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Autore: Averyn    20/08/2011    3 recensioni
"decisi che era il momento di parlare di una cosa che, ero certa, non avrebbe aiutato a migliorare la nostra posizione davanti a chiunque ma che, sapevo, un uomo come Silente avrebbe compreso.
“Professor Silente,” iniziai; l’adrenalina ribolliva in me come fuoco incandescente, mentre gli occhi brillanti del Preside si posavano su di me. “Aspetti.” Mi voltai verso i miei compagni come per chiedere loro un sostegno; Marcus aveva la mano poggiata sulla maniglia della porta, pronto ad uscire con l’amico. “In questa storia, sono coinvolti anche loro.” “Sono tutto orecchi!” Assentì il professor Silente, incrociando le mani davanti al viso, una posizione che conoscevo molto bene, avendo letto le pagine della saga."
Quattro ragazzi, una biblioteca, una dimensione parallela :la storia di come questi giovani hanno rivoluzionato la storia di Jk Rowling, mettendo a repentaglio anche le loro stesse vite in nome dell'amicizia.
Fanfiction scritta e pensata da Averyn e Crystal eye.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Capitolo 1: Imprigionati




pov: Laura


Il tempo di quel lunedì mattina era grigio e scuro; un gruppo di ragazzi, tutti vestiti con sciarpe giallo oro e rosse, con pesanti mantelli e occhiali finti sul naso, qualcuno con una cicatrice disegnata a matita o a pennarello sulla fronte, fremevano alla fermata del pullman che li avrebbe portati fino al castello del paese per una gita. Nonostante il tempo velato, io, Laura, non vedevo l’ora di partire. Ero con mia cugina Kiara e i nostri due amici Marcus e Julian, tutti loro facenti parte del gruppo dei fan di Harry Potter. Anche io avevo disegnata una cicatrice sulla fronte ed ero avvolta in un pesante mantello che, tutto sommato non mi faceva rassomigliare molto ad uno studente di Hogwarts quanto, piuttosto, ad un hobbit con un tatuaggio sulla fronte a forma di saetta.
Mia cugina Kiara non poteva contenersi dalla gioia: saltava, urlava e gioiva, parlava e cantava a squarciagola il tema di Harry Potter, come se stesse partendo davvero dalla stazione di King’s Cross per la scuola di Magia. Anche io ero eccitata, ma preferivo intrattenermi a parlare con qualche ragazzo e ragazza, cercando di rivivere alcuni passi del libro che, ovviamente, tutti sapevano a memoria, considerandolo una specie di Bibbia.
Marcus e Julian, invece, stavano leggermente in disparte, meno travestiti degli altri, essendo un po’ nuovi in questa setta, un po’ trascinati dalla nostra folle idea. Il tempo passò; finalmente il pullman arrivò e, come da copione, salimmo tutti prendendo posto.
Come prima, Kiara, accanto a me, sembrava essere allergica al sedile; saltellava allegramente, chiamando continuamente le persone per chiedere quanto tempo mancasse all’arrivo; io invece mi limitavo a guardare il paesaggio dal finestrino.

                                                                                                  ***

Dopo un paio d’ore, il mezzo ci portò a destinazione;lì ci aspettava la guida e, tutti nel più religioso silenzio,la seguimmo senza fiatare. Presto cominciò la nostra visita al castello; la ragazza, seppur giovane e preparata, faceva per me come da sonnifero. Per questo preferii stare in coda alla folla, pensando ai fatti miei o con quelli davanti; ma nessuno sembrava voler scambiare se non poche battute, poiché erano troppo presi da quella magica lingua che invece su di me non sortiva alcunché. Mi guardai così intorno; mi avvicinai a qualche armatura senza però arrivare a toccarla: c’era l’antifurto.
“ Pssst!”qualcuno bisbigliò dietro di me: era Marcus. Non sapevo come aveva fatto, ma era riuscito,insieme a Julian, a nascondersi e ad esplorare una zona che la guida aveva sorpassato. Faceva segno dall’angolo dove solo la testa era visibile; ma non potevo raggiungerlo da sola. “Aspetta!”gli bisbigliai.
Così raggiunsi Kiara e le feci segno di seguirmi. Lei, intuita la situazione, dopo una piccola esitazione, venne dietro di me.
Fu così che cominciammo l’esplorazione del castello da autodidatti. Lasciammo che la guida si trascinasse tutti gli altri - erano così tanti che non avrebbero badato a noi.
Non seppi quanto tempo ci mettemmo ad esplorarlo; so solo che, ad una cert’ora, oltre i vetri della finestre s’era fatta sera.  Ed in quel momento, in me, crebbe un senso di eccitazione mista a paura.
“ Che succede, Laura?” Marcus si avvicinò a me, preoccupato dall’espressione mutata sul mio viso. “ Si è fatto buio!” esclamò Julian seguendo il mio sguardo oltre il vetro. Tutti e quattro ci guardammo: sui nostri visi vi era una grande tensione. Ci trovavamo, in quel momento, nella Stanza del Re; saremmo riusciti ad arrivare in tempo nel corridoio principale, dritti verso l’uscita?
Inteso con uno sguardo ciò che si doveva fare corremmo in fretta e furia fuori dalla stanza, giù per le scale senza badare alla stanchezza delle nostre gambe, fino al corridoio principale; per poi renderci conto... che non lo era.
Fu allora che corremmo a destra e a manca e dopo aver sbagliato un paio di direzioni, riuscimmo a raggiungere l’uscita. Ma non avevamo fatto in tempo a riprendere fiato che ci accorgemmo presto di un’orribile realtà: nel buio più totale, scoprimmo che l’entrata era bloccata quindi non potevamo uscire. “Forse dovremmo avvertire il custode. Se non sbaglio abita nella casa davanti al castello e potrebbe tirarci fuori di qui... magari cercando il numero di casa o... o del cellulare o... o facendo semplicemente rumore.” Tentai di suggerire io, alla ricerca di una soluzione. “Sbagliato” ribatté però Julian. “ Dimmi, come farebbe a ricevere un nostro messaggio se tutti i numeri di telefono sono nella reception del museo e noi non abbiamo modo di arrivarci?... e comunque anche facendo semplicemente rumore non ci sentirebbe” aggiunse indicando la catena che bloccava il portone “ la catena è chiusa con il lucchetto e noi non abbiamo di certo la chiave, e non possiamo romperlo.”
Tutti rimasero in silenzio per un po’ finché non fu Kiara a rompere il silenzio. “Mi è venuta un’idea!” squittì. “Usiamo i cellulari! Di sicuro verranno a prenderci, se chiamiamo i nostri genitori!” Sembrava un’ottima idea, ma i cellulari non avevano campo nel castello;ce ne accorgemmo soltanto quando uno di noi puntò la luce del suo telefono sul cartello dell’entrata. Marcus grugnì. “Tanto vale buttarli nel secchio della spazzatura!” borbottò, fingendo di gettare il suo cellulare e schiacciarlo con un piede, “Questi cosi non servono a niente!”
Fu così che, stanchi e rassegnati, tornammo sulle scale che portavano all’interno alla ricerca di un posto per dormire.
A forza di cercare, Kiara vide una porta sbarrata; subito la scavalcò senza pensarci. “ Kiara!” la richiamai. “C’è l’antifu...!” ma non era come pensavo: infatti, nonostante la strada sbarrata, l’antifurto non scattò e, con grande sorpresa di tutti noi, mia cugina aprì facilmente la porta e vi entrò. “Seguitemi!” invitò.
E, dopo uno sguardo d’intesa fra noi tre, scavalcammo anche noi la sbarra e seguimmo Kiara nella stanza.


NOTE DELLE AUTRICI: ciao a tutti! Vi è piaciuta la storia?? Dite che è il caso di continuare oppure di finirla qui perchè fa schifo? Quale che sia il vostro parere, ce lo potete comunicare con una recensina ina ina? Mi raccomando,vogliamo la sincerità più assoluta ;) un abbraccio a tutti, anche a quelli che leggeranno questa storia per caso ;)Averyn e Kiarettinalove
  
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