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Autore: _amethyst_    23/08/2011    3 recensioni
« No, non è uno scherzo: è stata tutta colpa sua.
Colpa dell’unico individuo della casa che assisteva senza essere protagonista, colpa di colui che inconsapevolmente ha causato tutto.
Non sono pazza: è stata colpa di quel gatto! »
- Prendiamo due cugine, castane e completamente diverse l'una dall'altra.
Prendiamo due amici, uno smielato potenzialmente figo e un musone che crede di saper scrivere canzoni, anche lui potenzialmente figo.
Prendiamo due ex, un biondo gay effettivamente figo e una piattola bionda con la mania dell'ordine.
Prendiamo un gattaccio puzzolente e dal muso schiacciato di nome Parmigianino.
Mescoliamo insieme questi elementi in un unico calderone e ne deriverà un disastro.
Un ENORME disastro.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Chapter 2.

...e arrivo!

- Cosa vuol dire che avete perso il mio bagaglio??!!! - strillai, isterica.
Come poteva abbandonarmi la mia solita merdosa sfiga? Doveva starmi per forza attaccata alle chiappe, altrimenti non potevo chiamarmi Bethany Stephens!
- Si calmi signorina, vedrà che glielo troveremo entro domani mattina. -
- Aaaah lo spero per voi!!! - esclamai, fuori di me, gesticolando come una pazza.
- Cuginetta calmati! Ti hanno appena detto che faranno tutto il possibile per trovare il tuo bagaglio, devi solo avere un pizzico di pazienza e di fiducia. - intervenne Prudence, con il solito sorrisetto rilassato.
Le lanciai uno sguardo di fuoco e si zittì. Facile parlare quando a te è andato tutto liscio come l’olio e il bagaglio ce l’hai tra le mani! Sempre così ottimista e così irritante!
- Ti ricordo che dentro quel bagaglio ho tutte le mie cose! Vestiti, scarpe, libri e anche altre cose alle quali non voglio affatto rinunciare! Perciò evita di farmi saltare i nervi con il tuo inutile ottimismo e tappa quella boccaccia! -
- Io la bocca ce l’ho per parlare e parlo quanto voglio. -
- Non metto in dubbio il fatto che tu possa parlare quanto vuoi, ma per il momento dovresti prendere in considerazione il fatto che la bocca potresti avercela anche per tacere, cara cuginetta. -
- Invece tu dovresti considerare il fatto di sorridere alla vita e pensare in positivo, almeno per una volta. Non è difficile sai… -
- Non è difficile neanche chiudere la bocca e smettere di produrre dei suoni, tanto per cominciare. -
Finalmente smise di controbattere ed alzò gli occhi al cielo.
- Scusate se vi interrompo, ma signorina… gentilmente potrebbe darmi il suo numero di cellulare e l’indirizzo della vostra residenza? Quando ritracceremo il vostro bagaglio ve lo faremo recapitare. -
- Oh, certo… -
Scrissi il numero e l’indirizzo sul foglio che mi era stato messo sotto il naso e, quando finii di scrivere, uscimmo dall’aeroporto verso il parcheggio dei Taxi.
Dato che eravamo sprovviste di macchina avremmo dovuto usufruire del servizio.

Arrivate a destinazione salimmo le scale del condominio con fare timoroso e bussai alla prima porta del terzo piano, dove abitava la donna che ci avrebbe dato le chiavi del nostro appartamento. I secondi scorrevano lenti e, nonostante fossero passati solo pochissimi istanti, mi sembrava che fosse passata un’eternità quando ci aprì.
Irene non era come la immaginavamo io e Prudence.
Sulla quarantina, aveva un visetto tondo e simpatico contornato da una massa di morbidi ricci biondi che le arrivavano appena sotto il mento e che oltretutto mettevano in evidenza i suoi bellissimi occhi neri. Gli occhiali rossi dalla montatura quadrata la facevano assomigliare ad una amabile maestrina delle scuole elementari. 
Era certamente una donna a cui non mancava mai il sorriso, notai con un certo sollievo, almeno non era una di quelle capo-condominio litigiose, rompipalle che usavano ricordarti la data di pagamento dell’affitto ogni dieci secondi della tua preziosa vita. Almeno… così pareva.
- Voi dovete essere le nuove arrivate. -
- Sì. - rispondemmo in coro.
Ci fece entrare nel suo appartamento, indicandoci - sempre con il suo immancabile sorriso - il divanetto di pelle al centro del salottino. 
Ci accomodammo entrambe lanciandoci un’occhiata stanca, poi volgemmo lo sguardo verso la poltroncina sulla quale si era seduta la bionda e prestammo attenzione a ciò che aveva da dirci, prima di farci dare le chiavi del nostro appartamento.
- Allora, per prima cosa. Esigo che non ci siano ritardi nel pagamento mensile dell’affitto. Sembro tanto buona, ma le regole vanno rispettate e io farò in modo che voi le rispettiate, chiaro? -
Il suo tono era severo, ma non aveva abbandonato ancora il sorriso, che strano…
Annuimmo in silenzio, incitandola a continuare.
- Secondo. Gli orari nei quali dovete necessariamente fare silenzio vanno dalle 13.00 alle 15.00 di pomeriggio e dalle 23.30 alle 5.00 del mattino. Terzo. Non urlate nei corridoi, indipendentemente dagli orari di silenzio. Quarto. I vostri coinquilini dovrebbero arrivare stasera, esattamente il loro aereo atterra qui a Roma alle 10.00. Ho già sistemato le camere e vi ho portato qualcosa da mangiare per questa settimana, visto che adesso avrete bisogno di riposare un po’. -
- Volevo chiederle una cosa… quanti letti ci sono a camera? - chiese Prue.
- I letti sono due per camera e le camere sono tre. -
- Perfetto! - esclamò entusiasta.
- Beh, ora è meglio che andiate nel vostro appartamento per sistemare tutti i vostri oggetti. Queste sono le vostre chiavi - ci porse due piccole chiavi argentate - e, quando arrivano, avvisate gli altri coinquilini di passare da me per avere il loro paio di chiavi. -
Presi la mia chiave e mi sollevai lentamente dal divano, seguita successivamente da Prudence.
- Grazie tante Irene. -
- Figuratevi. Se vi serve qualcosa chiedete pure. -
- Okay, arrivederci. -
Ci accompagnò fuori dalla porta, senza smettere un secondo di sfoggiare il suo sorriso perfetto, e quando sentimmo la porta chiudersi alle nostre spalle scendemmo le scale: il nostro appartamento era al secondo piano. Appena entrammo nella nostra nuova abitazione ci guardammo intorno, sbalordite. 
Era spaziosa, accogliente e molto piacevole.
Le camere erano piccole ma comode e il bagno era decisamente pulitissimo e candido.
Meglio così, perlomeno non era un appartamento dove le blatte avevano piantato la loro bandierina, regnando indiscutibilmente sul loro territorio.
A quanto pare quelle preferivano il piano di sotto.
Mi sdraiai sul mio lettino, quello più vicino alla finestra della camera, e chiusi gli occhi.
Il viaggio non era stato lungo ma mi aveva stancato a sufficienza: tutto lo stress per la partenza e la perdita del bagaglio avevano contribuito ulteriormente.
Mentre aspettavo che mia cugina terminasse di farsi la doccia presi il mio adorato iPod e misi le cuffiette nelle orecchie, poi premetti play.
La musica era l’unica cosa al mondo che riusciva a farmi passare il malumore, a parte le amiche, che ovviamente non avrei potuto portarmi dietro e che non avrei rivisto per tanto tempo, troppo. Naufragando nei ricordi i miei pensieri scivolarono pericolosamente verso l’addio più doloroso di tutti quanti: Manuel.
Sapevamo entrambi che prima o poi ci saremo dovuti lasciare, ma avevamo provato lo stesso ad uscire insieme. 
Risultato? Io e Manuel ci eravamo messi insieme.
Ma la domanda più giusta è: com’è finita? Conclusione: ci siamo lasciati.
Tutto per colpa della sua ex ragazza, tornata dal passato per rovinarci il presente, ed il futuro.
Mi aveva lasciata per tornare insieme a lei, e questo era successo esattamente una settimana prima della mia partenza. 
L’addio sarebbe stato comunque inevitabile, ma il modo in cui ci eravamo lasciati era il vero motivo per cui soffrivo ancora.
Ricordai le ultime parole che mi disse, prima che il mio cellulare prendesse il volo verso il cielo.

“Bethany… dobbiamo lasciarci. Vedi, ho capito di provare ancora qualcosa per la mia ex e non mi sembra corretto nei tuoi confronti continuare a stare insieme quando in realtà penso ad un’altra. Mi dispiace che finisca così, sei una persona fantastica, ma non voglio prenderti in giro. Magari possiamo rimanere amici, no?” La mia risposta era stata un cinico e sprezzante “NO!!!” con tanto di lancio del cellulare fuori dalla finestra, che purtroppo non era riuscito a cancellare in me il desiderio di correre fino a casa sua ed evirarlo.
Non erano servite a nulla le consolazioni della mia migliore amica Kimberly, che mi aveva preparato due confezioni intere formato famiglia di camomilla e calmanti vari.
I ricordi continuarono a percorrere la mia memoria come i fotogrammi di un film; li vedevo come se non mi appartenessero davvero, come se tutto ciò che mi era capitato non mi riguardasse veramente. Rivivevo tutti i baci che io e Manuel ci eravamo scambiati nel brevissimo tempo in cui eravamo stati insieme, ma non provavo nulla.
Sapevo che era solo un amore adolescenziale, non il vero amore.
Niente lacrime.
Ero una ragazza che spesso e volentieri non piangeva, soffrivo in silenzio.
Non sapevo se considerarlo un pregio o un difetto, tuttavia a volte mi scambiavano per una ragazza insensibile e fredda, cosa che non sono. 
Solo chi mi conosce per davvero sa come sono ciononostante spesso anche le persone a cui sono più legata faticano a capirmi.
In realtà neanche io alle volte mi capisco, a volte brancolo nel buio dei miei pensieri senza trovare una spiegazione al mio comportamento.
- Cugi ho finitooo!!! - la sentii strillare dalla stanza accanto, poi fece la sua comparsa da dietro la porta, avvolta nell’accappatoio rosa. Mi guardò con un gran sorriso poi venne da me e mi staccò le cuffiette dalle orecchie, spegnendo l’iPod.
- E basta con questa musica deprimente!!! Di certo non ti aiuta ascoltare questa roba. - le lanciai uno sguardo assassino. Che cosa c’era che non andava nelle mie canzoni?!
- Era così bello quando eri sotto la doccia e non venivi a scocciare… perché non vai a ripassarti un po’ lo shampoo? Almeno mi lasci in pace. -
- Lasciarti in pace significherebbe lasciarti deprimere con quelle canzoni? Non se ne parla proprio! Vai immediatamente a darti una lavata che tra un po’ arrivano i coinquilini! -
- Sì, ora vado. Ne ho proprio bisogno. A proposito, ti va di prestarmi la piastra? La mia a quanto pare è dispersa in chissà quale parte del Mondo. E mi servirebbero anche degli asciugamani e della biancheria. Scusa, sto sfruttando tutte le tue cose… -
- Scherzi? Non è colpa tua cugi. Certo, prendi quello che ti serve fin quando non ti porteranno il bagaglio. -
Le sorrisi e la ringraziai, poi mi diressi verso la sua valigia e presi il necessario.
Entrai in doccia e aprii l’acqua, lavando via la tensione e la tristezza.

***

Avvolsi l’asciugamano attorno al mio corpo, sistemandolo in modo da non farlo scivolare in terra e strizzai i capelli per non gocciolare in tutta la casa. Feci appena in tempo a mettere piede fuori dal bagno quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Non avevo tempo per mettermi qualcosa addosso, né di rendermi almeno presentabile, così dovetti andare ad aprire avvolta soltanto dall’asciugamano verdolino.
Con ogni probabilità erano i coinquilini. Prudence era andata a farsi un giro per dare un’occhiata alle vetrine dei negozi, perciò ero costretta ad aprire in quelle condizioni.
Sperai con tutto il cuore che non fossero dei tipi con la puzza sotto il naso e che non sarebbero rimasti scandalizzati. 
Misi la mano sulla maniglia e la spostai verso il basso, tirando verso di me. Rimasi letteralmente a bocca aperta.
Davanti a me c’erano due ragazzi, alti e snelli, che mi osservavano più o meno con la mia stessa espressione sbalordita. 
Vabbè… io boccheggiavo per la loro bellezza sfacciata e loro sicuramente per lo stato in cui ero andata ad aprirgli.
Merda! Sono impresentabile e loro sono… oh merda!!!
Mi ricomposi e tentai un sorrisetto, poi mi scostai per farli entrare.
Prima di riuscire a comporre una frase di senso compiuto mi sarei dovuta riprendere.
Entrarono in casa e notai che il primo mi aveva appena fatto l’occhiolino.
Merda. Arrossii, poi decisi che quel silenzio era davvero molto imbarazzante.
Decisi di cominciare un discorso puntando sulla simpatia.
- Beh, io sono Bethany. Una delle vostre nuove coinquiline. Spero che non vi siate scandalizzati per lo stato pietoso in cui sono venuta ad aprirvi, non vorrei farvi scappare, ma sono stata costretta. - Il ragazzo che mi aveva fatto l’occhiolino scoppiò in una risatina.
- Piacere Bethany, io sono Will. Beh in effetti sono rimasto scandalizzato dal fatto che la tua bellezza soffoca indiscutibilmente la mia. Dovrò rimediare… -
Merda! è davvero carino.
Il ragazzo dietro Will alzò gli occhi al cielo, poi si fece avanti tendendomi la mano.
- Io sono Matt. - disse semplicemente, senza mostrare una minima ombra di sorriso.
La strinsi, interdetta.

Merda, è bellissimo!!! Fu il mio unico pensiero.
Il restante 99% del cervello era occupato dall’immagine del ragazzo con gli occhi azzurro cielo e i capelli neri che mi aveva appena stretto la mano.
Aveva davvero un viso bellissimo, per non parlare del resto del corpo.
Mi sentivo stranamente leggera, come se il suo sguardo fosse riuscito a scavare talmente a fondo da svuotarmi. Mi sentivo come uno stupido involucro. 
Una blatta, al confronto.

Continuai a sostenere il suo sguardo, di un azzurro sovrumano, finché Will non mi ricordò della sua presenza.
- Scusalo, lo so che è uno di poche parole ma non è affatto antipatico, anzi… quando vuole sa essere molto simpatico e divertente. -
Matt lo fulminò con lo sguardo, ma Will non ci fece caso.
Al contrario… sorrise. Che tipo strano.
- Non ho mai pensato che fosse antipatico. Credo che solo conoscendoci potrò scoprire se è così simpatico come dici tu, no? -
- Sagge parole ragazza! Che ne dici di farci fare una visita turistica alla casa? Non ci offendiamo mica se ci fai vedere dove dormiamo. -
Feci un gran sorriso. Will era davvero un ragazzo simpatico, e anche molto bello.
Aveva capelli ed occhi castano chiaro e davvero un bel fisico.
- Però se non vi dispiace prima mi metto qualcosa addosso. -
- Nooo perché??! Stai così bene con quell’asciugamano… - protestò scherzoso, facendomi un altro occhiolino, che quasi mi fece prendere un colpo.
- Matt non mi sembra dello stesso avviso. - a giudicare dalla sua espressione sbigottita non gradiva che rimanessi a camminare mezza nuda per la casa. 
Mi incamminai verso la mia stanza e gettai l’asciugamano sul letto, poi indossai la biancheria ed il resto dei vestiti.
Dopo averli asciugati e pettinati, misi le forcelline nei capelli per metterli un po’ in ordine e passai un po’ di cipria sugli zigomi.
- Matt sei sempre il solito guastafeste!!! - sentii da dentro. Scossi la testa, sorridendo.
Sentivo che con Will sarei andata d’accordo.
Quando tornai in cucina vidi che si erano già accomodati sul divanetto e mi aspettavano pazientemente. 
Matt si guardava le mani, mentre Will giocherellava con un braccialetto.
Mi schiarii la voce e quando si accorsero che ero tornata si alzarono in piedi e mi seguirono.
Come previsto, la casa era di loro gradimento. 
Avevano sistemato le loro valigie nella stanza che avevano scelto ed erano andati a prendere il loro mazzo di chiavi da Irene.

- Uff perché non dividiamo la stanza insieme, Beth? -
- Primo: perché la condivido già con mia cugina. Secondo: non ho nessuna intenzione di dividerla con un ragazzo. Terzo: Non provare a chiamarmi Beth. Chiamami Bethany ok? -
- Non è giusto!!! Io volevo dividerla con te invece che non quel musone di Matt…! -
- Chi sarebbe il musone??!!! - la voce del figo di ghiaccio arrivò fino alla cucina.
Se ne stava in camera sua, da solo. Will lo ignorò.
- Ok, va bene, so che ci conosciamo da un’ora a malapena e che forse sto prendendo troppa confidenza ma Beth ti sta benissimo. -
- Will non è questione di confidenza. Odio i diminutivi e il mio nome mi piace molto. -
- Uhm… neanche Betty? -
- No… -
- Bethan? -
- No. -
- Betta? -
- NOOOOO!!! -
Sicuramente Matt si divertiva parecchio nella stanza accanto, lo sentivo sghignazzare da almeno mezz’ora. 
Per quanto fosse bello, quel ragazzo cominciava a darmi sui nervi ed era passata solo un’ora dal nostro incontro! 
Se ne stava chiuso in camera sua senza fiatare e a fare casino con chissà cosa e intanto ascoltava le nostre conversazioni.
- Okok, tranquilla. Ti chiamerò semplicemente Bethany! -
- Will… per caso sai che cosa sta facendo Matt in camera sua? - quasi lo sussurrai, non volevo che lui pensasse che volessi farmi gli affari suoi.
- Ah già. Non ti ho detto che Matt scrive canzoni vero? -
Scossi la testa. Veramente non mi aveva ancora detto niente dell’amico.
- Beh è così. È da quando è bambino che è appassionato alla musica. Accompagna sempre ciò che scrive con la sua batteria. -
- Frena. Batteria hai detto? E da dove l’ha portata? Io non l’ho visto entrare con la batteria. -
- Per forza. L’ha portata mentre aspettavamo che ti mettessi qualcosa addosso. Cosa che oltretutto ritengo sia stato uno spreco di tempo… - Lo interruppi.
- Capisco. Spero che si ricordi gli orari di silenzio, Irene non transige su queste regole. -
- Non preoccuparti, è un ragazzo responsabile. -
- Lo spero. -
- Ma sì dai, dagli un po’ di fiducia. So che non è il massimo della compagnia, ma vedrai che con il tempo la timidezza gli passerà. -
- Mmm, non credo che sia un ragazzo timido. Gli piace soltanto starsene per conto suo. -
- Sì, anche troppo. A differenza sua a me piace stare in compagnia. Soprattutto se la compagnia è una ragazza bella come te. -
- Sei un po’ troppo dolce per i miei gusti Will. -
- Ah sì? -
- Sì. -

Sentii la porta aprirsi e vidi Prudence trafficare con alcune buste mentre canticchiava una canzone che non avevo mai sentito in vita mia. 
Doveva aver fatto shopping.
Appena vide Will aggrottò impercettibilmente le sopracciglia.
- Tu devi essere un nostro nuovo coinquilino! Giusto? -
- Esatto. Tu sei la cugina di Bethany, vero? Prudence? -
- Sì, ma chiamami Prue. -
- Perché? Hai un nome così bello… -
- A me non piace. Tu sei..? -
- Io sono Will. Matt è nell’altra stanza. Adesso vado a recuperarlo… -
- Stai seduto, vado io. - dissi, sbrigativa.
Era meglio se li lasciavo parlare un po’, almeno avrebbe stressato un po’ anche Prue.
Bussai alla porta della camera dei ragazzi e aspettai un segnale che mi invitasse ad entrare.
- Avanti. -
Entrai e con un tuffo al cuore mi accorsi di avercelo davanti, ma quella volta non furono solamente i suoi occhi celestiali a catturarmi.
Indossava soltanto un paio di jeans stretti ed era a torso nudo.
Ne aveva tutti i diritti (in fondo eravamo in pieno agosto), c’era caldo, ma quella visuale rischiava di farmi venire un infarto.
Non era normale svenire addosso ad una persona che conosci da poco più di un’ora, e nemmeno sbavargli sopra era tanto normale.
Mi guardava dritto negli occhi, non distoglieva lo sguardo nemmeno per sbattere le palpebre.
Trattenni il respiro quando si passò una mano sui capelli neri, evidenziando ancora di più la muscolatura perfetta.
Cercai di darmi un po’ di contegno, il tanto giusto per pronunciare una frase in modo comprensibile.
- Volevo solo… presentarti mia cugina…è…è appena arrivata. -
- Ah ok. -
Come previsto Will era già riuscito ad attaccare bottone con Prue, ma c’era qualcosa di strano.
Lei lo guardava di traverso, come se avesse appena detto qualcosa di impronunciabile.
Magari uno dei tentativi di approccio di Will l’aveva infastidita, ma era quasi impossibile che accadesse. 
Prue non era una tipa che si arrabbiava per delle cazzate.
- Matt, lei è Prudence, ma preferisce essere chiamata Prue. Prue lui è Matt. -
- Piacere. - dissero in coro.
Passammo tutta la serata chiacchierando (io, Prue e Will; Matt se n’era già ritornato in camera sua a fare casino con la batteria.) del più e del meno, dei nostri hobby, raccontammo barzellette, insomma… ci divertimmo. Ma era come se il ghiaccio non si fosse ancora del tutto sgretolato.
Sentivo che c’era del gelo tra Prue e Will e non ne capivo il motivo.
Più tardi le avrei chiesto ulteriori spiegazioni.


NDA:  Lo so, lo so che mi volete fucilare. E ne avete tuuuutto il diritto ç_ç ma, chiedo venia, il mio computer è deceduto.
O meglio, il caricabatterie del mio portatile ha esalato il suo ultimo respiro un mesetto fa e solo ora ho scoperto che la mia cara cuginetta (che nella storia sarebbe Prue XD) aveva una copia di un bel po' di capitoli della storia. Perciò per ora mi arrangio con questi.
Il capitolo è molto lungo come potete notare, ma questa storia è una long-long-long-long fic, perciò è logico che dovrò fare anche capitoli impossibili.
Mi auguro che lo leggerete comunque *__*
E che perdoniate il mio estremo ritardo.
Ringrazio le anime pie che hanno letto il precedente capitolo, e ricordo che c'è anche un'altra storiella in corso, come potrete vedere nel mio profilo, che si intitola Stay close, don't go.
Comunque, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, e che lo recensiate, e che magari mi critichiate aspramente u.u come chiedo ogni volta.
Kiss kiss, frens.

   
 
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