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Autore: Kuruccha    25/02/2004    3 recensioni
Dopo le disavventure con la Baroque Works, Bibi e Kosa scoprono che la rivolta è tornata.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nefertari Bibi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 5
Atterraggio

Il seniscalco annunciò che la cena sarebbe stata servita a momenti e ogni ospite sarebbe stato guidato al proprio posto da uno dei servitori.

Vivi trovò il padre tra la folla e camminò con lui verso la tavola. "Stavo pensando al posto in cui sarò seduta questa sera..." Lasciò la sottile accusa sospesa nell'aria.

"Intendi dire i nuovi cambiamenti?" Chiese suo padre. "Spero che non ti sia dispiaciuto scalare di un posto, ma c'è qualcuno che è appena arrivato e io vorrei davvero parlargli."

Vivi cominciò a chiedere cosa voleva dire questo nuovo cambio, ma smise appena visto Kohza. Era già in piedi dietro la sua sedia.

"Hai avuto un piacevole riposo questo pomeriggio?" domandò Cobra.

"Sì" disse Kohza brevemente, ricordando ancora che aveva perso tutto il pomeriggio e che ora stava perdendo anche tutta la serata. Diede un'occhiata di sfuggita a Vivi senza menzionare il suo vestito.

Vivi riflettè, pensando che la pienezza del vestito, molto gonfio, teneva Kohza ad almeno un braccio di distanza da lei. La distanza giusta a cui tenersi per tutta la serata - e in tutte le maniere che la frase implicava.

Un ospite si diresse rapidamente verso uno dei capi del tavolo. Fece un cenno col capo al re mentre si avvicinava, ma il suo saluto era in realtà diretto a Vivi.

"Principessa Vivi, quanto tempo!" Con mano abbronzata e sudata portò quella di lei alle proprie labbra. "Mi scuso per non essere venuto prima a portarle il mio bentornata nel regno."

"Ah, grazie," disse lei, ancora incerta sull'identità dell'uomo. La parlata del vecchio uomo aveva la traccia di un accento, che enfatizzava il suo insolito aspetto. I capelli grigi come l'acciaio erano lunghi e intrecciati con del cuoio, i suoi mantelli erano decorati con intricati motivi floreali, molto differenti da i semplici, geometrici disegni favoriti nella parte sud del regno.

Suo padre vide la sua incertezza e la salvò da ogni possibile imbarazzo. "Vivi, ricordi il comandante Urgano?"

Un sorriso illuminò il volto di Vivi, che abbracciò il comandante. "Sciocco! Perchè essere così formale?" lo ammonì, mentre si staccava da lui.

Urgano rise di cuore. "Perchè sei la mia principessa! Nessuno deve trattare la regalità con troppa familiarità. Non è forse vero... Mi spiace, ma non ricordo proprio il nome del signore alla tua destra..."

Vivi non dimenticò l'educazione, ricordando che non aveva ancora presentato Kohza al comandante, quindi fece un passo indietro, lasciandoli darsi un'occhiata l'un l'altro. "Comandante Urgano, questo è Kohza da Yuba. Il comandante Urgano arriva dalle tribù di montagna del nord."

"Piacere", disse Urgano, inchinandosi lentamente. Le parole del comandante erano educate, ma ciò che traspariva dai suoi occhi le diede la distinta impressione che Kohza avesse fatto qualcosa che aveva offeso l'uomo. Strano, pensò Vivi. Al suo amico d'infanzia di solito servivano almeno più di cinque minuti per offendere qualcuno.

"Magari potremmo..." disse Cobra, accennando alle sedie. Gli altri ospiti stavano aspettando che il Re prendesse il suo posto prima di sedersi a loro volta, e i servi si erano già librati verso il bordo della stanza.

"Ho sentito molti pettegolezzi sulle tue avventure, principessa," Iniziò Urgano, mentre la prima portata era servita davanti a loro, "Ma ho sempre pensato che fossero troppo irreali per essere vere. Ho sentito addirittura parlare di un orso escursionista!"

La cena cominciò e Vivi si ritrovò a raccontare avventura dopo avventura all'uomo. Urgano le rese il compito più semplice; le sue domande erano principalmente tecniche e non personali. Riuscì facilmente ad evitare l'appiccicoso discorso sulla criminalità sua e dei suoi amici semplicemente chiamandoli 'compagni'.

Una volta ogni tanto le sarebbe piaciuto vedere la faccia di Kohza. Non stava prestando particolare attenzione a nessuno e il suo sguardo era fisso sul piatto, come se stesse macchinando qualche impegnativo ragionamento nella sua testa. Vivi notò che il suo ragionamento diventava man mano più profondo ad ogni portata che gli veniva servita. Appoggiò il cucchiaio nella zuppa e lo guardò riempirsi, riempirsi, riempirsi e poi svuotarsi di nuovo. "Ma quante portate ci sono ancora?" bisbigliò.

"Un altro paio", disse brevemente. Lui alzò lo sguardo velocemente, non avendo realizzato che lei lo stava ascoltando. "Se non ti piace, lo puoi rimandare indietro."

Urgano esplose in una risata e catturò nuovamente la sua attenzione su di lui. "Cosa? Già la zuppa? Principessa Vivi, mi avete distratto da questo meraviglioso pasto! Ma non posso essere arrabbiato con voi. Siete di fantastica compagnia. Dovremo stare in compagnia in qualche noioso pomeriggio, Principessa Vivi, e mentre io bevo bibite ghiacciate lei può incantarmi con altre delle sue avventure."

"Comandante Urgano, non può incantarci con una delle sue storie?" chiese un uomo che era seduto a quel tavolo. "Ho sentito dire che la gente delle sue parti è famosa per quello."

"Ma il comandante non ha ancora toccato cibo...", ricordò lei, molto educatamente, all'altro ospite.

Urgano lasciò perdere la scusa di Vivi e disse, "Non mi disturba affatto. Una storiella corta potrà solo accrescere l'appetito e rendere questo pranzo più godibile. Ora vi racconterò perchè la mia gente è famosa per le sue storie."

Il comandante aspettò finchè tutti fossero stati serviti con il secondo piatto di zuppa, poi cominciò. Difficilmente quella storia era sconosciuta a qualcuno. Lei l'aveva sentita dall'infanzia in poi; una volta, un re diventò pazzo perchè aveva trovato la sua regina con un altro uomo. La uccise, ma non era soddisfatto con le mani sporche sono del suo sangue. Ogni mattina, una delle sue guardie avrebbe dovuto portargli una vergine; ogni pomeriggio l'avrebbe sposata, ed ogni notte l'avrebbe uccisa nella loro camera nuziale.

Probabilmente le tribù del nord, a causa della loro lontananza, non avevano sentito parlare dell'insanità del re. Una donna della tribù portò le sue capre al mercato, ed ebbe la sfortuna di essere vista. Fu portata a palazzo, il matrimonio fu celebrato e fu infine portata nella camera nuziale. Ma grazie alla sua ingegnosità, riuscì a convincere il re a non ucciderla. Ogni notte gli raccontava una storia, lasciandola in sospeso nel momento clou proprio quando suonava mezzanotte.

Il suo espediente funzionò finchè il re si accorse di amare la sua nuova sposa - non solo per la bellezza, ma anche per il suo coraggio e la sua astuzia.

"Ora come ora, non puoi trovare cantastorie migliori di quelli della mia tribù. Le giovani donne devono insegnare come fare storie con poche parole, devono intrattenere i visitatori con favole, miti e leggende, e devono ricordare ai posteri che le parole possono salvare delle vite."

Urgano sorrise e la storia finì.

Vivi sbattè le palpebre. Il suo cucchiaio era strapieno di zuppa calda. Kohza e gli altri visitatori entro il raggio d'azione del comandante stavano ora scuotendo la testa, come se fossero appena usciti da un sogno. Solo gli occhi di suo padre erano limpidi: non era succube del potere della storia.

"E, tra l'altro, anche gli uomini hanno imparato un po' di questa piccola magia," disse Cobra, di buon umore. "Avevi davvero bisogno, Urgano, di raccontare una storia che dipinga il re come un villano?"

"E' la più breve che conosco, sire." Urgano guardò verso Vivi. "Dovresti chiedere a tua figlia di raccontartene una. Hai studiato con uno dei miei concittadini, giusto?"

Cobra sorrise e rispose per la figlia. "Esatto. Voglio proprio vedere cosa le ha lasciatò in eredità sua madre."

"Non sono mai stata brava in questo genere di cose," rispose Vivi, arrossendo.

"Eccellente narratrice, pessima bugiarda," pronunciò Urgano. "Sono sicuro che qualsiasi uomo che ascolti le tue storie ne resterebbe incantato, esattamente come dalla canzone di una sirena - non è vero, giovanotto?"

Kohza fu sorpreso di essere stato interpellato dal comandante e disse la prima cosa che gli passò per la mente, nonostante fosse poco grazioso. "Non sono qui per ascoltare favolette, signore."

Urgano, che non stava bevendo vino, portò la tazza di caffè alle labbra. "Posso darti un piccolo consiglio - Kohza, giusto?"

"Certamente, signore."

Urgano prese un lungo sorso, inghiottè e guardò Kohza dritto negli occhi. "Coltiva un piccolo senso dell'umorismo. Meglio tardi che mai."

Un ospite fece un risolino, nascosto dietro il suo ventaglio. Vivi scorse la maleducata replica che si formava sulle labbra di Kohza e lo fermò immediatamente con un'occhiata pungente.

"Oh, guardate, erriva un'altra portata," osservò Urgano e la cena continuò.

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"Che caldo."

"L'avrai detto almeno una dozzina di volte da quando siamo arrivati."

"Ho per caso detto 'Questo caldo è soffocante' o 'Fa un caldo infernale'?" Volse lo sguardo alle strade affollate lì attorno. Era già buio, ma la città era in piena attività perchè le fresche ore serali erano più piacevoli per trattare affari. "Non so come facciano a stare sotto tutti questi mantelli."

"Stai pronto a scoprirlo. Dovremo vestirci come i nativi; non vogliamo attirare nessun tipo di malvoluta attenzione su noi stessi."

Stiracchiò un sorriso. Era una cosa impossibile, considerata l'indole del suo compagno. "Abbiamo abbastanza soldi, anche dopo aver pagato la tariffa?"

"Li faremo bastare." Si asciugò la fronte con il dorso della mano. "E dove dovremo andare, poi? Ad Alubarna?"

Alzò le spalle. "E dove, altrimenti?"

"Io troverò i vestiti, tu trova un mezzo di trasporto."

Mentre il suo compagno spariva tra la folla del mercato, lui si fermò, incerto su quale direzione prendere.

Capì di essere incerto, ora come ora, persino degli obiettivi che gli avevano dato. Era stato un sogno impossibile, all'inizio, ma ora erano arrivati fino a quel punto. Più si avvicinavano al traguardo, più sentiva di essere in trepidazione.

E ora, che scelta avevano?

   
 
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