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Autore: Albert Wesker    09/04/2006    2 recensioni
Questa è la mia prima Fan Fiction su EFP. L'ho già pubblicata su altri forum, cercando di avere commenti utili, ma non sono stato fortunato. Spero che vi piaccia (in caso contrario cercate di non farmi troppo male quando commentate). I personaggi della serie ufficiale inizieranno ad apparire nel prossimo capitolo.
Genere: Avventura, Azione, Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un tempo era stato un edificio grandioso, possente, enorme. Adesso era poco più di un cumulo di macerie, come l'avevano sempre visto i Babbani.

Passeggiando tra i ruderi Thibaulth guardò intorno a , annusando l'aria. Dall'ultima volta che era stato a Hogwarts erano passati quasi 50 anni. Il sentore della magia era ancora potente, anche dopo la grande battaglia tra i Prescelti, gli ultimi.

S'incamminò verso una scala nascosta dietro enormi blocchi di pietra. Era poco illuminata da alcune torce ormai vicine allo spegnersi. L'oscurità soffocante che lo avvolgeva ben descriveva ciò che rimaneva della sua anima.

 

Aveva perso tutto.

 

Prima era morto Silente, uno dei pochi mortali che l'aveva conosciuto a fondo.

Poi erano morti i suoi compagni, che erano stati La sua famiglia da un millenio a questa parte.

Albert. Julius. Uccisi. Polvere che torna a essere polvere. Morti a causa di un Prescelto che voleva sconvolgere l'equilibrio.

 

Ma a mali estremi, estremi rimedi.

 

Continuò a scendere per la lunga scalinata marmorea. Stava raggiungendo i sotteranei, uno dei pochi spazi risparmiati dal conflitto. Era stata una fortuna. In quel luogo il suo servo aveva trovato tutto il necessario per la sua missione.

Infine giunse davanti ad un portone borchiato di legno massiccio. Entrò. Un alto uomo dai lunghi capelli platinati e sporchi gli dava le spalle, mentre osservava i corpi che galleggiavano nei due cilindri di cristallo.

Sulla sinistra c'era un cadavere bluastro, putrescente, glabro. Non aveva un volto, ma solo un enorme bocca priva di denti, ma egualmente pericolosa.

Sulla destra, invece, sospeso in una sostanza simile al liquido amniotico, c'era un ragazzo.

Alto, magro, con lunghi capelli neri. Il volto giovanile segnato dalla lunga assenza della sua anima e dalla cicatrice a forma di saetta sulla fronte.

 

Harry Potter.

 

Gli era servita una notte sola per recuperarlo da una casa zeppa di tizi con i capelli rossi. Non volevano consegnarlo. Peggio per loro. Metà di loro non aveva visto l'alba del giorno dopo.

Intanto l'ultimo Prescelto continuava a dormire nel suo sonno senza sogni. Come poteva sognare, d'altronde? Stanco, ferito e debilitato dopo lo scontro con VOldemort, Harry aveva tentato di raggiungere i suoi compagni. Un Dissennatore, lo stesso del cilindro a sinistra, l'aveva assalito, favorito dalla debolezza della sua vittima. L'aveva baciato.

 

"Padrone!"

 

Finalmente il suo servo si era voltato. Ormai era l'ombra del Malfoy di cinque anni prima, con una mente che vacillava continuamente tra lucidità e follia da quando l'Oscuro Signore era stato sconfitto. La sua pelle era grigiastra, il suo volto magro e teso, gli occhi grigi spenti.

 

"Lucius, l'hai trovato finalmente. Ti faccio i miei complimenti."

 

Prese un pacchetto di sigarette, ne scelse una e l'accese con un lavorato ed usurato accendino.

Poi aggiunse:

 

"Dov'era?"

Il volto del folle si accese sinistramente.

"Era diretto verso la Foresta Nera."

"Che coincidenza..."

Ma aveva scoperto da tempo che le coincidenze non esistevano.

"Sei sicuro che sia il Dissennatore giusto?"

"Certo, mio Signore. L'ho controllato con tutti i mezzi magici in mio possesso."

"Bene bene. - rispose Thibaulth sorridendo soddisfatto mentre gettava la sigaretta - Allora

prepara tutto il necessario per il rito."

 

Lucius tracciò con un gesso un cerchio fatto di parole arcane, circondando i due cilindri.

Thibaulth iniziò a cantilenare in maniera ininteleggibile, mentre estraeva un coltello d'argento.

Poi, con un fendente, si aprì un profondo squarcio nel polso sinistro. Il suo sangue sgorgò.

Infine esclamo:

"L'ultimo sovrano dona il suo sangue

perchè ti sia reso ciò che ti spetta."

 

L'aria si fece calda, il liquido nelle due vasche incominciò a ribollire e la pelle del ragazzo

venne chiazzato da macchie blu. Il suo corpo si agitava, man mano che diventava bluastro. Aprì gli occhi. La bocca si spalanco in un muto grido di dolore. Le pareti del cilindro s'incrinarono.

 

Esploserò.

 

L'aria si riempì del grido di dolore lacerante.

 

Il rito era concluso.

 

Malfoy era sbalordito e terrorizzato. Davanti a lui si ergeva un essere che non era più umano. Due occhi rosso sangue lo stavano osservando. Estrasse la bacchetta, forse memore del fatto che "quello" era colui che aveva ucciso il suo precedente padrone.

 

"AVADA..."

 

Non riuscì a terminare la formula. Una mano, coperta da un guanto nero, lo stava strangolando.

Lentamente tentò di girarsi. I suoi occhi incrociarono le lenti del suo nuovo padrone.

 

"Padrone..." biasciccò.

"Lucius, vecchio mio, se stato utile fin adesso. Non obbligarmi a fare a meno di te ora che non sei più necessario." disse con un sorriso Thibaulth.

 

Il servo cercò di fare un cenno di assenso, ma i suoi occhi grigi si offuscarono e un lento

rivolo di sangue scese dall'angolo della bocca.  Il suo cuore aveva smesso di battere in modo innatura, strappato dalla cassa toracica da una mano bluastra.

Thibaulth lasciò l’uomo ormai cadavere, che si afflosciò come un sacco vuoto, e fissò da dietro i suoi occhiali da sole il suo ex-protetto. La luce che molto tempo prima illuminava i suoi occhi verde smeraldo si era ormai ridotta ad un lumicino.

Il giovane, nudo distolse se lo sguardo.

 

“Raccogli gli abiti e la bacchetta, poi seguimi. Disse in tono calmo il licantropo, continuando a fissarlo.

L’altro obbedì, con il volto contorto in un ghigno malvagio.

 

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Draco stava correndo tra le rovine, seguito a breve distanza da Piton. I suoi informatori avevano visto suo padre nei pressi della scuola. Raggiunse il pianale col fiatone. Piton lo raggiunse.

 

“Mi domando – iniziò Draco – cosa diavolo ci faccia mio padre da queste parti.”

“Forse è qua perchè è qui che è morto l’Oscuro Signore.”

Ma perché? Sono già passati cinque anni!”

“Non lo so…” Piton s’interrupe.

Udirono dei rumori. Passi.

Si guardarono intorno, poi, da dietro un enorme masso, apparve uno strano individuo. Era vestito di un nero abito babbano e con uno strano involto dietro la schiena.

 

“Ehi tu!” gridò Draco

 

L’altro si voltò a guardarlo. Aveva delle lenti scure sugli occhi, ma essi lo penetravano con intensità.

 

Cosa ci fai qua?” chiese il giovane, vagamente intimorito.

 

Lo straniero non gli rispose subito. Prese, invece, un pacchetto di cartoncino da cui estrasse un cilindro di carta. Lo accese con uno strano aggeggio, babbno di certo, che produceva fuoco.  Ciononostante Draco si senti osservato per tutto il tempo.  Infine l’uomo rispose.

 

“Sono venuto a trovare un vecchio amico. T’assomiglia molto. Chi sei?”

 

Il mago scambiò un’occhiata con Piton, che aveva messo una mano nella tasca interna dove teneva la bacchetta.

 

“Mi chiamo Draco Malfoy. Sto cercando mio padre.”

“Ah – rispose l’altro senza dare segni di stupore -  sei il figlio di Lucius. Mi spiace ragazzo. E’ morto poco fa nei sotterranei.”

“NOOO!!! – esclamò il giovane mentre tentava di slanciarsi contro Thibaulth, trattenuto a fatica dal suo ex-insegnante – Sei un assassino!”

“Non darmi colpe che non ho, ragazzo. Le mie mani sono lorde di sangue, ma non di quello di tuo padre.

“Ti presenterò – aggiunse – chi dovresti colpire.”

 

Intanto che diceva questo un’alta figura incappucciata si levò accanto a lui. Indossava una tunica nera, lacerata all’altezza del pettorale sinistro. Attraverso il foro si poteva vedere il colore blu della pelle di chi la indossava.

Piton non riuscì più a trattenere Draco, che si slanciò contro il nuovo venuto. Voleva ucciderlo a suon di pugni, ma a metà del suo salto rimase bloccato a mezz’aria.

“Che dia…” esclamò prima di essere sbalzato via da un’ energia misteriosa ed invisibile.

Un vento feroce iniziò a soffiare intorno al quartetto. Un colpo d’aria particolarmente forte alzò il cappuccio dello sconosciuto. I due maghi rimasero impietriti. Davanti a loro un morto stava loro ghignando malevolo.

 

Potter, ma come…” iniziò Piton

“Professore -  lo interrupe Harry, con una voce aspra – vedo con piacere che è ancora vivo. E anche tu, Draco.”

 

I due uomini si guardarono di nuovo. Infine Piton parlò.

 

“Non puoi essere Potter. Lui è un vegetale ormai.” Sibilò.

 

Una risata lugubre accompagnò le sue ultime parole.

 

“Certo certo. Ha ragione. Non dovrei più essere in grado di fare niente dopo il bacio di un Dissennatore, ma lei può controllare con la Legilimanzia.

 

Piton lo guardò negli occhi, fissandolo intensamente. D’un tratto gli occhi gli si sbarrarono. Si accasciò a terra gridando con un demente. Draco gli fu subito accanto.

 

“Cosa gli hai fatto maledetto?” gridò furioso

“Io? – fece l’altro in tono vagamente interrogativo – Niente. Gli ho lasciato libero accesso alla mia mente. E lui ha visto l’Inferno.”

 

Una risata ancora più forte, venata di follia, proruppe da quella bocca tanto familiare e, allo stesso tempo, sconosciuta.

 

“Maledetto!” urlò Draco estraendo la bacchetta. Ma Harry l’aveva già estratta e puntata contro di lui.

Pietrificus Totalus” pronunciò pigramente

 

Il giovane Malfoy rimase subito bloccato. Harry gli si avvicinò, mettendo il proprio viso accanto all’orecchio del ragazzo. Un odore di carne putrefatta gli assalì le narici.

 

“Sei debole, – gli sibillò Potter con un ghigno – ma non ti voglio uccidere. Sei sempre stato un bulletto da quattro soldi, niente di più.

 

Si alzò e si voltò per guardare l’ex-insegnante di Pozioni, ancora sconvolto e tremante.

 

“Ma Piton – continuò Harry – ha ancora un conto aperto con me.

 

Si avvicinò al corpo ansante. E gli sferrò un calcio nello stomaco.

 

“Ha ucciso i miei genitori.”

 

Un calcio ancora più forte sul petto.

 

“Ha ucciso Sirius.”

 

Saltò a piè pari sul petto. Un rumore di ossa che si spaccavano.

 

E infine ha ucciso Silente.”

 

Con tutta l’ira che aveva in corpo gli sferro un ennesimo calcio sul volto, spaccandogli il naso.

Lentamente si sfilò la bacchetta. La puntò sul corpo contorto e, assaporando ogni singola lettera, pronunciò: “Avada Kedavra”.

Il corpo di Piton era irriconoscibile e devastato. La faccia girata in modo innaturale fissava Draco con occhi vuoti. Lente lacrime scesero sul volto del giovane immobilizzato.

 

“Bene Harry – disse lo sconosciuto – Ora che gli hai salutati dobbiamo andare.

 

Detto questo s’incamminò verso la cancellata.

 

“;Sì, Thibaulth – poi si chinò sull’ex-Serpeverde – Se riesci a liberarti prima di morire, saluta gli altri da parte mia.

 

E ridendo Harry Potter si allontanò insieme al suo padrone.

  
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