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Autore: UkyTwitch    22/08/2011    3 recensioni
« Sarebbe stato fantastico se fossimo morti tutti stanotte,vero?»
Mentre il ragazzo pronunciava queste parole, a Clarissa parve che per un attimo la pioggia si fosse trasformata in neve, e che il bianco dei fiocchi si fosse confuso con quello della sua pelle.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Ma com’è da vicino, carino? –

- Uhm… Sì, credo di sì. –

- Come “credi” ?! O è carino o è brutto. -

- Martha, basta! –

Era da ore che la sua amica non la smetteva di tempestarla di domande.

Era sempre così, ogni volta che Clarissa conosceva qualcuno o faceva qualcosa: fosse per la gelosia verso la sua migliore amica, fosse per il fastidio di non essere stata lì di persona, fosse per semplice curiosità, la ragazza non sapeva dirlo.

Sapeva solamente che a un certo punto diventava un’enorme rottura di balle. Martha sbuffò, rassegnata. – Va bene, va bene… La smetto. - Clarissa sorrise soddisfatta, poi prese il suo zaino da terra e si avviò fuori dalle mura scolastiche. Andò a mangiare con l’amica solo per modo di dire, perché non prese niente: da quando si era svegliata non riusciva a toccare cibo. L’idea di rincontrare Gerard le provocava delle violente farfalle nello stomaco che le impedivano di pensare ad altro.

Arrivò a casa che era giunta al limite della sopportazione; camminava avanti e indietro, andava in cucina, apriva il frigo senza prendere niente, lo chiudeva, tornava in camera, si sedeva sul letto, iniziava daccapo. Ad un certo punto, autoconvincendosi che probabilmente il ragazzo non poteva ricordarsi dove abitasse, pensò che sarebbe stato meglio se fosse andata lei all’accampamento e lo avesse aspettato lì. Orgogliosa di questo suo ragionamento, preparò la borsa e si mise in viaggio.

 

Che idea stupida.

Decisamente stupida, Clarissa.

All’accampamento fu accolta da sguardi sospettosi e inquisitori, che davano a intendere ciò che i membri del corteo pensavano: “Non dovresti essere qui”. Come le era venuto in mente di tornare là? Si era scordata delle occhiatacce del giorno prima? Era andata lì con l’intenzione di diminuire la sua ansia e invece aveva ottenuto l’effetto contrario. Con passi insicuri iniziò a muoversi fra le tende, cercando le due roulotte nere; quando le adocchiò le si tolse un peso dallo stomaco, e prese a camminare verso di esse.

- Tu sei l’intrusa di ieri!-

Due vocine squillanti bloccarono la sua marcia, obbligandola a girarsi. Davanti a sé trovò due ragazze, in un abito da parata smanicato, una gonna nera e dei lunghi guanti senza dita. Entrambe portavano i capelli corti ed erano pressoché uguali una all’altra. Clarissa le aveva già viste il giorno prima nel corteo, se le ricordava perché erano le uniche due senza maschera. – Come…?- Chiese, confusa. – Chi siete voi?-

- Io sono Fear!- Esclamò una delle due.

- Io invece sono Regret!- Seguì l’altra con perfetto tempismo. – Tu chi sei?-

- Io… Io mi chiamo Clarissa.- La ragazza volse un attimo lo sguardo dietro di sé, alle roulotte. In quel momento si sarebbe volentieri messa a correre come una pazza verso di esse. Non fare cazzate. Pensando ciò, tornò a guardare le due gemelle. – Perché mi avete chiamato “intrusa”?-

- Semplice, sei qui e non dovresti!- Rispose Fear con un sorriso inquietante.

- E in più ieri te ne sei andata con Gerard! Lui non potrebbe!- Aggiunse Regret. In quel momento a Clarissa venne una voglia matta di andarsene da lì il più veloce possibile. Si sentiva dannatamente in colpa. Che avesse rischiato di essere punito a causa sua? Che non volesse più vederla? E se…

- … Però boh, hai fatto bene, è tanto carino. - … Eh? La ragazza rimase sconvolta da quello che aveva appena detto Fear.

- Ma che cosa dici? È risaputo che è Frank quello più carino!- La ammonì la gemella. Clarissa ci capiva sempre meno. Non la stavano sgridando, un attimo prima? E chi era Frank? Uno dei musicisti?

- Ma anche Mikey è tanto tenero…- L’altra arrossì, guardandosi i piedi.

- C’è da dire però che è Ray quello più buono!- Regret guardò Clarissa, come se cercasse approvazione. La ragazza si strinse nelle spalle, sempre più confusa. – Mi dispiace, ma non capisco di che state parlando. Non eravate arrabbiate con me?- Le due gemelle sorrisero. – Figurati! Sei tu che ci hai chiesto perché ti abbiamo chiamato intrusa…- Spiegò Fear. – E poi non ti avremmo chiamato così se avessimo saputo il tuo nome!- Aggiunse Regret. La ragazza sorrise, decisamente più rilassata, e forse anche più contenta di prima. – Beh, adesso lo sapete- si sedette su una cassa di legno lì vicino - Ma ora parlatemi un po’ di Frank, Mikey e Ray. –

 

- Cosa state dicendo a questa povera ragazza?-

Una voce conosciuta da poco, ma già così familiare, tolse il respiro a Clarissa. Era rimasta a parlare con Fear e Regret, per quasi mezz’ora, sul fulcro della Black Parade, ovvero i cinque musicisti che si esibivano sul carro trasportato durante la parata. Aveva scoperto tante cose sul loro conto, più cose buffe che altro, come se le due ragazzine si rifiutassero inconsciamente di parlare di fatti personali riguardanti i ragazzi. Mentre le gemelle le raccontavano degli scherzi che Frank, il chitarrista, faceva agli altri, Gerard aveva raggiunto le tre e le aveva interrotte. Non appena Clarissa aveva sentito la sua voce aveva avuto un sussulto e si era girata verso di lui, mentre Regret gli rispondeva: - Ci ha chiesto di parlarle un po’ di voi!- Il ragazzo sorrise. – Davvero? Beh, ora ve la devo rubare, mi dispiace.- Le gemelle ridacchiarono, correndo via dopo aver agitato la mano in segno di congedo. Le guance di Clarissa si infuocarono in un attimo, ma la ragazza cercò di controllarsi il più possibile, e si girò verso Gerard. – Bene, andiamo?-

- Sì, ma non sono mai stato in città, dovrai farmi da guida.-

- Con molto piacere.-

 

 

- Ecco qua il tuo cappuccino e il caffè!-

- Grazie mille…-

Clarissa non usciva spesso, se non con Martha, e la cittadina era piccola, con un unico Starbucks, dove aveva portato Gerard. Non aveva idea di dove potessero andare dopo, ma sentiva che entrambi non desideravano altro che uscire da lì. Chiunque entrasse li fissava, fra lo sconvolto e l’impaurito, a causa del modo di vestire della ragazza e dell’aspetto del ragazzo. Nessuno riusciva a vedere oltre. Era come se, per loro, esistesse solo il collare borchiato, o l’innaturale pallore della pelle. Per loro, non c’era niente oltre quello.

Gli porse la tazza di caffè e iniziò a sorseggiare il suo cappuccino mentre si sedeva a fianco a lui. – Non potevi metterti una maglietta?-

- Ho solo la divisa.-

- Davvero?-

- Davvero davvero.- Gerard bevve lentamente il suo caffè mentre Clarissa lo guardava sempre più sconvolta. Nello stesso momento entrò nel bar un gruppo di ragazzini che andavano a scuola con lei. – Oh, cazzo, no. – Istintivamente si strinse al suo vicino, come per nascondersi, ma fu inutile.

- Guarda chi c’è, la figlia del Diavolo!-

- Ne hai trovato un altro come te?-

- Sembra un cadavere! L’hai fatto resuscitare tu?!-

La ragazza non rispondeva. Era inutile. Aspettò quietamente che la finissero e se ne andassero. Quando finalmente si sedettero, molto più in là, volse lo sguardo verso Gerard, vergognandosi per quello a cui aveva dovuto assistere e partecipare. – Scusali, sai com’è, sono adolescenti… Molto stupidi.- Il ragazzo continuava a fissarli quando le rispose. – Fanno sempre così?- Clarissa abbassò la testa. – Sì, praticamente ogni giorno. Ma non ci faccio molto caso. – Gerard la guardò. – E fai bene. Ma sai – finì il suo caffè – faresti ancora meglio ad alzare il dito medio e mandarli a fanculo, la prossima volta.- La ragazza rise. – Lo terrò a mente. – Lui riprese a fissare i ragazzini, che adesso si gridavano insulti a manetta disturbando il resto dei clienti. – Quel tipo di adolescenti mi terrorizza.-

- Ti terrorizza?-

- Sì. Sono inquietanti. Finché qualcuno si fa male, tutto è divertente. Finché ci sarà qualcuno da prendere in giro, o da picchiare, andrà tutto bene. Non lo trovi inumano? Non si accorgono di quello che fanno. Finché possono divertirsi non cercheranno mai di capire. Per allontanarli non puoi fare altro che dimostrargli che non c’è niente di cui ridere. Per questo è meglio se li mandi a fanculo. Hai presente il detto “Se non puoi annientarli, fa’ come loro”? Tutte cazzate. Non devi farti prendere viva. Non riuscirai mai ad adeguarti, è inutile che provi. Non puoi fare altro che liberarti di loro facendogli capire quanto siano insensati gli insulti che ti sputano addosso. –

Clarissa fissava Gerard con uno sguardo carico di ammirazione, spaesamento e incredulità, dovuto a quanto aveva appena detto. Wow. Non riusciva a pensare ad altro. Mentre parlava, aveva sentito come un peso togliersi dal suo petto. Inoltre, si sentiva un passo più vicina al ragazzo. Era la prima volta che la rendeva partecipe dei suoi pensieri. – Quello che hai detto… è molto bello. -  Bello?! È tutto quello che riesco a dire?! Si morse il labbro, ma lo lasciò non appena Gerard le sorrise. – Grazie. Che dici, ce ne andiamo di qua?- Si alzò, guardandola. Clarissa annuì e lo seguì fuori dallo Starbucks, le sue parole che ancora le rigiravano in testa. Usciti dal bar, li accolsero migliaia di fiocchi di neve che si posarono delicatamente sulle loro teste. – Oh cazzo, ci bagneremo tutti!- La ragazza si coprì i capelli con un braccio, mentre tirava Gerard sotto una tettoia. – L’accampamento è troppo lontano… - Mormorò il ragazzo. – Ma casa mia no…- Aggiunse Clarissa. Che cosa sto facendo. Le paranoie tipiche di una ragazza non le davano pace, ma neanche il freddo inaspettato. – Potremmo stare da me, almeno finché non migliora. – Gerard annuì sorridendo, e la ragazza lo guidò fino a casa sua.

Non appena entrarono sentirono subito una voce femminile che parlava, probabilmente al telefono. – Sarà mia madre, aspetta qui.- Sussurrò Clarissa al ragazzo; Gerard annuì e la vide sparire in un’altra sala. La ragazza entrò in cucina, trovandosi davanti sua madre che finiva la chiamata con un sospiro.

–Mamma.-

-Oh, Clarissa,sei a casa. – Un sorriso stanco si fece spazio sul suo volto. – Com’è andata a scuola?- È così turbata che non mi chiede neanche dove sono stata fino ad’ora. Pensò tristemente la ragazza. – Tutto bene, tutto bene. – Lanciò un’occhiata al telefono, poi posò di nuovo lo sguardo sulla madre. – Era l’ospedale?- Sul suo voltò passò un’ombra, che però sparì subito dopo, mentre quel sorriso forzato cercava di sostituirla. – Sì. Papà ora riposa. È molto stanco, dicono che sia l’effetto dei farmaci- la guardò, il sorriso tirato e gli occhi tristi – Gli manchi tanto.- Clarissa dovette ricacciare più volte indietro le lacrime per non scoppiare a piangere lì davanti, cosa che avrebbe solo turbato di più la mamma. – Lo andrò a trovare al più presto. Cercherò subito un giorno libero e controllerò l’orario di visita…- Venne interrotta dall’abbraccio della madre. Ricambiò, mentre questa sussurrava. – Sei una ragazza forte, Clarissa.-

No,non lo sono.

Tornò all’ingresso, guardò Gerard negli occhi e poi si diresse verso le scale. – Vieni, andiamo in camera mia.- Non aveva voglia di presentarlo a sua madre, sarebbe stato solo un problema in più. Riusciva a essere peggio di Martha quando si parlava di ragazzi. Mentre salivano le scale, il ragazzo mormorò. – Avevi gli occhi lucidi.- Clarissa si morse il labbro, raggiungendo la porta di camera sua. – È una lunga storia.- Riuscì solo a commentare, mentre la apriva ed entrava.  Gettò la borsa in un angolo, poi andò a sedersi a gambe incrociate sul suo letto, dando un’occhiata fuori dalla finestra: la neve non accennava a diminuire. Gerard si sedette a fianco a lei, e prese a fissarla. Dapprima Clarissa non ci fece caso, poi quegli occhi verdi divennero sempre più insistenti, come se il ragazzo aspettasse qualcosa. Nonostante cercasse di evitare il suo sguardo, quel colore così affascinante la obbligava a incrociarlo sempre di più, fino a ché non fu costretta a guardarlo fisso negli occhi, non senza la paura che quelle iridi potessero risucchiarla e farla sparire.

- Non sparirai, non lo permetterei mai.-

Ecco che l’aveva fatto di nuovo. Le aveva letto ancora nel pensiero. Clarissa ridacchiò, nascondendo il sorriso dietro le sue dita smaltate di nero.

- Come fai a sapere cosa sto pensando? E cosa intendi con “non lo permetterei mai”? Mi sembra un po’ esagerato…-

- Significa che non lascerei mai che tu scompaia, nessuno merita di scomparire. E poi, probabilmente, sarei io a sparire, senza te, senza tutti quelli che come te hanno ascoltato la nostra musica, e credono in essa.-

Di nuovo, Gerard si era aperto con lei, le aveva rivelato un altro piccolo particolare di sé. E dopo averlo fatto aveva sorriso. Clarissa si era innamorata di quel sorriso, così pacato, gentile, timido, ma che chiaramente nascondeva un carattere forte, sicuro dei suoi ideali. Sentiva di potersi fidare di quel sorriso, di quegli occhi verdi, di quella pelle bianca.

- Mio padre ha poco da vivere, ormai.-

Le era uscito di getto, non ci aveva pensato, era come se le sue labbra si fossero mosse da sole. Guardò il ragazzo di sottecchi, mentre si copriva la bocca con una mano: il suo sguardo si era fatto improvvisamente concentrato, come se si fosse preparato per quel momento.

- A causa di un’operazione andata male.- Spiegò, un po’ titubante. Gerard rimaneva in silenzio, guardandola, senza permettersi di fermarla. – Mia madre non è più la stessa, io non sono più la stessa… Ho paura, tanta…- Non riuscì più a trattenere i singhiozzi, e lasciò che uscissero e che la scuotessero.

Non passò molto che si ritrovò stretta fra le braccia del ragazzo.

Riconquistato un minimo di lucidità, sentì che mentre la cullava intonava una melodia, la stessa che aveva sentito il giorno prima alla parata.

- When I was a young boy my father took me into the city, to see a marching band…-

I suoi occhi verdi ne incrociarono un paio color nocciola.

- He said “Son, when you grow up, would you be the saviour of the broken, the beaten and the damned?” He said “Will you defeat them, your demons, and all the non-believers, the plans that they have made? Because one day, I’ll leave you, a phantom, to lead you in the summer, to join the Black Parade…”-

Una mano, fredda e bianca come la neve che in quel momento bagnava la finestra, si posò sulla guancia di una persona troppo ammaliata da quella voce per accorgersene.

- So che sembra difficile. Capisco come ti senti. Ti sembra di essere un’equilibrista su un filo troppo sottile anche per te. Senti che potresti cadere da un momento all’altro. Beh, sappi che riuscirai a non cadere. Devi combattere. Devi rimanere in piedi. Devi rimanere in piedi per lui…-

Anche l’altra mano andò a posarsi sul volto della ragazza.

- And even if you’re dead and gone believe me, your memory will carry on.-

La guardò nuovamente negli occhi.

- We’ll carry on .-

Fu questione di pochi attimi, i loro visi erano già così vicini da sfiorarsi, e in quel nevoso pomeriggio di Novembre, si consumò il loro primo bacio. Clarissa rivide Gerard in quel gesto: provava gli stessi sentimenti contraddittori che sperimentava ogniqualvolta pensasse al ragazzo. Le sue labbra erano fredde, così come le sue mani, eppure avvertiva un fortissimo calore sulle guance. Quando sentiva che era il momento di separarsi, all’improvviso si accorgeva che non era ancora abbastanza. E poi c’era quell’ombra, che da quando lo aveva conosciuto perseguitava ogni ricordo che lo riguardasse, quell’ombra di inquietudine che, silenziosa, si appostava dietro ogni gesto, ogni parola e ogni movimento del ragazzo. Quando si lasciarono, entrambi avevano un sorriso ebete in volto, ma Gerard sembrava confuso, se non addirittura turbato. Guardò fuori dalla finestra, poi poggiò l’indice sul vetro.

- Sta smettendo di nevicare… È… È meglio se parto ora da qua.-

La ragazza si riprese forzatamente e annuì con foga, alzandosi dal letto e dirigendosi di sotto, seguita a ruota dal ragazzo.

- Allora… Ehm… Ci… Ci sentiamo anche domani?-

Tutto questo imbarazzo non è normale.

Ma aspetta… Noi non siamo normali.

- Sì, contaci, però mi faccio sentire io stavolta.-

Agitò la mano, poi sparì dietro l’angolo, accompagnato dallo sguardo color nocciola di Clarissa.

 

 

 

Sei un idiota.

Gerard era appena tornato all’accampamento, e si era rifugiato nella sua roulotte, le mani che stringevano con forza il bordo del tavolino, dove una matita rotolava pericolosamente sul disegno di un vampiro. Cosa stava facendo? Non lo sapeva neanche lui. Era ancora in grado di provare certi sentimenti? Era sicuro di aver perso quel dono tempo addietro. E avrebbe tanto voluto che fosse vero. Perché l’aveva baciata? Cosa gli era saltato in mente? L’aveva fatto solo per consolarla, certo. Sicuro.

Sei così bravo a darla a bere a te stesso, Gerard.

Sogghignò amaramente. Poco meno di due settimane e sarebbe tutto finito. A pensarlo, in quel momento, si faceva schifo da solo.

- Cosa ti passa per la testa?-

Sobbalzò, udendo una voce estremamente familiare. Si girò.

- Frank.-

- Non fare cazzate, Gerard. Lo dico per il tuo bene.- Nella penombra, oltre al ragazzo moro, ne intravide anche altri tre, uno biondo, uno riccio e quello che riconobbe come suo fratello.

- Bob. Ray. Mikey.- Li salutò con un cenno del capo.

- Non puoi frequentarla, la faresti solo soffrire, ne sei conscio?- Continuò Mikey, senza badare al saluto del fratello.

- Chi vi dice che la sto frequentando? Lasciatemi in pace. –

- Gerard, non vogliamo litigare, vogliamo solo ricordarti che non ci è permesso avere relazioni. Non meritiamo una simile fortuna.- Soggiunse Ray, serio.

- Lo so, lo so, ho capito.- Gerard alzò le mani in segno di resa. –Ora volete lasciarmi in pace? Vorrei finire di dare le ombre al mio disegno.-

Pian piano se ne andarono tutti, ma Frank rimase indietro, titubante.

- Gerard.-

- Credo che metterò l’ombra a sinistra…-

- Gerard, te lo ripeto un’ultima volta. Non fare cazzate.- Sparì anche lui, lasciando l’amico solo con i suoi dubbi e con un ricordo colorato di nocciola.

 

***

E dopo settimane di fermo causa vacanze, sono tornata con un nuovo capitolo! Che fatica! =O= È stato impegnativo ma divertente come sempre :3 Che dire? Le cose iniziano a muoversi... Finale malamente criptico per farvi malamente rimanere sulle spine! XD Qual è il segreto di Gerard & co.? Chissà... Lo scoprirete pian piano suppongo... Nel prossimo capitolo si vedranno un po' di più anche gli altri membri della band, uhuh *^* Beh ragazzi, è tutto, grazie a chi ha recensito, a chi recensirà e a chi ha letto anche questo capitolo :3 

Love ya,

Uky ♥

  
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