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Autore: rolly too    23/08/2011    0 recensioni
Davanti al piccolo Ay, Amum non riesce a mettere in pratica la legge che gli impone di eliminare tutti gli errori. Perché durante la trasformazione del bambino qualcosa è andato storto e lui è diventato qualcosa di sbagliato, qualcosa che va eliminato... Ma il coraggio per compiere una simile atrocità non è facile da affrontare e Amum preferisce addossarsi la responsabilità delle conseguenze della sua decisione, perché tutti gli errori prima o poi si pagano.
Sesta classificata al contest "Once upon a bloody December" indetto da storyteller lover sul forum di Efp.
Genere: Drammatico, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sono davvero desolato di dovervi interrompere in un momento di così profondo dolore.» cantilenò il ragazzo con voce suadente. «Mi rendo conto che è profondamente maleducato, da parte mia. Ma sono venuto a riprendere qualcosa che mi appartiene di diritto, e sono certo che mi capirete, bella signorina, se mi sono preso il permesso di disturbarvi.»
Paulina non si mosse. Quello che aveva davanti non era un bambino di tremila anni che poteva irretire con parole dolci e abiti puliti. Lo vedeva chiaramente negli occhi incredibilmente azzurri che la fissavano, nelle labbra carnose di una perfezione indicibile, nei denti splendidi di un bianco candido che mai aveva visto in un essere umano: quel ragazzino era pericoloso. E lei, che non era altro che un'umana, non poteva niente contro di lui.
«Dato che non dite nulla,» proseguì il ragazzo, «parlerò io. Sentitevi libera di interrompermi quando volete, ma fate bene attenzione a ciò che dico, perché è importante. Questo bambino vi ha ingannata, lo sapete, vero? Ha ucciso la vostra preziosa sorella. Posso solo immaginare il vostro dolore. Ma vedete, è un vampiro» e davanti a quella parola Ay, che stava ascoltando con molta più attenzione di Paulina, cacciò un urlo terrificante, «piuttosto incontrollabile. Un increscioso errore, in effetti... Per questo sono venuto a prenderlo. Voi lo capite, naturalmente. Va eliminato. Ma non è per dirvi queste cose che sono qui, perché so che potete intuirle da sola. Quello che voglio da voi...»
«Non lo otterrai.» intervenne Paulina con voce malferma. Aveva parlato prima ancora di pensare, di capire quello che il vampiro aveva detto. Ma era certa delle proprie parole. Sarebbe morta comunque! Che senso aveva temporeggiare? «Io non aiuto quelli come te.»
«Non sapete nemmeno cosa voglio da voi.» obiettò il ragazzo guardandola storto, ma lei scosse il capo.
«Non m'importa. Non otterrai nulla da me.»
«Sta bene.» ribatté il giovane. «Avevo deciso di risparmiarvi la vita per chiedervi che non avvertiate l'Ordine dei Cacciatori, che è incredibilmente noioso e tenace nel darci la caccia e che senza dubbio mi causerebbe non pochi problemi, se sapesse della mia esistenza, ma a quanto pare preferite una soluzione più drastica. Vedete, io non sono uno che abusa della violenza. Ma a volte voi umani siete così stupidi...»
Paulina indietreggiò quando vide che il ragazzo si voltava verso la cucina. Lo vide chiaramente muovere le labbra per parlare, ma non percepì nessun suono. In pochi secondi, però, fu raggiunto da una donna giovane, con una splendida pelle chiara e lunghi capelli corvini.
«Tienilo.» le ordinò il ragazzo spingendo Ay verso di lei.
«Che vuoi fare, Clarence?» domandò quella afferrando il bracco di Ay e portandolo vicino a sé con fare annoiato. «Non avevamo già discusso di questo? Avevi detto che avresti lasciato vivere la ragazza. Guardala. È giovane e bella. Non hai forse detto che ti faceva pena ucciderla?»
«È così.» confermò Clarence muovendo un passo verso Paulina. «Ma mi sta complicando le cose e a me non piace che m'intralcino, lo sai bene. Ho semplicemente cambiato idea. Se non ti sta bene, finirai nel fuoco insieme al bambino.»
La donna non rispose. Lanciò al ragazzo uno sguardo irritato, poi si rivolse a Paulina.
«Dagli ascolto, sciocca bambina. Promettigli quello che vuole e salvati. Questo piccolo è già morto, e tu non puoi farci niente.»
«Lasciatelo stare!» si trovò a esclamare Paulina. Cosa stava facendo, cosa? E soprattutto, perché? «È solo un bambino! Non è pericoloso.»
«Sono sconcertato.» mormorò Clarence spalancando gli occhi chiari. «Ha ucciso vostra sorella. Come potete ancora difenderlo?»
Paulina non rispose. Non lo sapeva, non lo sapeva! Nulla aveva più senso. Perché affannarsi a cercare una soluzione a quel problema. Semplicemente, sentiva che quella era la cosa giusta da fare. Ay non meritava di morire e lei doveva fare di tutto per proteggerlo. A cosa sarebbe servito, non  le importava. Doveva almeno provare.
«Lasciatelo libero!» ripeté Paulina con un urlo strozzato. «Perché ucciderlo? Perché dite che è uno sbaglio?»
«Non intrometterti, ragazza.» la redarguì la donna che tratteneva Ay. «Non hai nessun diritto di parlare.»
«Aiutami!» strillò invece Ay. Paulina lo guardò. Com'era misero, quel povero bambino, sporco del sangue che gli colava dagli occhi e tutto tremante! Eppure, lui aveva ucciso Lyza. Aveva ucciso sua sorella, aveva bevuto il suo sangue fino a fermarle il cuore... E dunque? Che cosa cambiava se moriva o viveva? Valeva davvero la pena di vendicarsi? Avrebbe potuto semplicemente dire a Clarence che, certo, avrebbe mantenuto il segreto. Del bimbo non sarebbe rimasto nemmeno il corpicino ossuto e lei avrebbe ottenuto vendetta. Una parte di lei lo desiderava, lo riteneva giusto. Rabbrividì. Era giusto che lui morisse? Era giusto che morissero entrambi? Perché sarebbe morta anche lei, nel tentativo di aiutare Ay. Clarence non sembrava il tipo da rimangiarsi ciò che aveva detto. Quale follia! Che cosa mai avrebbe dovuto fare?
Ma non ebbe il tempo di pensarci. Tutto ciò che udì fu il potente botto della porta che veniva abbattuta, alle sue spalle; l'urlo furibondo di Clarence; lo strillo terrorizzato di Ay. E, all'improvviso, vide due Cacciatori accanto a sé, pronti ad appiccare il fuoco e a proteggerla dai vampiri. Uno di loro era Johnathan, lo stesso che le aveva annunciato la morte della sorella. Non conosceva l'altro.
«Avevi ragione, direi.» commentò quello che non conosceva rivolgendosi a Johnathan. «Ma non c'è solo quello di ieri.»
«Merda. Almeno mi sono accorto che erano qui. Questa pazza voleva tenermelo nascosto.» replicò Johnathan. «Be', dobbiamo comunque eliminarli.» Ma non si muoveva. Non ce l'avrebbero mai potuto fare, in due, contro tre vampiri contemporaneamente. Soprattutto perché era ancora notte, e non avrebbero potuto fare affidamento sulla luce del sole. Dovevano sbrigarsi, non sarebbero riusciti a tenere quelle immonde creature tranquille per molto tempo.
«Ma guarda chi c'è.» cantilenò la donna accanto a Clarence. «I Cacciatori. Uccidiamoli, Clarence, prima che possano appiccare il fuoco!»
«Mi sembra una buona idea.» approvò il ragazzo. «Ma me ne occuperò io. Tieni il bambino, perché lui è il prossimo e se lo lasci andare fuggirà sicuramente.»
Paulina non fece nemmeno in tempo ad accorgersi del movimento del vampiro. Si scagliò contro Johnathan a una velocità che era preclusa ai suoi occhi di umana, e lei se ne rese conto solo quando lo vide addosso al giovane, mentre, con pochi gesti, lo immobilizzava. L'altro Cacciatore non si mosse. Sapeva che una mossa falsa sarebbe costata la vita del compagno, e allo stesso tempo era consapevole del fatto che nulla avrebbe potuto salvare Johnathan. Paulina sentì le gambe che cedevano e subito dopo il pavimento duro sotto alle ginocchia. Nascose il volto tra le mani, tremando, senza sapere che cosa fare. Cercò di soffocare l'urlo che le nacque in gola quando il corpo di Johnathan, immobile, le cadde accanto con un tonfo. Ma non ci riuscì. Si rifiutò di guardare la scena, si raggomitolò su se stessa e chiuse gli occhi.
«Johnathan!» gridò l'altro Cacciatore cercando di avvicinarsi al vampiro. Ma l'altro fu più veloce. Paulina sentì distintamente il rumore del collo che si spezzava, e lo stesso, terribile rumore sordo del corpo che cadeva a terra, morto. E ora, di nuovo, era sola. Ecco cosa succedeva a mettersi contro creature come quelle! Nemmeno i Cacciatori potevano fare qualcosa. Erano stati troppo lenti, troppo poco cauti. Nessuno aveva possibilità contro tre di loro, anche se uno non era altro che un bambino spaventato.
E poi, prima ancora che potesse rendersene conto, sentì qualcosa di freddo contro al collo. Non fece nemmeno in tempo a rendersi conto che erano le mani pallide di Clarence, che tutto divenne scuro.

Ay guardò Paulina riversarsi a terra in silenzio. Era rimasto solo, di nuovo. Come il suo maestro, anche Paulina lo aveva lasciato. In compenso, era stato Clarence a trovarlo. Non aveva capito quello che aveva detto, non sapeva perché l'aveva chiamato vampiro. Era malato, e tutto quello che aveva fatto era stato per curarsi e stare meglio, come Amum gli aveva insegnato!
«Molto bene.» disse Clarence allontanandosi dai tre cadaveri. Spostò lo sguardo sulla candela che Paulina aveva acceso prima dell'arrivo di quel Cacciatore, meno di un'ora prima, l'afferrò e se la rigirò tra le mani. E poi, in fretta, la gettò sul divano. La fiammata che si sollevò dalla gommapiuma che bruciava era alta e presto iniziò a disperdersi anche nel resto dell'appartamento, con mille lingue di fuoco che si rincorrevano sul mobilio di legno e sui tappeti.
Ay gridò. Gridò, perché era l'unica cosa che potesse fare, perché sapeva che quella era la fine, che non avrebbe potuto fare niente per salvarsi. Sentì due mani che lo tiravano rudemente, il pavimento che spariva da sotto ai suoi piedi. E poi, più veloce di quanto avesse pensato, le fiamme che si richiudevano su di lui. Urlò, perché faceva male, perché non capiva, perché aveva paura di tutto quello che stava accadendo. Continuò a urlare, straziato dal dolore, fino a che non ebbe più fiato in gola. Non riusciva più a capire cosa stesse succedendo... Doveva dormire. Quello che lo avvolgeva era il fuoco di una candela. Doveva dormire.
Il fuoco della candela voleva dire che stava arrivando Amum. Il fuoco della candela voleva dire che era ora di dormire.
   
 
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