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Autore: usagi_    15/08/2011    4 recensioni
Una storia che racconta di Ace e della sua avventura da ragazzo.
Come ha costruito la sua vita da pirata, subito dopo aver lasciato Rufy per seguire il suo sogno.
Con compagni strani e avventure al limite del normale.
Avverto: non sarà la solita storia -Ace incontra la perfettissima ‘b’ si innamorano e vivono felici e contenti-.
La trama gira principalmente sull’avventura!
I nuovi personaggi sono i Pirati della ciurma di Ace inventati da me.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qua! avevo intenzione di pubblicare per domani sera, ma dato che le mie mini ferie inizieranno proprio domani, per sicurezza vi lascio oggi questo capitolo.
Prima di tutto ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la FF tra i preferiti, le seguite e quelle da ricordare, e chi anche solo gli ha dato un occhiata, per la mia forte timidezza questa è stata una marcia in più a continuare, vi sono grata per le vostre belle parole ^^
Questo capitolo forse è troppo lungo, ma non sapendolo lo lascio così, ditemi vuoi se la lunghezza è accettabile!
Inoltre ho inventato qualche cosa, come l'isola su cui si svolgerà questo inizio storia, dato che molte delle isole conosciute nel mondo di One Piece erano sotto comando di pirati da molto tempo, e queste sono state liberate solo da Rufy, non mi pareva il caso che ci finisse Ace, anche perché dubito sarebbe stato con le mani in mano, in certi postacci! :P

spero che il capitolo vi piaccia, grazie ancora a chi lo leggerà!



____

Il villaggio di Mizu, situato in una minuscola isola a breve distanza dall’Isola Dawn, era considerato un vero e proprio paradiso dell’acqua in tutti i suoi numerosi utilizzi.
Erano molti i pezzi grossi che di passaggio, si fermavano per approfittare delle lussuose fonti termali e per fare provviste, soprattutto della preziosa acqua che veniva considerata la più pura di tutti e quattro i mari.
Le sorgenti naturali d’acqua davano lavoro a quasi metà popolazione, rendendo il posto uno dei villaggi più tranquilli del mare orientale.
Ace girava da ben mezz’ora nelle strette vie del villaggio, osservando con lo stomaco sempre più chiassoso, i piccoli e ordinati negozietti che infila mettevano in mostra i loro prodotti.
Il naso oramai era diventata la sua bussola, e nonostante molti degli abitanti lo guardavano con un espressione carica di pietà, lui continuava a proseguire nonostante quella strada che stava percorrendo gli sembrasse sempre più famigliare.
Si sedette su un gradino di una vecchia abitazione asciugandosi con la mano la fronte piena di sudore.
Il tempo in questo villaggio era assai afoso, nonostante non fosse poi così lontano dalla sua isola.
Tra le mappe che si era portato appresso, non ne aveva neanche una con un qualche dato di quest’isola, anche perché originariamente non era una delle mete del viaggio.
Ace sbuffò ripose le sue mappe nello zaino, mettendosi nuovamente in marcia verso una qualsiasi locanda dove avrebbe trovato cibo di qualsiasi genere e prezzo.

Quella non mi dice dove andare, ma è lei che si mangia me

Pensò guardando una vecchia signora sovrappeso che lo guardava lanciandogli occhiate ghiaccianti, ma per fortuna proprio a qualche metro da lei, Ace trovò un signore che gli parve un minimo tranquillo.

“ehi vecchio, posso farti una domanda?” Ace prese a corrergli contro sventolando la mano destra per rendersi il più possibilmente visibile, di rimando, l’anziano signore si girò a guardarlo sorridendo.
“dici a me ragazzo?” rispose con voce squillante, non appena Ace si trovò di fronte a lui.
Era parecchi centimetri più alto di Ace che a malapena riusciva a guardarlo in faccia, dove portava un cappello bianco intonato a tutto il suo completo: camicia, pantaloni e persino le scarpe che risaltavano ancora di più la pelle parecchio abbronzata ed il fisico molto massiccio.
“si vecchio, dicevo a te!” Il ragazzo lo guardò un tantino imbarazzato dal sorriso enorme dell’uomo, che all’affermazione del ragazzo scoppiò a ridere mettendosi la mano sul cuore.
Ace si grattò la testa un po’ imbarazzato, mentre tentava di darsi una spiegazione a quello strano comportamento.

Non sarà mica una donna?

Si chiese ripensando alla donna che poco prima lo aveva guardato male e che aveva solo gli abiti a suggerire che fosse donna.

“Voi giovani d’oggi, siete tutti così maleducati!” esclamò l’uomo colpendo con una manata in testa Ace, che finì a terra sbattendo il sedere sulla strada.
La manata era stata così forte che per un attimo i suoi occhi si appannarono e l’equilibrio cedette alla forza di quel colpo che, era alla pari dei calci e della scarpa in bocca precedentemente assestati da Isabel.
Domandandosi se picchiare i nuovi arrivati fosse un usanza del villaggio, si rialzò a fatica trovandosi ancora davanti quell’uomo, che ora gli pareva ancora più alto come se la manata ricevuta lo avesse privato di qualche centimetro.

Proprio nell’istante in cui si era deciso a scappare a tutta velocità da quel posto pieno di violenza, lo stomaco gli fece uno sgambetto fatale, lamentandosi rumorosamente davanti all’uomo che, scoppiò ancora in una grossa risata, questa volta però, senza accompagnarla da una manata.
“hai fame vero? Questo non cambierà mai! Vieni ti porto a mangiare qualcosa!” La sua voce si era fatta più calma, tanto da iniettare un po’ di fiducia dentro ad un Ace sempre più sperduto.
I passi di quell’uomo erano molto veloci e sicuri, tanto che per stargli dietro dovette fare per tutta la strada una corsetta per non perderselo di vista, ma per Ace ne valse la pena quando arrivò dentro un lussuoso ristorante.
“questa è la mia tranquilla attività da ormai vecchio” spiegò l’uomo portando Ace verso uno dei tavoli più grandi.
Il posto era immerso nel verde, fiori e piante lo contornavano ovunque e creavano dei giochi di colori con i raggi di sole che si poggiavano su di esse.
I muri giallini erano ricoperti di dipinti di tutti i generi ed enormi finestre davano sul mare.
I tavoli in legno massiccio accompagnati da candide tovaglie bianche davano a quel posto un aspetto caldo e quasi calmante, che Ace trovò bello quasi quanto la tripla porzione di carne che si trovò davanti dopo una minima attesa.
Mettendo da parte la paura per gli abitanti, iniziò a trangugiare qualsiasi cosa si trovasse davanti a lui rischiando ben due volte di addentare il porta tovaglioli a forma di papera.
“come mai ti trovi in questa piccola isola, ragazzino?” domandò l’uomo mentre guardava quasi con orgoglio Ace al suo terzo piatto a tripla porzione di carne, provando una certa nostalgia dei tempi in cui da giovane lui e i suoi amici potevano mangiare anche sei di quelle porzioni senza cadere nel grasso.
“io sono venuto per cercare qualcuno che voglia unirsi alla mia ciurma!” rispose Ace in uno dei rarissimi istanti in cui si trovò senza cibo in bocca.
Nonostante per lui fosse d’abitudine iniziare lunghi discorsi con la bocca piena, non era sicuro che l’idea sarebbe piaciuta a quel signore dalla manata facile.
“ciurma?” esclamò scoppiando nella risata più forte che il cuore gli consentiva di concepire, lasciando perplesso Ace, a cui già doleva la testa immaginandosi un altro colpo.
Ad ogni pugno che quell’uomo batteva nel tavolo, un brivido percorreva tutto il suo corpo, causandogli quasi una paralisi dovuta alla paura di trovarsi uno di quei pugni sulla sua faccia.
“tranquillo, fortunatamente per te sono in pensione!” affermò l’uomo tornando serio, facendo capire ad Ace il perché di quel ‘ fortunatamente per te ’ .
Un silenzio quasi surreale invase la stanza per un attimo, mischiando la paura di Ace con il rumore dei passi di qualcuno che stava per entrare nella stanza.
L’uomo che si trovava con lui sicuramente non era un semplice Marine, anzi sicuramente è stato un pezzo grosso, dato che un colpo così forte lo aveva ricevuto solamente dal suo vecchio nonno.
“Nonno, la smetti di ridere? Lo sai che il medico ti ha proibito di fare tutto quel chiasso, vuoi che ti scoppi il cuore?” una voce femminile infranse il silenzio, ed una sagoma proveniente da quello che forse era il corridoio che portava alla cucina, sbucò nella stanza principale.
“Su piccola non prendertela, ma ho appena conosciuto un aspirante pirata!” rispose dando una pacca sulla schiena di Ace che trattenne a stento le urla di dolore, immaginandosi la mano dell’uomo tatuata sulla sua scapola sinistra.
“ecco perché mangia così tanto, è uno sporco pirata!” asserì la nipote dell’uomo, che da così lontano si poteva a malapena identificare.
Ace si alzò iniziando a frugare dentro il suo zaino alla ricerca del piccolo sacchetto di stoffa che conteneva i suoi preziosi risparmi di una vita.
Non aveva la ben che minima intenzione di stare in un posto pieno di gente pericolosa, con un ex marine ed una nipote altrettanto minacciosa. Era partito con l’intenzione di esser un pirata, ma non di buttarsi nella mischia da solo.
Immaginandosi l’enorme cifra che si era mangiato, poggiò l’intero contenuto del sacchetto sul tavolo rimettendosi lo zaino sulle spalle e avvicinandosi alla porta, afferrando la maniglia con un po’ d’amaro in bocca.
Non si immaginava che questo inizio sarebbe stato così duro, e che sarebbe finito per sbattere su ‘ un muro di cemento armato ‘.
Abbassò la maniglia tirando verso di se la porta ma essa finì per sbattere contro di lui mettendolo un’altra volta KO.
“signor Neil, emergenza pirati!” la voce che probabilmente apparteneva ad una donna, era di totale terrore e nonostante Ace fosse steso a terra, poteva quasi vedere la preoccupazione nei volti dei presenti.
Si alzo a sedere, per accertarsi della sua ipotesi.
I presenti erano come dei sassi, e persino la ragazza che stava in cucina, si scambiò velocemente levandosi cappello e grembiule.
“ci penso io a mandarlo via!” affermò Ace mentre aggrappandosi alla porta aperta, tornava con i piedi per terra.
I presenti lo guardarono parecchio perplessi come se si fossero trovati davanti ad un alieno, ed il ragazzo parecchio offeso dalla poca fiducia datagli decise di farsi strada ed andare a cercare questo pirata di persona.
“se lo batto non voglio più prendere colpi!” disse Ace prima di uscire dal ristorante seguito da una grossa risata di quell’uomo che poco prima lo aveva solo spaventato.
Se c’era anche un solo modo di farsi amici o anche solo alleati quegli abitanti violenti, Ace doveva provarci sia per la sua incolumità fisica e sia per trovarsi magari un compagno.
“ehi aspetta!” un urlo fermò il rapido correre di Ace, che nonostante avesse a mala pena corso per cento metri, era già sicuro di essersi perso.
Egli si girò incrociando il suo sguardo con uno molto meno amichevole che si avvicinava sempre di più a lui.
Nonostante quelle iridi erano di un comunissimo castano scuro, gli parve per un attimo di vederli rossi come delle fiamme ardenti che si avvicinavano sempre di più a lui.
“ma tu sei quella della scarpa!” esclamò Ace puntando il dito contro la ragazza che lo aveva ormai raggiunto.
Isabel in risposta lo guardò male mormorando parole che Ace non riusciva a comprendere, tanto era basso il tono di voce con cui le pronunciava.
“quello contro cui stai andando è un pirata con una taglia di 10 milioni di berry, lo sai?” domandò lei, scuotendo per le spalle Ace, che di risposta iniziò a ridere.
Se la sua bocca non fosse stata così spalancata e accompagnata da lacrime di divertimento, non avrebbe mai potuto credere al fatto che stesse ridendo di un pirata che a differenza sua, aveva una taglia.
“allora se lo sconfiggo avrò una taglia?” Ace tornò serio, asciugandosi le piccole lacrime che le risate gli avevano fatto cadere.
Finalmente aveva un opportunità di diventare a tutti gli effetti un pirata e non l’avrebbe mai lasciata sfuggire.
“stai scherzando vero? Sai che mostro di vuoi mettere contro? Lo chiamano l’anaconda perché è capace di strozzarti in 5 secondi, ha la mano così grande che per uno come te gli basterebbero due dita!” Isabel cercò di descrivere la ferocia di quell’uomo strozzando l’aria e fingendo persino che essa stesse reagendo alle sue mani strette sul nulla.
Ace la guardò confuso, non aveva ben capito perché quella ragazza stesse cercando di fermarlo in tutti i modi, quando poche ora fa aveva tentato più volte di fargli del male.
“io vado!” esclamò Ace girandosi e andando avanti, avrebbe di certo trovato questo pirata che stava allarmando tutti e lo avrebbe sconfitto, dimostrando anche a quella ragazza che uno strozza collo non era nulla in confronto a lui e il suo sogno.
“aspetta vengo anche io!” esclamò la ragazza correndo verso di lui.
Da quando aveva tredici anni lei e suo nonno erano specializzati nel cacciare via i pirati o i delinquenti che infestavano l’isola.
Sin da piccola si era sempre allenata nelle arti marziali nelle più pericolose foreste, e oramai per lei era abitudine far scappare il pirata di turno e riprendere tutto ciò che aveva rubato.
“se corriamo verso ovest troveremo a pochi metri il porto, così potremmo aspettarli là! E‘ passata già una mezzora e non penso rimangano ancora molto in città” spiegò la ragazza puntando il dito verso occidente.
Il suo piano si era ormai chiaro: si sarebbe imbucata nella nave, e avrebbe ripreso tutto quello che i pirati avevano rubato mentre quel ragazzo veniva massacrato da loro, poi appena i pirati si sarebbero distratti per ridere di Ace, lei li avrebbe colpiti e battuti.

Così due si diressero verso la nave pirata, di cui anche se di medie dimensioni, si poteva scorgere qualche baule.
“quindi sei forte?” domandò Ace fermandosi davanti all’imbarcazione.
Isabel lo guardò, il suo sguardo non diceva nulla di buono, nonostante non fosse minaccioso, anzi sorridesse più che mai.
“non ti sono bastati i colpi che ti ho dato? Devo dimostrartelo ancora?” rispose lei schioccandosi le dita delle mani.
“allora unisciti alla mia ciurma!” esclamò Ace battendo le mani felice.
Forse avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe senz’altro aiutato molto nel viaggio, e che per di più poteva difenderlo da quel villaggio di forzuti e pericolosi cittadini.
Isabel salì a fatica sopra la nave senza dare una risposta, seguita da un Ace scattante, caricato dalla curiosità di avere una risposta ed una sempre più elevata eccitazione all’idea di misurarsi con un pirata di quella taglia.

La nave all’interno sembrava ancora più grande, e se non fosse stato per tutto quel disordine e sporco, sarebbe stato più facile apprezzarne lo stile raffinato ed un po’ antico.
“perché questo è così piccolo?” domandò Ace inchinandosi verso un piccolo bauletto di legno che tra tutti quelli enormi affianco, sminuiva e non poco.
“di solito quello più piccolo è il più sospetto” affermò Isabel chinandosi anche lei verso di esso.
Poggiò le mani sul freddo legno ed aprì con cautela il baule, facendo ben attenzione all’eventualità che dentro ci fosse qualcosa di pericoloso, come ad esempio un feroce serpente.
Strizzò leggermente gli occhi, come a volerli riparare in caso stesse per aprire una trappola, ma dentro al baule c’era uno strano oggetto, o così pareva.

Era tondo, di uno strano violaceo ed era composto da una specie di buccia a spirali.
“e’ un frutto del diavolo” esclamò Isabel mettendosi le mani tra i capelli.
Suo nonno le aveva parlato spesso di questi frutti portentosi, capaci di dare a chi lo mangia dei poteri fuori dal comune e che molto spesso era causa di litigi tra pirati, anche di alto livello a causa del loro elevatissimo prezzo.
Scosse la testa per svegliarsi dal suo stupore, mai avrebbe immaginato di trovarsene uno davanti, anche se l’idea l’affascinava.
Ripose nuovamente lo sguardo verso quel baule trovandolo stranamente vuoto. Si voltò verso Ace per chiedergli se non fosse stato lui a prenderlo, ma se lo ritrovò con l’intero frutto in bocca, e con una faccia paonazza, probabilmente stava per soffocarsi.
“ben ti sta cretino! Sei solo un ladro! Spero che quel frutto ti trasformi in un verme peloso!” urlò Isabel scuotendo Ace per le spalle, che per la forza degli urti riuscì finalmente a inghiottire il frutto, finendo però a terra.
“non fingere di essere morto per non prenderne, fifone!” inveì lei schiaffeggiandolo ripetutamente.
Come accaduto qualche ora prima, Ace aveva quella strana bollicina sul naso, ed i strani rumori si erano ripresentati insieme allo stupore di Isabel, che vide l’avvicinarsi una dozzina di sagome parecchio grandi, sicuramente dei pirati.
“ti sembra il momento di dormire? Mi vuoi morta?”
   
 
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