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Autore: Alkibiades    20/08/2011    1 recensioni
Un uomo, due uomini, forse tre.
Un ulivo tra migliaia d'altri alberi.
Una storia tra molte.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Arrivava piano, su per la strada, su un carretto trainato da due muli. Due. Non uno, due. Era ricco. Poi non capiva perché dovesse arrivare dal basso e non dall'alto, perché come sapeva lui, suo padre, il padre di suo padre eccetera eccetera, quella era la strada peggiore. 
Infatti lì mica c'arrivavi per caso, dovevi imboccarla molto più a valle, quella strada, proseguire per miglia e miglia, per poi arrivare lì, vicino a casa sua.
Ma boh, c'era che questo uomo era strano, s'era fermato a lui e l'aveva interrogato "Sull'ubicazione del celeberrimo ulivo delle valle di vossignoria". Eh? aveva replicato guardandolo assai male. Massì buon uomo, l'ulivo che palesemente trascende dal significato puro d'habitat. E questo che vuole?
Così, l'aveva lasciato passare, tanto meglio, borbottava tra sè e sè, o questo mi uccide con quello domande incapibili.
Veniva dalla città, bah. Che gente, tutti uguali quegli stupidi.

Aveva imboccato quella strada a caso, non perché volesse, no, ma perché c'era semplicemente finito, il caso forse. Mah, per fortuna aveva quei due muli presi dalle sue stalle, a piedi non ci sarebbe mai arrivato di sicuro.
Poi aveva visto un uomo. Con una zappa rudimentale, su d'un carretto trascinato da un ronzino, più di là che di qua, sembrava. Ma boh, era strano, molto.
Si era fermato per chiedere dove fosse mai il famoso ulivo di cui tutti narravano da quelle parti, ma quello proprio non capiva. Così con un gesto vago l'aveva mandato per la strada, senza rispondere.
Era delle montagne, bah. Che gente, tutti uguali quegli stupidi.


Per una discesa sterrata era sceso, bruscamente, poi aveva passato un inutile ponte su un fiume rinsecchito, ed era arrivato.

Eccolo.

L'unico ulivo che vivesse da quelle parti.
Lo guardava con ammirazione, quasi con devozione, ne era sinceramente commosso.
Un ulivo, lì! Messosi tra migliaia di abeti, chissà per quale motivo. Eppure era là, solitario, ma era là. Per quello era venuto per vederlo, osservarlo, capirlo.
Non per niente si era portato il suo assistente, Timothy, un ragazzino di dodic'anni assai perspicace, così, per aiutarlo. Così. già, così.
Arrivò, sotto le sue fronde, quasi in punta di piedi, per non disturbarlo, Lui, l'eccezione, il diverso, Lui. Solo così, Lui.
E stette lì, davanti, con Timothy, sussurrandogli di guardarlo con calma.
Sussurrando.

Ok, era uno stupido, ma tanto. Aveva fatto la discesa a velocità folle, coi muli che s'eran spinti oltre le proprie capacità, sicuramente.
Ma poi non capiva perché dovesse avere imboccato quella discesa, perché come sapeva lui, suo padre, il padre di suo padre eccetera eccetera, c'era sicuramente una strada migliore. 
Ma questo era stupido oh!
Era là adesso, davanti al vecchio ulivo, una cosa inutile quello, in silenzio.
Era arrivato sotto i rami insomma, camminando piano. Fermo come un palo. Mah.
Stava lì silenziosamente, voltandosi da una parte all'altra.
In silenzio.
  
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