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Autore: MiaStonk    18/08/2011    19 recensioni
Dimenticate una Victoire Weasley semplicemente perfetta, altezzosa e superba. Dimenticate la ragazza che ammalia col suo sguardo e il suo portamento elegante. Dimenticate la ragazza con un ottavo di sangue Veela. Fate spazio ad una giovane Grifondoro esuberante e chiassosa. Ad un giocatrice di Quidditch in gamba e stravagante. Ad un'amica leale e impicciona, ad una Victoire imperfetta, semplicemente Weasley.
Dal prologo: Ho sangue Veela nelle vene.
Lunghi capelli biondi, chiari come i raggi di una spenta luna.
Occhi di un azzurro pallido, ghiaccio direbbe qualcuno.
Ma i geni Delacour si fermano qui[...]
Non ho un portamento aggraziato, sono goffa e rumorosa.
Non ammalio con il mio sguardo, tutt’al più faccio ridere.
Sono l’orgoglio di mio zio George e la disgrazia di mia madre.
Sono una Weasley, e fiera di esserlo[...]
In ultimo, ma non meno importante, Teddy Lupin mi è completamente indifferente.
No, non sono innamorata di lui come in molti sperano.
Nemmeno lo odio come si vocifera.
A stento so che esiste, a stento ci rivolgiamo la parola.
Io vivo nel mio mondo fatto di caos e allegria.
Lui vive nel suo, fatto di ordine e noia.
Io e lui, opposti che non si attraggono.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You&Me'
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17. Aggressioni, cadute imbarazzanti e gli effetti di una dannata luna piena

 

<< Di cibo ne hai in abbondanza nel tuo piatto, perché prenderne dal mio? >>

<< Il tuo ha un aspetto più gustoso! >>

<< E’ lo stess… oh, prendi, ingozzati! >>

 

Alastor porge l’intero contenuto della sua colazione ad Yvonne, e sebbene mostri un’aria infastidita, dubito che non sia felice della sua vicinanza. O meglio, Yvy gli è praticamente appiccicata addosso. Sembrano essere tornati indietro di mesi, l’unica differenza è che ora lui non sembra volerle lanciare un’Avada Kedavra ogni volta che lo sfiora.

 

Totalmente diversa la situazione tra Marie e Dylan: ognuno sembra concentrato su se stesso piuttosto che sull’altro, e la cosa non va per niente a mio favore. La piccola Summers è più pignola e perfezionista del solito, Wood più rompipluffe di quanto non lo sia mai stato. Tremo all’idea dei prossimi allenamenti, mi farà sudare peggio di un maiale obeso. Il fatto che non stiano più insieme ha comunque dell’incredibile: per quanto fossero diversi, pensavo che si sarebbero sposati, circondati poi da tanti pargoli patiti di Quidditch e calderoni.

 

La mia condizione, invece? Assolutamente incasinata, più di quanto lo fosse ieri. So che dovrei pensare a Marie, a Dylan, ma l’unica cosa che mi ritorna alla mente è l’immagine di Teddy in compagnia di quella. Tornata in camera, avrei voluto parlarne con le mie migliori amiche,ma la confessione della Summers ci ha totalmente assorbite: non c’era spazio per una sciocchezza simile. Si, perché si tratta di una stupidaggine bell’ e buona. Non sono gelosa di lui, non sono seccata da ciò che ho visto, non sono innamorata di Teddy. Può mostrare il petto nudo a chicchessia, per quel che mi riguarda. E giuro che non menzionerò nulla di quanto accaduto.

 

<< Buongiorno ragazzi, Victoire >>

 

Mi volto alla mia sinistra, dove ha appena preso posto l’oggetto dei miei pensieri. Mi sorride titubante e dischiude le labbra, sicuramente per dirmi qualcosa. Lo precedo, alzando la mano in un gesto stizzito.

 

<< Che ci facevi mezzo nudo, in camera, con quella che sicuramente non era Al, o Dylan? >>

 

Alle mie parole, tutti fissano Teddy, dimentichi delle loro attività: Marie rialza il capo dal libro di pozioni in cui era immersa dall’inizio della colazione; Dylan abbandona la sua apatia; Al ed Yvonne la smettono di battibeccare sul cibo per donare la loro completa attenzione a me. Il fedifrago è palesemente in imbarazzo, deglutisce e lancia un’occhiata agli altri, prima di riposare uno sguardo, apparentemente tranquillo su di me.

 

<< Potremmo parlarne dopo >>

<< Se avessi voluto parlarne dopo, non te l’avrei chiesto in questo istante >>

<< Intendevo da soli >>

 

Marie, discretamente, ritorna al suo libro ed Al riprende la sua colazione. Gli unici che rimangono ben attenti alla situazione, sono Yvonne e Dylan, per niente intenzionati a perdersi una sillaba dalle nostre bocche.

 

<< Va bene anche qui. Chi era quella? >>

Teddy sospira, rassegnato. Lancia un’ultima occhiata intorno a sé, per poi replicare.

<< Un’amica, una Grifondoro del sesto anno. Era venuta a restituirmi un libro e poi… >>

<< Non voglio sapere altro! >>

 

Balzo in piedi, consapevole degli sguardi perplessi di tutti: persino il gufo di Al, appena arrivato, sembra guardarmi con commiserazione. Afferro la mia tracolla, e con un gesto eloquente a Marie ed Yvonne, ordino loro di seguirmi. Ma prima di allontanarmi, afferro un pezzo di toast, rivolgendo una smorfia a quello che era  la mia Fata Turchina.

 

<< Ah, sei un porco! >>

 

                                                                      ***

 

<< Sei gelosa >>

<< Per la cinquantesima volta Yvonne, non sono gelosa! >>

<< Allora sei solamente cretina >>

 

Lancio un’occhiataccia alla mia migliore amica, intenta a rimirarsi le unghie mangiucchiate e ricoperte di smalto blu, oltre ad inveire contro la sottoscritta. Camminiamo lungo il prato di Hogwarts, di ritorno dalle serre dopo aver assistito all’ennesima scena in cui una pianta carnivora viene stuzzicata da Yvonne che rischia, di conseguenza, la perdita di qualche arto.

 

<< Avresti potuto lasciare che Teddy ti spiegasse la situazione >>

<< Anche solo per rendere la colazione un tantino interessante >>

<< Non c’era bisogno di… >>

Mi fermo all’improvviso, piantando i piedi a terra e barcollando in avanti quando Yvonne e Marie si appiattiscono alle mie spalle.

<< Che cazzo fai? >>

 

Yvonne mi incenerisce con lo sguardo, massaggiandosi il naso mentre Marie si china a raccogliere un libro che, nell’impatto, le era scivolato dalle mani. Lo accarezza come se fosse un essere vivente appena ruzzolato a terra e fattosi male, prima di seguire il mio sguardo e guardare un gruppo di ragazze a pochi passi da noi.

 

<< E’ lei >>

Rispondo alla muta richiesta della Summers; Yvonne si aggrappa alla mia schiena, allungando il collo per sbirciare, completamente dimentica di avercela con me.

<< Chi? >>

<< La ragazza che era con Teddy, è lei. Ha i capelli legati in uno stretto chignon e l’aria di avere una scopa su per il… >>

<< Abbiamo capito! >>

Avanzo di qualche passo, fino ad essere a pochissima distanza dal gruppetto di Grifondoro che, solo ora, sembrano accorgersi della mia presenza.

<< Asp… Vicky! >>

 

In un attimo Marie e Yvy sono accanto a me e ancora compio qualche passo, fino a che la ragazza in questione, si volta completamente, prestandomi attenzione e incurvando appena le labbra in un sorriso. Le sue compagne sono, probabilmente, più intimidite e impaurite di lei che appare molto tranquilla. Le vedo indietreggiare e scambiarsi una veloce occhiata preoccupata; inutile dire che ne sono compiaciuta: ad Hogwarts sono in molti a temere i miei completi momenti di follia.

 

Eccetto questa qui, il cui sorriso ora sembra accentuarsi. Non distoglie lo sguardo, ma compie un gesto del capo, come ad invitarmi a parlarle e chiarirle il motivo per cui le sono piombata davanti. La ragione è semplice, vorrei afferrarle il viso e spiaccicarla nel fango del parco o spintonarla e passarci sopra una decina di volte.

 

<< Sei del sesto anno… il tuo nome? >>

 

Inarca le sopracciglia, sorpresa: forse si aspettava che conoscessi la sua identità, ignara del fatto che non ho problemi a mostrare di ignorare gli altri, di non provare il minimo imbarazzo o timidezza, pur se lei è di un anno avanti a me. Al mio fianco sento il respiro irregolare di Marie, che è sicuramente in pena per me, certa che possa commettere una delle mie azioni poco ragionevoli. Yvonne invece è tranquilla come non mai, la sento persino sbadigliare e battere un piede a terra, impaziente.

 

<< Sono Margaret Page, e tu Victoire Weasley. Ti conosco bene, amo il Quidditch e non potrei non ammirare i giocatori della squadra di Gifondoro. L’ultima partita è stata… >>

<< Si,si… qual è  precisamente il tuo rapporto con Teddy Lupin? >>

<< Teddy? Oh, siamo amici e… oh, eri tu che ieri ci ha interrotti mentre… >>

 

Scatto in avanti, accecata da una rabbia incontenibile e le afferro il colletto della camicia. Dietro di me avverto il sospiro di Yvonne e lo squittio impaurito di Marie. La ragazza di fronte a me mi fissa con occhi sgranati ed espressione lievemente sconvolta, mentre le sue amiche fanno un passo avanti, subito intercettate da Yvy che le imita, tagliando loro la strada.

 

<< Che sta succedendo… Victoire? Maggie? >>

 

Maggie?

Mi volto di scatto alla voce di Teddy , dapprima severa e poi semplicemente incredula. Alterna lo sguardo da me all’altra Grifondoro, prima che questa si liberi dalla mia presa e gli corra incontro, buttandosi letteralmente tra le sue braccia. Accanto a lui c’è Alastor che si sposta appena Page gli si avvicina. Grugnisco in risposta, soffiando aria dal naso quasi fossi un Ungaro Spinato e sostengo lo sguardo da Caposcuola adirato che Lupin mi rivolge.

 

<< Puoi spiegarmi perché è così terrorizzata? >>

 

Le amiche della piagnucolona fanno un passo in avanti, pronte a replicare al posto mio, ma un’occhiata di Yvonne le mette a tacere all’istante e allarmate, abbassano il capo. Marie si guarda i piedi, intrecciando le dita delle mani, mentre Yvy è assolutamente tranquilla, anzi giurerei che si stia anche divertendo mentre strizza l’occhio da Al che scuote il capo, rassegnato.

 

Allo sguardo penetrante di Teddy, mi riscuoto e sbuffando, incrocio le braccia al petto, assumendo tutta l’aria di chi non sa assolutamente nulla di ciò che le sta capitando intorno: un’espressione innocente che so appartenermi ben poco. Persino quando non commetto nessun gesto stupido, in qualche modo sono la responsabile di quanto accade: eredità Weasley, immagino.

 

<< Perché è una fifona ed il cappello parlante ha commesso un errore a spedirla nella culla dei coraggiosi? >>

 

La ragazza in questione si volta, fissandomi confusa e spaesata. Teddy, d’altro canto, sembra furioso: allontana delicatamente la Grifondoro da sé, avanzando di un passo e continuando a rivolgermi uno sguardo deciso e accigliato; serra la mascella e sembra quasi stia ringhiando. Indietreggio appena, non spaventata, ma piuttosto sorpresa dal vederlo in quello stato. Non si era mai arrabbiato con me prima d’ora, non a quel modo. Persino quando commettevo qualche sciocca imprudenza, soleva rivolgersi pacatamente a me, comprensivo.

 

<< Cos’hai da scaldarti tanto? >>

<< RISPONDIMI, VICTOIRE! >>

Sobbalzo, e con me anche le altre. Yvonne mi si avvicina, fronteggiando Teddy, prima che Shacklebolt la afferri un polso e l’attiri a sé.

<< Ehi, mollami! >>

 

Ma Al la tiene stretta tra le sue braccia, con apparente tranquillità, nonostante lei cerchi di dimenarsi e sfuggirgli in tutti i modi.

 

<< Alastor portale via e non dimenticarti di toglier loro dieci punti a testa! >>

<< Che cosa? Brutto fedifrago ingrato! Guarda che ti riempio di pugni, anzi ti schianto, ti… >>

 

La voce di Yvonne, trascinata dall’altro Caposcuola, seguito dalle altre Grifondoro, si perde nel vento dei primi giorni di marzo, improvvisamente gelido. Riporto lo sguardo su Teddy, che sembra infervorarsi ogni secondo che passa e ora agita la mano impaziente, in un gesto che mi invita a parlare.

 

Inspiro l’aria fredda ed espiro dal naso con aria seccata ed infastidita, temporeggiando, cosa che deve peggiorare la situazione perché Lupin compie un altro passo verso di me, afferrandomi il polso e strattonandomi. Indietreggio appena, ma non cerco di sottrarmi dalla sua stretta. Ci fissiamo a lungo, prima che sia ancora lui a parlare.

 

<< Perché l’hai aggredita? >>

<< Non ho intenzione di rispondere. Ora toglimi altri cinquanta punti, spediscimi a pulire vasi da notte, mandami dritta dalla preside, non me ne importa niente, Caposcuola Lupin >>

Lascia la mia mano con poca delicatezza, guardandomi con esasperazione.

<< Non ti sto parlando da Caposcuola, ma da amico >>

<< Davvero? Se la tua intenzione era quella di mostrarti amichevole, hai fallito miseramente >>

<< E’ colpa tua! Mi farai impazzire, prima o poi ! >>

<< Se è così non dovresti starmi tra i piedi! >>

<< Se non vuoi che lo faccia, basta dirmelo >>

 

Ora l’irritazione sembra aver lasciato posto ad un’aria rassegnata ed estremamente arrendevole. Mi guarda impaziente e ancora accigliato, la sua fronte è aggrottata e gli occhi sono due fessure, ma quel luccichio che li ha accompagna, sembra volermi dire altro. Lo spintono, compiendo qualche passo lontano da lui e poi voltandomi ad un suo sospiro.

 

Ci fissiamo per diversi secondi, un tempo labile che sembra infinito. Non voglio che si allontani da me, che smetta di strami accanto: da quando è ripiombato nella mia vita, mi sono sentita diversa, tranquilla e al sicuro. Protetta dal suo sguardo rassicurante,  dai suoi sorrisi comprensivi e dalle sue dita intrecciate alle mie: la sua presenza al mio fianco aveva il potere di attenuare il caos della mia esistenza e allo stesso tempo, la mia vivacità gli permetteva di uscire dal suo guscio. Ci compensavamo l’un l’altro, come due anime profondamente dissimili, ma in fondo assolutamente uguali: esse combaciavano perfettamente, io e lui combaciavamo perfettamente.

Opposti che si attraggono?

O semplicemente due stupidi che per mesi si sono lasciati cullare da una bella fantasia, da un’insana illusione che riusciva a riscaldare il cuore di entrambi. Sapevo che Teddy la pensava come me, lo avvertivo dal modo in cui mi guardava o mi stringeva la mano; lo sapevo fino all’altra sera, fino ad oggi. E ora avverto solo terriccio malfermo sotto i miei piedi, instabile come lo sono io, come siamo noi.

 

<< E’ questo che vuoi? Che mi tolga dai piedi? >>

 

Sussulto, riposando gli occhi nei suoi, osservando il viso pallido e l’espressione non più accigliata, ma semplicemente ansiosa. Si avvicina a me, prendendo la mia mano tra la sua, stringendola appena in una muta richiesta di replicare alla sua domanda. Ma il fischio nelle mie orecchie, il rumore ovattato che ad esse arriva, e il battito accelerato del mio cuore, mi impediscono di risvegliarmi dal torpore in cui sono precipitata: stordita e confusa, mi limito semplicemente a fissarlo.

 

E poi annuisce piano, chiudendo gli occhi e riaprendoli per rivolgermi un ultimo sguardo deluso. E quando la sua mano lascia la mia, avverto le mie membra terribilmente fredde: un gelo che percorre l’intero mio corpo fino a raggiungere questo stupido muscolo cardiaco che perde un battito o forse due.

 

Mi volto, osservandolo allontanarsi da me, con mani in tasca e spalle curve, quasi portasse su di sé il peso del mondo intero. Non una sola parola esce dalle mie labbra, nessun suono che si unisce a quello stridulo di un vento che inizia a soffiare troppo forte, che ingarbuglia i miei capelli con rabbia, spingendomi in avanti, quasi ad invitarmi a raggiungerlo. Mi oppongo, restando impalata a lottare contro nessun altro che me stessa.

 

                                                                      ***

 

<< Maledizione, Weasley! E’ il quarto bolide di fila che manchi! >>

 

Muovo il capo in segno di scuse al rimprovero di Wood, mugugnando qualcosa che nemmeno io riesco a decifrare. Rialzo gli occhi, incontrando lo sguardo divertito di Perrow che, dopo un ghigno beffardo, vola via alla ricerca della pluffa. Sbuffo seccata, non ho nemmeno voglia di prendermela con lui e prenderlo a calci in culo.

 

Dopo l’ennesima distrazione e le urla di un Dylan sull’orlo di una crisi nevrastenica,  l’allenamento può dirsi concluso. Atterro con poca delicatezza, smontando dalla scopa e dirigendomi svelta verso gli spogliatoi; non compio che pochi passi prima che la voce del capitano mi blocchi sul posto, facendomi voltare verso di lui.

 

<< Aiutami a riordinare pluffe e bolidi >>

 

Probabilmente vorrebbe sembrare più pacato nel rivolgersi a me o a chiunque altro, lo capisco dalla smorfia che segue la sua affermazione. Tuttavia è difficile per lui nascondere il suo tono burbero e perentorio, soprattutto nell’ultimo periodo. Annuisco, lasciando cadere la mia Firebolt e affiancandolo. Mi chino come lui, sulla piccola valigetta, aiutandolo a trattenere l’ultimo bolide che, disperatamente, cerca di liberarsi e sfrecciare in volo.

 

<< Stai bene? >>

<< Sono stata meglio >>

<< Ancora problemi con Yvonne e… le ragazze? >>

Rialzo il capo, nello stesso istante in cui lui lo china.

<< Non riesci nemmeno a pronunciare il suo nome? >>

Agita la mano, come se stesse scacciando un insetto fastidioso e lanciandomi un’occhiataccia.

<< Non è di me che stiamo parlando. Allora, cos’hai? Voglio che i miei giocatori siano al meglio, mi rifiuto di perdere una partita perché non sapete lasciare i vostri casini fuori dal campo di Quidditch >>

 

Sbuffo, accasciandomi sull’erba fredda, alzando gli occhi verso un cielo plumbeo. Mi imita, richiudendo la valigetta e spostandola di lato, prima di posare i gomiti sulle ginocchia e fissarmi impaziente.

 

<< Ho solo qualche pensiero per la testa, nulla di preoccupante >>

<< C’entra per caso quello che è accaduto una settimana fa con Teddy e Maggie? >>

<< Maggie! Si può sapere chi cazzo è questa? >>

 

Mi fissa, inarcando un sopracciglio e incurvando lievemente la linea delle labbra in quello che dovrebbe essere un accenno di sorriso. Mi correggo, è più un ghigno sardonico e irritante. Gli do una spallata, volgendo il capo altrove e borbottando improperi verso la sua intera generazione.

 

<< Merlino, Weasley! Sei gelosa di Maggie? >>

 

Scatto in piedi, guardandolo dall’alto e stringendo i pugni per evitarmi di pestarlo a sangue. Quando vuole sa essere davvero stronzo, il capitano. Inoltre giuro che se qualcun altro si azzarda a dire una cosa del genere e totalmente fasulla, lo inchioderò alla Torre di Astronomia.

 

<< Vuoi dei figli Dylan? >>

<< Un giorno, probabilmente >>

<< Allora non ti azzardare più a menzionare quella parola in mia presenza o giuro che ti do un calcio lì sotto, talmente forte, da impedirti di procreare! >>

 

Ridacchia sommessamente, per niente intimorito dalla mia minaccia. Si rialza quindi, battendo le mani sui pantaloni della divisa, oramai sporchi di fango ed erba fresca. Mi si avvicina, posando le mani sulle mie spalle e fissandomi concentrato.

 

<< Se io ammetto di essere incazzato per la storia di Marie, anche tu puoi accettare il fatto che provi qualcosa per Teddy >>

 

Se l’è cercata lui.

Prendo a rincorrerlo per tutto il campo, sbilanciandomi in avanti di tanto in tanto per mollargli un calcio diritto nel deretano. Lui corre a perdifiato, ridendo e borbottando qualcosa sulla sua autorità di capitano, oramai totalmente andata a farsi benedire. E mentre sto per raggiungerlo, si ferma improvvisamente, così da farmi sbattere il muso contro la sua schiena e ricadere pesantemente a terra.

 

<< Ti sei scimunito? >>

<< Scusate >>

Inclino il capo, rialzando lo sguardo su Marie, in piedi dinanzi a noi, titubante e impacciata. Dylan d’altro canto sembra un blocco di marmo, sguardo accigliato compreso.

<< Ti aspettavo all’ingresso, Vicky. Ma quando tutti gli altri giocatori sono rientrati e di te non c’era traccia, mi sono impensierita e ho deciso di venire a cercarti >>

Si sporge verso di me, guardandomi con apprensione.

<< Tutto bene? Che ci fai lì a terra? >>

<< Chiedilo a lui! >>

Mi rialzo, furente e accigliata, lanciando a Dylan un’occhiata raggelante. Lui si volta, scrollando le spalle e mostrandomi una smorfia.

<< Stavo solo cercando di farle aprire gli occhi, è un po’ ottusa la ragazza >>

 

Compie qualche passo, pronto a filarsela, quando allungo una gamba distrattamente, mettendogli lo sgambetto e facendolo ruzzolare ai piedi della Summers che, sorpresa, fa un balzo indietro. Sbuffo una risatina all’espressione un tantino furibonda del mio capitano, prima che mi rivolga uno sguardo omicida che riesce a farmi ingoiare il mio tentativo di ridergli in faccia.

 

<< Stai bene? >>

 

Marie si china su di lui, offrendogli una mano in modo che possa rialzarsi. Nella voce e nei gesti colgo chiaramente apprensione e inconfondibile premura. Ma Dylan non sembra pensarla alla mia stessa maniera, perché scaccia la mano della mia migliore amica, rispondendole seccamente, quasi infastidito.

 

<< Ce la faccio da solo >>

 

E così si rialza senza accettare il suo aiuto, afferra la sua Firebolt assieme alla valigetta contenente bolide, pluffe e boccino, per sparire verso gli spogliatoi. Mi affianco a Marie, sorridendole appena. Lei ricambia, alzando le spalle e incamminandosi con me fuori dal campo.

 

<< Dovevo aspettarmelo, ed incolpare solo me stessa di questa situazione >>

<< Potrebbe almeno sforzarsi di essere gentile, miseriaccia! >>

<< Non importa, va bene così. Andiamo? >>

 

E così trotterello dietro la Summers, prendendole la mano e seguendola. E così sembra di ritrovarsi esattamente a dove eravamo all’inizio di quest’anno scolastico: io e Teddy che a stento ci rivolgiamo la parola, Yvonne che stuzzica Al senza risultati e Marie che tiene alla larga tutto e tutti eccetto le sue migliori amiche.

Che bel gruppo di adorabili sfigate!

 

                                                                        ***

 

Mi guardo intorno febbrile, l’aula dei duelli è sempre più piena; restiamo solo in quattro a contenderci la vittoria tra i Grifondoro: io, Yvy, Alastor e Sloper. Poso lo sguardo su Teddy, impegnato in una conversazione apparentemente tranquilla con Al; i nostri sguardi si incrociano per brevi istanti per poi perdersi nuovamente. Nei giorni trascorsi dall’ultima volta che ci siamo parlati, non abbiamo fatto altro che evitarci.

 

Un buffetto di Yvonne mi riscuote e voltandomi verso di lei, la vedo sorridere e imitare qualche ragazza del settimo anno: è il suo personalissimo modo di tirarmi su il morale.

 

<< Procediamo ragazzi… >>

La voce del professor McMillian mi distrae dallo sghignazzare in compagnia della mia migliore amica. Si appresta ad eseguire il sorteggio e pronunciare i nomi di coloro che si sfideranno a breve.

<< Weasley e Sloper >>

 

Strizzo l’occhio ad Yvonne che, nel prossimo duello, dovrà automaticamente vedersela con Al. Ricambia nervosamente il mio sorriso, voltandosi verso Shackebolt che sospira amareggiato, probabilmente non era nei suoi piani il duellare con lei.

 

Avanzo verso la pedana, attendendo che questo scontro inizi ed abbia fine rapidamente. Attendiamo diversi secondi, ma di Sloper non c’è traccia. McMillian lo richiama più volte, fin quando uno dei suoi compagni di dormitorio, non arriva trafelato di fronte a noi.

 

<< E’… è in infermeria, una brutta caduta dalle scale mentre… >>

 

Giuro che stavolta non  ho assolutamente colpa. Chris mi è simpatico, è un mio compagno di squadra, figuriamoci se avrei potuto essere così sleale. Il professore sembra riflettere qualche minuto, prima di annunciare il mio passaggio alla fase successiva: e ora non ci sono dubbi che dovrò affrontare Al o Yvonne al prossimo giro.

 

Mi riavvicino ai miei amici, beccandomi pacche sulle spalle e risatine, nonché commenti non molto delicati, inerenti alla dimensione del mio deretano. Teddy non è più qui, se la sarà svignata non appena ha sentito pronunciare il mio nome.

 

L’attimo dopo mi sento afferrare per un braccio da Dylan che mi rifila qualcosa come tre o quattro libri di dimensioni considerevoli. Lo guardo stranita, aspettando il momento opportuno per dargli un calcio in bocca.

 

<< Vicky devi riportarli nella mia camera, io non ho tempo! Hai sentito, no? Sloper è in infermeria, devo correre al campo e rifare gli schemi di gioco, riorganizzare il nostro attacco e… e… >>

<< Va bene, va bene! >>

 

Sbuffo, vedendolo correre via come un ossesso e scontrarsi con una decina di ragazzetti del primo anno che si spostano terrorizzati: Dylan incute più timore di me. Lancio un’occhiata a Marie ed Yvonne, perché mi aiutino, ma con mia grande irritazione, scopro che se la sono già filata via. Chi ha detto che gli amici si vedono nel momento del bisogno?

 

Risalgo le scale che non vogliono collaborare, spostandosi in continuazione e beccandomi le derisioni di Pix che fa di tutto per vedermi a faccia in giù. Arrivo in Sala Comune diversi minuti dopo, incazzata e stanca. Risalgo le scale del dormitorio maschile, in fretta e senza fermarmi nemmeno quando un dolore lancinante al fianco mi impedisce quasi di respirare.

 

Spalanco la porta, dritta verso il letto di Dylan. Ma a causa della fretta, della rabbia e dell’indignazione, avevo completamente dimenticato che Teddy avrebbe potuto trovarsi in quella camera, cosa che effettivamente è accaduta. Con un tonfo riposo i libri del mio amato capitano, rialzando lo sguardo su Lupin che, con l’espressione più seccata che gli abbia mai visto, mi fissa.

 

<< Dovresti ricordarti di bussare, Victoire >>

<< Nel caso in cui tu fossi, ancora una volta, in compagnia di Maggie? >>

<< Non è il caso che tu inveisca ancora, non stasera >>

 

Continua a guardarmi, ma con un dito indica qualcosa fuori il vetro spesso della finestra: la luna. Sussulto appena, decisa a non lasciarmi intimorire dal suo sguardo e dal colore dei suoi occhi, dei suoi capelli: neri come la pece. Non sono mai stata in sua compagnia durante queste sere, non ho mai appurato quali fossero gli effetti di quella stramaledetta sfera su di lui.

 

<< Non ho paura di te >>

<< Dovresti >>

 

Mi si avvicina, nel momento stesso in cui io indietreggio, trovandomi con le spalle alla porta. Mi mostra un sorriso sghembo e nell’occhiata che mi lancia non percepisco niente: non lo riconosco. Deglutisco appena, decisa a non farmi intimorire da lui, da ciò che è in questo istante e dallo strano senso di oppressione che sento pesante sul mio petto. Non gli rispondo, mi limito a sostenere il suo sguardo cupo.

 

<< La sera in cui ti ho baciato… era una di queste:in quel buio corridoio eravamo illuminati dalla luna, o sbaglio? >>

 

Sgrano appena gli occhi, quando la verità delle sue parole mi colpisce. Non ci avevo mai pensato, ma è così, quella sera di diversi mesi fa, fu l’influsso che la luna ha su di lui a spingerlo a baciarmi. Improvvisamente avverto uno stranissimo senso di delusione attanagliarmi le viscere.

E’ stato solo per quello?

<< Fu questa la ragione per cui lo facesti, dunque? >>

Sorride ancora, avvicinandosi di un altro passo fino a trovarsi a pochi centimetri da me. Abbassa il capo, parlando al mio orecchio.

<< L’influsso della luna mi spinge solo a fare ciò che desidero, a liberarmi della ragione per dar sfogo ai miei desideri. E’ l’istinto a guidarmi in sere come queste. Per tale motivo ti consiglio di andartene, prima che possa ritrovarmi a fare qualcosa di cui entrambi ci pentiremmo domattina >>

 

Rialzo lo sguardo su di lui, perdendomi in quel nero così intenso e così spaventoso. Ma è una paura buona, una di quelle che ti spinge ad incontrarla, a provarla piuttosto che scappare via. Quegli occhi mi attirano, e mi sento come un stupido pezzo di acciaio inerme, attratto da una calamita.

 

E quello che accade l’attimo dopo, l’annovero come una totale mancanza di razionalità, come se non fosse solo un mio desiderio, ma una necessità, un’urgenza. Gli getto le braccia al collo, incollando le mie labbra alle sue e avvertendo quel sapore acre di menta che inebria il mio olfatto. Non resta ferma a lungo, subito le sue braccia cingono la mia vita e con irruenza dischiude le mie labbra, così da mischiare le sue sensazioni alle mie.

 

E’ un bacio diverso da quello datomi mesi fa: anche questo non ha niente di tenero, ma è consapevole, voluto da entrambi. Bramato e sempre negato.

 

Le sue mani sfiorano le mie cosce e quasi non avessi peso, mi rialza, poggiando il mio corpo alla porta e premendo con il suo, deciso ad intrappolarmi e non lasciarmi fuggire. Se è questo il suo timore, è del tutto infondato: non ho alcuna intenzione distaccarmi da lui, di allontanarmi da queste sensazioni così forti e irrinunciabili; tutti i miei sensi sembrano essersi svegliati, è solo la mia mente, per il momento, ad essere offuscata.

 

E il minuto successivo avverto la freschezza delle lenzuola sotto di me, il suo peso sul mio corpo che freme ad ogni tocco.

 

<< Potrei farti del male >>

<< Potrei fartene anch’io >>

 

Quando mi sveste con impeto e passione, quando penetra in me con poca delicatezza, so che il dolore non mi spaventa e che non vorrei essere in un altro posto: non vorrei sentire altri respiri, altri gemiti se non quelli di Teddy. E non vorrei avvertire altra pelle contro la mia, se non quella dell’unico uomo che abbia mai significato qualcosa per me.

 

Lui è l’unico che può darmi ombre e luci, l’unico che io possa amare.

L’amore è devastante e non ci sono entrata in punta di piedi, ci sono letteralmente piombata dentro.

 

Non posso disfare quello che ho fatto, ci sono cose che non si possono cambiare: indietro è difficile tornare e a mie spese l’ho imparato. Non puoi rimettere dentro del dentifricio uscito da un tubetto, neanche volendo. Ma posso imparare a vivere con le scelte che faccio, fino alla luce chiara del mattino.

 

 

 

 

 

All’inizio avreste voluto strozzarmi, nevvero? Ma poi… sorpresina finale! xD

Probabilmente siete rimaste un tantino interdette dal comportamento di Teddy, ma come precedentemente ho detto, la luna ha un effetto piuttosto devastante su di lui. Un po’ come avveniva a Remus, ma senza zanne e peli.  xD

Non abbiatecela con Teddy e Maggie, vi avviso che niente è successo tra quei due! Più in là sarà tutto chiaro!

Commenti, critiche?! xD

A presto care!  :*

 

                                                                                                                                                          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

   
 
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