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Autore: Soul Sister    22/08/2011    9 recensioni
Edward e Bella, incondizionatamente
innamorati, hanno passato di tutto e di più, prima di poter finalmente stare insieme. Ma si sa, le cose belle non durano per sempre. Edward,per uno strano quanto crudele scherzo del destino, lascia Bella. Distrutta e amareggiata, accusata di qualcosa che non ha fatto, Bella fa quello che ormai è abituata a fare: scappa. Si trasferisce a Seattle, lontano dal suo passato. Entrambi cercano di dimenticare, vogliono rifarsi una vita, e così succede. O almeno: ci provano. Un giorno, Bella, con il suo nuovo fidanzato, è invitata ad una cena. Ad accoglierla, un paio di occhi verdi, incorniciati da una zazzera ramata, la osservano, increduli. Si sa: l'amore, quando è quello vero, torna sempre a bussare al nostro cuore. E questo, sia Bella che Edward l'hanno capito. E se Bella nascondesse un segreto? Un piccolo, tenero, segreto dagli occhi verdi e dai capelli ramati? PS: TUTTI UMANI- Se avete voglia, datele un'occhiata!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Open your eyes- Togli la maschera'
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Carizzime ragazze! ^^

...T.T scusate per il ritardo.. ho avuto un problemino di ispirazione XD Ma è tornata, e quindi sono tornata pure a scrivere come una non normale e ho finito il capitolo ù.ù XD

Non so cosa posso aver combinato. Bah.. xD Spero non vi deluda.

Grazie per le vostre bellissime parole :)

Ora vi lascio al capitolo...un bacione!

Capitolo 21. The same mistake again

«Allora, che ci guardiamo?» domandai, frugando nello scatolone delle video- cassette di Bella, senza sapere nemmeno da che parte iniziare.
La giornata, nonostante la comparsa del cane, era andata piuttosto bene. Anzi, benissimo. Stare con Martha e Bella era un sogno in cui non avrei mai sperato. Era mille volte meglio di come mi sarei immaginato essere padre, e in particolare essere genitore con Bella. Un miracolo: questo era quella bambina.
Che in quel momento, stravolta dalla giornata intensa, si era addormentata. Erano la bellezza delle undici di sera, e lei aveva retto fino a qualche minuto fa con testardaggine, ereditata sicuramente da Bella, che, quando voleva, era irremovibile. Erano servite coccole a valanghe (che non mi era per niente spiaciuto divulgare) e una canzone canticchiata sottovoce, per farle chiudere gli occhi. Bells mi aveva detto che quando cantava una delle nostre canzoni, Martha non ci metteva molto a sprofondare in un sonno beato.
«Boh. Qualche idea?» rispose lei, raggiungendomi sul tappeto e incrociando le gambe. Assunse un’aria pensierosa, mentre si sporgeva per sbirciare i primi titoli.
«Qualcosa di divertente o strappalacrime?Horror?» domandai.
Bella fece un’adorabile smorfia. «Niente horror, poi muoio di paura! E nemmeno film da depressi..ne ho visti fin troppi, negli ultimi mesi!» bofonchiò, assumendo un leggero color pomodoro sulle guance. «Quindi, direi sicuramente un film divertente!» decretò, facendomi ridacchiare senza entusiasmo. Stavo ancora pensando a tutti i film tristi che si era sorbita, probabilmente con il gelato a spalate; era tipico di lei buttarsi ancora più giù, quando soffriva. Mi si strinse il cuore al pensiero. Quanto male c’eravamo fatti?
Optammo per un film comico che nessuno dei due si ricordava, e ci spalmammo sul divano di fronte alla tv, mentre quello partiva. Non ero molto felice che Bella se ne stesse così distante da me, incollata al bracciolo del divano, pronta alla fuga. Perciò, mentre la storia ingranava, cercai di avvicinarla a me, finchè quasi non la obbligai ad accoccolarsi al mio petto. All’inizio era piuttosto rigida, ma quando cominciai a carezzarle i capelli, finalmente si rilassò.
Forse era controproducente, dato che con quella vicinanza avrebbe potuto sentire il ritmo accelerato del mio cuore, ma non me ne curai. Avrei dato tutto, per stringerla a me in ogni momento. E avrei fatto l’impossibile per cancellare i miei errori, farmi perdonare e poterla baciare liberamente.
Peccato che avessi incasinato tutto, mettendomi con Emma. Se all’inizio pensavo fosse un rapporto perfetto, il nostro, man mano che il tempo passava mi rendevo conto che non potevamo definirci nemmeno una vera coppia. Emma non sapeva nulla di me, della mia vita, del mio passato né delle mie passioni. Anzi, quelle mi erano state private, perché lei era contraria a quello che io amavo fare. Ma non potevo lamentarmi, perché proprio io non le avevo detto nulla, come lei non aveva chiesto. Non c’era dialogo, non c’era un legame solido. La presentavo come mia ragazza, ma ultimamente ogni sua parola mi faceva venire la voglia di darle una botta in testa e spegnerla, perché non ne potevo più. Ogni mio movimento era un suo urlo isterico, e non mi riferivo solo ai momenti pre-cena con le sue adorabili ziette.
Non potevo dire di non averle voluto bene, però mi stavo ricredendo sulla sua persona. Non era la stessa ragazza che avevo conosciuto sulla spiaggia. O forse, non ero io quello che mi ostinavo di figurare davanti a Emma, ero cambiato. Non mi potevo raccontare balle.
La nostra storia, in questo momento, era in stasi. Lei, con il suo amico d’infanzia, era un’altra persona. Ma stavano così bene insieme, quei due, che gli avrei augurato tutta la felicità del mondo e figli maschi, se solo lui non fosse stato fidanzato con la mia Sweetie. Che poi, Jacob non meritava nemmeno di respirare la stessa aria di Bella, per come si stava comportando con lei. Come poteva definirsi “il suo ragazzo”, se al posto di proteggerla, era il primo a denigrarla?
Speravo davvero che Bella capisse che era meglio lasciarlo perdere, uno così. E speravo anche che non tentasse di trovarsi nessun altro, perché, come mi ero stupidamente lasciato scappare, io la sentivo ancora mia. Perché Bella…era nata per esserlo, come io ero nato per appartenerle e per amarla e proteggerla. Avrei fatto di tutto, per adempiere i miei doveri; se non potevo amarla alla luce del sole, perché stava con altri, l’avrei fatto intensamente e in silenzio, e proteggerla se non come ragazzo, almeno amico. Non c’era nulla di male.
Verso metà del film, mi accorsi che si era profondamente addormentata, e rimasi per non so quanto tempo ad osservarla indisturbato.
Era così facile, per lei, farsi amare. Era bastato davvero poco, per ricordarmi come fosse meraviglioso stare con lei, e ancor meno ad accendermi il cuore ad ogni suo sorriso. Le avevo detto che saremmo stati amici..ma francamente, non sapevo quanto avrei resistito, prima di amarla di nuovo e follemente. Era passato tanto tempo, ma quei sentimenti si stavano risvegliando, ed erano sempre meno intorpiditi. Tra l’altro, Bella era una continua scoperta. Era cambiata, era più donna, all’apparenza grande e matura..ma sapevo che era ancora terribilmente fragile e bisognosa di protezione. E, purtroppo o per fortuna, era una tentazione sublime, che scatenava in me desideri e pensieri ben poco casti e puri, e sicuramente non ammissibili da parte di un fantomatico amico.
Ero consapevole che sarei riuscito ad innamorarmi tranquillamente, senza sforzo alcuno, anche della nuova Bella, quella madre e indipendente.
Intanto, i titoli di coda scorrevano sullo schermo, ed io potevo dire di non aver capito una mazza del film che in teoria dovevamo seguire.
«Mmm..Che ore sono?» bofonchiò Bella, stringendosi a me teneramente.
L’orologio digitale del video registratore segnava la bellezza delle dodici e quarantacinque, e Bella cercò di mettersi seduta, dalla posizione sdraiata in cui era.
«E’ora di andare a dormire» annunciai,sorreggendola mentre ci alzavamo. Lei annuì assente, finchè non si aprì in un sorriso appena accennato. «Bello il film.» commentò.
Ridacchiai. «Scommetto che hai capito tutto della trama.»
Bella annuì, ora più convinta, mentre, senza alcuna remora, le cingevo le spalle. «Sì, certo. Era molto divertente!»
Assunsi un’aria spavalda. «Sì, talmente divertente da farti addormentare!» la pungolai, divertito, mentre lei faceva una faccetta indignata.
«Spaccone di uno..» borbottò, per poi sorridermi dolcemente. «Andiamo a letto?»
Ricambiai il gesto, trascinandola con me fino in camera sua.
Bella quella sera sembrava ancor più affascinante del solito, senza un motivo ben preciso. Brillava di una luce tutta sua, e..e non riuscivo più a levarle gli occhi di dosso.
Se non fosse andata in bagno per cambiarsi, avrei continuato ad osservarla per tutto il tempo.
Scuotendo la testa, con un incancellabile sorriso sul viso, mi spogliai e m’infilai sotto le coperte. Sarebbe stato bellissimo, magnifico, se avessi potuto fare sempre così senza problemi, abbracciare Bella quando volevo e dormire sempre allacciati come la sera prima.
Bella rientrò nella stanza qualche minuto dopo, nel suo pigiama verde pistacchio, con un sorriso che avrebbe potuto rischiarare la notte. Picchiettai il materasso, per poi spalancare le braccia: era un chiaro invito ad accoccolarsi a me.
Bella mi raggiunse immediatamente, senza farselo ripetere due volte, e appoggiò il capo sul mio petto con quella naturalezza che aveva quando stavamo insieme.
Però poi si irrigidì; lo stesso motivo che mi faceva essere assolutamente euforico rendeva lei irrequieta.
La sentii sospirare, e si scostò da me, lasciandomi con un vuoto all’altezza del cuore.
Era incredibile come la sua presenza riempisse quel posto: Bella era il pezzo mancante del puzzle della mia vita..il tassello che già aveva reso tutto perfetto, e che per un lasso di tempo avevo perso. Ora che il pezzetto mancante l’avevo ritrovato, ora che era così vicino, volevo davvero perderlo di nuovo? Volevo lasciar andare via Bella? No, ecco la risposta.
Volevo lottare per quell’amore che non se n’era mai andato, volevo essere con lei ogni istante della mia vita, con lei e con nostra figlia. Non volevo essere solo il suo migliore amico, non mi bastava, non se sapevo che non le ero indifferente.
«Bells..» la chiamai, cauto. La sentii sussultare, evidentemente era persa nei suoi pensieri quanto me.
Non aspettò che aggiungessi altro; «E’ che..mi sembra tutto così giusto..ma so che non lo è..io..» Senza che potessi oppormi si mise seduta, e rannicchiò le ginocchia al petto.
Era mai possibile che ogni sera, quel letto scatenasse delle confessioni? La imitai, tirandomi su.
Vederla così fragile mi faceva stringere il cuore: avrei tanto voluto abbracciarla, rassicurarla e rassicurare me stesso a mia volta.
Ma Bella aveva terribilmente ragione, purtroppo. La capivo, sapevo quello che intendeva.
Era così facile fingere che non ci fossero problemi, che non fossimo impegnati entrambi in altre storie. Per quanto io sentissi mia Bella, non lo era. E la cosa mi uccideva.
«Il fatto è che..è come se fossimo tornati indietro nel tempo, per me, Edward. Questa vicinanza mi fa male, sto giocando col fuoco..ho imparato a mie spese cosa significa illudersi, sperare, e poi ricadere in basso: bruciarsi, a furia di insistere. Stavolta non ce la farei, Edward..non di nuovo. Sarebbe troppo.»
Continuava a fissarsi le ginocchia, non osava alzare lo sguardo.
«Credi che per me sia facile, Bella?» la incalzai, serio. Non riuscì a non guardarmi, finalmente. Piantò i suoi occhi cioccolato nei miei, e per una frazione di secondo dimenticai ciò che volevo dirle, desiderando solo poterla baciare. Sospirai, e ripresi, con un po’ più di contegno.
«Averti qui..accanto a me, abbracciarti, parlarti..come se non fosse successo niente, come se stessimo ancora insieme..e sapere che non sei mia. Per quanto io mi possa illudere, stai con un altro..ed io, io non posso fare niente. Ho le mani legate..» deglutii, «Non sai quanto vorrei stringerti, forte, tanto da sentire contro il mio petto il battito del tuo cuore..quanto vorrei baciarti fino a toglierti il fiato..non posso esserti solo amico.» per un momento, il suo respiro si bloccò, mentre i suoi occhi si spalancavano, sconcertati. Le rivolsi un sorriso tirato; mi stavo esponendo più di quanto avrei dovuto. Dopo il primo momento di stupore, mi ritrovai lei sul mio petto, quasi tremante. La strinsi, per consolarla.
Ero un pezzo di merda, lo sapevo. Stavo facendo lo stesso errore, di nuovo.
Stavo tradendo Emma, ma, a differenza della volta con quella ragazza della quale non ricordavo nemmeno il viso, non era per ripicca. La stavo tradendo pur non avendo mai toccato Bella, se non come un semplice amico: la tradivo col pensiero, con i sentimenti. Perché amavo Bella, con tutto me stesso. E sì, ero un vero fottutissimo coglione.
«Edward, ti prego..» implorò lei, con gli occhi talmente liquidi da credere che avrebbe pianto di lì a poco. «Non puoi dirmi questo..»
Involontariamente, per guardarla negli occhi, avevo scostato la testa dai suoi capelli, ritrovandomi troppo vicino al suo viso, alle sue labbra. Mentre i nostri sguardi si fondevano, mentre io mi perdevo nelle sue iridi calde, quasi non feci caso che ci fossimo avvicinati ulteriormente.
Sentivo il suo respiro sulle labbra, era una tortura, dolce e dolorosa al contempo.
«Non possiamo..» alitò, piano. Chiusi gli occhi, posando la mia fronte sulla sua; dovevo riprendere contegno, anche se quella vicinanza non era molto salutare. «Lo so..» risposi, in un soffio.
La sua voce s’incrinò. «Non possiamo..stiamo facendo lo stesso errore che ci ha portati a lasciarci..»
A quelle parole, il mio cuore perse un battito. Ero uno stupido, stupido e masochista.
«Per quello che vale..credo di star tradendo Emma dal giorno in cui ti ho rivista..» confessai, portando una mano alla sua nuca, facendola sprofondare tra i suoi capelli e sospirando.
Anche Bella si lasciò sfuggire uno sbuffo affranto, e quando aprii gli occhi per scrutarla, ritrovai subito i suoi, belli da mancare il fiato.
«Per quello che vale..» ripetè, la voce tremante, «Non penso di aver mai provato veramente amore per Jacob..»
Oh, ma come potevo non amarla? Come? Non avrei potuto vivere senza di lei.
«Bella, io ti..»
«No.» m’interruppe, posando repentinamente l’indice sulle mie labbra. I suoi occhi erano dolenti, le sue labbra tirate in una smorfia appena accennata. «Non facciamoci del male, ti prego..è già sufficientemente difficile, non credi?» incalzò, facendo scivolare la mano che mi tappava la bocca sulla guancia. Mi lasciò una carezza delicata, e accennò un sorriso triste.
«Hai ragione, scusa»
Bella accennò una risata secca e nervosa; «Non chiedere scusa, non c’è motivo. Su, ora è meglio dormire..»
Le sorrisi, e feci scivolare le mie labbra fino a lasciarle un bacio all’angolo della bocca. L’avevo lasciata basita, e trovai la sua espressione così buffa che scoppiai a ridere.
Bella si accigliò, severa. «Oh, Edward, sei impossibile..» si allontanò e s’imboscò di nuovo sotto le coperte, dandomi la schiena.
«Eddai, Sweetie.!» la ripresi, posando una mano sulla sua spalla. La sua, in risposta, scattò sulla mia per picchiarla.
«Buonanotte.» tagliò corto, secca. Alzai gli occhi al cielo, e gattonai sul materasso fino al suo corpo, allungandomi per vedere il suo viso.
Teneva gli occhi serrati, ed io ghignai: che buffa la mia Bella.
«Non sarai rimasta tramortita da un semplice bacio sulla guancia! Eppure mi sembra di aver combinato cose ben peggiori, nella nostra casetta al mare..» feci, lascivo. Le sue guance assunsero immediatamente un color rosso vivo, e spalancò gli occhi, trovandomi di nuovo molto vicino a lei. Forse troppo, per i suoi gusti.
Ma non per i miei, considerando che avrei voluto essere cento volte più vicino di così.
«Ma ti pare?» esclamò, rischiando di svegliare Martha, che, indisturbata, sognava.
«Attenta o sveglierai la bambina!» la ripresi, sottovoce, con un sorrisetto divertito.
«Non è colpa mia se suo padre è un vero maiale!» ribattè, acida.
Stava sulla difensiva; era un argomento tabù, in teoria. Eravamo alla stregua dell’amicizia, con la targhetta “ex” stampata sulla fronte a caratteri cubitali. Era una tortura.
«Non mi pare che ti dispiacesse, mentre la concepivamo, o sbaglio?» Bella a quel punto era paonazza, e non si trattenne dal darmi una botta alla testa, facendomi solo ridere.
Però l’avevo fatta di nuovo voltare, considerando che per beccarmi si era dovuta sollevare e girarsi.
«Sei un cretino, Edward!» sibilò, fintamente indignata: non riuscì comunque a trattenere il sorriso divertito.
«E’ per questo che mi amavi.» avevo volutamente usato un tempo verbale passato; mi aveva chiesto indirettamente di non parlare di sentimenti, per ora. E io avevo intenzione di rispettare la sua scelta, perché sapevo quanto le stesse a cuore non ricadere nell’errore che avevo fatto io. Dire che l’amavo, che ci amavamo, sarebbe stato come tradire davvero, anche se non carnalmente, ma col cuore.
Sì, Bella aveva ragione: non potevamo ricaderci. Non potevo ricaderci, non dopo quello che avevo combinato e che avevo rischiato di perdere definitivamente.
L’espressione di Bella si addolcì, e desiderai con tutto il mio cuore poterla almeno baciare. Però poi assunse un’aria furba. «Già..lo ammetto, ho dei gusti proprio schifidi! Mi sono scelta l’unico uomo con le maniglie dell’amore.»
Ma..?! Okay, il mio orgoglio era ferito.
«Mi ritengo offeso.» feci, incrociando le braccia al petto, stizzito.
Bella rise, e mi si avvicinò pericolosamente, arrivando ad un centimetro dal mio viso, con uno sguardo malizioso. «Eddai, Ed..non ti sarai arrabbiato davvero..?»
Le feci una linguaccia. «Sei dispettosa, Bella. E antipatica.»
«E’ per questo, che mi amavi, no?» sorrise, strafottente, usando le mie parole. Quegli occhi, quelle labbra, quel profumo..come poteva essere così stupenda? Era perfetta, perfetta per me.
«No.» la redarguii, sciogliendo la strtta dal petto e avvicinandomi a lei con uno sguardo sicuramente famelico. Avrei fatto la figura del maniaco…echissenefrega!
Gli occhi di Bella, da spavaldi e derisori, divvennero lucidi e sopresi. Mi avvicinai ancora, e lei di riflesso andò all’indietro, finchè non mi trovai su di lei a un millimetro dal suo viso. Bella evitava persino di respirare, gli occhi sbarrati e vogliosi al contempo.
Scesi col naso a respirare il suo collo, vicino all’orecchio, e Bella sospirò.
«E-edward..ti prego.» più che fermarmi, sembrava volesse che continuassi.
«Cosa vuoi, Bella?» le chiesi, inspirando.
«Io..voglio che tu mi baci..» sussurrò, così piano che pensai di averlo solo immaginato. Alzai lo sguardo ai suoi occhi, e lì capii che l’aveva detto davvero. Era seria, tesa, quasi preoccupata.
Scossi la testa, lentamente. «Non posso, Bells. Non posso permettere che i sensi di colpa poi ti uccidano.» La conoscevo. Non potevo farle una cosa simile: già solo dormire abbracciati prima l’aveva irrigidita e innervosita perché sentiva di sbagliare. Un bacio l’avrebbe distrutta.
Bella sorrise, timidamente. «Scusami..»
Ridacchiai, «E di che? Non preoccuparti, hai solo dato voce a un mio pensiero costante di questi giorni.» confessai, cercando di usare un tono scherzoso per non turbarla.
Lessi la sorpresa nel suo sguardo, ma non fece altro che addolcire il suo sorriso, rischiando di farmi morire di crepacuore.
«Sei incredibile.» sussurrò, accarezzandomi una guancia. «Non pensavo di ricaderci con tutte le scarpe, se ti avessi rivisto..credevo di sbraitarti contro, odiarti, picchiarti per quello che hai fatto..e invece vorrei solo baciarti fino allo sfinimento.»
Scossi la testa, «Bella, non giocare con il fuoco..ricorda che ho un limite ben netto si sopportazione, in questi casi..»
Ridacchiò, «Oh, lo so bene..» disse lasciva.
«Okay, ora basta!» mi avventai su di lei, per farle il solletico e scacciare quell’insana voglia di baciarla.
Prese subito a ridere, cercando di trattenersi per non svegliare la bambina, a dimenarsi come un’anguilla, e la trovai bellissima. Assolutamente bellissima.
«Ti..prego!» questa volta, sicuramente era una preghiera perché mi fermassi.
«Chiedi scusa.»
«Ma anche no!» ribattè lei, con un ghigno, che poi sfociò in una risata quasi isterica e strozzata quando le mie mani tornarono a torturarle i fianchi morbidi. «Hai messo carne al fuoco..» commentai, tastandole poi la pancia con un sorrisetto. Non era proprio vero, però adoravo stuzzicarla.
Lei s’incupì. «Non rigirare il coltello nella piaga..non è colpa mia.»
Sospirai. «Non ti farò più mangiare cioccolato davanti alla tv senza di me che ti faccio bruciare calorie.» Il mio commento ebbe il potere, prima di lasciarla di stucco, e poi di farla ridere come una matta.
«Non vedo l’ora di cominciare a fare ginnastica..» rispose, con un sorrisetto, scompigliandomi i capelli. Sbarrai gli occhi, incredulo: chi era questa, e che fine aveva fatto la mia pudica Isabella?
Questa ragazza era una continua scoperta, e di questo passo non avrei retto e gli sarei saltato addosso come il più infimo dei pervertiti.
E al diavolo il resto del mondo.
«Direi di non affrettare il passo» deglutii, «Stai delirando, sei proprio stanca e devi dormire.» decretai, sollevandomi e mettendomi nel mio lato di letto.
Bella, mezza divertita, sbuffò. «Ora hai intenzione di mettere un muro?»
Mi accigliai: «Di che parli?»
«Be’, ti stai allontanando. Ed io che pensavo di avere un nuovo peluche da stringere al posto di EJ..» Ridacchiai, e ridussi le distanze che avevo stupidamente messo.
«Ce l’hai ancora?» le chiesi, curioso, mentre si accoccolava al mio petto. «Mi sembra ovvio..solo che l’ho lasciato a Forks..avrei rischiato di decapitarlo in uno scatto d’ira e poi me ne sarei amaramente pentita.» il suo tono era divertito e scherzoso, ma sotto sotto ero convinto che stesse dicendo la verità.
Bella sbadigliò, e sorrisi, intenerito. «Decisamente, è meglio dormire.»
«Già..buonanotte, Ed.»
«Buonanotte Sweetie..»
*
Quella mattina, quando mi svegliai accanto a Bella, il suo viso rilassato e sereno poggiato sul mio petto, pensai che non ci fosse niente di più bello. Doveva essere una giornata fantastica, solo a vedere com’era cominciata.
Le scoccai un bacio sulla tempia, e lei mugugnò, distendendo le labbra in un sorriso. «Edward..»
«’Giorno, scricciolo..dormito bene?» domandai, in un sussurro; alzare la voce avrebbe rovinato quel sentore di pace e di tranquillità che aleggiava nella stanza appena illuminata da un raggio fievole di sole.
«Mhh..non sai quanto..Penso ti affitterò come pupazzo, sì.» decretò, sfiorando con i polpastrelli il mio petto. Sospirai, e presi ad accarezzarle i capelli.
Ricadde il silenzio, ed io mi persi a pensare. Quel giorno, per forze di cose, mi sarei dovuto assentare per andare a prendere qualche vestito a casa mia. Speravo solo di non incontrare Emma, non avevo né la forza né la voglia di spiegarle che non sarei più tornato lì. Non finchè Bella mi avrebbe voluto accanto a sé.
«Penso che oggi andrò a casa..» annunciai. Le carezze di Bella si bloccarono di botto, e alzò lo sguardo ai miei occhi. Sembrava afflitta.
«Prenderò qualche vestito, e poi tornerò da te e da Martha. Sempre che tu voglia» precisai, sperando di non aver detto qualche cazzata.
Lei annuì, quasi con foga. «Certo che voglio che torni! Però..prima o poi, dovrai parlare con Emma, e spiegarle la verità..»
«No.» la corressi, «Parleremo, insieme, sia a Jacob che a Emma. Non ti lascerei mai sola ad affrontare quello stronzo. Meglio che ci sia anch’io..»
Bella sospirò. «Grazie..»
Non risposi, e mi limitai ad alzarmi e infilarmi i pantaloni. C’era un caldo accogliente, nell’appartamento di Bella, e stare a petto nudo non mi faceva per niente freddo.
Bella mi raggiunse in cucina, mentre io già armeggiavo ai fornelli per prepararle il cappuccino e pane, burro e marmellata.
Si accomodò al tavolo della cucina; scommettevo che mi stesse guardando. Lo faceva sempre anche quando stavamo insieme e tentavo di prepararle una colazione decente: ormai avevo imparato a riconoscere il suo sguardo sulla mia pelle a distanza.
«Buon appetito.» le sorrisi. Lei ricambiò, e azzannò la fetta di pane.
«Gra-scie.» masticò, facendomi ridacchiare, mentre soffiavo sulla tazza fumante di caffè.
Quando stavo per inforcare anch’io un tost imburrato, il campanello di casa suonò. Mi oscurai subito in volto: speravo vivamente che non fosse Jacob, o stavolta l’avrei ucciso a suon di calci.
Bella si alzò, dal suo sguardo capii che anche lei temeva la comparsa di quel ragazzo odioso. Quando sospirò, capii che era un falso allarme.
«Ehilà, sorellina! Che..Edward, sei ancora qui?» Alice era felicemente stupita. «Colazione generosa per riacquistare energie?» domandò, scrutandomi con aria critica. Eccola, aveva frainteso.
«No Alice!» esclamai, fulminandola con lo sguardo.
«Tsk, potete dirmelo che avete gufato!» Bella quasi soffocò con la sua stessa saliva, ed io ero sbiancato.
«Alice, hai frainteso. Non abbiamo fatto nulla.» La folletta sbuffò, incrociando le braccia al petto: «Uffa, ed io che mi aspettavo un nuovo nipotino..» La sua affermazione lasciò sia me che Bella di stucco. Prego?
«Alice, ma cosa ti sei fumata stamattina?»
Lei alzò gli occhi al cielo, cambiando argomento: «Be’, sono qui perché è l’unico momento disponibile per quel servizio..» sorrise raggiante. In quel momento, notai al suo collo una macchina fotografica stracomplicata: non avevamo proprio scampo.
«Quindi, al lavoro!»
Alice non ci fece fare cose complicate, per fortuna. Un’ora più tardi, avevamo già concluso, e mia sorella continuava a rimirare le fotografie, o come li chiamava lei, “capolavori ad alta definizione”.
«Vado a vedere come sta Martha, è strano che non abbia ancora pianto.» Bella si accigliò, andando nella sua stanza. Quando tornò, nostra figlia era con lei che si guardava intorno curiosa. Alla fista di Alice sorrise di cuore.
«Oh, la mia nipotina bella!» Alice saltò da Martha, la prese in braccio e le affibbiò i più improbabili soprannomi e aggettivi.
«La mia cavalletta fritta..bella lei! Cucciola!» Martha, dal canto suo, non poteva capire ancora le assurdità della sua zia psicopatica e continuava a ridacchiare, sotto il mio sguardo attonito e il divertito di Bella. Evidentemente lei era abituata a vedere Alice sfoggiare il suo lato meno normale. Ma io no, ed era un trauma sentire mia figlia chiamata come un piatto tahilandese!
«Alice, stai delirando..» la presi in giro, facendola sbuffare. Ma lei continuò a ignorarmi, dedicandosi a mia figlia.
«Bells..» mi avvicinai a Bella, che se ne stava ancora a ridacchiare per la sua migliore amica, e le sfiorai un braccio. Lei alzò lo sguardo, ed io le feci cenno alla camera da letto. Lei annuì, e si rivoltò verso Alice, mentre io andavo a vestirmi.
Pov Bella
Quando Edward uscì dal mio appartamento, stavo già rischiando di avere un attacco di panico. Okay, che doveva solo andare a prendere il cambio dei vestiti e poi sarebbe tornato: ma avevo paura, da egoista quale ero, che trovandosi a casa Emma facessero pace e non tornasse come aveva promesso.
L’avevo detto io: la sua presenza in casa mia era come giocare col fuoco, e lo era anche dormire insieme, e farsi preparare la colazione da lui. Mi ricordavano cose da coppia, e io e lui non lo eravamo. Magari lo saremmo diventati..
Ma no, stavo vaneggiando. Dubitavo che Edward scegliesse me alla bellissima e perfettissima Emma, se messe ad un confronto. Anche se la sera precedente aveva dimostrato qualcosa, a cui non volevo dare una definizione per quieto vivere. Sarebbe stato più difficile di quanto già non fosse.
Guardai distrattamente l’orologio: era già passata mezz’ora da quando era andato via, e Edward non era ancora tornato. Non poteva metterci così tanto per prendere due paia di pantaloni e qualche t-shirt!
Era ovvio: aveva trovato Emma, e stavano facendo pace chissà in quali modi.
«Bella.» La mano di Alice bloccò le mie, che stavano distruggendo la pagina di una rivista di gossip. «Che ti prende?»
Sbuffai. Ero patetica. «Edward è andato a casa per prendere il cambio. E’ passata mezz’ora e non è ancora tornato. Casa sua non dista più di dieci minuti da qui, è ovvio che avrà fatto pace con Emma..ma almeno avvisare?» borbottai.
Alice posò la mano sulla mia spalla, e sorrise dolcemente. «Bella, credi davvero che ti lascerebbe perdere per Emma?» il suo tono trasudava scetticismo, in quel momento, mentre i suoi occhi diventavano seri. Annuii.
Alice sospirò, si sistemò Martha in braccio, e si sedette sulla sedia, guardandomi intensamente. «Bella, lo sai anche tu che Edward ti ama.» Ecco, e tutti i tentativi per non mettermi a sperare vennero abbattuti.
«Alice, ti prego..»
«No, Bells. E’ ora che la smetti di fare la vittima! Devi prendere in mano la tua vita! Se vuoi qualcosa, devi lottare per averla! Non è che se arriva bene, altrimenti pazienza! Non va così!» Le sue parole mi colpirono. Aveva ragione..però, non era facile. Se Edward non mi avesse voluta, sarebbe stata una causa persa, no?
«Bella.» Alice mi richiamò di nuovo, «Ripeti dopo di me: Edward mi ama
Probabilmente i miei occhi tradivano tutta la mia paura nel pronunciare quella parola. Non potevo, non ci riuscivo.
«Alice..»
«Bella ripeti!» fece, perentoria.
Sospirai, lasciandomi andare contro lo schienale della sedia. «Edward..mi ama.»
Speranza..stupida speranza!

  
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