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Autore: Jaded_Mars    22/08/2011    3 recensioni
Due ragazze inglesi nella Los Angeles del 1985,l'incrocio delle loro vite con quelle di cinque ragazzi e musicisti fuori dal comune, i Guns n' Roses,e una valigia da preparare per seguire il tour di una delle più oltraggiose band del momento, i Motley Crue.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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L’interno del jet profumava di pulito, era nuovo ed era stato tirato a lucido per la grande occasione, cosicché ora riluceva come uno specchio. C’era un silenzio ovattato in confronto alla confusione esterna dovuta al vento ed ai decolli in pista, sembrava quasi di essere entrati in un’altra dimensione fatta di soffice moquette bianca, sedili che erano vere e proprie poltroncine di pelle color panna ultracostose dotate di tutti i comfort e tutt’intorno super accessori di ultima generazione. Ci mancava solo che il lavandino del bagno fosse fatto di porcellana e gli asciugamani di seta e il quadro sarebbe stato completo. ‘Serviranno champagne ed ostriche per spuntino’ venne naturale pensare ad Andrea che aveva appena messo piede sul velivolo e aveva appena avuto il tempo di dare una occhiata panoramica che l’hostess l’aveva gentilmente invitata ad andare a sedersi da qualche parte. Era salita per ultima, proprio come era arrivata e stavano aspettando solo lei.

“Ti ho messo lo zaino qui sopra nel portabagagli eh” le disse Tommy dalle ultime file dell’aereo dove si era gettato a capofitto come fanno i ragazzini sul pullman quando in gita corrono in fondo ad accaparrarsi i posti migliori per fare casino. Dette quelle parole si lasciò cadere a peso morto, svaccandosi per bene su due sedili, ed iniziò a sfogliare una rivista.

‘Bene un posto è andato, ed era anche quello vicino all’unica persona forse decente in questo circolo di simpaticoni.’si disse Andy mentre scrutava quale fosse l’offerta che le restava tra cui scegliere. Quasi tutti i posti erano naturalmente già stati occupati, anche se qualcuno libero c’era. Nelle prime file si erano accomodati quelli del management, nei loro abiti inamidati. C’era anche un uomo piuttosto robusto, avrebbe dovuto essere una montagna visto in piedi, con due grandi baffi. Aveva l’aria di uno che avrebbe potuto spezzarti in due senza troppi sforzi, anche se in quel momento era rilassato e non incuteva più di tanto timore. Lì di fianco a lui, c’era un posto ma la sola presenza di McGee a così poca distanza fece passare la voglia alla ragazza di sedersi vicino a lui. Proseguì oltre, c’era Vince bello accomodato sul corridoio che stava flirtando amabilmente con una hostess, bionda come lui, che intralciava il passaggio. Quando Andrea le chiese di passare notò quanto lei fosse avvenente e la guardasse con fastidio per quell’interruzione, per poi tornare immediatamente a civettare col biondo. ‘Però, se le scelgono bene le accompagnatrici … Ah ecco! Forse qui posso mettermi io, è libero!’ ma non fece in tempo ad appoggiare la sua borsa che subito una voce femminile la richiamò in modo irritato:

“Hey bella quel posto è occupato! Ci siamo noi!” era una ragazza castana piuttosto carina che insieme ad un’altra bionda la scostarono per sedersi. Ridevano come due oche per qualcosa che avevano detto tra di loro poco prima. Sembrava che tutte persone di sesso femminile lì dentro si comportassero come primedonne e facessero a gara per attirare le attenzioni delle quattro rockstar, perciò, probabilmente, in quel contesto la giornalista era considerata come una minaccia per i loro scopi. ‘Ma chi le vuole quel certo tipo di attenzioni da quattro tipi così, ho già il mio bassista che me ne da a sufficienza!’ pensò ingenuamente. Aveva Duff, che le importava di uno di questi ragazzi tamarri? Con un piccolo sbuffo Andrea si riprese la borsa e passò oltre Paul che non capiva come era riuscito ad accaparrarsi un posto vicino a Mick. Il suo collega stava parlando col musicista che non aveva per niente l’aria di ascoltarlo, anche se annuiva distrattamente, forse per mostrare un po’ di gentilezza verso il ragazzo. ‘Povero Mick, che tortura dovrà sorbirsi’ si disse lei che ben sapeva come potesse risultare pesante il fotografo quando ci si metteva e diventava logorroico ‘beh … meglio per me!’ si sfregò mentalmente le mani mentre avanzava verso il prossimo posto vuoto che era ‘Oh merda, Mr Simpatia!’ Andy si irrigidì mentre guardava la figura di Nikki seduta scompostamente sul sedile, il viso mezzo coperto dai capelli vaporosi e da un paio di occhiali da sole scuri. ‘Dai coraggio, non sarà la fine del mondo no?’ si incitò da sola prima di parlargli.

“Ehm scusa,  è libero?” chiese indicandogli la poltroncina di pelle.

Lui girò flemmaticamente la testa, senza scomporsi, tanto che lei si chiese se la stesse almeno guardando in faccia al di sotto di quelle lenti nere, “Sì è libero e vorrei che restasse tale, mi piace stare da solo quando viaggio.” 

“Mh ok” rispose semplicemente la ragazza mentre si lasciò sfuggire tra i denti a voce bassa a sufficienza da essere sentita “Vi lascio tutto lo spazio del mondo vossignoria del cazzo”. Si era già scocciata di quell’atteggiamento da super uomo che aveva quel ragazzo, non lo conosceva che da mezz’ora ed era già la seconda volta che le mancava di rispetto.

“Come scusa?” fece il ragazzo piccato girandosi verso di lei. Quelle parole non sfuggirono nemmeno a Tommy che, seduto dietro a Nikki, aveva guardato il loro scambio di battute, stava ridendo sommessamente.

“Niente, niente!” gli disse lapidariamente Andrea chiudendo il discorso, evitando scenate inopportune. Non voleva inimicarsi il bassista da subito, però gradiva che le carte venissero messe in tavola in partenza, non si doveva permettere di trattarla come uno straccio. ‘Stronzo, però ti sei mosso quando il tuo ego si è sentito leggermente scalfito eh?’ aveva notato come era scattato come una molla a sentire quella frasetta, come se chissà quale affronto gli avesse fatto. Tirò dritta verso l’ultima fila, sbattè la borsa sul sedile e si accomodò vicino al finestrino, tirando fuori la sua agenda degli appunti e una matita ben appuntita. Aprì la prima pagina immacolata e scrisse la data e l’ora di quel primo giorno di viaggio sulla carta giallina, seguita a caratteri cubitali dalla scritta “’Fanculo Nikki Sixx di Re di Stocazzo”. Mise giù la matita, rilesse quello che aveva scritto con una calligrafia perfetta e si sentì subito meglio, come liberata da quella frase che le era rimasta bloccata in gola. Era come se scrivendola l’avesse anche detta e automaticamente il nervoso che aveva addosso era svanito, come esorcizzato con quella semplice scritta. Fissò la pagina e notò la grande ironia della cosa, non era ancora partita e già era lì che imprecava contro i suoi compagni di viaggio che fino a ieri non vedeva l’ora di conoscere. Beh magari non contro tutti, solo contro uno. ‘Spero che sia anche l’ultima volta’ non voleva passare i prossimi giorni a farsi il sangue amaro per uno come Nikki Sixx. Richiuse l’agenda, vi infilò la matita a lato e la ripose nella borsa nera. In quel momento Tommy sbucò al di sopra dello schienale con un bel sorriso:

“Hey! Gran bella risposta prima, l’hai toccato nel vivo!” le disse facendole il segno del pollice alzato, come se approvasse la sua mossa.

“Non ne sono convinta sai.”

“Nah, fidati, se si tocca il suo ego, allora reagisce sul serio. Comunque non farci caso, spesso è scazzato, ma non è sempre così per fortuna, sa anche essere simpatico a volte.”

“Davvero? Non ci credo mica tanto sai!” rispose scherzosamente alla battuta del ragazzo.

“Certo! Vedrai che ti stupirai!”. Appena Tommy finì di parlare il comandante dell’aereo avvisò dell’imminente decollo ed elencò l’usuale serie di comandi che il passeggero doveva provvedere ad eseguire, mentre le hostess, ritornate professionali, illustravano le vie di fuga.

“Beh ci vediamo fra un po’ bella, provo a dormire un po’” la salutò il batterista scomparendo dalla visuale della ragazza. Andrea dal canto suo, si rilassò, allacciandosi le cinture e guardando fuori dal finestrino mentre il jet accelerava e si staccava dal suolo, pensando mentalmente alle possibili domande che avrebbe fatto alla Crüe appena ne avesse avuto la possibilità.

***

Andy era scivolata nel sonno senza accorgersene cullata dal rombo dell’aereo che in coda era più forte che mai. ‘Ecco perché odio i posti in fondo!’ si tirò dritta sul sedile avvertendo un leggero malessere, sembrava nausea. Forse era il caffè che aveva preso di fretta quella mattina, dimenticandosi che il caffè e l’aereo non andavano molto d’accordo nel suo caso. C’era uno strano silenzio intorno, sembrava che tutti stessero dormendo. Cercò di respirare profondamente per riprendersi ma quella nausea che aveva addosso non accennava ad attenuarsi o ad andare via. Probabilmente l’ultima soluzione era andare a vomitare in bagno, anche se non era per niente allettata dall’idea di cacciarsi due dita in gola a quindicimila chilometri di altezza. Ma d’altronde non aveva scelta. Così si slacciò la cintura e si mise in piedi cercando di non cadere per terra. Si avviò verso il bagno, a pochi passi di distanza, quello era un aspetto positivo di stare in coda all’aereo, c’era sempre il bagno a portata di mano, e di solito nemmeno troppo frequentato. Scostò le tendine che separavano il corridoio e la zona riservata ai frigo e alle hostess, sentiva che c’era del movimento, un certo sbattere di sportelli e delle voci, ‘Probabilmente staranno preparando le famose ostriche e champagne per la corte’ ipotizzò mentre si avviava verso la lucina “Toilette”. Fortunatamente era verde. Fece un altro paio di passi ma quell’angolo era completamente deserto, non c’era nessuno, Andy si guardò attorno sorpresa, facendo un giro su se stessa piuttosto preoccupata pensando che quei rumori fossero stati un prodotto della sua mente ancora assonnata. ‘Bah mi sarò immaginata tutto’ si disse mentre afferrò la porta semi aperta della toilette, del tutto ignara di quello che ci stava per trovare dentro.

“OH MERDA! Cazzo, cazzo oddio! Mi spiace oddio scusate, io non… ecco… merda!” Andrea fece un salto, era completamente scioccata e imbarazzata alla stesso tempo, davanti allo spettacolo di Vince coi pantaloni calati, intento a scoparsi l’hostess con cui stava parlando prima del decollo. I due si accorsero di lei, ma continuarono imperterriti nelle loro faccende. La ragazza richiuse la porta sbattendola, e prese a camminare a passo veloce nel corridoio, passando davanti a Nikki e Tommy, verso la testa dell’aereo, verso l’altro bagno. Tommy aveva sentito la reazione della ragazza e si era mezzo alzato buttando lì un “Tutto bene?” mentre lei lo incrociò correndo.

“Ma che ha?” chiese Nikki che intanto stava scarabocchiando qualcosa nel suo diario.

“Non lo so bro, è andata là dietro ed è scappata via … vado a vedere che c’è.” Tommy andò sulla scena del delitto e ritornò indietro ridendo a crepapelle inseguito dalle urla di Vince che gli intimavano di andarsene fuori dalle palle.

“Poveraccia, ha beccato Vince che si scopava la bionda!” disse Tommy ancora ridendo mentre si sedeva di fianco al suo amico.

“Ma non mi dire …” fece Nikki poco entusiasta.

“Bro, si può sapere che cazzo ti prende? Anche un cieco vedrebbe che sei in giornata no, però potresti fare almeno lo sforzo di rendere tollerabile la  tua presenza? Oggi sei simpatico come un clistere! Soprattutto con lei …” Tommy si stava chiaramente riferendo ad Andrea, non riusciva a capire come mai si comportasse con tanto astio con lei.

“Beh ma che ti importa di come mi comporto con quella? Solo perché è una ragazza dovrei essere più gentile che con i suoi colleghi uomini?”

“Non perché è una ragazza, cioè anche per quello, però dovresti perché lei sembra diversa … non so ho la sensazione che prometta bene. E poi, dai cazzo, lo sai più di me che è importante quest’intervista no? Voi proprio rovinarla già in partenza? Non l’hai nemmeno sentita parlare!” 

“Da quando hai le sensazioni sulle persone Tommy?” Nikki era non poco ironico.

“Io? Da sempre!Ma … Hey! Che cazzo centra questo adesso? Non cambiare argomento, ti conosco bro! Allora vuoi promettermi che cercherai di essere un po’ più sopportabile e a modo con Andy?”

“Andy? Da quando questa confidenza?”

“BRO!”

“OK, OK d’accordo! … Soddisfatto?” Nikki si arrese stancamente di fronte all’insistenza di Tommy, che quando si metteva in testa qualcosa riusciva ad arrivare a prendere le persone per sfinimento finché non otteneva ciò che voleva. Ed in quel momento Nikki non aveva la minima voglia di essere martoriato dalle richieste dell’amico. Aveva voglia di qualcos’altro. Istintivamente si toccò la tasca dei pantaloni per verificare che fosse tutto lì dove l’aveva lasciato.

“Bene bro, molto bene. Allora tanto per iniziare a dimostrare le tue buone intenzioni, che ne diresti di andare a controllare come sta?”

“Io?”

“Sì tu!”

“Senti…”

“Bro alza il culo e vai!”

“Quando vuoi sei un rompicoglioni, lo sai Tommy?” disse sbuffando mentre si alzava ed andava verso il bagno.

“Anche io ti voglio bene bro!” gli disse Tommy con finta voce da usignolo, dandogli una pacca sul sedere mentre il bassista si allontanava.

***

Andrea fece appena in tempo ad arrivare nel microbico bagno e raggiungere il water che iniziò a vomitare. Non sapeva se era più stomacata per la nausea iniziale o per avere beccato i due piccioncini in amore. Dopo essersi data una bella rinfrescata al viso in quel lavandino che notò, era proprio fatto di porcellana come aveva immaginato, richiuse la tavoletta del water e si sedette sopra per riprendersi un po’.
‘Ma perché solo a me capitano ‘ste cose? Non avevo firmato per un circo, maledizione.’ Stava ripensando alla scena che aveva visto poco prima e le venne di nuovo il voltastomaco, così decise di cambiare immagine per evitare di stare nuovamente male. Pensò a Bea, e immediatamente si sentì meglio, immaginando quanto avrebbero riso quando gliel’avrebbe raccontato, perché effettivamente, era una scena piuttosto comica se vista dall’esterno, anche se vissuta era stata traumatica. ‘Come potrò guardarlo in faccia senza ridere adesso? Merda che casino.’ E si sbattè una mano sulla fronte sconsolata e divertita allo stesso tempo. Però lui non l’aveva vista, per fortuna,  magari non avrebbe detto niente. Però l’hostess sì. E sicuramente gli avrà detto che era stata lei a sorprenderli. Bene. Non sarebbe passata inosservata ma tutto sommato non le  importava, non era stata lei la sprovveduta che aveva lasciato la porta aperta. Decise che era abbastanza in forma per tornare al suo posto. Si alzò dandosi un’altra occhiata allo specchio. L’immagine restituiva un volto bianco e sbattuto ‘Mamma che fantasma!’ ma si rassegnò a tenerselo così, purtroppo non aveva nemmeno la borsa con un po’ di trucco per darsi una traccia di aria sana. Afferrò la maniglia ed aprì la porta, trovandosi Nikki a un palmo di naso, di nuovo. La stava fissando e per la prima volta vide quei suoi occhi verdi profondi, spenti.

“Come stai?”

“Sono stata meglio” rispose lei freddamente, anche se quella domanda l’aveva stranita. Non se lo aspettava, non dopo come l’aveva trattata prima.

“Beh, chiunque avrebbe vomitato dopo avere visto il culo nudo di Neil dopo essersi svegliata.”

Oddio! Già lo sapevano tutti, perfetto ora aveva ufficialmente la targhetta di idiota appesa al collo.

“No, guarda che non sono stata male per quello, già non stavo bene prima…” Andy si accorse che suonava come una scusa, anche se era vero.

“Senti… cerchiamo di collaborare per l’intervista ok? Ci tengo che riesca bene” le disse. Quello era il suo modo contorto di chiederle scusa per come si era comportato, e nonostante tutto, la ragazza riuscì a coglierlo. Aveva capito che era troppo orgoglioso ed egocentrico per dire “Mi dispiace” probabilmente non l’aveva mai detto in vita sua. Dopo quelle parole, l’atteggiamento di Andrea che era stato sulla difensiva fino a quel momento si ammorbidì. Sembrava che il ragazzo fosse intenzionato ad ottenere un buon risultato, cosa che in fin dei conti era nello stesso interesse di lei.

“Ci sto” gli rispose con un mezzo sorriso. A quel punto, la conversazione per Andy era esaurita e cercò quindi uno spiraglio che le permettesse di passare, ma Nikki non accennava a spostarsi, restava ancorato alla sua posizione, impassibile, continuando a guardarla. Ora c’era una piccola scintilla di interesse, forse.
 
“Non ci siamo presentati … Nikki Sixx” le porse inaspettatamente la mano che la ragazza strinse con la sua.

“Andrea Meister” fece lei in risposta.

“Me lo ricordo, l’ho letto prima” le disse lui senza il minimo accenno di supponenza.

“Ah già … è vero … beh Nikki, se non ti spiace io tornerei al mio posto.” Quella situazione la metteva in soggezione, avere quel ragazzo lì davanti a pochi centimetri, che si comportava in quel modo insolito rispetto a poche ore prima, quello spazio chiuso, si sentiva quasi oppressa, aveva urgenza di prendere aria, come se ci fossero vibrazioni negative che si stavano espandendo rapidamente tutt’intorno. Sciolse la presa dalla mano del ragazzo ma si sentì tirare. Il suo anello a serpente si era incastrato nella fedina di lui.

“Occavolo…” sussurrò quasi imbarazzata, non riusciva a sfilarselo dal dito e così continuavano a restare legati.

“Aspetta … faccio io” Nikki prese in mano la situazione e con la calma che al momento Andrea non possedeva, sciolse l’intreccio.

“Bell’anello.” le disse quietamente.

“Grazie.”  Rispose lei ritraendo la mano e salutandolo con un sorriso timido.

Appena girò l’angolo e si trovò di nuovo in corridoio si sentì come rinascere. Ritornò al suo posto in fondo all’aereo, e si accoccolò sulla poltroncina, col viso sul finestrino e cominciò a guardare  le nuvole che le ali dell’aereo fendevano come se fosse spuma, cercando di scacciare quella sensazione negativa che le era calata addosso come un velo sottile.

***

Nikki si guardava allo specchio del piccolo bagno, le mani appoggiate al lavandino, come a trovare un appiglio per non cadere nel vuoto, proprio come pochi minuti prima lo era stata Andrea. Stava ripensando a lei in effetti. Era la prima volta che la guardava veramente in faccia da quella mattina. Certo non gli era passato inosservato quel volto dai lineamenti puliti che aveva visto sul passaporto, ma non era la stessa cosa. In quella foto era poco più che una ragazzina, ed ora era diversa. Era rimasto colpito dal suo atteggiamento caparbio, nonostante la sua apparente fragilità, soprattutto quando l’aveva quasi sfidato quando era salita sull’aereo. E quegli occhi verdi, proprio come i suoi, così profondi. Li aveva visti attraversati da disdegno, ansia, allegria, fierezza, malessere, interesse in così poco tempo. Erano vivi. A differenza dei suoi. Ora li stava guardando riflessi nello specchio, non erano che un’ombra di un bel colore smeraldo. ‘Quando è stata l’ultima volta che mi sono sentito veramente vivo?’ si chiese automaticamente, anche se la risposta, quella vera, già la sapeva: tanto tempo fa. In quel momento prese in seria considerazione l’idea che Tommy gli aveva suggerito poco prima, di essere disponibile con Andrea non solo per interesse per lo meno di lavoro, ma anche a livello umano. Avrebbe potuto essere gentile con lei, proprio come lo era il suo amico, probabilmente ci avrebbe guadagnato qualcosa a non essere perennemente scontroso o a comportarsi come se fosse il centro dell’universo, forse un’amica. Ci rifletté un po’. ‘Forse…’ si disse mentre toglieva dai pantaloni il suo piccolo tesoro racchiuso in una piccola bustina trasparente. Armeggiò un po’ con gli stivali per tirarne fuori una siringa. Ci lavorò su meticolosamente e mentre guardava l’ago luccicante come un raggio di sole entrare con facilità nella sua pelle bianca concluse quell’ipotesi lasciata in sospeso nella sua testa ‘… ma prima voglio sentirmi vivo’.

   
 
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