CAP.
2
SUPPOSIZIONI
PERICOLOSE
Non potevo
minimamente credere a ciò
che stavo vedendo: l’asociale Ryuzaky, la persona
più sola che avessi mai
incontrato in vita mia, quella che credevo senza passato (oltre che
senza il
futuro che gli avrei di certo tolto) ma soprattutto senza legami,
adesso era
lì, sotto la pioggia battente, con una ragazza fra le
braccia. A giudicare da come
stavano avvinghiati l’un l’altra sembravano
piuttosto… Intimi.
“Davvero
commovente”.
Non
potei che fare una smorfia di
disapprovazione: L con una donna. Non me lo sarei mai aspettato.
Sembrava un
ossimoro impossibile nonché sforzato il pensare che Ryuzaky
potesse tollerare
un qualunque tipo di affetto. Osservandolo mi era anche parso che non
riuscisse
a sopportare nessun tipo di contatto fisico, nemmeno il più
accennato e casuale:
persino quando uno di noi del quartier generale gli porgeva qualcosa in
mano
faceva di tutto per aumentare le distanze, anche se, di certo,
camuffava bene
il suo disagio. Vederlo così stretto ad un corpo estraneo mi
faceva quasi…
Tenerezza.
“Allora
non sei così disumano come
pensavo, caro il mio detective” A stento trattenni una sonora
risata, sarcastica
e diabolica al tempo stesso, quella stessa identica espressione che mi
si dipingeva
sul volto quando pensavo all’idea che presto sarei divenuto
il dio di un nuovo
mondo.
“Certo,
questa fantomatica fidanzatina
potrebbe crearmi qualche piccolo inconveniente. Non sarà
facile separarvi ma
sono sicuro che troverò il modo di sfruttare questa faccenda
a mio favore.
Dopotutto adesso ho trovato il tuo punto debole, Ryuzaky” Il
mio pensiero
correva più veloce che mai; tutto sembrava prendere quasi
una piega divertente.
“E tu,
ragazza di L, mi dispiace
tanto, ma temo che soffrirai parecchio per la perdita che presto ti
infliggerò.
Hai scelto davvero la persona sbagliata per trascorrere il resto della
vita. E’
un vero peccato, ma presto dovrete dirvi addio prostrandovi a me.
Perché io
sono la giustizia!”
Un lampo
squarciò il cielo seguito
immediatamente dal fragore di un tuono. Le mie risa si confusero con il
fracasso del temporale.
Io
ed L eravamo zuppi fradici. Rientrammo
all’interno del palazzo tenendoci per le mani dopo esserci
guardati intorno:
volevamo verificare che non ci fosse nessun membro del quartier
generale nei
paraggi; non volevamo essere visti, soprattutto da Light Yagami.
Non
c’era anima viva, per fortuna.
D’istinto
mi avvinghiai al braccio destro del mio
ragazzo.
E
sì, potevo dirlo forte: L ed io stavamo insieme e
mi sembrava un sogno. Mi sentivo leggera nonostante la minaccia di Kira
incombesse sulle nostre vite. In ogni caso non avrebbe potuto segnare
la nostra
esistenza per sempre; lo avremmo scoperto, acciuffato e arrestato. Ne
ero
sicura. Non poteva essere che così. Io ed L stavamo facendo
tutto questo
insieme, non ci avrebbe più divisi nient’altro
e…
“Ho
deciso di provare il quaderno su un condannato
a morte la cui esecuzione è prevista entro tredici giorni.
Nel caso in cui al
detenuto non succeda niente gli verrà annullata o ridotta la
pena. Devo capire
se alcune regole contenute all’interno del quaderno sono
false. Se riuscirò a
provare ciò, il caso sarà risolto
all’istante”.
Avevo
capito alla perfezione le intenzioni di L, ma
ripeterle ad alta voce mi inquietava. Non poteva essere tutto
così… Semplice.
Era vero che avevamo lavorato tanto e tutti gli indizi sembravano
ancora
portare a Light Yagami e a Misa Amane, specialmente considerando che
gli
omicidi erano ripresi proprio in corrispondenza della loro
scarcerazione, ma
c’era ancora qualcosa che non quadrava, qualcosa che
rischiava di compromettere
per sempre la nostra felicità.
Mi
bloccai un attimo e lo stesso fece lui nello
stesso istante.
“L…”
La mia voce stava tremando leggermente “… Sei
sicuro di quello che vuoi fare? Non ti sembra una soluzione un
po’… Repentina?
Forse stai correndo un po’ troppo…”
Temevo la
sua risposta. Avevo paura che potesse arrabbiarsi, che non afferrasse
la mia
preoccupazione e che giudicasse la mia idea come priva di fondamento.
Ma in effetti
non avrebbe mai potuto considerare una mia considerazione di poca
importanza.
“Perché
mi dici questo? Non capisco per quale
ragione dovremmo rinunciare ad una simile
iniziativa…” Il timbro delle sue
parole era di sicuro carico di stupore, ma sentivo che ero stata in
grado di
mettergli qualche pulce nell’orecchio. Ripresi il mio
ragionamento cercando di
essere il più calma possibile.
“E’
vero che se la regola dei tredici giorni fosse
falsa avremmo provato la colpevolezza di Light e di Misa, ma credo che
in ogni
caso non possiamo ragionare solo con la nostra logica, quella umana
intendo…”
Esitai ancora un istante prima di proseguire. Mantenendo la presa della
mia
mano sul suo braccio mi voltai per guardarlo negli occhi
“… Quel
quaderno, anzi, quei quaderni, sono retti da forza sovrannaturali e
sono tenuti
da creature che non conosciamo…”
Nella mia
gola si era formato un nodo. Continuare a parlare mi risultava sempre
più
difficile.
“… Gli
shinigami, L. Gli shinigami. Noi ne abbiamo visto comparire uno non
appena
abbiamo preso in mano il quaderno. Lo stesso di sicuro sarà
successo sia al primo
che al secondo Kira molto tempo prima di quanto non sia accaduto a noi.
Perciò
chi ci dice che questo dio (o questi dei, se consideriamo
l’ipotesi che per
ogni quaderno esista almeno una di queste creature) non ci abbia omesso
delle
verità o che addirittura non sia dalla parte di Kira?
Inoltre…” Avevo paura a
proseguire quel discorso. Quello che la mia mente stava partorendo era
persino
troppo logico. Avevo cominciato a sudare freddo. I miei occhi avevano
assunto
una strana curvatura “… Potrebbero esserci delle
regole non scritte che
regolano il rapporto fra lo shinigami ed il possessore del
quaderno”. La mia
mano strinse il braccio del mio ragazzo con tutta la forza che poteva.
Sembrava
quasi che gli stessi dando un forte pizzico. Non potevo più
camuffare la mia
preoccupazione “Non possiamo essere così
precipitosi, L. Non dobbiamo! La posta
in gioco è troppo alta, soprattutto per te! Ti prego, L! Ho
paura! Non voglio
che ti capiti qualcosa di brutto. Non voglio perderti proprio
adesso!”.
Senza
rendermene nemmeno conto mi ero avvinghiata a
lui con tutto il corpo. Lo stringevo così forte che quasi mi
mancava il
respiro. Lo sguardo di L invece era fisso in direzione di un qualche
punto nell’oscurità.
Dovevo aver detto qualcosa che aveva suscitato senza dubbio il suo
interesse ma
ancora non osava proferire parola.
Ad un tratto
mi staccò da sé. Parlò, i suoi occhi
ancora non erano rivolti a me.
“Sì,
potresti avere ragione, e molta. Non ci avevo
minimamente pensato”
Con
un sospiro rivolse finalmente ogni attenzione
al mio viso.
“Sai,
stavo quasi per proporre questa mia idea
all’intero quartier generale senza prima avvisarti. In
effetti sarebbe stata
una mossa avventata e, chi può dirlo, magari sarei
già morto”.
Nell’udire
quelle parole il mio cuore percepì come
un tonfo. L se ne accorse e mi strinse nuovamente a sé.
“Stai
tranquilla, Amore mio. Grazie a te non è
accaduto niente. Però…” Si
fermò un istante come se non sapesse più cosa
dire
“… Però adesso dovremo necessariamente
trovare un altro sistema per smascherare
Light”.