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Autore: Lady Aquaria    19/08/2011    4 recensioni
"La verità è che io faccio fatica a non pensarci, alla fine mi sono arreso. Ho smesso di provare a liberarmi un po' la testa ma non riesco perché lei c'è. C'è sempre. Con il suo sorriso e i suoi occhi, perfino col suo caratteraccio. E quando non c'è la cerco. La cerco in casa, a Rodorio, la cerco nelle canzoni dei Kiss che ho imparato ad apprezzare e dentro le frasi dei pochi libri che ha letto qui. E sai cosa? C'è ancora. E' ancora dappertutto. L'ho cacciata, ma non riesco a levarmela dalla testa."
E tutto questo, a partire da quel giorno al Goro-Ho.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
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secondo capitolo prequel

2.

E da qui.

 
"Ma davvero? Vedi di farlo a qualcun'altra, il check-up."
Milo sogghignò ancora.
"E perché mai??" ribatté. "Cos'é, l'hai vista prima tu? Non sono del tutto sicuro che tu sia in grado di maneggiare una come lei. Al villaggio sotto il Goro-Ho dicono sia un bel peperino, il Maestro l'ha allenata personalmente."
"Non credevo fosse una sacerdotessa, non porta la maschera." obiettò Camus.
"Infatti non lo è, Dohko ha affinato le sue capacità di artista marziale, che la ragazza ha iniziato ad apprendere dal suo defunto padre. E' bassa, ma è un concentrato di forza… che c'è? Perché mi guardi così?"
Camus puntò l'indice contro Milo.
"Dimmi la verità. Fai parte dell'EYP."
"No, niente servizi segreti, sono solo un attento osservatore." rispose Milo, ridacchiando. "E comunque sai, non m'interessa la tua fanciulla… per me è troppo nervosa, preferisco le ragazze un po' più floride."
"Scherza, scherza. Il pazzoide della quarta casa ha ottenuto il permesso dal Grande Sacerdote a fare una strage. Ecco a cosa sto pensando da oggi."
"Esagerato." disse Milo.
"Gli ha affidato la missione al Goro-Ho che io ho fallito, e gli ha dato carta bianca per agire come meglio crede." spiegò Camus. "Uccidi chi ti pare, il Maestro mi serve vivo. Ti pare una cosa sensata da dire a uno come Death? Che dici, sono esagerato adesso?"
"Ha dato carta bianca a Death? Ma è impazzito?"
"A quanto pare…"
"E tu sei preoccupato per Dohko? Quello è ancora in gambissima, potrebbe farci fuori tutti quanti senza nemmeno faticare, altrochè... stai tranquillo, sa il fatto suo."
"Dohko sì. La ragazza, no."
Milo ridacchiò.
"Allora è lei la tua sola preoccupazione." insinuò. "E no, non iniziare con il discorso: siamo paladini della giustizia, dobbiamo proteggere gli innocenti. Cam, non prendermi in giro."
"Ma lei è un'innocente. Non merita di finire i suoi giorni con la fine atroce  che le farebbe fare Death."
"E che cosa intendi fare?"
Camus finì la bevanda, pensieroso.
"Qualcosa m'inventerò." rispose.
"Se vuoi spezzare le gambe al granchietto sappi che hai la mia approvazione e avrai il mio aiuto."
"Ah no. Il giorno in cui deciderò di fargli abbassare la cresta dovrò essere da solo. Non intendo condividere quel piacere con nessuno. Posso concederti l'onore di finirlo, ma a pestarlo sarò solo io."
"Sai Cam, a volte mi fai paura." commentò Milo, poco dopo.
Stavolta fu Camus a sogghignare.
"Guardati dalla furia dell'uomo paziente." rispose. "Sarà meglio tornare al Santuario, sia mai che quello decida di partire con anticipo."
Milo andò a pagare e tornarono al Santuario dove, tutto baldanzoso, DeathMask si stava vantando con un paio di soldati semplici dell'incarico ottenuto da Ares.
"Guardalo, com'è tronfio." commentò Camus. "La sua stupidità lo porterà alla rovina, prima o poi… tsk! ha carta bianca. So io che cosa potrebbe farci, con quella carta."
"Non dirmelo, lo immagino da me…" ridacchiò Milo.

Verso il pomeriggio, mentre DeathMask, tronfio nella sua armatura si recava da Ares per gli ultimi aggiornamenti, Camus decise di anticiparlo e andare in Cina: la ragazza che aveva visto, Mei, era fuori a curare il giardino ignara di cosa stava per succedere di lì a poco.
Non si spaventò quando lo vide comparire accanto al grande salice che imperterrito da chissà quanti decenni, si stagliava dietro la pagoda.
"Nihao. O forse sarebbe meglio… yassou." si corresse, passando al greco. "Vi ho già visto l'altro giorno."
"Sì."
"Anche se non da così vicino." fece Mei.
"Oh. Ehm…" disse Camus, mal interpretando le sue parole.
"Potete avvicinarvi, sono innocua."
"… disse quella con un tantō infilato nella cintola." Camus le indicò con un cenno l'arma in questione.
Mei sorrise e si alzò, pulendosi le mani sotto il getto del tubo per irrigare il giardino.

"State tranquillo, non sono così stolta da pensare di poter abbattere un Gold Saint con un misero pugnale."
"Adesso sì che sono tranquillo."
Lei rise.
"Il Maestro è sempre lì, al suo posto. E no, non credo abbia cambiato idea dall'ultima volta che vi ha visto."
Sentiva il cosmo di DeathMask avvicinarsi e decise che non poteva perdere altri istanti a parlare.
"Mei-Yin, giusto? Senti, non posso perdere altro tempo."
"Perdere tempo? Ma cosa…??"
Ed eccolo, DeathMask, comparire dalla cascata in una delle sue amate entrate in scena teatrali, il cosmo a proteggerlo dall'acqua.
"Felice di vedervi, Maestro."
"Il prode Cancer…"
disse Dohko, ironico."Così sei tu il sicario mandato da Ares. Quale onore, per un vecchio come me."
"Cosa sta succedendo?"
"Resta vicina a me e non ti succederà niente." le disse.
"Ma… il maestro… mio fratello…!" protestò la ragazza. "E Shunrei!"
La tirò a sé e si teletrasportò dietro a un enorme masso in cima alla cascata azzerando il cosmo per evitare di essere avvertito dal collega.
"Non c'è tempo." le disse, cercando di captare la ragazzina dal quipao rosa.
La trovò nella foresta di bambù poco distante, insieme a Kiki.
Menomale, è con Kiki, pensò. Pur non essendo un Saint ma solo l'apprendista di suo fratello Mu, sapeva come difendersi, e in caso di necessità l'avrebbe teletrasportata al sicuro.
"Credo che potremmo darci del tu, a questo punto." sentì dire a Mei.
Preso dalla situazione, l'aveva sentita appena.
"… come?"
"Ho detto che a questo punto possiamo anche darci del tu, visto e considerato che quello che stai stringendo è il mio seno destro e non la mia spalla."
Sgranò gli occhi, guardando Mei e costatando che aveva ragione. Tolse subito la mano, imbarazzato.
"Chiedo umilmente scusa."
Una risata perfida li distrasse.
"Chi è quell'uomo?" domandò Mei in un sussurro, sporgendosi appena dal masso.
"DeathMask di Cancer, il miglior sicario in circolazione." le rispose. Ma non c'era nessuna ammirazione in quel tono di voce, solo disprezzo. E doveva provarne molto contro quell'uomo.
"È un tuo pari." affermò Mei.
"Sì. Di nome, ma non di fatto. Dovrebbe servire la giustizia, invece quell'uomo è la cosa più rivoltante che conosco."
L'uomo che aveva chiamato DeathMask si era avvicinato minaccioso a Dohko, parlandogli, ma lontana com'era, non riusciva a carpire nemmeno una parola. Solo di quando in quando, si sentiva una risata raccapricciante, certo non del maestro.
"Si può sapere che cosa volete, dal maestro Dohko? Non ha commesso nessun crimine, non s'è mai mosso da qui." riprese Mei, poco dopo.
"Il Grande Sacerdote vuole a tutti i costi richiamarlo al Santuario, dice che ha consultato le stelle e sono maligne…" le rispose, in automatico, come se lei potesse comprendere.
"Pensavo che il Grande Sacerdote fosse una persona ragionevole e rispettosa. Invece, sento solo energie negative provenire da Occidente, non è affatto il Santuario descritto dal Maestro."
Possibile che anche lei percepisse il Cosmo?
"Tu percepisci il Cosmo?"
"Certo che sì." replicò Mei, come se la cosa fosse ovvia. "Sento quello di Shiryu da anni, sento anche quello degli altri Saint. Percepisco la loro natura. Secondo te perché ero così tranquilla quando sei arrivato, poco fa?"
"Ah, ecco perché non mi hai lanciato quel pugnale." commentò Camus.
Mei ridacchiò.
"Non l'avrei lanciato comunque, lo uso solo per difesa, mai per l'attacco." rispose. "Se proprio devo attaccare, lo faccio a mani nude."
"Devo quindi ritenermi fortunato, per non essere stato attaccato in alcun modo?"
"Beh… non sono così sciocca da attaccare per prima un uomo del tuo calibro."
Camus inarcò un sopracciglio.
"E se ti avessi attaccato?"
"Beh, allora quel tantō sarebbe finito dritto nel tuo occhio."
La guardò, stranito.
"Nell'occhio?" ripeté. "Perché non nel cuore?"
"Uno perché indossi un'armatura e due perché nel vostro caso gli occhi, e il cervello dietro essi, sono più facilmente raggiungibili."
"Brutale." commentò Camus.
"Forse. Ma di certo letale."
Come DeathMask in quel momento: appena posato lo sguardo su Shiryu, iniziò ad attaccare anche lui.
"Un cavaliere qualsiasi che sfida a duello un cavaliere d'oro… è ridicolo!!" stava dicendo Death."Mai prima d'ora avevo sentito una cosa più assurda e sciocca di questa!!"
Idiota
, avrebbe voluto urlargli. Mai, mai sottovalutare un avversario, e Shiryu, anche se un modesto bronze, poteva dargli filo da torcere.
"C'è una prima volta per tutto, e per te questa sarà anche l'ultima!"
Parlare. Doveva farla parlare, per non farle vedere Shiryu cadere sotto i colpi di DeathMask.
"Allora, Mei-Yin." disse. Usò il suo nome per intero, sperando di intavolare un discorso.
Mei rimase in silenzio un attimo e lui ne approfittò per sbirciare, in tempo per vedere Shiryu scaraventato a terra da un colpo appena accennato di DeathMask.
"Tu sai il mio nome, ma io ancora non so il tuo." si decise Mei, come lui stesso aveva sperato.
Ridacchiò appena.
"Non è importante e… ed è anche un filo banale."
"Ma è un nome, è la prima cosa che ti rappresenta. Non può essere così brutto."
Silenzio.
"Camus. Mi chiamo Camus." le disse, aspettandosi di vederla scoppiare a ridere.
"Come lo scrittore." rispose Mei, poco dopo.
"Già. Mia madre e i suoi nomi assurdi. Fortunatamente non le piaceva Dostoevski." le rispose.
Adesso sì che Mei rise.
"Bè, anche Dostoevski era un grande scrittore."
"Sì… è quello che ha scritto l'idiota." replicò Camus, continuando a monitorare la situazione da basso.
"Ma ha scritto anche Delitto e Castigo… i Demoni..."
A proposito di demoni.
DeathMask fermò un colpo di Shiryu con la sola forza di un dito, e poi, dopo aver iniziato a farlo vorticare come se non avesse peso, lo scaraventò nella cascata.
In quel caso, discorso o meno, Mei se ne accorse.
"Shiryu!" esclamò, uscendo allo scoperto.
"Torna qui!" disse Camus, riacciuffandola e tirandola contro il suo petto, pregando che Death non l'avesse vista.
Non aveva messo in conto che Mei non era esattamente la dolce e indifesa fanciulla che appariva a prima vista: tentava di divincolarsi con una forza tale che solo l'emanazione del proprio cosmo la stava facendo placare.
"Ferma!" le disse. "Non senti? È ancora vivo… sta bene…"
Bene… insomma, se così si poteva dire…
Mei smise di dibattersi, cercando di captare qualcosa del cosmo di Shiryu. Lo trovò, con difficoltà, in fondo alla cascata: un cosmo debole ma ancora vivo.
"… evitatemi la predica, maestro. Sapete anche voi che il confine tra il bene e il male è molto sottile. Può anche darsi che Ares abbia commesso ingiustizie, ma se alla fine vincerà lui, le ingiustizie che avrà compiuto si muteranno in atti di giustizia necessaria dovuti alle circostanze ed al bisogno. Una volta esteso il suo potere sull'universo, chiamerà ben fatto quel che voi ora chiamate con il nome di ingiustizia." diceva DeathMask.
Idiota. Si ripeté Camus. Idiota e presuntuoso.
"Stolto." fu la risposta di Dohko, ignorando la risposta piccata di DeathMask, subito dopo."L'ingiustizia non potrà mai mutarsi in una cosa giusta! Le stragi, le uccisioni, le sopraffazioni dei popoli e delle genti, tutto ciò si lascia alle spalle il tetro odore della morte e non potrà mai essere chiamato con un nome diverso. Quello che porta gli uomini alla guerra e alla distruzione non avrà mai il nome di giustizia per sé."
Sorrise appena, alle parole del saggio collega della settima casa; peccato però che Death non fosse per nulla in vena di cedere.
Caricò un altro dei suoi colpi, ma mentre lo stava scagliando alle spalle di Dohko, ecco che una forza terribile si sollevò dalla cascata, lasciando Death di stucco.
Shiryu.
"È vivo, lo senti?" le ripeté.
Ma non ancora per molto. DeathMask stava per usare quel colpo. Il sekishiki meikaiha.
E Shiryu… bè, non avrebbe avuto molte chances di sopravvivenza.
"Giù!" le disse stringendola forte, mentre già avvertiva le porte dell'Ade spalancarsi.
"Fermati, DeathMask."
Mei trattenne il respiro, mentre lui riconosceva il cosmo del collega della prima casa.
"Dimentichi che stai affrontando un cavaliere a te inferiore? Dunque non hai dignità, Cancer?"
L'aiutò a rimettersi in piedi e la prima cosa che lei fece fu sbirciare.
"Un amico è giunto per salvare Shiryu." disse Dohko, sorridendo all'amico.
"Già una volta ho aiutato quel ragazzo…"
"Sì." disse. "Lo riconosco. È il Saint solitario che vive in Jamir… aiutò Shiryu con le armature tempo fa."
"Mu dell'Ariete. È questo il suo nome."
"Attenti a voi, traditori del Santuario!" diceva DeathMask, allontanandosi per scomparire dov'era apparso.
"Dove stai andando, Cancer, vuoi rinunciare alla battaglia?" sbraitò Shiryu.
"Zitto, idiota…!" sbottò Mei. "Ha sempre avuto la lingua lunga, mio fratello…."
"Sarei un pazzo, se credessi di potercela fare contro tre cavalieri d'oro…" disse DeathMask, guardando in direzione della sommità della cascata e ghignando. "A presto, Shiryu! Ci rivedremo al Santuario, lì ci incontreremo di nuovo!"
"Felice di rivederti, cavaliere di Aries." salutò Dohko. Guardò in direzione del masso. "E sono felice di rivedere anche te, Camus."

***

 
Lady Aquaria's corner:
(Capitolo revisionato in data 8 maggio 2014)
Piccola Postilla di fine capitolo: le parti in corsivo si riferiscono a certe parti del dialogo tra Dohko e Death nell'episodio 39 "Una prova da superare", e si rifanno al doppiaggio italiano classico. Per esigenze di copione ho dovuto modificare qualcosina qua e la'.
Anche questo reca un titolo di una canzone…questa è E da qui di Nek.
Ringrazio come sempre chi legge, recensisce, mette tra i preferiti (merciiiiiii =)) e chi segue.
Alla prossima!
Vale^^

Lady Aquaria

   
 
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