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Autore: F i g h t e r    22/08/2011    6 recensioni
Al suono di quella parola, un brivido mi percorse la schiena, sentii lo stomaco in subbuglio.. Non sapevo cosa, non sapevo come, ma sentivo che qualcosa dentro me stava cambiando. Qualcosa di cui ero ancora all'oscuro, ma che non sarebbe tardato ad arrivare..
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tonfo e poi il vuoto. Sentivo una sensazione di vuoto dentro di me. Non riuscivo a risvegliarmi, qualcosa o qualcuno me lo impediva. Mi sentivo sprofondare nel buio più totale, nelle tenebre più oscure. Pian piano sentivo il mio corpo immergersi nelle fredde e oscure tenebre. Ero spaventata, in preda al panico. Volevo svegliarmi, volevo uscire da quel sogno tramutatosi in un incubo. Volevo raggiungere nuovamente quella luce, quella luce abbagliante che mi aveva ammaliato e poi trascinato nelle tenebre. Volevo tornare in classe, dai miei compagni, da Lui.. All'improvviso sentii come un'impulso dentro di me.
Qualcosa si era risvegliato. « Penny! Penny ti prego rispondimi!» sentivo una voce che mi chiamava, era lontana ma allo stesso tempo vicina. Non riuscivo a riconoscerla, ma qualcosa dentro me, mi diceva di fidarmi e di fare ciò che mi diceva. Dovevo rispondergli, sentivo di doverlo fare. Ma era inutile. Ogni qual volta tentavo di parlare, la mia voce non veniva fuori. Era come bloccata. « Penny sono io! Svegliati! » quella voce preoccupata continuava a chiamarmi. Mi faceva stare male il pensiero di non poter dire che ero lì, che ero viva, che stavo bene.. E che volevo essere libera. Non sapevo più cosa fare, ormai mi ero rassegnata. Avrei vissuto per il resto della mia vita in quella terribile oscurità, da sola.

Di colpo, sentii come se la mia mano sinistra stesse cominciando a congelarsi. La guardai. Le punte delle dita si erano annerite all'istante, e con esse, pian piano anche il resto della mano cominciò a diventare nero come la pece. Cosa mi stava succedendo? Perchè non riuscivo a svegliarmi?!

Il panico riprese il sopravvento. Ero agitatissima, confusa.. non sapevo cosa fare. Continuavo a dimenarmi senza sosta in quel buio senza fine, di cui, anche io, stavo cominciando a fare parte. Speravo di imbattermi in qualcosa, o magari in qualcuno. Ma non c'era anima viva.
Mi accasciai a terra ormai sfinita, senza forze e con il corpo quasi completamente ingoiato dalle tenebre. Di scatto mi ricordai un nome.. Martin. Ricordavo soltanto quello, non sapevo chi fosse, ma sentivo che di lui mi potevo fidare e che mi avrebbe aiutata. « Martin! Martin! » Mi alzai in piedi e cominciai ad urlare inconsciamente. Mi resi conto soltanto pochi minuti dopo che la mia voce era tornata. Portai le nere mani alla gola per lo stupore e poi ripresi. « Ti prego aiutami! » una voce mi rispose.« Penny! Sono qui! Sono qui accanto a te!» era la stessa che avevo sentito prima. "Sono accanto a te" diceva. Mi voltai più volte in cerca di qualcosa vicino a me, ma non c'era nulla se non un continuo buio. « Dove sei? Non riesco a vederti. » Non rispose, e intanto tutto il busto e metà dei miei arti superiori era completamente svanito. Inghiottito dalle tenebre. « Martin! Martin! Ho paura!» La mia voce cominciava ad affievolirsi. Il terrore aveva preso il sopravvento. Era finita. Chiusi gli occhi e li strinsi il più possibile. Quando li riaprii di scatto, mi ritrovai in una stanza che avevo già visto. Mi sollevai velocemente e portai una mano al petto ancora spaventata. Mi trovavo in una stanza piccola ma carina. Aveva le pareti celesti e numerose scaffe pieni di libri e peluche di ogni tipo. La riconobbi subito. Era la mia stanza. Ma che ci facevo lì e soprattutto, come c'ero arrivata?

Mi fermai a riflettere per pochi secondi. Il tempo di riassimilare il tutto. Ripensai alle mie mani diventate nere, gli diedi uno sguardo. Erano di color rosa pallido adesso. Normali, come tutto il resto del mio corpo. Eppure quelle sensazioni sembravano così reali, io non capisc.. « Penelope! Ti sei svegliata! » Un'abbraccio mi avvolse e interruppe i miei pensieri. Non era un'abbraccio qualunque, era quello di Martin. Un brivido mi percorse tutta la schiena. Pensai subito di essere arrossita, il cuore mi scattò a mille. Rimasi stupita dal suo comportamento. Non mi era mai saltato al collo, né tanto meno aveva mai urlato di gioia quando mi vedeva. Cosa era successo, perchè mi trovavo lì, e perchè Martin si era comportato in quel modo?
« Sono sveglia, sono sveglia! Però adesso mollami o mi strangoli! » dissi sorridendo. « Ma.. » continuai guardandomi intorno. « Che ci facciamo a casa mia? Io..» preferii non raccontare ciò che avevo "vissuto". «..non ricordo nulla. » Sciolse l'abbraccio e guardandomi si risedette sulla poltroncina accanto a me « Penny.. Davvero non ti ricordi nulla? » mi chiese guardandomi con aria incredula. « Veramente.. no. » risposi mettendomi seduta sul letto.
Il silenzio più profondo calò nella stanza. Si sentiva soltanto il ticchettio di un orologio. Mi voltai verso la direzione da cui proveniva e notai un piccolo orologio al polso di Martin. « Come mai lo porti al polso? Mi avevi sempre detto che lo detestavi e non ti era mai piaciuto.» Era un piccolo orologio in acciaio. Glielo regalai io per il suo quindicesimo compleanno, ma lui non lo mise mai. Neanche mezza volta. Diceva che lo detestava, che non gli piaceva per niente e che non lo avrebbe mai indossato. « Il gatto ti ha forse mangiato la lingua? Rispondimi almeno! » Riuscivo a scorgere la preoccupazione nei suoi occhi, ma non capivo da cosa provenisse. « Hai dormito per un giorno intero. » Si interruppe chinando il capo. « I medici hanno detto che avevi avuto un piccolo cedimento dovuto al troppo stress. Ma.. io ero preoccupato per te. » Al suono di quelle parole i miei occhi si sgranarono e il cuore iniziò a battere più forte che mai. Portai una mano sul petto e chinai il capo chiudendo gli occhi. « Penelope! » Si precipitò al mio fianco preoccupato. «Sto bene, sto bene. » Risposi alzando il volto e guardandolo dritto negli occhi sorridendo. I nostri volti erano vicinissimi. Sentivo il suo respiro sul mio viso. Pensavo realmente di svenire. « Vedi di non farmi spaventare più così. Intesi? » disse allontandosi da me. Sorrisi e annuii energeticamente. « Bene. » Rispose lui nascondendo un sorriso. « Però non hai ancora risposto alla mia domanda!.» Ribbattei mettendo il broncio. « Così. Ho cambiato idea al riguardo. Non si può?» «No! L'hai sempre odiato e non hai mai voluto metterlo, adesso spiegami perchè hai cambiato idea.» La mia testardaggine non tardò ad arrivare. « Finiscila di fare la bambina una buona volta e prendi questo.» Infilò le mani nella borsa e ne tirò fuori un grosso libro. Me lo porse e voltandosi imbarazzato disse « Ho notato il tuo interesse per questo libro, e così, ho pensato di regalartelo.» Era proprio incorreggibile. Ma proprio per questo mi piaceva. Adoravo quel suo modo di fare, talvolta privo di senso. Non potevo farci nulla. Presi il libro tra le mani e lessi il titolo "La Metamorfosi" « Ma.. ma.. è il libro che ci stava leggendo la Trinciabue in classe! » « Esatto.» Replicò lui. «A noi ne ha letto soltanto un trancio, ma tu avrai la fortuna di leggerlo tutto quanto.» "Fortuna".. Non so quanto potessi essere fortunata a possedere quel libro. « Bhè, adesso che sei sveglia sarà meglio avvisare i tuoi. Sono stati in pena per te.» Si alzò dalla poltrona e si avviò verso la porta con lo zaino in mano. « Aspetta! » gli urlai. « Che c'è? » disse voltandosi verso di me. «.. Grazie. Di tutto. » Esitai un'attimo a rispondere, ma sentivo di doverlo ringraziare. Anche se non glielo avevo fatto notare, avevo capito che aveva trascorso tutta la notte lì, accanto a me. Quel segno sulla guancia sinistra ne era la prova. Si era sicuramente addormentato poggiando il viso sul bracciolo così da lasciarne il segno. Era prevedibile. Fece un cenno con la mano, aprii la porta e uscii. Era andato.
Mi gettai indietro di colpo, facendo cadere la testa sul cuscino, e portai le mani sul volto. Nonostante fossi uscita da quell'incubo, mi sentivo ancora scombussolata. Sapevo che non era normale, stavano accadendo troppe cose strane tutte insieme. Ripensai all'ultimo momento prima dell'accaduto. In classe, quel libro e che altro.. « Il ciondolo! » urlai scattando immediatamente verso lo zaino. Era lì, attaccato ad esso come il lupetto regalatomi da Martin. Il suo color argentato e la sua forma a stella lo rendevano meraviglioso ai miei occhi, ma qualcosa non quadrava. Era lui la causa di quello svenimento improvviso e del mio incubo? Cosa nascondeva quel ciondolo potevo scoprirlo soltanto aprendolo. Lo sapevo. Tuttavia ero spaventata all'idea di poter rivivere quei momenti, ma sapevo anche che, se non fossi riuscita a scoprire il segreto di quel ciondolo, sarebbe potuto capitarmi di peggio.

   
 
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