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Autore: Arwen297    20/08/2011    2 recensioni
Alan e Ilaria. Ventiquattro anni, una storia d'amore felice come pochi, la nascita di un figlio.
La loro felicità stroncata in pochi istanti.
Alan ricorda quei terribili momenti sotto le stelle cadenti.
[Iscritta al Concorso One-Shot dell'Estate]
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di Stelle e Ricordi

di Arwen 297
Iscritta al concorso One Shot dell'Estate - Categoria: Originali - Drammatico.

1^Classificata

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade,
perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
[Giovanni Pascoli. X Agosto]

Quella che sta calando è la notte di San Lorenzo. Nominata ogni anno dagli astronomi per via delle spettacolari stelle cadenti che illuminano la volta celeste, dicono che sia la notte dei desideri che si avverano. E allora perché il nostro desiderio più grande espresso un anno fa non si è avverato? La risposta era semplice: erano tutte fandonie. Frutto del desiderio umano di credere in qualcosa per andare avanti e superare i grandi ostacoli che ci pone la vita, credendo e illudendosi che un giorno o l’altro quei desideri urlati alle stelle si avverino.
Ora sono qui, esattamente come un anno fa ma sono solo, tu non ci sei. Invece che fare avverare i nostri sogni, le stelle cadenti hanno fatto si che la mia vita durante quegli ultimi dodici mesi fosse un autentico inferno in cui ho navigato come uno sperduto Caronte annegando nel dolore e nella rabbia. Ripenso alla nostra storia, a te con cui ho condiviso cinque anni della mia vita costruendo insieme il nostro nido d’amore, felice, spensierato. Reso ancora più forte dalla notizia che aspettavi un bambino e dalla decisione di andare a vivere insieme nonostante i nostri miseri ventiquattro anni. Avevamo posto le basi per realizzare tanti progetti, troppi. E come spesso accade, il destino ha giocato noi un brutto scherzo. Scherzo che ha stroncato la tua giovane vita e con lei quella del nostro futuro bambino.

Lo ricordo come se fosse ieri. Stavamo tornando dal mare, erano quasi le otto di sera e la strada era ancora illuminata da quell’immenso spettacolo naturale che era il tramonto: il cielo rosso si rifletteva nel mare rendendolo del medesimo colore, mentre i raggi del sole producevano mille scaglie di luce sulla superficie. Eravamo tranquilli. Tranquillità che venne prontamente distrutta nel giro di cinque minuti. I cinque minuti peggiori della mia vita, un tempo relativamente piccolo, ma che aveva spezzato l'esistenza di Ilaria e con lei, anche il mio cuore irrimediabilmente fatto a pezzi. Le lacrime iniziarono a scendere copiose dai miei occhi mentre mi avvicinavo al tuo corpo inerme sull’asfalto, acqua salata che si mischiava al sangue sparso sul suolo rovente, nessuno sopravvive a un impatto di quelle dimensioni, tanto meno se vieni sbalzato dall’auto veicolo per poi cadere a terra come una bambola di pezza. Ormai era palese che non c’era nulla da fare, ma non riuscivo ad arrendermi mentre continuavo a disperarmi, a chiamarti sperando nel profondo del mio cuore che fosse solamente un brutto sogno, e che presto la sveglia mi risuonasse lontano in testa. Ma ciò non avvenne. Non avevo il coraggio di interrompere quel contatto con quella pelle che man mano diveniva sempre più pallida e fredda, dovettero costringermi tre poliziotti chiamati dai presenti, mentre il dottore riduceva in polvere quei pochi pezzi di anima che mi erano rimasti, dando la conferma a ciò che era inevitabile.

Il tuo decesso.
Il Decesso del nostro bambino.
La mia rabbia.
Il mio dolore.
La sensazione che un pezzo di me stesso ti abbia seguita nella tomba.

Il dolore si fece man mano più intenso mentre in ospedale aspettavo il risultato dell’autopsia, che per quanto crudele era necessaria per definire con estrema accuratezza i dettagli della tua morte. E non ebbi la forza di lasciarti sola, nonostante quei corridoi mi apparissero più freddi che mai, mentre preso da un moto di rabbia mista a disperazione colpivo con forti pugni il muro davanti al viso, mentre le lacrime non sembravano volersi congedare definitivamente dai miei occhi color nocciola. Il risultato dell’autopsia confermò i suoi pensieri: morta sul colpo.
I poliziotti si avvicinarono a me, esprimendo tutto il loro dolore per via della mia perdita, ma quasi mi venne da ridere quando mi dissero che hanno preso il pirata della strada. Mi dicono che era ubriaco, che a loro serviva una mia deposizione per confermare la versione dell’assassino. Come se ce ne fosse realmente bisogno! Non basta che abbia stroncato due vite innocenti solamente per provare l’ebbrezza di un’ora? A quanto pare no non bastava. Sembra così tanto una macabra barzelletta, ora che colei che per me era tutto, era l’aria che respiravo, il porto sicuro a cui approdare dopo una giornata massacrante passata a lavorare. L’unica amica che realmente avrei voluto se non l’avessi avuta al mio fianco. Colei che per me era tutto, non era più niente. Era solamente un corpo freddo, senza vita adagiato su quel letto in acciaio del frigorifero dell’obitorio. Questi sono i pensieri che albergavano in me, uniti ai ricordi più belli che ci vedevano felici, allegri. A quelli recenti delle vacanze appena passate insieme, ma anche a quelli più lontani: vivido era ancora in me il giorno in cui mi aveva detto che aspettava un bambino. Il nostro bambino. Poi veloci nella mia mente passarono immagini dei nostri compleanni, del nostro ultimo anno di Liceo, dell’ansia della Maturità vissuta insieme. Quel senso di libertà che si era impadronita di entrambi quando avevano letto i risultati degli esami. Ricordi che mi tenettero compagnia nella settimana infernale che mi divideva dal nostro estremo e ultimo saluto. Riempiendo il mio cuore di un dolore incolmabile che nessuno poteva capire.
L'ira era forte dentro me, la rabbia per l’ingiustizia di questo mondo, che condanna gli innocenti, uccisi da degli svitati che quasi sempre rimangono indenni. Se avessi potuto avrei inflitto a quel bastardo lo stesso dolore che inflisse a te, mentre lentamente ti spegnevi. Ma che soprattutto sto sentendo e vivendo io, i tuoi genitori, alle persone che più ti amavano e che saranno presenti anche tra qualche giorno a salutare il dolcissimo viso circondato da quei capelli neri come la notte, che contrastavano gli occhi così chiari, dolci e che esprimevano con un solo sguardo tutta la voglia di vivere che ti portavi dietro. Voglia di vivere e allegria che non ti hanno salvata contro il destino che scorreva inesorabile.
Il giorno del funerale giunse inarrestabile, e io ero li sull’altare quasi fossi uno sposo; lo sposo che non potrò mai essere, che aspetta la sua sposa. Non vi era alcuna emozione in me, no il dolore al contrario ancora forte, e sentivo gli occhi farsi nuovamente colmi al pensiero che da li a cinque mesi questo matrimonio con la morte si sarebbe verificato, ma in altre più felici e liete circostanze. Passano lenti i minuti che mi dividono dall’ingresso del tuo corpo dentro alla bara in legno seguito da uno strascico di tulipani rosa, i tuoi fiori preferiti. Lo stesso strascico che poggio dopo la sepoltura sulla tua tomba, come se fosse una dolce e fragile coperta che possa tenerti al caldo, ora che non posso farlo io.

Chissà dove sei adesso, se sarai felice, triste. Se in questo momento dall’alto del cielo osservi questo piccolo terrazzo sulla terra e mi osservi, proprio come io ho il mio sguardo rivolto al cielo. Mentre nella mia testa rimbombano quelle parole che tu mi dissi proprio un anno fa, mentre eravamo abbracciati sdraiati in terra a guardare gli astri. “ Sei la mia ragione di vita, la persona con cui fin dal primo momento ho sentito che c’era qualcosa di speciale. Non vedo l’ora di dividere ogni istante della nostra vita futura con te” avevi detto. E io che ti ho riempita di baci, carezze. Ignorando che sarebbero state le ultime.
Guardo le stelle e penso a te piccolo dolce angelo, che mi proteggi da lassù, le lacrime luminose del cielo e come se esprimessero il mio, il nostro dolore. Perché sono sicuro che tu nell’arco di quest’anno sei sempre stata al mio fianco,e lo sei ancora adesso mentre guardo gli astri piangere il mio dolore, nell’attesa che un giorno forse non troppo lontano io possa stringerti tra le nuvole. Un dolore che ci accomuna a milioni di questi dolori, così diversi e così uguali. Così ingiusti. Provocati solo dall’ebbrezza che uno sconosciuto voleva concedersi durante un’ora.
   
 
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