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Autore: ShootinStar    20/08/2011    4 recensioni
"Harry Styles mi fissava immobile nel suo poster sopra al mio armadio. Accanto a lui un altro dove non era solo, bensì circondato dai suoi compagni. Eccoli lì, sorridenti, luminosi, capaci di contagiarti con il loro sorriso solo guardandoli. Il loro nome campeggiava alla fine del foglio. ONE DIRECTION."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi buttai a peso morto sul copriletto blu notte e sospirai.
La valigia era spalancata accanto a me e ne usciva fuori un’esplosione di T-shirt, shorts, jeans e non saprei dire cos’altro. Lanciai uno sguardo all’orologio da parete sopra all’armadio: le 10 e 40. Avevo ancora una ventina di minuti. Decisi di non cambiarmi, la camicia alla boscaiola verde e bianca insieme ai miei jeans chiari a sigaretta andavano più che bene. Sentii bussare alla porta.
Mi alzai a fatica dall’enorme letto (chissà perché avevano scelto una camera matrimoniale...) e andai ad aprire. Mi ritrovai davanti una sorridente Giada che si faceva vento con una rivista. “Bene, vedo che non sono l’unica che non si è cambiata!” esclamò, sorridendo ancora di più.
Scendemmo insieme nella hall, dove c’erano soltanto Harry e Louis. Si voltarono quasi simultaneamente a guardarci, poi il riccio si passò una mano tra i capelli. “Voi siete Giada e...Francesca, giusto?” chiese dolcemente. Annuimmo entrambe (dai, almeno il nome se lo ricorda...). Stava per aggiungere qualcos’altro, ma fu interrotto da Liam, Zayn e Niall che apparvero dalle porte dell’ascensore. Poco dopo ci raggiunsero anche le altre tre ragazze e circondate da 6 bodyguard, uscimmo in strada.
Urla, grida, cori, richieste d’autografi, di foto, o semplicemente il nome di uno di loro ripetuto all’infinito. Quello fu il mio primo incontro con la folla scatenata delle fan dei One Direction.
Ero ancora un po’ spaesata, quando mi sentii afferrare un braccio. Era Niall, che sorridendo mi fece segno di seguire il gruppo. Poco lontano era parcheggiata una limousine nera scintillante.
No, non può essere! Salimmo uno alla volta su quella macchina chilometrica e ci accomodammo su delle comode poltroncine. Io mi sistemai tra Marika e Giada. Notai che Alessia aveva fatto di tutto per riuscire a sedersi accanto ad Harry e con sguardo languido chiese: “Allora, dove ci portate di bello?”.
Fu Liam a rispondere. “Siamo ospiti in una radio locale, vogliono farci una specie di intervista per saperne di più anche del concorso. Ecco perché ci siete anche voi” concluse, scrollando i capelli. Alessia sbuffò, insoddisfatta. Forse voleva che fosse Harry a risponderle?
 
 
 
Il viaggio non durò molto, poco più di mezz’ora dopo scendemmo di fronte ad un grande edificio bianco, con una gigantesca antenna sul tetto e la scritta RADIO CAPITAL che pendeva sulle nostre teste.
Appena entrati, ci venne incontro una signora truccata alla perfezione, col viso simile ad una bambola di porcellana e un sorriso finto stampato perennemente sulla bocca. Era italiana, si capiva dal forte accento con cui snocciolava frasi in inglese convenzionale ed elogi molto poco fantasiosi.
Ci scortò nella stanza delle trasmissioni, dove due ragazzi con un’espressione molto più simpatica ci aspettavano ansiosi. I due intervistatori salutarono i ragazzi e dopo che ci fummo tutti seduti, cominciò l’intervista. Erano le solite domande che si fanno ad una band emergente: “Come vi sentite adesso che avete i vostri primi fan?”, “Che programmi avete riguardo al primissimo album?”, “Vi piace l’Italia?” e così via. I ragazzi rispondevano un po’ a testa, con calma e sempre sorridendo.
Mi affascinava poter stare lì a guardarli mentre scherzavano fra di loro, si bisbigliavano all’orecchio l’un l’altro e si sentivano imbarazzati, a seconda delle domande che rivolgevano loro.
Accennarono anche a noi ragazze, ma dopo aver saputo i nostri nomi e come ci sentivamo per aver ricevuto quella “grande benedizione”, ci liquidarono in fretta e rivolsero di nuova la loro attenzione sui One Direction.
Meglio così, pensai fra me. Dopo quasi due ore di intervista, decidemmo di andare a mangiare qualcosa.
Al piano terra c’era un piccolo McDonald, così ne approfittammo per ingozzarci di patatine e McNuggets.
E senza più le telecamere e gli “adulti” a controllarci, cominciammo a conoscerci meglio.
A turno, dicemmo loro da dove venivamo, che scuola frequentavamo, insomma, le solite cose.
Loro ridevano, facevano battute, ci guardavano come se fossimo davvero interessanti. Chissà, magari lo pensavano sul serio...
Il fatto è che mi sembrava ancora così incredibile che 5 cantanti FAMOSI stessero mangiando tranquillamente insieme a 5 ragazze assolutamente NORMALI.
Mi sentii toccare il braccio delicatamente. Quella mano calda e morbida apparteneva ad Harry, che mi guardava con la testa inclinata da un lato. “Va tutto bene?” mi chiese sottovoce. Ebbi la sensazione che non volesse farsi sentire dagli altri. “Si, certo!” mi affrettai a chiarire.
Ma guarda un po’, solo lui si era accorto che ero sovrappensiero...
Con la coda dell’occhio notai uno scambio di sguardi tra Zayn e Giada. Ma non feci in tempo ad accertarmene, perché ci raggiunsero i loro bodyguard per avvertirci che dovevamo andare. Erano quasi le 4, così ci concedettero di andare a riposarci in albergo fino all’ora di cena.
 
 
 
Io e Giada salimmo insieme in ascensore. Cercai di approfittare della situazione. “Hey Giada...” cominciai, senza sapere bene cosa dirle. Lei si voltò a guardarmi curiosa. “Senti...a te piace Zayn, per caso?”.
Lei abbassò di scatto la testa, ma cercai comunque di sbirciare la sua reazione. Alla fine alzò gli occhi verso di me. Aveva il viso in fiamme! “Ecco, io, insomma...”, le appoggiai una mano sulla spalla, senza lasciarla finire. “Hey, stai tranquilla. E’ più che normale avere un “preferito” fra di loro” sorrisi. Lei ricambiò il sorriso e disse: “Ce l’hai anche tu un preferito, giusto? E’ Harry, non è vero?”. Ci pensai un po’ su. Era Harry davvero? Era quel ragazzo con gli occhi più belli che avessi mai visto, le mani calde e i riccioli che gli ricadevano sulla fronte, il mio preferito? Era il suo sorriso quello che io consideravo il più bello in assoluto?
“Non saprei...forse è ancora presto per dirlo” risposi cautamente. Le porte dell’ascensore si aprirono, eravamo arrivate. Mi salutò con un abbraccio e mi diede appuntamento per le 7 e mezzo nella hall.
Mentre facevo scattare la serratura della mia stanza, mi toccai il braccio nel punto dove Harry aveva appoggiato la sua mano. Sì, è ancora presto, conclusi entrando nella stanza e chiudendomi la porta alle spalle.
  
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