Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
Segui la storia  |       
Autore: Gringoire    19/08/2011    8 recensioni
Vide la mamma avvicinarsi, come sempre, tenendo fra le dita una delle sue sigarette alla menta.
Sospirò rassegnato, osservando i cocci di vetro a terra. Non aveva fatto apposta a rompere il vaso, ma lei non lo avrebbe ascoltato, come tutte le altre volte.
Alzò la maglietta, vedendo la donna a pochi passi da lui.
Se la portò sulla testa. Dopo tutti quegli anni aveva capito come nasconderle le lacrime ed evitare così la doppia punizione.
Si morse il labbro quando, dallo specchio, la vide allungare la mano. Portò la maglia a coprirgli completamente il viso. Era pronto. Quella volta sarebbe riuscito a non urlare e forse anche a non piangere.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
14. Goodnight, travel well

14 – Goodnight, travel well


And all that stands between the souls release ?
This temporary flesh and bone
We know that it's over now


La pioggia scendeva torrenziale da nuvole nere come il petrolio, il vento soffiava forte, ululando tra le foglie dell’albero che vedeva fuori dalla finestra.
Buffo come il tempo rispecchiasse il suo umore, per una volta. Da bambino, le prime volte che sua madre lo picchiava, quando desiderava di morire, c’erano volte in cui pregava almeno per una buona tempesta. Sperava si scatenasse così potente da rimbombargli nel cervello e spegnergli a forza i pensieri, le lacrime, il desiderio di morte che gli assorbiva mente e corpo. Ed ora eccolo lì, semplice. Si preparava forse la tempesta migliore degli ultimi anni, a giudicare dal nero minaccioso che incombeva sulla città.
Sua madre non era tornata a trovarlo, ma non era quello il problema. Era impegnata, non si aspettava una sua visita, nulla di nuovo, no.
La cosa che lo infastidiva al momento era se stesso, in effetti, come da diciassette anni a quella parte. Lo tormentava quel desiderio che gli scivolava tra neurone e neurone da ormai qualche giorno - più o meno da quando era stato ricoverato, in effetti – ed era la speranza che Robert si facesse vivo. Anche solo per un secondo, per insultarlo, picchiarlo, quello che voleva. Sognava solo una possibilità di spiegargli i motivi che avrebbero portato al loro distacco totale in un futuro ormai schifosamente prossimo. E si odiava perché continuava a desiderarlo quando sapeva bene che Robert non sarebbe passato, aveva di meglio da fare e quasi sicuramente nemmeno sapeva che fosse in ospedale.
Ecco, appunto, non sa che sei in ospedale, altrimenti figurati se non passerebbe.
Dio, quella voce. Lo stesso tono derisorio che continuava a ripetere le stesse cose piene di speranza nonostante avesse più volte cercato di sopprimerlo. Le speranze non esistevano per le persone come lui che semplicemente non le meritavano.

---

Aveva girato circa dodici ospedali, eppure non vi era traccia di un paziente di nome Jude Law. Ed era più che certo che non ci fossero errori, Jude non era poi un nome così comune. Probabilmente il suo Jude era l’unico Jude della città se non dell’intero Paese.
Si risedette in macchina, lasciandosi andare contro il sedile del guidatore. Cazzo, se c’era qualcosa che non mancava in quella città del cavolo erano gli ospedali.
Ne rimanevano otto. Solo otto fottuti ospedali. E se non l’avesse trovato? E se quella puttana – perché di una puttana si trattava, non aveva intenzione di addolcire i toni, per niente – della madre avesse fornito un nome falso?
Dannazione.
Ed ora ci si era messo anche il tempo, a rompergli le palle. Era zuppo, ma al momento non c’era cosa che gli fregasse di meno.
Prese a sberle il volante, anche se in effetti avrebbe preferito prendere a sberle se stesso. Era una persona inutile. Completamente. E se c’era una cosa che odiava era proprio non essere di nessun aiuto, diamine.
Mise in moto.
Otto ospedali.

***

“Scusi, può ripetere?”
“Stanza 221.” Sillabò l’infermiera, come se stesse parlando ad un idiota. Beh, in effetti al momento ci andava parecchio vicino. “Sicuro di stare bene?”
“Mai stato meglio, grazie.”
Aveva corso per tre piani, prima di pensare anche solo a dare un senso logico alla cosa. Si fermò al centro del corridoio, guardando i numeri sulle stanze.
413.
Cazzo, era sul piano sbagliato.
Rifece la strada al contrario, fermandosi a quello giusto, stavolta.
Trovò la 221 in un batter d’occhio e ne spinse la porta lentamente, terrorizzato da cosa avrebbe potuto trovarci dietro.
La prima cosa che vide fu la gamba ingessata. Strinse i pugni, continuando nella sua esplorazione e salendo con gli occhi verso il viso del ragazzo.
Gli occhi. I suoi.
“Grazie a Dio.” Lo abbracciò, fregandosene altamente.

---

Un miraggio.
Era stato questo quello a cui aveva pensato appena quella massa disordinata di capelli corvini gli era capitata nel campo visivo.
Una visione.
Stava sognando.
La seconda cosa a cui aveva pensato, immediatamente dopo, era “E’ zuppo, Cristo santo”.
Poi però lui l’aveva abbracciato e gli era venuto naturale ricambiare, respirando a pieni polmoni direttamente dalla sua pelle.
Forse anche i desideri dei ragazzi cattivi si avveravano, ma era sempre meglio non sperarci troppo.

---

Robert Senior entrò nella stanza come una furia, anche se l’espressione euforica lo smentiva.
Adocchiò il figlio – sapeva di trovarlo là; da quando aveva scoperto dove era ricoverato Jude era perennemente in ospedale -, seduto come sempre a lato del letto. Un libro tra le mani e un’espressione di sforzo immane, cercava di sostenere la testa e impedirle di ciondolare dal sonno.
Era distrutto e si vedeva, ma non aveva la minima intenzione di riposare.
Non finchè era con Jude, quantomeno, il suo nuovo ed unico scopo era tenerlo d’occhio.
Quasi non si accorse dell’entrata del padre, nonostante il baccano, ma sobbalzò sulla sedia quando l’uomo pronunciò le parole che non avrebbe mai voluto sentire in presenza di Jude.
“Maggie è in prigione.”
Controllò che Jude dormisse, lanciò un’occhiataccia al padre, e lo trascinò in corridoio. Lasciò la porta appena socchiusa e si posizionò in modo da vedere perfettamente il letto all’interno.
“Bè, le congratulazioni?”
“Prima voglio i dettagli.”
“Chiedi pure.” Il Robert anziano si sedette su una delle sedie di plastica lì accanto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sorridendo come un invasato.
“Quando è successo?”
“Quando Jude è stato ricoverato, i medici hanno denunciato quelle decine di segni che hanno trovato sul suo corpo. Troppi per essere casuali, è stata la giustificazione. Hanno aperto un fascicolo in tribunale, l’ho scoperto per caso, ma era stato messo da parte per mancanza di prove. Ho sguinzagliato il miglior investigatore privato della città dietro a Maggie ed ho trovato il nome del suo nuovo fidanzato. Mi sono presentato a casa sua, gli ho chiesto cosa sapeva – rimarresti sorpreso anche tu nel sapere quante cose ha spiattellato -, ho provato ad intimidirlo – sai che mi riesce bene – e lui ha acconsentito a testimoniare ieri in tribunale. Considerando l’aggravante della gamba rotta, dei lividi e delle bruciature, ha guadagnato tre anni in cella. Voilà.”
Robert si lasciò andare appena contro lo stipite, sospirando. “E’ finita davvero. Ma cosa faremo quando uscirà?”
Senior si alzò in piedi, senza smettere un secondo di sorridere, e lo strinse in un abbraccio.
“Ci penseremo a tempo debito, ma di sicuro vedremo di farle avere un divieto di avvicinamento parecchio severo. Non è meraviglioso?”
“Troppo. Ora bisogna solo spiegare a Jude che quello che gli ha fatto sua madre per tutti questi anni non era necessario né tantomeno meritato.” Sospirò nel cappotto del padre, chiudendo gli occhi per un attimo. Dio, era finita sul serio, si sentiva come se un macigno gigantesco gli si fosse appena sollevato dalle spalle.
“Ho la chiave di casa, vado a prendere la roba di Jude e la sposto nella stanza degli ospiti.”
L’uomo si dileguò nel corridoio e Robert ritornò nella stanza. Jude dormiva ancora profondamente, anche se ogni tanto si agitava per il male alla gamba. Si morse un labbro, vedendo una smorfia di dolore nascergli sul viso, e si chiese come avrebbe fatto a fargli capire quello che doveva.
Ritornò alla sua sedia, il sonno completamente evaporato. Era dannatamente preoccupato per la reazione di Jude alla notizia, ma contemporaneamente euforico in un modo incontrollabile. L’avrebbe tenuto al sicuro lui, da quel momento, l’incubo era finito.
Jude aprì gli occhi improvvisamente, ansimando appena.
“Ehi. Tutto ok?”
L’altro si affrettò a sorridergli, mentre rincorreva il respiro. “Benissimo, grazie.”
Robert si permise solo in quel momento di imitarlo e aprirsi in un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Aveva una voglia matta di saltare, urlare, festeggiare. E l’avrebbe fatto, a tempo debito. Con Jude.
Aspettò che riprendesse coscienza della realtà e recuperasse il fiato, dopodichè gli porse un bicchiere d’acqua e lo aiutò a sistemare i cuscini. Si sedette sul bordo del letto, serio tutt’a un tratto .
“Ho una notizia.”
Jude invece non accennava a voler spegnere la luce del suo sorriso. “Dimmi.”

---

Non gli aveva nemmeno chiesto se fosse una notizia bella o brutta, non ne sentiva la necessità, da Robert avrebbe accettato entrambe.
La bocca si stese in una linea, improvvisamente. A meno che non gli dicesse che non lo voleva più vedere. Dopotutto avrebbe poi anticipato le cose solo di qualche giorno, glielo voleva dire lui stesso, ma gli sembrava di non trovare mai il momento adatto. Lui era sempre là, così gentile, cortese, disponibile in un modo nemmeno lontanamente immaginabile.
“Bè, ecco…” Robert aveva preso a giocherellare con le sue dita, facendogli sentire un improvviso calore alle falangi, come se fosse troppo vicino ad una fiamma. Non gli dispiaceva. Proprio affatto. Sperò terribilmente che continuasse in eterno.
Quando poi puntò lo sguardo nel suo – gli occhi scuri carichi di… dispiacere? Felicità? Sentimenti contrastanti -, non capì più nulla.
“Jude. Tua madre è stata arrestata.”
No, doveva aver capito male.
“Come, scusa?”
L’altro abbassò lo sguardo e gli lasciò la mano, facendogli sentire improvvisamente un freddo glaciale tutto intorno.
 “Tua madre… è in prigione.”
“Che cosa significa? Perché?” si sporse sul letto, avvicinandosi inconsciamente. Non capiva.

---

Dio, quanto era difficile.
Provò ad afferrare il coraggio a due mani, nonostante continuasse a scivolargli da qualche parte tra il cuore ed il cervello, dopodichè riportò lo sguardo nel suo, credendo per un attimo che fosse un pezzo di cielo.
“Ti ha picchiato, Jude. Per diciassette anni. Questo è reato. Grave.”
Di nuovo intuì in anticipo la sua reazione. Vide che cominciava a tremare, aprendo e chiudendo la bocca senza emettere un suono. Gli occhi erano spalancati ed il fiato era di nuovo corto. Attacco di panico.
Si avvicinò immediatamente, pronto a combattere, se necessario, per lasciare che lo stringesse e tranquillizzasse, ma incredibilmente Jude non lo respinse. Lo strinse invece così forte che temette gli si sarebbe rotto un braccio, visto quanto era sottile.
Quella volta era pronto, dopo il primo attacco – che ora sembrava lontano anni luce - si era documentato. Avevano lavorato molto, negli ultimi tempi, su quegli attacchi, e Jude aveva praticamente imparato a tenerli a bada da solo, ma ora voleva esserci e tranquillizzarlo, anticipandogli un minimo di quella sicurezza e protezione che gli avrebbe donato, se glielo avrebbe permesso, per il resto dei suoi giorni.
Si calmò molto in fretta, considerando l’entità della notizia, ma Robert non aveva intenzione di lasciarlo finchè non glielo avesse chiesto lui espressamente.

---

Stava bene in quell’abbraccio. C’era calore, c’era sicurezza.
Mamma è in prigione.
Senza di lei sarebbe finito, se lo sentiva, nonostante Robert fosse là, presente. Chi si sarebbe preso cura di lui? Vedeva solo un enorme buco nero, davanti a sé.
Poi alzò una mano e la portò tra i capelli di Robert. Era reale.
Davanti a sé c’era lui, fermo poco prima dell’imboccatura di quel tunnel nero come la notte.
Robert si sarebbe preso cura di lui.
Era un pensiero egoista, non si meritava nessuno, era una palla al piede ed ora aveva preso in mezzo anche qualcuno a cui teneva enormemente, sua madre non c’era più e- oddio.
Rafforzò la presa.
Però sentiva che sarebbe stato così, Robert non gli avrebbe permesso di cadere.

 

 

 



 

[Chi non muore si rivede, diceva quello.]
Si.
Già.
Che schifo.
Canzone: The Killers – Goodnight, travel well.
- G

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law / Vai alla pagina dell'autore: Gringoire