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Autore: Ichimiko    18/08/2011    5 recensioni
[Capitolo 1]
Driiin! Driin! Driin!-
Il suono metallico della sveglia risuonò in tutta la stanza, svegliando l'esile ragazzo che dormiva su un soffice letto a pochi centimetri da quell'odioso suono.
[Coppie: 2MIN, JongKey]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Prima di postare volevo ringraziare di cuore le persone che hanno commentato questa ff, davvero grazie di cuore ne sono così felice! *lancia coriandoli. Grazie grazie grazie ^_^ Gooo~!

Capitolo 2

 

Nonostante fosse stretto fra le braccia di Minho, le lacrime del maknae non riuscivano a placarsi.
Ebbene si, era in piena crisi di pianto. Non era la prima volta e non c’era cosa che esso odiava di più al mondo. Si arrabbiava con se stesso perché non riusciva a fermare quell’acqua salata che scendeva dai suoi occhi  e ciò gli provocava altre lacrime.
Minho sapeva bene che in questi casi l’unica cosa da fare era lasciarlo sfogare e, una volta calmato, bisognava distrarlo, solo così esso non si sentiva in colpa e sul suo viso sarebbe rispuntato il sorriso.
Lo tenne stretto a sé, la maglia a righe bianche e nere del suo pigiama ormai era completamente bagnata dalle lacrime incessanti del piccolo.
Dopo un’ora finalmente Taemin riuscì a pronunciare quelle parole “Ok, mi è passato.”
Minho lo scansò delicatamente dal suo petto, sorridendogli amorevolmente, come una madre fa quando il proprio figlioletto cade dalla bicicletta e si sbuccia un ginocchio.
“Senti, ti va il latte? Un bel banana-milk alle 2 della notte ci sta! No?” disse con ironia.
Taemin scosse avanti e indietro la testa e sorrise, “Grazie” disse infine.
Solo quando il moro lasciò la stanza si rese conto che il temporale era finito.

Aish. Mi faccio pena da solo. Piangere come un bambino di due anni perché fuori c’è il temporale. Chissà
che pensa ora di me, e per di più mi è venuta pure una crisi di pianto! Devo davvero avergli dato l’impressione di uno sfigatello.
Dopo qualche minuto Minho ritornò in cucina con il latte e lo porse all’amico che sporgendosi in avanti a mo di inchino lo ringraziò.
Rimasero in silenzio fino a quando il ragazzo più giovane non ebbe finito di bere il suo latte.
“Scusami ancora” disse interrompendo il silenzio che ormai padroneggiava la stanza.
“Mh. No tranquillo. Posso capire, è stata un giornata pesante, le ansie per il come back e tutto il resto… E’ normale che tu sia scoppiato. Tranquillo” disse voltandosi dalla sua parte con un sorriso.
Taemin ricambiò il sorriso, “Andiamo a dormire?” disse “Ti ho già rubato troppo tempo.”
"Okay” disse il moro alzandosi, e portando una mano in direzione dell’altro per aiutarlo a tirarsi su.
Il rosso prese la mano dell’amico e dopo pochi minuti ognuno era ritornato nella propria stanza.
Minho prima di addormentarsi non poté non pensare a ciò che era accaduto.
Perché il piccolo Taemin aveva così paura dei temporali? E perché lui non lo sapeva? Quelle lacrime erano davvero dovute alla paura dei tuoni o c’era qualcos’altro che lo spingeva a stare così male?
Ripensò a tutto, dal momento in cui spense la luce della cucina al momento in cui chiuse la porta della camera dietro le sue spalle pochi secondi fa. Nulla. Nessuna azione, nessuna parola dette dall’amico sembravano rispondere alla sua domanda.
Si fermò a pensare intensamente al momento in cui lo teneva tra le sue braccia. Quella sensazione di calore e tranquillità che lo avvolgevano, il cuore che batteva ad una velocità talmente elevata che sembrava quasi gli uscisse dal petto. Il sapore di camomilla che proveniva dai suoi capelli.
Poi ripensò a quelle poche parole che si erano scambiati.

“Ci sono qua io ora. Non c’è nulla di cui avere paura. Shh. Non ti succederà niente” Pff. Sono proprio un coglione.
E con questo pensiero si lasciò trasportare nel sonno.

 

Passò una settimana esatta da quella notte.
Key e Onew erano stati chiamati per duettare in un programma e ovviamente
Jonghyun non lasciò andare da solo il suo amato.
D’altronde come si fa a non stare accanto a chi si ama? Come si fa a respingere quella forza attrattiva che li spingeva a stare insieme? Anche solo stare a guardarlo nel camerino, mentre le hair-stylists e makeup-artis svolgevano il loro lavoro faceva stare bene Jonghyun.
Vederlo che pochi minuti prima di esibirsi poi, chiudeva gli occhi e respirava profondamente cercando tranquillità e concentrazione era una delle visioni più belle al mondo.
Jonghyun non riusciva a credere che quell’angelo non fosse una delle sette meraviglie del mondo e non capiva nemmeno come faceva quella meraviglia a stare con lui.

Taemin stava comodamente disteso sul divano del salotto quando Minho arrivò scansandogli le gambe per sedersi li dove esse fino a pochi secondi prima erano appoggiate.
“Shh. C’è la partita” disse indicando la tv che aveva acceso poco prima.
Sulle schermo comparì prima un prato verde e poi le squadre in fila pronte ad ascoltare il proprio inno a testa alta.
“Uff” sbottò il piccolo “Sai io stavo leggendo e quel coso non mi fa concentrare” disse sventolando il giornale,
Minho però non sembrò prestargli il minimo ascolto è continuò a fissare lo schermo concentrato.
Taemin su c’erte cose era proprio un bambino. Lui era arrivato li per primo. Lui aveva il diritto di starsene comodamente svaccato con le gambe stese e sempre lui aveva il diritto di non sentire le urla dei tifosi e la noiosa telecronaca dei giornalisti.
Così buttò le sue gambe sopra le ginocchia del ragazzo.
Minho si girò, lo guardò come se nulla fosse ed alzò il volume della tv.

Vuoi la guerra allora eh?
Pensò il rosso che stava già iniziando a rompere a piccoli pezzi la carta del giornale per lanciare poi le palline a colui che ormai era diventato l’avversario.
Dopo due lanci però l’altro lo interruppe.
“Tae, perché hai così paura del temporale?” chiese sempre con lo sguardo fisso sullo schermo.
“Mhà! Nulla di che! E’ come chi ha la fobia dei serpenti, dei topi, delle api… Così, non c’è un motivo in particolare, è sempre stato così”.
“Allora…” intervenne il moro deglutendo forse un po’ troppo rumorosamente “Se la prossima volta scoppia un temporale, puoi chiamarmi eh? Cioè dico, non serve ridursi a piangere in cucina come un cane bastonato. Davvero, non mi disturbi.” Concluse portando il suo sguardo negli occhi dell’altro.
Per fare ciò ci volle una forza immensa. Lui aveva bisogno dei suoi ritmi, e delle sue parole non dette.
Non si era minimamente accorto che l’altro si era messo a sedere, e che il suo volto era vicino, troppo vicino.
Il rosso sorrise dolcemente e portò una mano alla guancia dell’altro, accarezzandola “Grazie honey” disse sottovoce e con un gesto veloce tirò a se il moro con la mano libera.
Ora i loro visi erano davvero troppo, troppo, troppo vicini.
“Se hai intenzione di baciarmi Minho, fallo, muoviti. Non rimanere a fissarmi così…”
Senza farselo ripetere due volte il moro appoggiò le sue morbide labbra su quelle dell’altro ed esso portò la mano dalla guancia ai capelli dell’altro, stringendoli. A quel punto le loro lingue iniziarono una danza spinta dalla musica della passione.
Minho spinse il rosso nuovamente con la schiena appoggiata al divano mentre l’altro iniziò a sbottonagli la camicia.

  
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