quella nuova versione di Perce piaceva molto: sembrava davvero convinto di aver finalmente trovato il proprio sogno, e sguazzava felice come un bambino tra tutti quei titoli che non aspettavano altro che essere letti. Quello che era rimasto meno contento era George, forse perché non aveva avuto il tempo di architettare la solenne vendetta per la soffiata che suo fratello si era lasciato sfuggire con la madre. Aveva pensato di sfogarsi sul lavoro, approfittando della sua posizione di boss, ma Perce si era licenziato prima che potesse escogitare una ripicca degna della sua fama di burlone. Il terzogenito dei Weasley si era sentito rinfrancato di ciò e aveva cominciato a occuparsi del suo nuovo negozio con entusiasmo, felice di essere nuovamente autonomo per quanto riguardava il lavoro e la propria abitazione.
«Gli altri non si accorgeranno della nostra assenza? Ormai dovrebbe essere arrivato il momento del testimone» fece notare la ragazza evitando una buca nel terreno, probabilmente il nascondiglio di uno Gnomo.
In realtà, non aveva la minima voglia di tornare alla festa: si stava così bene in quel piccolo angolo di mondo, tra i fiori di mamma Molly e le sue rigogliose piante verdi. Le rane nello stagno gracidavano in coro, coprendo i suoni dei festeggiamenti, lontani.
Percy, che camminava a due passi da lei, si fermò per rimirarla meglio: era vestita con un bell’abitino color borgogna ed era davvero elegante, malgrado procedesse con passo incerto per via del terreno dissestato. Tacchi alti e tane di Gnomi non erano una bella combinazione…
Era incredibile il modo in cui la strega si era inserita nella sua famiglia, imparando a sopportare i piccoli difetti dei suoi parenti e ad amare i loro grandi cuori. Da parte sua, sapeva che la sua complessa personalità non avrebbe aiutato i genitori di Audrey ad apprezzare di più la magia, ma almeno erano parsi contenti di vedere che la loro unica figlia era felice con lui.
Lei aveva decretato che probabilmente avrebbero sempre sperato che rinsavisse e sposasse un ingegnere, ma che il ragazzo non doveva prenderla sul personale. «È come affrontare la famiglia di Purosangue più reazionari e chiusi alle novità, solo senza magia», aveva detto con un’espressione mista a fastidio e amore. «Anche noi Babbani abbiamo gente come i Malfoy, che credi?»
Era logico, in un certo senso: Audrey viveva tra due mondi, saltellava tra la magia e la tecnologia con l’aria di una bambina felice e spensierata. Non era semplicemente una realtà a cui Percy doveva adattarsi per stare con lei, era uno stile di vita che voleva adottare anche per se stesso: dopo le feste, ad esempio, il mago aveva cercato una scuola guida vicino a Diagon Alley e si era iscritto cercando di non offendersi ai commenti della proprietaria, una signora dallo stranissimo accento che aveva trovato davvero curioso che un giovanotto così affascinante della sua età ancora non si fosse munito di un’auto.
E se passare il corso di teoria era stato uno scherzo – aveva macinato l’intero libro in un paio di giorni e passato il resto della settimana a memorizzare ogni concetto, sotto lo sguardo impressionato di Audrey – le lezioni di pratica con l’istruttore si erano rivelate l’incubo peggiore della sua vita.
In realtà, Percy aveva creduto di aver guidato male per i commenti canzonatori della sua fidanzata, quella sera di Natale, e per il brutto tempo, ma la sua ansia aveva raggiunto livelli spaventosi quando Arnold, il suo istruttore, si era seduto in macchina: un omone gigantesco, tanto che aveva dovuto abbassare al minimo il sedile del passeggero e mandarlo tutto indietro solo per stare comodo.
Probabilmente quel Babbano era la persona più buona e mansueta della Terra, ma aveva la capacità di mandare in agitazione il povero Perce anche solo con il suo respiro, che era pesante e dava un’idea di disapprovazione alle orecchie del mago.
Nonostante ciò, dopo tre mesi di severe lezioni e di sgridate Percy aveva imparato a guidare e a destreggiarsi nel traffico senza paura. Alla fine anche l’esame era stato una vera formalità, e non aveva dovuto neanche Confondere l’uomo della motorizzazione seduto sul sedile posteriore che aveva valutato la sua prova.
Percy si mise una mano in tasta e, sentendo un certo cerchietto metallico sotto le dita, si decise a mettere in atto il piano che aveva studiato da settimane: ci aveva pensato a lungo e aveva capito che era il momento adatto per una simile proposta, e si augurava che Audrey ne sarebbe stata felice. Era incredibile, se solo un anno prima avesse pensato di arrivare a quel punto con una donna…
«Audrey, ti volevo chiedere una cosa», esordì con un certo imbarazzo, mentre la ragazza, che si era allontanata un poco per annusare il profumo delle rose selvatiche, si voltava. «È una cosa importante e spero che non la giudicherai affrettata, perché io sto davvero bene con te e credo che sia arrivato il momento per fare un passo del genere».
Alla strega mancò il respiro: possibile che Perce volesse… No. Era troppo presto. Si frequentavano da sei mesi scarsi, nemmeno, era impossibile che fosse davvero pronto a fare quello che lei temeva. Non il compassato, razionale e metodico Percy Weasley!
«Aspetta» provò a ribattere, ma il mago sembrava ormai partito per la tangente e non aveva intenzione di interrompersi, non dopo aver finalmente trovato il coraggio di parlare.
«No, fammi finire, ti prego: mi sembrava giusto che avessi la tua copia delle chiavi di casa mia, ormai sei sempre da me», spiegò tirando fuori i doppioni che aveva fatto creare da un fabbro qualche settimana prima. «E… Sarei onorato se un giorno volessi trasferirti da me, certo, quando tu e i tuoi gatti sarete pronti».
Se Audrey aveva rischiato l’infarto, in quel momento provò soltanto un acuto desiderio di strangolare il proprio fidanzato. Come si permetteva quell’idiota di mimare le classiche proposte da matrimonio per poi scadere in una cosa così ovvia e banale?
Senza contare che si era già procurata un mazzo di chiavi di riserva in occasione di un’altra influenza di Perce, per andare a soccorrerlo senza però comparire dal camino senza invito, cosa che lei trovava detestabile. Che stupido!
Era pur sempre Percy, si disse cercando di prenderla in ridere… Effettivamente, forse entro i successivi dieci anni il ragazzo avrebbe trovato il coraggio per farle una simile domanda, ma solo dopo attenta e severa riflessione.
La cosa strana, però, era che com’era accaduto al loro primo appuntamento, Audrey si era sentita prima terrorizzata all’idea che i suoi timori si concretizzassero e poi delusa perché il mago si era tirato indietro. E come per quella serata in cui si era scoperta triste per non aver ricevuto un bacio, la ragazza si sconvolse realizzando che lei avrebbe davvero voluto che Perce le facesse la proposta. Possibile?
«Ehm, Audrey… Sono stato troppo precipitoso, per caso?» domandò Percy, preoccupato da quell’assenza di reazione nella strega.
«Precipitoso?» ripeté la fidanzata senza più riuscire a trattenere le risate. «Se rallentiamo ancora un po’, sarò vecchia e decrepita prima di fare il vero grande passo!»
E lei lo voleva davvero, capì sempre più incredula, lo voleva davvero. Ancora stordita per la rivelazione, decise che era il momento di prendere la situazione in mano e non permettere al mago di tornare a essere la solita tartaruga: poco importava se non era ortodosso o se la maggior parte delle sue coetanee avrebbe storto il naso alla sua trovata, doveva approfittare del coraggio che si sentiva in quel momento prima di avere il tempo per cambiare idea.
Perce tentò di dire ancora qualcosa, ma la ragazza lo bloccò: «So che dovrei mettermi in ginocchio per fare le cose per bene, ma non rovinerò questo vestito macchiandolo di fango, perciò accontentati. Percy Weasley, vuoi sposarmi?»
Nel dirlo, Audrey era già pronta a fare un Wingardium Leviosa al povero Perce, temendo che svenisse per l’emozione, eppure il giovane sembrò reagire meglio del previsto. Almeno, non stramazzò a terra per la sorpresa, ma rimase imbambolato là dove stava, come se la domanda della fidanzata l’avesse pietrificato.
«Stai dicendo sul serio?» chiese piano, come se avesse bisogno di una conferma.
«Secondo te potrei scherzare su un argomento del genere?» ribatté la ragazza quasi scandalizzata. Ma che razza di fidanzato era andata a pescare? Ah, già. «Certo che sto dicendo sul serio!»
A dispetto delle sue parole, però, Perce sembrava sempre più felice: forse Audrey non era la sola ad aver già fatto quel tipo di pensieri… Il mago si cincischiava con le chiavi, senza smettere di guardarla, come se non trovasse le parole per spiegarle a tutti i costi quel che provava. «Perché… Io non volevo correre, né che mi credessi matto».
«Tu sei matto, Perce, ma non ho mai detto che questo sia un problema» rise lei, avvicinandosi un poco. Il matrimonio di George ormai sembrava una storia di mille anni prima.
«Però, insomma… Non ci abbiamo riflettuto abbastanza, forse sarebbe meglio aspettare».
«Metti da parte il cervello e comportati da Weasley, per una volta» lo esortò Audrey, con la voce che rischiava d’incrinarsi: aveva una paura matta che Percy le dicesse di no. Non sapeva come avrebbe reagito, in quel caso.
D'altro canto, il mago era combattuto: se l'era sentito ripetere per tutta la vita, quel consiglio. Comportarsi da Weasley.
Lui era un Weasley, dannazione, eppure gli riusciva così difficile non ascoltare la voce della ragione! Tuttavia, prese un bel respiro e abbracciò la ragazza e la strinse a sé con tutta la forza che aveva: «Se tu ne sei davvero convinta, e se sei sicura che non avrai ripensamenti… Sì, certo che ti voglio sposare», esclamò ridendo felice.
Audrey gli passò le braccia intorno al collo e sorrise, prima di scuotere il capo. «Puoi contarci: non avrò ripensamenti, anche solo per non concederti il lusso di tirarmi fuori per prima da questa storia!» scherzò prima di baciare il mago e abbandonarsi nella sua stretta.
Forse l’idillio del momento, forse la commozione all’idea di essersi appena impegnati per la vita, ma i due fidanzati erano così presi l’uno dall’altra che non si resero conto del cespuglio che sussultava poco distante.
Sarebbe stato meglio accorgersene in tempo, ma George, che aveva trovato il testimone disperso già da un pezzo, ringraziò la sua buona stella e sgattaiolò indietro in silenzio senza disturbare i piccioncini.
Per la barba di Merlino, con tutto quello che aveva passato e l’età che aveva, non credeva che sarebbe rimasto così sconvolto nel vedere il fratello esibirsi in certe abilità in cui la lingua c’entrava assai poco con l’incredibile quantità d’idiomi che aveva parlato Bartemius Crouch senior e che Perce aveva sentito anche solo di sfuggita nel corso del suo breve lavoro sotto il mago deceduto. E meno male che era stato lui a beccarli, se fosse andata la mamma a cercarli…
George tornò indietro ancora di qualche passo e cominciò a fare rumore prima di avvicinarsi di nuovo alla coppietta, fingendo di non essere ancora stato lì, e li salutò con una delle sue smorfie dissacratorie.
«Allora, vogliamo sbrigarci qui?» domandò con quell’aria strafottente che gli era così naturale. «Mi spiace disturbarvi, ragazzi, ma sarebbe il mio matrimonio e manca giusto il testimone dello sposo per fare il discorso».
Audrey e Percy arrossirono come scolaretti, il che non fece altro che compiacere il burlone. «Ah, davvero?», tentò di sviare la ragazza, «Ci siamo allontanati per non esplodere, vostra madre deve sempre sfamare un esercito…»
L’abbondanza delle porzioni alla Tana non era certo una novità, del resto, e anche Perce continuò a scusarsi. «Quanto tempo è passato? Non ci sembrava di essere venuti via da tanto».
«Come no» ridacchiò George sempre più divertito. «Andiamo, su».
Quello scoop colto per caso era il regalo più bello che il giovane potesse ricevere per le proprie nozze: già di norma sarebbe stata una notizia eccezionale, da usare al meglio contro Percy, ma dopo che il fratello aveva usato l'annuncio del suo imminente matrimonio per salvarsi in corner dall’interrogatorio materno, a Natale… Erano passati mesi da allora, ma si era davvero legato alla bacchetta quella storia.
Camminando davanti alla coppia, che si teneva per mano come per prolungare il romanticismo del momento – anche se, per quello che aveva visto, Percy si era dimostrato il solito fesso – George tornò fino alla tavolata, dove il loro arrivo fu accolto nell’entusiasmo generale.
«Eccovi qui, finalmente» esclamò Molly con una nota di rimprovero nella voce. «Si può sapere dove vi eravate cacciati? Non avrete mica…»
«NO!», la interruppe Perce, già rosso come una Pluffa, «Qualsiasi cosa tu stessi pensando, no».
«Abbiamo fatto solo due passi», Audrey tossicchiò, anche lei imbarazzata, e finse di non sentire il successivo commento di quella che ormai poteva chiamare suocera su quanto fosse importante preservarsi per il matrimonio, con conseguente sghignazzata collettiva.
Persino Arthur ridacchiava visto che, in fondo, loro erano stati i primi a non rispettare le tradizioni, e tutti i loro figli sembravano aver seguito le loro orme.
La sposa aveva ormai le lacrime agli occhi, ma quando George le sussurrò cos’era accaduto si fece seria e poi sorrise felice.
«Beh, allora… Possiamo procedere con il brindisi?» suggerì Bill, che non vedeva l’ora di assaggiare la torta. La mamma si era superata, aveva fatto un dolce a più strati con una splendida glassa rosa e verde le cui decorazioni richiamavano gli interni dei Tiri Vispi, un piccolo omaggio all’attività del figlio, a cui la donna si era ormai rassegnata.
«Certamente», concordò George, gongolando per l’attesa. «Quando vuoi, Perce».
Il mago si alzò e prese il suo bicchiere a calice in mano: il suo sguardo si soffermò sulla sedia vuota alla sua destra, prima di concentrarsi sui due sposini. Una leggera fitta di dispiacere lo avvinse al pensiero che quel discorso avrebbe dovuto tenerlo un altro…
Ma il buon ricordo di Fred avrebbe protetto quella giornata di gioia e la vita del suo gemello, che appariva radiosa.
«Oh beh… Non c’è molto da dire», cominciò un po’ indeciso, mentre Charlie e Bill ridevano e Molly li guardava storto, tossicchiando per farli tacere. «Io e George abbiamo avuto bisogno del nostro tempo per capirci a fondo e accettarci a vicenda, ben più di quello che due normali fratelli probabilmente impiegano».
E se non era vero… George lo guardò e annuì, pur sentendosi gli occhi lucidi. Pensando a tutto quello che avevano passato insieme, quasi si pentiva di tutte le cattiverie che aveva combinato al fratello maggiore insieme – e non solo – a Fred. Quasi, eh!
«Al contrario, Angelina non ha avuto difficoltà a comprenderlo. Ha visto il meglio e il peggio di George e ha saputo stargli accanto in un momento in cui perfino i suoi fratelli erano del tutto inutili. L’ammiro e la ringrazio ogni giorno per questo, e sono fiero che George sia riuscito a farle la proposta rimanendo serio. Conoscendolo, temevo che Angelina la interpretasse come un pesce d’aprile fuori stagione e lo mandasse al diavolo!»
«Grazie tante, Perce» brontolò lo sposo mentre la tavolata scoppiava di nuovo a ridere.
Ormai Percy ci aveva preso gusto: sollevò il suo bicchiere e invitò gli altri a fare altrettanto. «A George e ad Angelina, dunque: siate felici!»
Un augurio semplice, ma che valeva più di sciocchi inviti a generare un’orda di pargoli dai capelli rossi – tema che era già stato largamente usato per il matrimonio di Bill e Fleur, per quel che ne sapeva, che avevano già cominciato a darsi da fare e che s’impegnavano a mantenersi in allenamento per il prossimo piccolo Weasley.
Tutti svuotarono i calici di champagne – un gentile regalo di Fleur per il matrimonio, che se l’era fatto spedire direttamente dalla Francia – e Molly avvicinò il carrello su cui si trovava la torta al tavolo, così che gli sposi potessero tagliare la prima fetta.
«Solo un secondo, mamma», si scusò George prima di riempirsi di nuovo il bicchiere. «Famiglia, signori Johnson, amici: c’è un altro importante fatto che è avvenuto non meno di un quarto d’ora fa e che merita di essere celebrato come si deve».
Sentendo un oscuro, terrificante presentimento, Percy si fece terreo e cercò di sottecchi lo sguardo di Audrey, che sembrava altrettanto spaventata: non intendeva mica… No, non poteva aver sentito!
«Che cosa, George? State forse per regalarmi un altro nipotino?» domandò speranzosa Molly, che in quel momento aveva giusto in braccio Victoire, che fissava lo zio con uno sguardo molto serio.
Ginny borbottò che era proprio ipocrita, visto che giusto un attimo prima aveva commentato che tutti i suoi figli sarebbero dovuti arrivare illibati al matrimonio… Ah già, il suo desiderio di nipoti in giro per la Tana vinceva sul senso della morale!
«No, mamma, non ancora, almeno. A meno che Angelina non mi abbia tenuto segreto qualcosa. Che ne dici, cara?»
La sposa scoppiò a ridere e negò: c’era tempo, disse tanto tempo per quello, e lei aveva un provino la settimana seguente per le Harpies. Voleva disperatamente tornare a giocare a Quidditch, la vita da ufficio non faceva per lei, e fare coppia con Ginny in attacco sotto le direttive di Gwenog Jones sarebbe stato fantastico.
«Ok, c’è mancato un pelo!» scherzò George fingendo di asciugarsi il sudore dalla fronte. «Credo che la notizia ti piacerà ugualmente, però, mamma cara: io e Angelina sappiamo quanto ti sia dispiaciuto non poter organizzare queste nozze in grande stile» disse fingendosi rammaricato, quando entrambi avevano cercato a tutti i costi di accelerare i tempi per impedire alla signora Weasley di mettere il becco nei loro affari.
Nel frattempo, Percy si stava chiedendo quanto sarebbe stato sgarbato Smaterializzarsi a metà dei festeggiamenti per le nozze di suo fratello… Probabilmente per sua madre sarebbe stato uno sgarbo peggiore perfino della sua fuga di qualche anno prima. Audrey stringeva le mani sul bordo del tavolo, terrorizzata quanto lui.
«Per cui, credo sarai entusiasta di sapere che presto celebreremo un altro matrimonio in famiglia. Perce, vuoi dire qualcosa?» suggerì George, che aveva notato l’angoscia dei due e si stava godendo ogni singolo istante.
«Veramente no», riuscì a pigolare l’interpellato, prima che sua madre sovrastasse qualunque commento e si profondesse in un’esplosione di giubilo esagerata perfino per lei.
«Cosa? Sul serio? Oh, Perce, sono così felice! Quando è successo? Avete già fissato una data?»
«È appena successo, non abbiamo avuto il tempo di pensare a nulla» mormorò Audrey, sentendosi ormai spacciata. «Ma non dovremmo parlare di noi, no? Oggi è il giorno speciale di George e Angelina…»
Troppo tardi: Molly quasi non si accorse del taglio della torta, cosa che invece non sfuggì agli altri ospiti, che pur essendo già satolli furono felici di gustare quello splendido manicaretto, e continuò a programmare impegni, dettagli, incontri.
Entro la fine della settimana voleva incontrare i signori Ruston, cosa che desiderava moltissimo anche Arthur – avrebbe conosciuto due nuovi Babbani, che gioia! – per non parlare di tutti i preparativi che si ponevano prima delle nozze.
Ed era così felice, disse, temeva che il suo Perce sarebbe rimasto solo!
«Grazie mille, mamma» sibilò il diretto interessato, sconvolto dalla vendetta di George. Lo sposo stava ghignando soddisfatto, tra una forchettata di dolce e l’altra, fiero di sé: guardò un attimo Bill, che stava scuotendo il capo, ma che con la faccia sporca di panna non sembrava poi molto convincente, e scoppiò a ridere.
Di certo, il maggiore dei fratelli Weasley non avrebbe mai pensato di mettere in piedi tutta quella bagarre – parola imparata dalla sua amabile mogliettina – chiedendo l’aiuto della sua famiglia per tenere impegnato Percy, neanche un anno prima.
Di certo, ora il suo fratellino non avrebbe più avuto neanche un minuto libero per piombare a Villa Conchiglia a tradimento. Troppe cose, per lo più messe in piedi da quella generalessa della loro madre, lo avrebbero assorbito e portato all’esaurimento, perché Perce non sarebbe riuscito a delegare tutto alla sua sposina per la cerimonia. Oh no: col suo caratterino, Audrey avrebbe preteso che fosse coinvolto quanto lei! Com’era giusto, in fondo.
Beh, pensò il mago, mentre il fratello ormai in trappola cercava di sprofondare sotto il tavolo per scampare a quella tortura, forse se l’era cercata.
E che diavolo, Perce!


F I N E






Angoletto dell'Autrice:
O Santo Merlino, ho davvero spuntato la casellina "Completa?". Sul serio. Mi risulta difficile crederci, anche se sono in uno stato di grazia da ieri sera, quando ho realizzato che avevo finito. Non mi ricordo il giorno esatto di aprile 2008 in cui ho iniziato questa storia (e la mia tendenza a scrivere millemila storie insieme su quaderni misti, passare ogni tot da file separati per capitolo a malloppi unici, ritardi nel postare nella pia illusione di riuscire a mantenere degli aggiornamenti più o meno costanti... Beh, tutto questo non aiuta), ma sono passati ormai tre anni e quasi quattro mesi circa. Accidenti.
23 capitoli, 92 pagine, più di 57000 parole. Tante lacrime, tanta frustrazione per i blocchi che mi sono venuti nel corso di questo lunghissimo periodo, ma anche tante risate. Tanta soddisfazione per aver fatto più o meno da subito un piano sul numero di capitoli che questa storia avrebbe dovuto avere e cosa sarebbe dovuto succedere e per essere riuscita a mantenere la pianificazione prevista (e chi mi legge, sa che è tanta roba! XD).
È una delle storie che mi hanno divertita di più in assoluto nella sua stesura, e spero che sia stato lo stesso per chi l'ha letta.
Era cominciata come una storiellina comica, poi ho voluto incorporare anche più spazio per il rapporto tra Percy e George, perché penso che loro due avessero bisogno di recuperare qualcosa, più degli altri. Mannaggia, mi sento davvero in crisi per questa parola FINE.
Per ora non mi sbilancio su futuri progetti, ho troppe storie in corso per farlo, ma vorrei dedicare una storia tutta per George e Angelina e poi chissà, la famosa fic sulle vacanze in Egitto che rimando da secoli.
Grazie a tutte le persone che hanno letto questa storia, a chi l'ha recensita, a chi l'ha messa nei preferiti o nelle seguite (e nelle ricordate, mi dimentico sempre la terza lista!).
Grazie alle mie polle che hanno pazientemente sopportato i miei sfoghi, i miei blocchi, hanno letto quello che producevo in diretta rassicurandomi sul senso delle mie idee, hanno evitato strafalcioni alluncinanti, mi hanno pungolato perché finissi. Love yah <3
E non mi rimane che augurarmi di ritrovarvi presto, se non su altre storie sulle mirabolanti avventure del Weasley meno Weasley della storia, che di certo non finiranno qui. Alla prossima.

Rowena
   
 
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