Ritorni
Un tempo era stato
un edificio grandioso, possente, enorme. Adesso era poco più di un cumulo di macerie,
come l'avevano sempre visto i Babbani.
Passeggiando tra i
ruderi Thibaulth guardò intorno a sè,
annusando l'aria. Dall'ultima volta che era stato a Hogwarts
erano passati quasi 50 anni. Il sentore della magia era ancora potente, anche
dopo la grande battaglia tra i Prescelti, gli ultimi.
S'incamminò verso
una scala nascosta dietro enormi blocchi di pietra. Era poco illuminata da alcune
torce ormai vicine allo spegnersi. L'oscurità soffocante che lo avvolgeva ben
descriveva ciò che rimaneva della sua anima.
Aveva perso tutto.
Prima era morto
Silente, uno dei pochi mortali che l'aveva conosciuto
a fondo.
Poi erano morti i
suoi compagni, che erano stati La sua famiglia da un millenio a questa parte.
Albert. Julius. Uccisi. Polvere che torna a
essere polvere. Morti a causa di un Prescelto che voleva sconvolgere
l'equilibrio.
Ma a mali estremi, estremi rimedi.
Continuò a
scendere per la lunga scalinata marmorea. Stava raggiungendo i sotteranei, uno dei pochi spazi risparmiati dal conflitto.
Era stata una fortuna. In quel luogo il suo servo aveva trovato tutto il
necessario per la sua missione.
Infine giunse
davanti ad un portone borchiato di legno massiccio. Entrò.
Un alto uomo dai lunghi capelli platinati e sporchi gli dava le spalle, mentre
osservava i corpi che galleggiavano nei due cilindri di cristallo.
Sulla sinistra
c'era un cadavere bluastro, putrescente, glabro. Non aveva un volto, ma solo un enorme bocca priva di denti, ma egualmente pericolosa.
Sulla destra,
invece, sospeso in una sostanza simile al liquido amniotico, c'era un ragazzo.
Alto, magro, con
lunghi capelli neri. Il volto giovanile segnato dalla lunga assenza
della sua anima e dalla cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Harry Potter.
Gli era servita
una notte sola per recuperarlo da una casa zeppa di tizi con i capelli rossi.
Non volevano consegnarlo. Peggio per loro. Metà di loro non aveva visto l'alba
del giorno dopo.
Intanto l'ultimo
Prescelto continuava a dormire nel suo sonno senza sogni. Come poteva sognare, d'altronde?
Stanco, ferito e debilitato dopo lo scontro con VOldemort, Harry aveva
tentato di raggiungere i suoi compagni. Un Dissennatore,
lo stesso del cilindro a sinistra, l'aveva assalito, favorito dalla debolezza
della sua vittima. L'aveva baciato.
"Padrone!"
Finalmente il suo
servo si era voltato. Ormai era l'ombra del Malfoy di
cinque anni prima, con una mente che vacillava continuamente tra lucidità e
follia da quando l'Oscuro Signore era stato sconfitto. La sua pelle era
grigiastra, il suo volto magro e teso, gli occhi grigi spenti.
"Lucius, l'hai trovato finalmente. Ti faccio i miei
complimenti."
Prese
un pacchetto di
sigarette, ne scelse una e l'accese con un lavorato ed usurato accendino.
Poi aggiunse:
"Dov'era?"
Il volto del folle
si accese sinistramente.
"Era diretto
verso la Foresta Nera."
"Che coincidenza..."
Ma aveva scoperto da tempo che le coincidenze non esistevano.
"Sei sicuro
che sia il Dissennatore giusto?"
"Certo, mio
Signore. L'ho controllato con tutti i mezzi magici in mio possesso."
"Bene bene. - rispose Thibaulth
sorridendo soddisfatto mentre gettava la sigaretta - Allora
prepara tutto il necessario per il rito."
Lucius
tracciò con un gesso un cerchio fatto di parole arcane, circondando i due
cilindri.
Thibaulth
iniziò a cantilenare in maniera ininteleggibile,
mentre estraeva un coltello d'argento.
Poi, con un
fendente, si aprì un profondo squarcio nel polso sinistro. Il suo sangue sgorgò.
Infine esclamo:
"L'ultimo
sovrano dona il suo sangue
perchè ti sia reso ciò che ti spetta."
L'aria si fece calda, il liquido nelle due vasche incominciò a
ribollire e la pelle del ragazzo
venne chiazzato da macchie blu. Il suo corpo si
agitava, man mano che diventava bluastro. Aprì gli
occhi. La bocca si spalanco in un muto grido di
dolore. Le pareti del cilindro s'incrinarono.
Esploserò.
L'aria si riempì
del grido di dolore lacerante.
Il rito era
concluso.
Malfoy era
sbalordito e terrorizzato. Davanti a lui si ergeva un essere che non era più
umano. Due occhi rosso sangue lo stavano osservando. Estrasse la bacchetta,
forse memore del fatto che "quello" era colui che
aveva ucciso il suo precedente padrone.
"AVADA..."
Non riuscì a
terminare la formula. Una mano, coperta da un guanto nero, lo stava
strangolando.
Lentamente tentò
di girarsi. I suoi occhi incrociarono le lenti del suo nuovo padrone.
"Padrone..."
biasciccò.
"Lucius, vecchio mio, se stato utile fin adesso. Non
obbligarmi a fare a meno di te ora che non sei più necessario." disse con un sorriso Thibaulth.
Il servo cercò di
fare un cenno di assenso, ma i suoi occhi grigi si
offuscarono e un lento
rivolo di sangue scese dall'angolo della bocca. Il suo cuore aveva smesso di battere in modo innatura, strappato dalla cassa toracica da una mano
bluastra.
Thibaulth
lasciò l’uomo ormai cadavere, che si afflosciò come un sacco vuoto, e fissò da
dietro i suoi occhiali da sole il suo ex-protetto. La
luce che molto tempo prima illuminava i suoi occhi verde smeraldo
si era ormai ridotta ad un lumicino.
Il giovane, nudo
distolse se lo sguardo.
“Raccogli gli
abiti e la bacchetta, poi seguimi.”
Disse in tono calmo il licantropo, continuando a fissarlo.
L’altro obbedì,
con il volto contorto in un ghigno malvagio.
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Draco stava
correndo tra le rovine, seguito a breve distanza da Piton.
I suoi informatori avevano visto suo padre nei pressi della scuola. Raggiunse
il pianale col fiatone. Piton lo raggiunse.
“Mi domando – iniziò Draco – cosa diavolo ci
faccia mio padre da queste parti.”
“Forse è qua perchè è qui che è morto
l’Oscuro Signore.”
“Ma perché? Sono già passati cinque anni!”
“Non lo so…” Piton s’interrupe.
Udirono dei
rumori. Passi.
Si guardarono intorno, poi, da dietro un enorme masso, apparve
uno strano individuo. Era vestito di un nero abito babbano
e con uno strano involto dietro la schiena.
“Ehi tu!” gridò Draco
L’altro si voltò a
guardarlo. Aveva delle lenti scure sugli occhi, ma essi lo penetravano con
intensità.
“Cosa ci fai qua?” chiese il giovane, vagamente intimorito.
Lo straniero non
gli rispose subito. Prese, invece, un pacchetto di cartoncino da cui estrasse un
cilindro di carta. Lo accese con uno strano aggeggio, babbno
di certo, che produceva fuoco. Ciononostante Draco
si senti osservato per tutto il tempo.
Infine l’uomo rispose.
“Sono venuto a
trovare un vecchio amico. T’assomiglia molto. Chi sei?”
Il mago scambiò
un’occhiata con Piton, che aveva messo una mano nella
tasca interna dove teneva la bacchetta.
“Mi chiamo Draco Malfoy. Sto cercando mio
padre.”
“Ah – rispose l’altro senza dare segni di stupore - sei il figlio di Lucius.
Mi spiace ragazzo. E’ morto poco fa nei sotterranei.”
“NOOO!!! – esclamò il giovane mentre tentava di slanciarsi contro
Thibaulth, trattenuto a fatica dal suo ex-insegnante
– Sei un assassino!”
“Non darmi colpe
che non ho, ragazzo. Le mie mani sono lorde di sangue, ma non di quello di tuo
padre.”
“Ti presenterò –
aggiunse – chi dovresti colpire.”
Intanto che diceva
questo un’alta figura incappucciata si levò accanto a
lui. Indossava una tunica nera, lacerata all’altezza del pettorale sinistro.
Attraverso il foro si poteva vedere il colore blu della pelle di chi la
indossava.
Piton non
riuscì più a trattenere Draco, che si slanciò contro
il nuovo venuto. Voleva ucciderlo a suon di pugni, ma a metà del suo salto
rimase bloccato a mezz’aria.
“Che dia…” esclamò
prima di essere sbalzato via da un’ energia misteriosa
ed invisibile.
Un vento feroce
iniziò a soffiare intorno al quartetto. Un colpo d’aria particolarmente forte
alzò il cappuccio dello sconosciuto. I due maghi rimasero impietriti. Davanti a
loro un morto stava loro ghignando malevolo.
“Potter, ma come…” iniziò Piton
“Professore - lo interrupe Harry, con una voce aspra – vedo con piacere che è ancora
vivo. E anche tu, Draco.”
I due uomini si
guardarono di nuovo. Infine Piton parlò.
“Non puoi essere Potter. Lui è un vegetale ormai.” Sibilò.
Una risata lugubre
accompagnò le sue ultime parole.
“Certo certo. Ha ragione. Non dovrei più essere in grado di fare
niente dopo il bacio di un Dissennatore, ma lei può
controllare con la Legilimanzia.”
Piton lo
guardò negli occhi, fissandolo intensamente. D’un
tratto gli occhi gli si sbarrarono. Si accasciò a terra gridando con un
demente. Draco gli fu subito accanto.
“Cosa gli hai
fatto maledetto?” gridò furioso
“Io? – fece
l’altro in tono vagamente interrogativo – Niente. Gli ho lasciato libero
accesso alla mia mente. E lui ha visto l’Inferno.”
Una risata ancora
più forte, venata di follia, proruppe da quella bocca tanto familiare e, allo
stesso tempo, sconosciuta.
“Maledetto!” urlò Draco estraendo la bacchetta. Ma Harry l’aveva già estratta e puntata contro di lui.
“Pietrificus Totalus”
pronunciò pigramente
Il giovane Malfoy rimase subito bloccato. Harry
gli si avvicinò, mettendo il proprio viso accanto all’orecchio del ragazzo. Un
odore di carne putrefatta gli assalì le narici.
“Sei debole, – gli sibillò Potter
con un ghigno – ma non ti voglio uccidere. Sei sempre stato un bulletto da quattro soldi, niente di più.”
Si alzò e si voltò
per guardare l’ex-insegnante di Pozioni, ancora sconvolto e tremante.
“Ma Piton – continuò Harry – ha
ancora un conto aperto con me.”
Si avvicinò al
corpo ansante. E gli sferrò un calcio nello stomaco.
“Ha ucciso i miei
genitori.”
Un calcio ancora
più forte sul petto.
“Ha ucciso Sirius.”
Saltò a piè pari
sul petto. Un rumore di ossa che si spaccavano.
“E infine ha ucciso Silente.”
Con tutta l’ira
che aveva in corpo gli sferro un ennesimo calcio sul
volto, spaccandogli il naso.
Lentamente si
sfilò la bacchetta. La puntò sul corpo contorto e, assaporando ogni singola
lettera, pronunciò: “Avada Kedavra”.
Il corpo di Piton era irriconoscibile e devastato. La faccia girata in
modo innaturale fissava Draco con occhi vuoti. Lente
lacrime scesero sul volto del giovane immobilizzato.
“Bene Harry – disse lo sconosciuto – Ora che gli hai salutati dobbiamo
andare.”
Detto questo s’incamminò
verso la cancellata.
“;Sì, Thibaulth – poi si chinò sull’ex-Serpeverde
– Se riesci a liberarti prima di morire, saluta gli altri da parte mia.”
E ridendo Harry Potter si allontanò insieme al suo padrone.