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Autore: Struzzo    14/08/2011    3 recensioni
"Per un attimo gli balenò in mente l’immagine di suo nonno: baffoni bianchi e faccia rossa dopo qualche bicchiere di buon vino.
«Jack» ripeteva sempre agitando le mani come uno sciamano «Caro ragazzo, non devi aver paura delle donne! A parte di tua nonna, che sa essere tanto cattiva se la fai arrabbiare. Come quella volta che.. » e vagava nei suoi ricordi, ma alla fine tornava sempre al succo del discorso «Ho girato il mondo e ho visto tante donne, ma alla fine ho capito una cosa: a loro piace l’uomo deciso, capace di farle innamorare, sognare, pronto a portarle in cima ad una montagna con la sola forza di volontà» e giù un altro bicchiere.
«Ma nipote, fidati di me: fai sempre la cacca prima di uscire con una ragazza. Ti scappa ora? Eh, Jack? Ti scappa la cacca?».
«No, nonno, non mi scappa la cacca».
Momento di silenzio imbarazzante.
«Come scusa?» disse Zoe avvicinandosi al ragazzo «Hai detto “cacca”?» chiese lei sorridendo.
Jack realizzò di aver detto la risposta, che voleva dare al nonno nei ricordi, ad alta voce.
Arrossì."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto andava storto nella vita di Jack: la ragazza che le piaceva era diventata un colosso d’odio perché rifiutata da Adam, che dichiarò la sua omosessualità. In più l’unica persona che lo capiva alla perfezione lo voleva morto, distrutto, consumato dai sensi di colpa.
Quando quel giorno uscì dallo sgabuzzino, lo aspettò la partita di pallavolo più faticosa della sua vita: ricevette tante di quelle schiacciate da parte di Julia, della squadra avversaria, in faccia, che alla fine stramazzò a terra col sangue che colava dal naso.
Forse, adesso, Julia e Zoe iniziavano a capirsi.
L’odio della sua migliore amica, o forse ex migliore amica, finì circa dopo due giorni, ma prima fece in tempo ad agire come il nemico più cattivo e crudele, con sgambetti, spinte, schiaffi e finte dichiarazioni da parte sua verso la professoressa d’italiano.
Quel giorno Jack era seduto normalmente e abbastanza assonnato sulla sedia, appoggiato con la testa al banco, quando la campanellà suonò; la professoressa fece gesto di stare calmi e annunciò con la sua solita voce tranquilla: «Andate tutti, ci vediamo domani. Tranne Jack; tu starai qui un attimo, dobbiamo parlare».
Jack sbuffò e poi si avvicinò alla cattedra. Lei si tolse gli occhiali e si leccò le labbra, poi parlò.
«Vedi.. Girano voci che tu ti sia innamorato di me».
Al ragazzo venne un conato di vomito tanto forte da piegarlo a metà: l’idea di essere innamorato di una settantenne con le tette tanto lunghe da arrivare in tasca o essere usate come sciarpa, lo fece sprofondare nel disgusto.
 «Ehm in verità..» disse lui sconcertato.
«Non preoccuparti Jack, sono cose che succedono. Sai, molti alunni si sono innamorati di me e, non per vantarmi, ho ancora un certo fascino» disse sistemandosi gli occhiali.
Jack stava per svenire lì, in quel momento, pensando a lei che si buttava da un burrone e usando come paracadute la carne moscia sotto le braccia, come gli scoiattoli volanti.
Appena scoprì che l’artefice di tutte le bastardate erano Zoe e Julia, provò un odio immenso.
Eppure, non aveva il coraggio di avvicinarsi né all’una ne all’altra; da Zoe sapeva che avrebbe ricevuto un bello schiaffo. A Julia non riusciva ad avvicinarsi. Si sentiva ancora un po’.. un po’ in colpa.
Passarono le settimane e fare la strada tutte le mattine da solo era qualcosa di molto triste per Jack e vedeva la ragazza camminare qualche metro più avanti, ma non poteva fare niente, tranne trattenere le inutili parole.
Quando uscivano, Jack cercava sempre di non incrociare il suo sguardo, eppure vedeva con la coda dell’occhio che lei lo fissava, e quando si voltava, Julia singhiozzava e poi si copriva gli occhi con il braccio.
Tutti notarono quel disagio tra i due, ma nessuno sapeva la causa.
Eppure nessuno investigò.
Zoe tornò normale in circa due settimane, facendo ricomparire la ragazzina dolce che gli piaceva tanto; però, ogni volta che incrociava il suo sguardo, non riusciva a non pensare al mostro che si celava dietro a quei celesti e innocui occhi.
Ormai Fry faceva parte della compagnia e Adam aveva quello splendido sorriso di quando il suo cuore faceva scintille d’allegria e Jack si dimenticava tutti i suoi problemi anche solo guardandolo per due secondi.
La Primavera era agli sgoccioli e l’ultima settimana di scuola era ormai alle porte.
Uscirono il Lunedì pomeriggio e Jack portò con sé Mammut, che continuava a girare su sé stesso, allegro, nel vedere volti amichevoli.
Appena vide Julia, le saltò addosso e iniziò a leccarle la faccia: stava esplodendo dalla felicità.
Jack si avvicinò a lei, cercando di tirare il guinzaglio per allontanare il cagnolone assetato di affetto.
I due sguardi si incrociarono, il cuore salì alla gola.
«S-scusa..» disse lui.
Julia sbarrò gli occhi: si era deciso a chiedere scusa per averla fatta soffrire?
Si schiarì la gola e continuò.
«Scusa se Mammut è così vivace».
Julia abbassò lo sguardo.
“Ah” pensò “Scusa per il cane, eh?”.
Poi se ne andò stando zitta.
Nei tre giorni seguenti Jack non poté non notare che Zoe e Julia erano diventate amiche infallibili; chissà da quanto tempo ormai. Lui se ne era accorto tardi.
Formavano una coppia perfetta: la tristezza dell’una veniva curata dall’allegria dell’altra e non c’erano buchi di infelicità nelle loro anime.
Quando succedeva qualcosa tra Jack e Julia, lei correva subito dalla sua nuova inimitabile amica, Zoe, e quando la rivedeva era sorridente e sembrava spruzzare fiori colorati dal suo corpo, rallegrando tutta la zona.
Eppure Jack non stava poi così bene.

Giunse l’ultimo giorno di scuola e tutte le classi si ritrovarono nella palestra a festeggiare.
Tutti erano allegri, tutti ridevano.
Jack aveva capito di non essere parte di quel “tutti” da un po’ di tempo ormai.
Seduto sulla cavallina nell’angolo della struttura di ginnastica, osservava gli altri scambiarsi battute, con lo sguardo perso nel vuoto.
Qualche mese prima sarebbe uscita Julia pronta a ravvivarlo con le sue idiozie di prim’ordine e in pochi secondi si sarebbero ritrovati a ridere come iene, con le lacrime agli occhi.
Invece no.
Julia era distante, troppo distante per notare che Jack stava soffrendo.
Non doveva finire così, nulla doveva finire così!
Dove aveva sbagliato?
«Non.. non vorrei fare la cosa sbagliata»
«Hai già fatto la cosa sbagliata».

La scena invase i suoi pensieri.
«Fry arrivo subito» una voce allegra proveniva dalla sua sinistra, ma non si voltò a guardare.
La voce era di Adam, la conosceva alla perfezione.
«Mi fai un po’ di spazio?» chiese sorridendo.
Poi con un balzo si mise di fianco al ragazzo.
«E’ la prima volta che io e te parliamo di problemi personali. E’ la prima volta che ti vedo così triste».
Adam fissava il vuoto insieme a Jack, voltandosi a volte a vedere se il suo amico si era addormentato, piangeva o lo stava ascoltando.
Poi continuò: «Ma c’è sempre una prima volta, no?» gli occhi si strinsero e la bocca si allungò in un sorriso, poi tirò una pacca a Jack.
Lui lo fissò: una lacrima stava scendendo giù dall’occhio.
All’inizio Adam non sapeva come reagire, ma poi venne spontaneo stringerlo a sé con il suo braccio.
«Sfogati quanto vuoi, amico».
E lacrime piovvero dai suoi occhi, mentre singhiozzando raccontava tutte le sue emozioni.
Quando il suo cuore non aveva più nulla da dire, iniziarono tutti e due a raccontarsi storie divertenti ed entrambi ridevano come non mai.

Julia si staccò dalla conversazione con Zoe e per la prima volta in tutta la giornata, si voltò verso Jack: rideva.
Rideva tanto.
Forse non aveva bisogno di lei, veramente.
Doveva rassegnarsi, stop, finita.

Alla fine del suono della campanella, l’ultima in tutto l’anno, la confusione regnò sovrana: tutti festeggiavano e correvano fuori dalla scuola, lanciando i fogli dei compiti e tirando fuori birre da cespugli lì vicini, tutti pronti a festeggiare.
Jack guardò il Sole che splendeva forte sui suoi occhi.
Inizia l’Estate!



Ciao a tutti da Struzzo!
Mi scuso se questo capitolo è più lungo degli altri, ma avevo bisogno di introdurre bene il prossimo, nonché ULTIMO CAPITOLO!
Il mio prossimo commento ve lo lascerò all' inizio del prossimo capitolo, ringraziandovi tutti e facendovi godere l’ultima lettura di Sorridendo all’amore.
Vi ringrazio già ora, approfittando di questo spazio.
Allora al prossimo e ultimo capitolo, non mancate!

  
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