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Autore: Fanny Lestrange    19/08/2011    7 recensioni
Aurora Sinistra: un personaggio sul quale J.K. non si è soffermata più di tanto, lasciandoci solo intendere che si tratta dell'insegnante di Astronomia alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ma se dietro questo nome si celasse un'identità diversa, una donna dal passato misterioso e tormentato a cui è stata offerta l'opportunità di ricostruirsi una vita sotto false sembianze? Se al di là dell'impeccabile reputazione da docente si nascondessero anni trascorsi al servizio del più temuto mago oscuro di tutti i tempi? E se lei, dopo aver abilmente ingannato chi le stava intorno sulla sua definitiva presa di posizione, si rendesse improvvisamente conto che le scelte che farà non avranno più come unico obiettivo il trionfo del suo Signore? Se qualcosa o qualcuno minacciasse di compromettere i sacrifici di una vita, di cambiarla per sempre?...
è la mia prima ff, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Non spaventatevi se nel primo capitolo non sembra succedere nulla di particolare, dal secondo si comincerà a capire meglio!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aurora Sinistra, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Rabastan Lestrange, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Buio. L’oscurità avvolge ogni cosa, qui. Sagome nere mi circondano, fatico a distinguere i loro contorni.
Freddo. Un freddo acuto, pungente, che penetra attraverso le fessure dei muri e s’insinua minaccioso sotto la mia pelle, fin nelle ossa, fin nell’anima. La corrode, la lacera. Ne dilania quei pochi brandelli che rimangono. Non ha pietà. Nessuno ha pietà, qui.
Alzo lo sguardo verso quel misero spiraglio di cielo che riesco a scorgere al di là delle sbarre. E’ notte. Venere brilla di una luce tenue e calda, di quella particolare luce che appartiene solo a lei e che mi permette di riconoscerla anche adesso. Anche da qui.
Con enorme sforzo mi volto e poso una mano sulla pietra grigia e gelida alle mie spalle. Rabbrividisco. Faccio scorrere le dita sui segni che ho tracciato nel corso degli anni, per testimoniare il mio passaggio qui, ma soprattutto per non dimenticare: mappe astronomiche, schemi di costellazioni, orbite di pianeti. Linee complesse e intricate che nessuno sarebbe in grado di decifrare, a meno che io non gliele spiegassi. Sento le labbra arricciarsi in un sorriso beffardo, una smorfia di scherno. Mi prendo in giro, derido le mie stesse illusioni: non avrò mai modo di spiegarle a nessuno, perché io morirò qui. In questa cella umida e putrida che da innumerevoli anni è la mia dimora. Quanti sono ormai, dieci, undici? All’inizio li contavo. Contavo i giorni, i mesi, gli anni. Osservavo il moto degli astri e ne deducevo la data. Poi ho desistito. Non aveva alcun senso. Sarei morta comunque. Morirò comunque.

Silenzio. Intorno a me tutto tace. Se parlassi, la mia voce lo infrangerebbe? Com’era la mia voce? Non lo so più. Mi sembra che avesse un timbro freddo, ed era piuttosto grave. La modulavo perché apparisse quanto più distaccata possibile. Nemmeno con lui lasciavo trapelare la dolcezza. Una folata di vento entra improvvisa dalla finestra. Mi distoglie dai ricordi, mi riporta bruscamente alla realtà. Mi risveglia, soffiandomi addosso l’odore della salsedine. L’aria s’insinua tra i miei capelli, scuri e arruffati, fa vibrare il pagliericcio sul quale sono accovacciata, mi scompiglia le vesti. L’orlo della manica si scosta, scoprendo l’avambraccio sinistro. Abbasso lo sguardo. Eccolo lì, la causa e la ragione di tutto questo. Sospiro e chiudo gli occhi. Non è vero. So che non è vero. Non è stato grazie al Marchio se sono sopravvissuta così a lungo. Non è stato credendo nel Signore Oscuro che ho trovato la forza per andare avanti. Ho pensato a lei. Alla mia bambina. I Dissennatori non sono riusciti a portarmela via. Ho pensato che dovevo farcela per poterla anche solo rivedere. Non importa se non verrà mai a conoscenza della verità. Non importa se non saprà mai chi è sua madre. Voglio solo guardarla, fissare i miei occhi nei suoi, per un attimo. Un attimo soltanto. Basterebbe. Mi terrei dentro quel momento, diverrebbe esso la mia forza. Voglio avere la certezza che sta bene, che non le hanno parlato di me e che mai gliene parleranno, perché non deve sapere. Devo proteggerla, difenderla da ciò in cui io stessa credo.
Quanti anni avrà? Gli stessi che io ho trascorso qui. Un tuffo al cuore: tra non molto inizierà a frequentare Hogwarts. Ma io non ci sarò. Non la vedrò crescere, apprendere a poco a poco i segreti della magia, scoprire di cosa è capace, quali doti ancora nascoste possiede, quanto talento aspetta solo di essere educato. Non la vedrò trovare il suo posto nel mondo, il mio mondo. Il  suo mondo. A quale casa apparterrà? Corvonero, come me? Serpeverde, come suo padre? Altre scelte non le ritengo possibili. Non le accetterei. Sorrido nuovamente. A che serve chiederselo? Lo saprò mai?

Il silenzio è stato interrotto. Non dalla mia voce, no. Da quel rumore ovattato che giunge da lontano. Si avvicina. Sembrano passi, ma so che non è così. Le allucinazioni erano molto frequenti, all’inizio. Ho faticato ad abituarmici. La prima volta mi sono addirittura spaventata, ancora ne ero capace: avevo visto lui. Era lì, davanti a me, immobile, e sorrideva. Mi sorrideva. Sono certa che non fosse un fantasma, perché non è più tornato. Gli avevo risposto, lo avevo chiamato, dapprima sussurrando piano il suo nome, poi gridandolo disperata perché non dava segno di voler avvicinarsi. Poi, all’improvviso, così com’era apparso, sparì. Solo allora avevo capito che si era trattato di uno scherzo crudele giocatomi dalla mia mente già malata, di un’allucinazione. La prima. L’inizio. La soglia della follia.
Ne erano seguite numerose altre. Udivo voci, credevo di riconoscere volti nel buio, gridavo nel sonno. Stavo impazzendo e non potevo farci nulla. Meglio così. Se perdere la ragione avrebbe significato non soffrire più, ne ero entusiasta.
Questa volta però i passi non cessano. Sembrano reali, ma non è possibile. L’ala di massima sicurezza è un luogo isolato dall’intero carcere, dove solo i Dissennatori osano mettere piede. Qui sono rinchiusi i più pericolosi Mangiamorte con i quali il mondo magico abbia mai avuto a che fare, la peggiore minaccia degli ultimi tempi. Gli unici seguaci che al Signore Oscuro abbiano mostrato lealtà. I più fedeli. I migliori. Noi.
Le sole visite che abbiamo ricevuto sono state quelle del nuovo Ministro della Magia, Caramell. Un pallone gonfiato, un pavido. Se il nostro Signore dovesse davvero tornare al potere, non impiegherebbe molto per sbarazzarsene. E’stato qui proprio la settimana scorsa. Viene di rado, è terrorizzato. Non può essere di nuovo lui. Mi sorprendo a chiedermi se non si tratti dei Malfoy. Mi rimprovero per aver anche solo preso in considerazione quest’idea: ho smesso di aspettarli da tempo. In dieci anni, non li ho visti una volta. Eppure Narcissa ha sua sorella, qui. Eppure è il posto che spetterebbe anche a suo marito, ma Lucius  ha preferito rinnegare il nostro Signore, pur di non perdere la sua reputazione. Vigliacco. Mi domando se sarà perdonato, se gli verrà concessa una seconda opportunità. Ma in fondo so che tale momento non arriverà mai. Malgrado le nostre speranze, il Signore Oscuro non è risorto. Ho smesso di credere anche a questo.
Chi dunque possiede l’ardore di inoltrarsi quaggiù? Qualcuno armeggia con il chiavistello della mia cella. Allora è me che vogliono! Orrendi fremiti cominciano a scuotermi. Mi sottoporranno al Bacio? No, non può essere. Hanno forse il diritto di eliminare i prigionieri quando pare a loro? Certo che ce l’hanno. Faranno pulizia. Hanno deciso. E’ tempo di sgombrare l’ala, lasciare il posto ad altri. Abbiamo sofferto abbastanza. Cominceranno con me. Io sono solo la prima. L’inizio.
 Ma si tratta davvero di loro? Uno stridore di metallo, e la serratura cede. La risposta mi si presenta nitida, inaspettata. Non lascia spazio a dubbi. E’ stagliata sulla porta, accompagnata da un carceriere che le deve aver fatto da guida, inondata dalla luce del sole. Imponente. Maestosa. A chiunque altro incuterebbe soggezione, ispirerebbe riverenza. Rispetto. Venerazione. A me infonde solo disprezzo. Rabbia. Odio. Il mio acerrimo nemico. Il suo eterno rivale. Colui che ha ostacolato i nostri piani, che si è frapposto tra noi e la conquista del mondo magico. Colui che osa pronunciare il nome dell’Oscuro Signore con sfacciata arroganza. Il paladino dei deboli, il difensore della feccia. Albus Silente. 
  
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