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Autore: MarMellow    21/08/2011    3 recensioni
Los Angeles. Buffy, Dawn, Angel, Willow, Tara e Spike, tutti con una storia da raccontare e con un passato misterioso alle spalle.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, Tara Maclay, Un po' tutti, William Spike, Willow Rosenberg
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggere, ci tenevo ad informarvi di una cosa: ho deciso di abbandonare la prima persona, per adesso. Quindi, da ora in avanti, leggerete in terza persona.
E, secondo me, è molto meglio. Spero di aver fatto cosa gradita. ^^

 

Buona lettura!

 

 

 

5. 

 

 

 

 

Buffy continuò ad osservare Spike e il cielo, ad alternanza, cercando di studiare l’espressione del biondo e di capire cosa volesse dire.
Scrutò nello sguardo del ragazzo e si allarmò immediatamente.
“Ehi, ehi! Stai piangendo?” si alzò dalla sedia e si avvicinò a Spike per controllare. “Ho detto qualcosa di sbagliato? Oh, ti prego!” esclamò, esasperata, non capendo dove aveva sbagliato.
Spike la fissò, sbatté gli occhi un paio di volte. “Ti importa, per caso?” le domandò, acido. “Affari miei.”
“No, non affari tuoi. Sono anche affari miei, sei un mio amico e non credo sia il caso.”
Amico?” chiese Spike, scettico. “Non ho mai detto che siamo amici, Buffy.” Mise enfasi sul nome della ragazza, alzandosi e avvicinandosi a lei.
“Ma che cosa vuoi? Io volevo solo aiutarti!”
“A fare cosa?” Lui la fissò. “Ad asciugare le mie lacrime?” Ed ecco il sorriso beffardo comparirgli in viso.
“No. Senti, lascia stare.” Buffy si allontanò leggermente. “Parlare con te è come parlare ad un muro.” Ritornò nella camera e andò in bagno.
“Ah, sì? È così che la pensi? Beh, ti dimostrerò che non stai parlando con un muro e tu te ne renderai conto, dolcezza!” le gridò Spike, mentre lei sbatteva la porta facendogli capire che non le importava.

 


La mattina seguente, Buffy si svegliò con un mal di testa atroce e il rumore della sveglia che le implorava di essere spenta non l’aiutò molto. Si portò le mani sulle tempie e cominciò a massaggiarsele. Si guardò un secondo intorno: come al solito.
Il suo amichevole compagno di stanza era uscito e non c’era. Si chiese se si svegliava la notte e scappava all’insaputa di tutti. Ma soprattutto: dove andava? Questo non l’avrebbe mai saputo, ne era certa.
Per sapere qualcosa da Spike, pensava, dovevi prima dargli qualcosa in cambio. E lei poteva ben immaginare cosa voleva Spike da una come… da lei.
Il mal di testa le aumentò di colpo, sentì delle fitte alquanto dolorose; come se qualcuno le stesse trafiggendo il capo con mille aghi appuntiti.
Gettò uno sguardo alla finestra e notò che era aperta. Spike doveva essere scappato di lì.
Chiuse gli occhi e li riaprì di nuovo, mettendo a fuoco la figura oltre la nebbia. Sussultò nel letto e si mise a gridare.
“Shh.” Spike la zittì ed entrò. “Sono io.”
Buffy prese un respiro e tentò di calmarsi. “Mi hai fatto prendere un colpo!”
Scusa.” Mormorò lui, gentile. “Hai mal di testa? Vuoi restare qui?”
“No, sto bene, grazie. Credo che potrò sopportare la voce di Kate, per qualche ora.”
“Sopporterai anche me, allora.”
“No.” Negò Buffy, risoluta. “Non riesco a sopportarti, mi dispiace.”
“D’accordo, sei libera di fare quello che vuoi.” Si avvicinò a Buffy, felino. “Hai la febbre?” le toccò la fronte in un gesto paterno.
“Sto bene, sto bene!” urlò Buffy, sottraendosi alla sua presa. “Non devi preoccuparti per me, sono grande.”
“Se lo dici tu.”
La conversazione terminò lì. Spike si mise davanti a lei e cominciò a fissarla con una certa curiosità negli occhi.
“Che cosa vuoi ancora?” domandò Buffy, stanca.
“Sei buffa. Ti ostini a comportarti in questo modo ostile, ma so che in fondo … molto in fondo mi vuoi bene.”
“No. Tu per me non sei niente.”
Spike si avvicinò al viso di Buffy, quasi sfiorandole le labbra. “Non mi spaventi, amore.”
“Ah, no? E che cos’è che ti spaventa?”
“Quasi niente. Io sono impavido.” Accostò il viso all’orecchio di Buffy. “E se ci riuscirai, un giorno, avrai il tuo giorno speciale, tesoro.”
Buffy sospirò impercettibilmente. “Io ho un unico giorno speciale: il mio compleanno. E non sono il tuo tesoro, chiaro?”
“Non c’è bisogno che ti arrabbi.”
“Io sono calmissima.” Replicò Buffy, attenta alle reazioni del ragazzo. “Dove vai?” chiese.
“Come, scusa?” Spike aggrottò la fronte. “Di che diavolo stai –“
“Dove te ne vai, tutte le notti? Sai, sei il mio compagno di stanza e non mi preoccupo assolutamente per te, ma … mi piacerebbe trovarti a dormire qui, un giorno.”
“Non ti preoccupi.” Ripeté lui, stranito. “E perché me lo hai chiesto?”
Buffy sgranò gli occhi. “Che ti importa?”
Spike scoppiò in una risata profonda e carica di divertimento. “Oh, a te importa, invece, tesoro! Ti importa eccome!”
“Che cosa vuoi dire? Smettila!”
“Perché dovrei? Se non ti importasse non me lo avresti chiesto.”
“Non è questo il …”
Spike la afferrò per le spalle e la strinse a sé. “Tu mi sembri una persona speciale.” Mormorò, assorto. “Dannazione! Non dovrei neppure dire queste cose!
Buffy lo fissava, confusa e avvolta nel calore che la stava prendendo. “Spike, io non –“
Spike si avventò sulle labbra di Buffy, passionale e aggressivo.

 

 

 



   
 
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