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Autore: mikilily    23/08/2011    3 recensioni
Sono giorni che penso di scrivere qualcosa su Draco e Hermione. Ma non volevo stravolgere molto la storia cosi ho pensato di stravolgere solo l’ultimo capitolo del 7° libro.
Sono passati piu di 5 anni dalla fine della grande guerra Magica.
Hermione è un Auror come Draco Malfoy, tutti e due fanno parte della squadra speciale che ha per capo Harry Potter. Ma dopo che hermy riceve u invito, succedono tantissime cose. entrambi abbandonano il loro lavoro per poi rincontrarsi nell'unico posto in cui non avrebbero mai pensato di rincontrarsi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'AMAMI PER SEMPRE. '
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(Prov Malfoy).

 

Camminavo a passo sostenuto lungo i corridoi del grande castello che mi avevano visto crescere. Ricordi dolorosi mi attraversavano la mente.

Tanti.

Troppi.

Io a undici anni che sbeffeggiavo tutti dall’alto del mia casata e del mio sangue puro, dentro di me sapevo di non essere superiore a nessuno di loro. Non avevo niente di cui vantarmi, ero solo un bambino sbruffone che si vantava, di essere migliore degli altri. Certo, non l’avrei mai ammesso, non a quell’età.

Ricordai le lotte, i duelli, le botte con i Grifondoro.

La prima punizione, un ghigno si dipinse sul viso.

Le innumerevoli punizioni con Potter. Ricordai i litigi, le urla e gli insulti con Hermione. Al ricordo il mio cuore smise di battere. Detestavo ripensare a quei momenti, ma la mia mente, inesorabile e incurante di questo, continuava a torturarmi.  

Weasley. No, degli insulti a Ron Weasley non mi pentivo. Lui, continuavo a detestarlo. Non perché fosse un traditore del suo sangue o un Grifondoro. Quello non c’entrava niente, non era più importante. Lo detestavo a causa sua, solo a causa sua. Il male che aveva fatto e continuava a fare a lei, alla mia Hermione me lo faceva odiare.

Poi, i ricordi si fecero più crudi, più intensi più duri da sopportare.

La squadra d’inquisizione, la mia voglia di distruggere Potter. Katie Bell stregata dalla collana che avevo comprato da magie Sinistre. L’avevo quasi uccisa.

Avevo fatto peggio, molto peggio. Il respiro si mozzò all’improvviso.

 Avevo fatto entrare Fenrir Greyback nel castello.

Il marchio nero era già nel mio braccio, la mia punizione per essere figlio di Lucius Malfoy. Voldemort puniva me, perché mio padre aveva fallito non riuscendo a uccidere Harry Potter.

La mia punizione sarebbe stata quella di uccidere Silente, fallii anch’io condannando un altro uomo a compiere il vile gesto, anche lui perì per colpa mia.

Si, Piton è morto per colpa mia. Io dovevo morire. Io ero il possessore di ciò che cercava. Io avevo disarmato il possessore della bacchetta.

Io.

Se l’avesse saputo, non starei qui percorrendo ancora per una volta questo pavimento di pietra.

Un morsa di dolore mi attanagliò il cuore.

Vidi i corpi straziati di chi aveva combattuto per la pace. Vedevo Fred, uno dei gemelli Weasley, disteso a terra.

Vidi Lupin il mio ex professore di difese, il lupo mannaro che aveva sposato mia cugina Ninfadora Tonks anch’ella morta in battaglia nella seconda grande guerra magica, disteso a terra.

Io che dovevo morire riuscii a salvarmi grazie a mia madre, grazie a Harry Potter. Vidi Tiger arso vivo dal suo stesso incantesimo, l’ardemonio.

Scossi il capo stringendo i pugni facendo diventare bianche le nocche delle mani.

Ero giunto davanti al Gargoyles che portava alla presidenza, niente era cambiato. Tutto era intatto. Tutto era stato ricostruito, tranne i miei rimorsi quelli affondavano la mia anima.

Dissi la parola d’ordine e salii per le scale di pietra, bussai.

La sua voce non era cambiata, era sempre la stessa. La guardai ancora una volta:

Gli occhiali a mezzaluna, i capelli raccolti un po’ più bianchi di come l’avevo lasciata alcuni anni fa, il suo solito vestito scozzese e quello sguardo austero.

Sì, Minerva McGranitt riusciva ancora a mettermi in soggezione nonostante tutto il tempo che era passato.

-Draco, accomodati-. Disse. Non si alzo in piedi ma quando giunsi vicino alla sua scrivania, si sollevo per scingermi la mano. Ricambiai la stretta e mi sedetti difronte alla preside di Hogwarts.- Ho letto attentamente la tua lettera ed ho chiesto in giro- disse.- Le tue referenze sono ottime- finì.

La guardavo, attento senza perdere nessuna delle parole che quella strega diceva e quando diede la sentenza trattenni il respiro.

-Sono veramente orgogliosa di averti tra i nuovi insegnanti di Hogwarts. Spero che questo ruolo giovi a te come alla scuola-. Sapeva qualcosa, non chiesi nulla però timoroso si scoprirmi troppo.

Le strinsi la mano, poi m’incamminai verso la porta. Un’idea mi balenò

-Professoressa. Scusi preside McGranitt. Sarò professore di cosa?- domandai.

- Difese contro le arti Oscure-. rispose lei con un sorriso sulle labbra.

Respirai e sorrisi di rimando.

Aveva accettato la mia richiesta, benché sapessi che non era il solo ruolo che ancora le mancava.

Quando finalmente Gazza, il vecchio custode a cui non ero mai piaciuto, mi accompagno nelle mie stanze mi abbandonai nel letto. Ero stanco, le emozioni, i ricordi mi avevano stremato e caddi in un sonno profondo. Un sonno in cui due dolci labbra si univano alle mie, calde, morbide e un profumo di vaniglia inebrio la mia mente. L’eco della sua voce rimbombavano nella mia testa, lei che pronunciava quel nome ed io spaventato che la guardavo addormentarsi nella mia spalla. Tutto scorreva nitido come se non fosse un sogno, infatti, non lo era.

Era un ricordo, il mio incubo, il mio modo di scappare da lei, dalla sofferenza che provavo standogli accanto.

 Vedendola soffrire per un uomo che non l’amava.

Soffrendo io stesso perché mai sarei potuto diventare qualcosa per lei, qualcosa diverso da un amico, un confidente. Era già troppo per tutto quel male che le avevo fatto.

 Avevo un ruolo nella sua vita fin troppo importante, per il dolore che le avevo provocato. Non meritavo neanche un saluto, una carezza, un abbraccio da Hermione Granger. Ma li avevo avuti e avevo scoperto di volere di più, molto di più da lei.

Di voler essere amato dalla donna che avevo umiliato, deriso, insultato e non avevo difeso dalle mani sporche di sangue di mia zia Bella.

Io non la meritavo, non meritavo niente. Mi svegliai di colpo, una goccia di sudore mi solcava la tempia.

Avevo bisogno di una doccia fredda e della mia amata sigaretta. Lei, non ci sarebbe stata quella volta a dirmi di smettere. Lei, non l’avrebbe saputo che avevo deciso di andare via per lei. Harry avrebbe tenuto il segreto. Un'altra amicizia che non mi meritavo, un'altra persona che aveva voluto guardarmi dentro cancellando cosa ero stato. Guardando solo quello che ero diventato.

 

   
 
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