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Autore: Ireth    24/04/2006    3 recensioni
Nuova fic geek ambientata dopo la puntata 5x13 'Matrioska'. Anche questa volta Gil e Sara hanno bisogno di un piccolo aiutino dall'esterno per risolvere la loro intricata situazione. Fatemi sapere che ve ne pare. Baciotti, Ireth
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gilbert 'Gil' Grissom, Sara Sidle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE SECONDA

Il silenzio che aleggiava nella stanza era quanto di più sgradevole si potesse immaginare, interrotto solo dal debole e ovattato zampettare del ragno.

Greg rifletteva preoccupato circa l’opzione migliore per salvare la pelle dall’ira crescente del suo supervisore, che sobbolliva lentamente davanti a lui, come un grosso e fumante calderone pronto ad esplodere.

Ora Grissom avrebbe chiesto delle spiegazioni, anzi no… Le avrebbe senza alcun dubbio pretese e lui si rese improvvisamente conto che non era poi così certo di essere in grado di dargliele. Sara non avrebbe voluto che quelle spiegazioni fossero concesse a Grissom, e se fosse stata presente in quel momento, probabilmente avrebbe strangolato il ragazzo per il guaio in cui era andato a ficcarsi.

Nel frattempo le guance di Grissom stavano recuperando una leggera tonalità rosata, cha contribuiva a renderlo meno spettrale, Greg lo osservò di sottecchi mentre con la lingua si inumidiva le labbra secche e deglutiva il nulla con gran fatica, come se un grosso rospo fosse bloccato nella sua gola.

“Suppongo…” iniziò poi bloccandosi subito, stupito egli stesso della voce quasi stridula che usciva dalla sua bocca, si schiarì rapidamente la gola. “Suppongo che dovremmo parlarne…” riuscì infine a dire.

-Io invece suppongo che dovrei scappare subito di qui, prima di fare una brutta fine- pensò Greg tra sé e sé.- ma era totalmente incapace di fare qualunque cosa. Se ne stava lì, immobile e non riusciva a mettere insieme nessuna frase, dotata di una minima parvenza di intelligenza, con cui rispondere a Grissom.

“Greg!”

“Lasciamo perdere.” Si alzò di scatto, con l’idea di infilare la porta socchiusa dietro di lui.

“Tu non ti muovi di qui!” sentenziò Grissom ad alta voce, alzandosi nervosamente, tanto da ribaltare la sedia, e avviandosi a grandi falcate verso la porta. Dopo che l’ebbe chiusa con violenza, facendo sobbalzare Greg, che era rimasto in piedi immobile, aggrappato al bordo della scrivania, tornò tranquillamente alla sua sedia, la rimise a posto con sufficienza e vi si accomodò; appoggiò i gomiti sul tavolo e il mento sulle nocche delle mani, fissando con i suoi occhi chiari, e ora ritornati imperturbabili, il ragazzo seduto di fronte a lui.

“Ora noi ne parleremo, Greg… e non è una richiesta.”

Per tutta risposta lo vide portarsi alla bocca la tazza di caffè, che prima aveva appena assaggiato, e scolarselo fino all’ultima goccia, nonostante fosse ormai freddo.

Grissom non smetteva di fissarlo, attendendo la sua spiegazione, con una pazienza che aveva tutta l’aria di non essere infinita, tanto che Greg si schiarì la voce e cercò di mettere insieme un periodo dotato di senso logico e coerenza.

“Sono stato a trovare Sara ieri sera…”

“Questo lo avevo capito.”

“Dopo che tu te ne eri andato…”

Gill piegò leggermente la testa da un lato, cercando di capire dove Greg volesse andare a parare.

“Ebbene?”

“Stava piangendo…”

Grissom sospirò, cercando una posizione meno scomoda sulla sedia… Greg era un bravo ragazzo, si stava solo preoccupando per Sara e la sua sfuriata di poco prima poteva essere facilmente attribuita alla giovane età e alla sua classica irruenza. Ma quello non era decisamente il momento adatto per inoltrarsi in una conversazione del genere. E poi lui non si sentiva pronto per parlare di Sara con Greg… Anzi, a dir la verità non si sentiva pronto a parlare di Sara con nessuno, lui non era pronto ad affrontare tutto questo. Stava ancora cercando di assorbire la conversazione avuta la sera precedente con la ragazza, quella brutta storia dei suoi genitori, la sua disperazione che sembrava senza fondo. Già… Persino Greg se ne era accorto.

Grissom fece per versarsi altro caffè, ricordandosi poi che era ormai gelato e bloccandosi con la caraffa a mezz’aria, mordicchiandosi il labbro inferiore e cercando le parole più adatte, sperando di trovare qualcosa da dire.

“Greg…” riappoggiò la caraffa sulla scrivania. “La situazione di Sara è…come dire… complicata, ecco.”

“Questo l’avevo capito” Greg si sentiva la bocca secca, come se la lingua gli si incollasse al palato. Era giusto scoprire le carte con Grissom? Confessargli che lui sapeva?

“Il fatto che Sara pianga… beh, stava piangendo anche quando me ne sono andato…”

“Motivo in più per non andarsene, forse.” suggerì Greg, ironizzando volutamente in modo non eccessivamente velato.

“Cosa vuoi dirmi? Ci stai girando intorno, Greg.” sentenziò Grissom, senza smettere di tenere gli occhi fissi in quelli del ragazzo e riempiendosi di nuovo in modo automatico la tazza di caffè, dimenticandosi che era ormai imbevibile. Si rendeva conto che Greg aveva qualcosa da dirgli, ma allo stesso tempo non riusciva a trovare il coraggio per farlo. Solo non capiva quanto Greg sapesse effettivamente di tutta la situazione di Sara.

“No…”mormorò Greg “Questa è la tua specialità!”

“Prego?” A Grissom andò di traverso il caffè gelato, mentre veniva assalito da un dubbio: forse Greg sapeva molto di più di quanto lui sperasse…

“Io non ho bisogno di girarci intorno…” ribatté Greg, a cui probabilmente il nuovo pallore di Grissom stava infondendo un po’ di coraggio. “Pensi di essere l’unico a conoscere quello che Sara cerca di nascondere da sempre? Il suo passato? Mi ha detto che ti ha parlato dei suoi genitori, non c’è bisogno che fingi con me, Grissom, lo so già da un po’ di tempo…”

Grissom rimase ammutolito, con la bocca semi-aperta nell’atto di rispondere al ragazzo, ma senza sapere cosa dire. Francamente non si aspettava che Greg fosse a conoscenza di quel lato oscuro di Sara… Credeva, o forse si era illuso, di essere il primo a raccogliere tale confidenza. Forse era ora di iniziare a ricredersi su alcune cose, in primo luogo sulla presunta superficialità di Greg.

“Francamente non pensavo te ne avesse parlato.” ammise poi, fissando con ostinazione la tarantola zampettante davanti a lui. “Ma visto che lo sai, dovresti renderti conto con maggior facilità delle motivazioni che stanno dietro al comportamento di Sara…Era ancora molto piccola quando è successo.”

“Non farmi la predica Grissom! Lo so da prima di te, così come molte altre cose. Capisco bene come si sente Sara e non ho bisogno di aiuto per sapere come affrontare il discorso o cosa aspettarmi da lei.”

Greg tacque, pur senza perdere l’espressione di sfida che portava dipinta in volto. Grissom si decise a proseguire, sentendosi libero di parlare con chiarezza della situazione, probabilmente Greg sapeva tutto, era inutile cercare di proteggere i segreti di Sara da una persona a cui lei stessa aveva deciso di rivelarli.

“Sara ha molti problemi, problemi che purtroppo tendono di frequente a sovrapporsi e a farle perdere il controllo. Il suo carattere la porta spesso a fare dei parallelismi, ad associare le situazioni che affronta sul lavoro a quelle che a vissuto da piccola…e questo non l’aiuta, anzi, le fa molto male. Penso che non abbia mai superato il trauma”

“Beh, credo sia un po’ difficile!” sentenziò acido Greg “D’altra parte sua madre ha ammazzato suo padre, non si è limitata a sbatterlo fuori di casa!”

“Io purtroppo, prima di ieri sera, non ho mai saputo nulla di questa storia.” ammise Grissom con rammarico. “Altrimenti avrei cercato di aiutarla, di fare qualcosa. Ho fatto un enorme errore nel credere che quella malinconia che sempre l’accompagna fosse parte del suo carattere, se solo ne avesse parlato prima.... Avrei voluto davvero aiutarla.”

“Grissom…” Greg sembrava molto incerto su cosa dire, come se non fosse in grado di formulare le parole. “Ho sempre pensato che fossi un uomo molto perspicace, ma probabilmente mi sono sbagliato… Non credo che Sara voglia il tuo aiuto, non è questo che cerca, non è ciò di cui ha bisogno da te.”

Grissom emise uno sbuffo seccato.

“Senti, Greg, non credo che spetti a te…”

“Cosa, Grissom?” lo interruppe bruscamente il ragazzo “Non credi che spetti a me illuminarti circa i sentimenti di Sara? Già, forse potresti anche aver ragione, sai…” si atteggiò con falsa perplessità, “Forse sarebbe ora che tu ti rendessi conto da solo che quella ragazza è follemente innamorata di te!”

Grissom alzò gli occhi al cielo.

“Greg… questo discorso è completamente privo di senso.”

“No che non lo è! Perché ti comporti in questo modo? Ti costa così tanto ammettere almeno che lei ti ama? Qualunque altro uomo sarebbe felice di essere al tuo posto, di sapere che una ragazza come lei è li che ti aspetta, che attende solo una tua parola, un tuo gesto… Come fai a startene qui senza far nulla?”

“Penso sia eccessivo definire l’infatuazione di Sara come amore… E comunque, cosa dovrei fare secondo te?” ribatté seccamente l’altro “Non è esattamente una situazione semplice….”

“Cosa c’è di così complicato in un uomo e una donna che si amano? Perché se anche cerchi di nasconderlo, tu provi la stessa cosa che prova lei… sareste perfetti. E non hai idea di quanto mi costi ammetterlo.” Aggiunse poi abbassando lo sguardo.

“Posso capirlo…” mormorò Gil.

“No! Non puoi… All’inizio ti invidiavo, perché avrei voluto essere al tuo posto, di certo una ragazza così non me la sarei lasciata scappare… Poi però ho cominciato ad essere pieno di rabbia, perché vedo Sara stare sempre peggio e vedo te non fare nulla per lei. Ha un sacco di problemi, è vero, ma l’alcol e la storia della sua famiglia sono nulla in confronto al problema che tu rappresenti per lei, credimi. Ieri sera, quando tu l’hai lasciata, piangeva per i brutti ricordi di quando era bambina, ma quando sono arrivato io piangeva per te, perché ancora una volta l’avevi lasciata sola.”

“Quanti anni hai Greg?”

“Cosa c’entra adesso? Chiese con stizza, a volte trovava odioso questo lato del carattere di Grissom, come se volesse spostare altrove il discorso.

“Rispondi.”

“Ne avrò trenta tra pochi mesi, soddisfatto?”

“Io ne ho quarantanove Greg. E permettimi di dire che questo fa una gran differenza.”

“Beh… quarantanove non sono ottanta e quindici anni tra te e Sara non sono poi così scandalosi… Quindi risparmiati l’idiozia e ammetti piuttosto che hai paura.”

Gil ribolliva per la brutta piega che il discorso aveva preso e anche per il fatto che un ragazzo come Greg, molto più giovane di lui, lo stava mettendo a nudo in quel modo.

“Questo discorso non mi piace!” sibilò poi rivolto al suo interlocutore.

“Nemmeno a me! Ho la faccia di uno che si sta divertendo?” abbaiò Greg agitandosi sulla sedia come se fosse cosparsa di puntine da disegno.

“Insomma, cosa vorresti da me? Che pretendi?” il tono di Grissom era stanco, rassegnato e in quel momento il ragazzo non poté fare a meno d notare che il suo superiore sembrava vecchio, molto più vecchio dei suoi quasi cinquant’anni.

“Io? Io da te non voglio niente. Mi piacerebbe soltanto veder sorridere Sara, sapere che con te è felice, on immaginarla sempre da sola nel suo appartamento. Purtroppo non dipende da me”

Si alzò demoralizzato, ma comunque mantenendo la sua aria spigliata e decisa, e si avviò verso la porta, che aprì con un gesto seccato.

“Greg…”

“Cosa?” rispose senza nemmeno voltarsi, come se non potesse sopportare di dover osservare nuovamente Grissom negli occhi.

“Io… vedrò… cercherò di parlarne con lei…”

“Mi sembra il minimo!” e uscì sbattendo con malgarbo la porta.

Un piccolo diploma incorniciato e sottovetro, che stava appeso accanto all’uscio, si schiantò a terra finendo in mille pezzi.

Gill Grissom sospirò e si prese la testa tra le mani, rimanendo immobile e pensieroso nella stanza scura e silenziosa.

  
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