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Autore: Alchbel    15/08/2011    8 recensioni
La storia si propone di ripercorrere con voi le tappe del rapporto tra Blaine e Kurt, soffermandosi sui pensieri che i due hanno avuto durante le canzoni che li hanno visti protagonisti... Verranno inoltre inseriti dei “missing moments” attraverso i quali si indagherà ancora sulle dinamiche del loro rapporto. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ KlaineSongs ~

 

 

 

5°_ Hey, soul sister ~ Blaine

~  Dove, in ogni caso, sarò il suo angelo custode ~

 





 

«Perfetto, Usignoli: siamo qui per dare il meglio di noi. Stavolta andremo alle Provinciali, mi avete sentito? Noi andremo alle Provinciali. Quindi, fate sparire immediatamente quell’aria tesa ed impaurita dai vostri volti e fatemi un bel sorriso! Stavolta li lasceremo a bocca aperta. Tutti!»

 

Gli altri Usignoli mi guardano sorridendo e i loro sguardi sembrano dire “il solito Blaine”. Ormai sono abituati ai miei discorsi da coach prima di una competizione e Wes e David mi hanno più volte detto che sono quasi diventato una specie di rito pre-gara – di quelli scaramantici, senza i quali non è possibile vincere. Non so se sentirmi offeso o lusingato dalla cosa, eppure non posso fare a meno di incoraggiarli in quel modo: serve innanzitutto a me.

 

«Ehi, dov’è il novellino?» chiede ad un tratto David e tutti gli Usignoli, dopo essersi guardati intorno,  mi fissano come se dovessi per forza sapere io la risposta.

«Cosa…? Non so dove sia. Forse sta girovagando qua intorno…» rispondo evasivo e vedo Wes alzare un sopracciglio, poco convinto.

«Scompare a pochi minuti dalla nostra entrata in scena e non ti preoccupi neanche un po’?» mi chiede con tono d’allusione.

 

No. Non mi preoccupo. Perché dovrei? È solo in giro, magari a sbollire la tensione… Sarà  sicuramente teso: in pochissimo tempo ha cambiato scuola, ha dovuto adattarsi ad un nuovo Glee Club e sta per esibirsi in una competizione ufficiale contro i suoi vecchi compagni di squadra.

In un attimo qualcosa scatta dentro di me, come una molla… anzi, come l’interruttore di una lampadina.

«Wes, mi aiuti a cercarlo?» chiedo andando verso la porta e l’asiatico mi sorride, rispondendomi con un sorriso.

 

Non è in corridoio o dietro le quinte a spiare la gente in sala che attende l’inizio delle esibizioni e i ritardatari che si affrettano a prendere posto. Noi saremo i secondi ad esibirci, dopo gli Hipsters e ci sono dei posti riservati tra il pubblico che dovremmo raggiungere per vedere la loro esibizione… se riesco a trovare Kurt in tempo! Ma dove si è cacciato?

 

«Allora… come va?» chiede Wes e ho la netta sensazione che la domanda non si riferisca semplicemente alla mia salute.

Mi fermo e lo guardo interrogativo, come se non avessi capito.

«Intendo con Kurt…» precisa lui, portandosi mezzo passo avanti a me con l’evidente atteggiamento di chi non si lascerà liquidare in due secondi.

 

Sospiro: so quanto l’asiatico possa essere invadente – soprattutto se tiene particolarmente all’argomento -  e non provo nemmeno ad opporre resistenza alle sue richieste: in ogni caso le esibizioni stanno per cominciare, il che significa che la conversazione non durerà a lungo – o almeno il primo round.

 

«Sta cercando di ambientarsi… lo vedi anche tu…» rispondo evasivo e stranamente a disagio.

«E tutto questo… perché…?»

«Che intendi?»

Stavolta, davvero non capisco a cosa si riferisca. Wes mi guarda, evidentemente spazientito dal mio comportamento, ma io gli faccio cenno di non aver capito sul serio.

«Perché si è improvvisamente trasferito qui, se sta facendo così tanta difficoltà?»

Lo sguardo che mi rivolge stavolta mi sorprende: non chiede più solo per sapere, non è qualcosa fine a se stessa. Ora sembra avere il mio stesso sguardo – la preoccupazione, sottile, gli illumina gli occhi.

 

«Conosci i suoi problemi con i bulli della sua scuola. Beh, sono andati oltre agli insulti: spintoni contro gli armadietti… e…» mi blocco, reticente a parlarne: non so se a Kurt farebbe piacere.

«Blaine… è… successo come a te?» chiede ancora lui, anche se l’imbarazzo strozza la sua voce.

Mi poggia una mano sulla spalla in uno slancio di affettuosa comprensione che raramente è stato tanto palese.

 

Io lo guardo, sinceramente grato, sorridendogli.

«No, per fortuna no. Ma, in ogni caso… uno dei bulli… gli si è avvicinato troppo e i suoi genitori hanno preferito che continuasse gli studi qui, in tranquillità»

 

La Dalton mi uccideva. Era ufficiale. Quale altro adolescente starebbe steso sul proprio letto alle nove di sera? Mi sentivo davvero a pezzi, quasi avessi affrontato un giorno di lavori forzati anziché una giornata di scuola.

 

Sospirai mettendo le braccia dietro la testa per stare più comodo e chiusi gli occhi. Avevo bisogno solo di un istante di tranquillità per riprendermi e poi sarei scattato con un grillo, pronto per qualunque cosa si potesse fare alle nove di sera con un gruppo di amici.

Solo un istante... che si trasformò in un munito e poi in più minuti fino a che non caddi in uno stato di dormiveglia per non so più quanto tempo.

 

Il risveglio, in ogni caso, fu improvviso e scosso, come quando cadi dal letto e ti riprendi a terra, guardando il letto come se fosse la cosa più assurda del mondo.

Il cellulare stava cantando a squarciagola.

Mezzo stordito allungai la mano verso il comodino, andando a tentativi, fino a che non ebbi quell’affare infernale tra le mani e potei leggere chi mi avesse svegliato.

“Kurt”

 

Per un attimo rimasi con il cellulare in mano e gli occhi incollati al display. Kurt. Non l’avevo più sentito da quando era venuto alla Dalton e mi aveva confessato i problemi  con i suoi compagni di scuola. Ero riuscito a dargli il mio numero di cellulare – in extremis, fra l’altro – ma, oltre a dei messaggi di incoraggiamento, non mi ero più fatto sentire. E nemmeno lui.

Risposi con una brutta sensazione.

 

«Kurt! Ciao» tentai di sembrare sicuro e calmo.

«Ehi, Blaine…»

Al contrario, lui non aveva neanche provato a fermare in tremore che spezzava le sue parole.

«Kurt che hai? È successo qualcosa?» mi preoccupai – al diavolo le apparenze.

 «No.. no... Cioè, sto bene, però... Blaine... Io... non avrei dovuto chiamarti…»

«Mi pare che darti il mio numero di cellulare servisse a questo, invece!» lo contraddissi, sperando che non attaccasse «Ora mi dici che succede?»

 

Seguirono attimi di reticenza ed io ebbi paura che fosse davvero qualcosa di grave.

«Ho… ho seguito il tuo consiglio... ed ho affrontato Karofsky stamattina» confessa, ma non sembrava intenzionato ad andare avanti.

Un nodo alla gola bloccava anche me. Stupido, deficiente, idiota! Che razza di consiglio gli avevo dato? Lo aveva affrontato e a giudicare da quella chiamata non era andata bene.

«Kurt, ti ha picchiato? Ti ha fatto del male?!» quasi gridai, ormai completamente sveglio «Vengo lì da te, cavoli! Dove… dove sei, a casa?» e poco importava che non avessi idea di dove abitasse.

«No, no, Blaine!» mi fece rinsavire lui «Sono a casa, ma non c’è bisogno che tu venga: non mi ha fatto del male, sto bene… Io…»

 

Stava bene. Non ricordavo da quanto non provassi un tale sollievo. Mi rilassai, poggiando la schiena contro il muro e reclinando la testa.

«Allora qual è il problema, Kurt? Perché sei tanto sconvolto?» chiesi – non avevo dimenticato il suo tono affranto e spaventato.

«Karofsky non mi ha fatto del male, ma… lui, ecco… mi ha baciato. Capisci? Il bullo che sta rendendo la mia vita un inferno, mi ha baciato!»

 

Sembrava che fosse sollevato per la confessione e preoccupato allo stesso tempo. Dal canto mio, ero stato completamente spiazzato da quelle parole. Tutto, tutto mi sarei aspettato da parte di quel tipo, fuorché questo gesto. E perché poi?

 

«Non so perché l’abbia fatto – cioè, mi fa strano scoprirlo gay… insomma, non lui! Ma… questa cosa mi ha sconvolto parecchio, Blaine…»

Avrei voluto essere lì con lui – mi stavo rendendo conto che non ero affatto bravo con le parole.

«Kurt… non hai detto a nessuno di…questo?»

«Sei il primo a saperlo. Sappiamo entrambi che non c’è da scherzare su cose del genere… Ma… Blaine, ora ho più paura di prima!»

 

Sospirai. Sapevo a cosa stava pensando e nonostante tutto, capivo anche perché aveva tenuto il segreto.

«Stammi a sentire Kurt. Domani vengo lì, al McKinley e parlo con questo tipo. Vedremo di capire perché l’ha fatto e gli dirò di starti alla larga: non so quanto possa esserti utile, ma devo fare qualcosa» decisi risoluto ed ero certo che lui stesse sorridendo.

 

«Ora però, va in cucina e cena, stupido» gli ordinai con voce velata dal sorriso e – come credo – dovette rimanere impressionato da come avessi azzeccato il fatto che non avesse ancora mangiato, perché ci fu un silenzio stupito.

 

«So come vanno queste cose, Kurt – ci sono passato anch’io. Ora vai! Ci vediamo domani ad ora di pranzo, d’accordo?»

«D’accordo, Blaine. E… grazie, davvero» mi salutò.

 

Quando ebbi attaccato, rimasi seduto sul letto, senza fare nulla, gli ultimi avvenimenti che mi scorrevano veloci nella testa, senza che riuscissi ad afferrarli e a concentrarmi su di essi.

Ero certo solo di una cosa: se mai mi fosse capitata di nuovo una chiamata tanto sconvolta da parte di Kurt, prima di farlo parlare, non avrei esitato a correre a casa sua.

 

Mi rabbuio un po’ ricordando quella sera, cosa che a Wes non sfugge, ovviamente.

«Ehi, con te starà benone! Insomma, l’hai detto tu: serve solo un po’ di tempo» mi incoraggia con improvviso slancio, mentre riprendiamo a camminare alla ricerca di Kurt.

 

Io annuisco, sovrappensiero. Sono pienamente consapevole del fatto che quello che provo per Kurt va al di là di una semplice amicizia: è stato tutto troppo veloce e sento che mi sta coinvolgendo come niente prima d’ora – non si tratta solo di amicizia, non di un’amicizia come le altre. Tengo molto a lui, davvero molto…

 

«Quello è ciò che credo?»

La voce si Wes mi fa quasi sobbalzare, perso come sono in pensieri che neanche io conosco – per un attimo ho dimenticato la sua presenza o il fatto che stavamo cercando Kurt perché tra un po’ dobbiamo esibirci!

 

Gli occhi sottili dell’asiatico sono di nuovo fissi su di me e stavolta ne ignoro completamente il motivo – non escludo il fatto che abbia fatto un intero discorso mentre io ero perso nelle mie assurde elucubrazioni.

«Conosco quello sguardo, Blaine» mi canzona con tono da maestrino «Non è la prima volta che lo vedo, specialmente in te. Te ne stai innamorando?»

 

Sgrano gli occhi per la sorpresa: quella domanda mi coglie completamente alla sprovvista – è l’ultima cosa a cui avrei pensato al momento. Innamorato? Io? Di Kurt?

Per qualche istante quelle poche parole, accostate in tal modo, mi danno quasi il capogiro. È di questo che si tratta allora? Me ne sto semplicemente innamorando? Mi sento più confuso di prima e di certo lo sguardo di Wes fisso su di me non mi aiuta a mettere in ordine tutto.

 

«No… non credo…» borbotto senza esserne completamente convinto «È più che altro come se lo conoscessi da sempre. Mi rivedo così tanto in lui… che alle volte mi fa  quasi strano stargli accanto. Ce la sto mettendo tutta per aiutarlo proprio per questo: io ero convinto di essere da solo e che nessuno avrebbe potuto capirmi; lui, però, non deve pensarla in questo modo – non voglio… non voglio che lui soffra come ho sofferto io»   

 

«Credi di aver risposto alla mia domanda?» insiste l’asiatico, incoraggiato dallo smarrimento che deve essere stampato sul mio viso «Mi hai solo fornito ulteriori elementi che valorizzano la mia tesi»

 

Sbuffo, stizzito da tanta insistenza, soprattutto perché mi sto accorgendo di quanto l’argomento mi metta sul serio a disagio. Cosa diavolo mi hai fatto, Kurt?

 

Mentre uno strano ed imbarazzante silenzio minaccia di scendere tra noi, da lontano scorgo il bar interno dello stabile e lì, ad una delle sedie del bancone, Kurt chiacchiera con una ragazza. Wes mi fa segno di aver notato la stessa cosa ed io annuisco senza, però, avvicinarmi. Per un attimo voglio guardarlo così, da lontano, senza intervenire: perdermi nei suoi movimenti, in quegli occhi chiari che brillano a prescindere dall’argomento di cui stanno parlando e in quelle labbra chiare. Sorride – sembra illuminarsi ogni volta che lo fa, come se la luce dagli occhi si irradiasse in tutto il corpo – e stringe a sé la ragazza  - sicuramente una sua vecchia amica delle Nuove Direzioni – in un tenero abbraccio. Lì con lei sembra tanto a suo agio… ogni movimento, anche il più insignificante battito di ciglia è naturale, spontaneo e… felice.

Un sorriso amaro mi copre le labbra. Dura solo un attimo.

 

«In ogni caso, Wes» sussurro con una certa sicurezza riprendendo l’argomento «Se anche fosse come dici tu, di certo non è ciò di cui Kurt ha bisogno al momento»

Stavolta è il suo turno di guardarmi interrogativo.

«Troppe novità, troppi cambiamenti: non è affatto il momento per mettere in mezzo qualcosa anche solo lontanamente simile all’innamoramento e, in ogni caso, lui non sta certamente pensando a questo. Guardalo: vorrebbe solo essere lì con i suoi compagni»

«E tu? Tu che hai intenzione di fare?»

«Io?» trattengo un sincero scoppio di risata. Wes sta correndo troppo.

E, forse, per un attimo l’ho fatto anch’io.

«Semplicemente quello che sto facendo…» rispondo «Starò proprio lì» ed indico un punto impreciso, accanto a Kurt.

 

Poi, senza attendere oltre, mi muovo verso di loro. Non stanno parlando di qualcosa di prettamente allegro quando, sfiorando la spalla dell’Usignolo, li interrompo; il sorriso che mi rivolge, però, mi distrae da qualsiasi altra cosa.

 

«Kurt, stanno per cominciare» lo avviso «Ciao» saluto poi la ragazza che, in realtà, mi pare confusa, come se il mio intervento avesse interrotto qualcosa di importante e lei fosse stata colta alla sprovvista.

 

«Grazie ancora, Rachel» la saluta lui, che invece non sembra fare particolare difficoltà ad interrompere tanto improvvisamente il discorso.

 

Quando ci avviamo alla platea mi accorgo che Wes – e probabilmente anche il resto degli Usignoli – si è già avviato, lasciandoci indietro.

 

Senza accorgermene, prendo a fissare Kurt, il modo in cui la giacca scusa metta in evidenza la sua eleganza, il fatto che su di lui anche quel po’ di rosso della divisa risalti – quanto gli sta bene il rosso! – e poi, mi fermo sui suoi occhi e i capelli sempre in stato immacolato – altro che i miei!

 

«Qualcosa non va?» mi chiede lui e solo allora mi accorgo anche della sua espressione curiosa.

«Come…? No, no: è tutto a posto» gli sorrido in imbarazzo «Era una delle tue vecchie amiche quella?» svio poi il discorso con finta nonchalance.

«Rachel? Sì… è stato bello rivederla» mi conferma; poi scoppia a ridere, ma non mi sfugge una lieve nota fuori posto in quel suono «Era nel pieno di una crisi alla “Nuove Direzioni”! Sembra quasi diventato un rituale: non possiamo farne a meno. Non possono farne a meno» si corregge e prima che possa solo soffermarsi su quell’ultimo pensiero, lo urto amichevolmente sulla spalla rivolgendogli uno dei miei sorrisi migliori.

«Faremo vedere loro che sei in ottime mani! Su, muoviamoci!» e lo spingo, correndo a mia volta: siamo in ritardo sul serio.

 

~ ∞ ~

 

Heeey heeeey heeeeey (tonight) 
Heeey heeeey heeeeey (tonight) 
Your lipstick stains on the front lobe 
of my left-side brains 
I knew I wouldn't forget you 
And so I went and let you blow my mind 


Sento la concentrazione scendere dentro di me e in un attimo tutto quello a cui fino ad ora sto pensando sparisce, come sempre, per fare posto alla memoria dei passi e delle parole e poi semplicemente alla musica, che ti trasporta e fa sembrare ogni cosa tanto naturale.

Mi chiedo se sia così per tutti – ovvio che sì. Sarà lo stesso anche per Kurt? È relativamente vicino a me, quanto più possibile considerando la coreografia: ho fatto in modo da poterlo in un certo senso tenerlo d’occhio e durante i passi mi ci avvicino, giusto per vederlo…

Assurdo! Da sempre, in ogni esibizione, tutto nella mia testa lascia il posto alla musica e all’istinto frenetico che mi prende quando sono sul palcoscenico. Il pensiero di Kurt, invece, se ne sta lì, ben ancorato alla mia memoria e nulla sembra riuscirlo a smuovere.

 

 

The smell of you 
in every single dream I dream 
I knew when we collided 
you're the one I have decided 
Who's one of my kind 


Mentre gli altri Usignoli continuano lo show e la mia voce fa perfettamente il suo dovere, mi concede di rivolgere lo sguardo e l’attenzione sul “novellino”. Il contatto visivo dura poco più di un attimo, ma tanto mi basta per vedere quanto sia adorabile mentre, nella sua impeccabile divisa, segue dei passi imparati tanto bene e in così poco tempo, con un’eleganza tutta sua.

Se penso al modo in cui il destino ha giocato con noi, mi scappa quasi da ridere. Se non fosse venuto goffamente a spirarci, quando era ancora al McKinley, non ci saremmo mai incontrati ed ora non sarei qui a cantare con lui – a pensarlo mentre canto.

Lo avevo capito da subito che c’era qualcosa in più in quello strano e smarrito ragazzino col volto pulito di un dodicenne: dal nostro primo incontro ho avvertito qualcosa di speciale.

E non mi sbagliavo.

 

 

Hey soul sister, 
ain't that mister mister 
on the radio, stereo 
The way you move ain't fair you know 
Hey soul sister, 
I don't wanna miss 
a single thing you do tonight 



Vedo il pubblico davanti a me cantare e muoversi a tempo con le mie parole e questo non può che farmi bene perché comincio a sciogliermi nei movimenti, a farmi coinvolgere dalla canzone che penetra in ogni muscolo, scuotendolo.

Il pensiero di Kurt sta sempre lì, ora in simbiosi perfetta con la canzone tanto che mentre canto muovendomi riesco perfettamente ad avvertirlo alle mie spalle, concentrato sui passi della coreografia.

La sua unica pecca al momento, forse, è la mancanza di una completa naturalezza: ogni passo che fa, ogni gesto che compie sono troppo controllati e in più è troppo serio, non sta sorridendo – non si sta divertendo.

 

 

Well you can cut a rug 
Watching you is the only drug I need 
So gangster, I'm so thug 
You're the only one I'm dreaming of 
You see I can be myself now finally 
In fact there's nothing I can't be 
I want the world to see you'll be with me 


Torno a guardare di fronte a me, imponendomi di non distrarmi ancora, di seguire la canzone e tentare, magari, di compensare l’assenza di spontaneità del nuovo Usignolo. Osservando il pubblico scorgo le “strisce” azzurre dei Hipsters e lì vicino anche le file occupate dalle Nuove Direzioni: sembrano incantati dal nostro numero, dalla sincronia, dalle voci. Fra loro una ragazza – guardando bene è quella del bancone del bar – fa segno con le mani di sorridere e so che si sta rivolgendo a Kurt.

Tornando con lo sguardo su di lui lo vedo tentare un impacciato sorriso e tanto basta a far sorridere me. Ad un tratto è come se fossi pieno di una nuova energia: è ancora colpa sua.

Mi rendo conto che stare accanto a lui mi fa stare bene – non importa quale sia il mio ruolo: con Kurt non esistono maschere, posso essere chiunque io voglia, posso essere me stesso.

 

 

Hey soul sister, 
ain't that mister mister 
on the radio, stereo 
The way you move ain't fair you know 
Hey soul sister, 
I don't wanna miss 
a single thing you do tonight 
Hey soul sister, 
I don't wanna miss 
a single thing you do tonight 


Ho capito, ho finalmente capito ogni cosa e nonostante il momento non sia dei più appropriati, sono felice che sia accaduto proprio ora: adesso so cosa fare.

Non importa quello che dice Wes sul mio presunto sguardo da “mi-sti-innamorando-di-te”. Non è di questo che Kurt ha bisogno ed io non ho intenzione di perdere neanche un istante del mio tempo con lui. Gli lancio un ultimo sguardo ed ora sta sorridendo, quasi si fosse davvero sbloccato, mentre guarda di fronte a sé.

Sarò la sua guida, il suo confidente, il sostegno su cui poter contare, la persona con cui sfogarsi – ha già sofferto troppo e non ho alcuna voglia di vederlo stare ancora così male.

Non posso innamorarmi di lui; non so nemmeno se voglio innamorarmi di lui. In effetti, non ho idea di come vadano le storie d'amore e finirei per fare danni – e con lui non voglio fare alcun danno. Perciò mi limiterò ad essergli amico. Sarò il suo angelo custode.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

Ah ah! Credevate di essere nelle ottime mani della mia controparte Pachelbel, invece anche stavolta ci sono io!! *parte una risata malefica*.

No, ok, mi calmo xD

Mmmh.. lo so, forse anche questo capitolo non è stato dei più allegri, ma abbiate ancora un po’ di pazienza! In ogni caso, questo era necessario, almeno per capire l’evoluzione del rapporto fra Kurt e Blaine che ora si solidifica come amicizia stretta ( DD: non odiatemi!)

Spero di essere riuscita a descrivere al meglio Blaine, stavolta.. ^^ vi giuro, alle volte mi sembra facilissimo (non chiedetemi quando), ma alle volte quel cosetto è davvero difficile da trattare!!

Boh, mi eclisso.. ringrazio tutti coloro che prestano attenzione a questa ff.. una recensione, anche piccola, non può che farci felici, quindi non impigritevi, avanti!!! Ah, tranquillizzatevi, per il prossimo capitolo tornerà la vostra amata Pachelbel!

Un bacio.

 

-*Alchbel

 

   
 
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