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Autore: Simona_Lupin    24/08/2011    7 recensioni
Sotto il soffitto incantato di Hogwarts nasceranno nuovi e appassionanti intrecci amorosi.
Ma Lily non sa che la guerra che sembrava essersi conclusa venticinque anni prima, si sta riaprendo.
La famiglia Potter è in pericolo ed è arrivato il momento per i Malfoy di decidere da che parte stare.
E in gioco c'è anche l'amore. Quello tra Lily e Scorpius, che dovranno combattere per far trionfare i loro sentimenti.
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INCOMPIUTA.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 18

Punizione alla Potter



 

"...Si sono fidanzati, si sono fidanzati, si sono fidanzati, si sono fidanzati..."
Era mattina. Albus e Hannah in Sala Grande si tenevano per mano e ballavano in tondo una sorta di danza tribale in onore di Lily e Scorpius, che li fissavano ad occhi spalancati.
"Noi saremmo ancora qui..." azzardò Lily, ovviamente senza essere minimamente calcolata dai due, che anzi alzarono il tono della voce.
"Smetteranno presto" bisbigliò Scorpius alla ragazza, senza farsi sentire. "Ricordi i Pantaloni Ingrassanti di Zonko?" domandò, sogghignando malandrino.
Lei annuì e lo scrutò tra l'incuriosito e il divertito. "Certo" rispose, molto piano. "Pantaloni Ingrassanti: se li indossi ti ingrossi!"
"Ecco" convenne lui. "Li ho regalati ad Al senza dirgli cos'erano. Li ha messi circa un'ora fa e dovrebbero avere effetto proprio ora!"
Lily rise e battè il cinque a Scorpius. Dopo qualche minuto infatti, la pelle di Al cominciò a dilatarsi e, non appena la trasformazione terminò, quello che un tempo era stato un Albus magro e sottile ora era grasso come un maiale.
Si fissò inorridito. "Ma che diavolo succede?" esclamò. "Ammetto che forse una confezione mega di Cioccorane non è una colazione prettamente salutare, ma questo!"
Hannah scoppiò a ridere, all'improvviso. "Pantaloni Ingrassanti?" chiese a Scorpius, con il fiato corto per l'eccesso di risate.
Lui annuì soddisfatto. "Proprio quelli"
"Brutto perfido lurido bastardo traditore!" inveì Albus.
Il ragazzo lo guardò con aria innocente. "Stà tranquillo. Ho comprato anche i Calzini Dimagranti" lo rassicurò, ridendo.
"Se ai tuoi piedi li inserisci, stai sicuro: dimagrisci!" canticchiò Hannah, riprendendo posto nella panca. Nel frattempo Al stava cercando di uccidere Scorpius alla babbana, quando arrivò James dal tavolo dei professori.
"Buongiorno, ragazzi" salutò allegro. "Buongiorno, Hannah" aggiunse, ammiccando.
Lei alzò gli occhi al cielo. "Perché non posso far parte del ragazzi?" chiese scocciata. Lui non rispose.
"Ehi, la Sanders dice che fate troppo casino".
"E cosa intende fare, professore, togliere punti a Grifondoro?" lo canzonò Al, abbandonando momentaneamente il progetto di uccidere il suo migliore amico.
"Ah ah" commentò il fratello. "Io faccio solo da ambasciatore".
Prese posto accanto a Lily - che quella mattina era ritornata in Infermeria per non cacciarsi nei guai ed era stata dimessa - e continuò la colazione lì.
"Ma perché facevate tutta quella confusione?" s'informò, mandando giù una tartina intera.
Hannah fece una risatina. "Perché" annunciò in modo teatrale. "Lily e Scorpius si sono fidanzati!"
James soffocò. "C-c-che cosa?!" strillò, rosso in volto.
"Già. Si sono fidanzati. Fidanzatissimi" convenne Al, ridendo.
"Ma che diamine significa fidanzatissimi?" domandò Scorpius, allibito.
Nessuno però gli diede retta dato che Al e Hannah avevano ricominciato il loro assurdo balletto, ora accompagnati anche da James. A quel punto la Sander lasciò perdere la colazione e si diresse verso di loro, furiosa come un toro imbestialito. Arrivò a passo di marcia e squadrò il trio da capo a piedi, con sguardo carico di sdegno.
"Potter" sibilò, gli occhi ridotti a fessure. "Se fosse ancora mio allievo, la metterei in punizione. Ma, cosa alquanto bizzarra, lei è un professore. Quindi, per piacere, mantenga il controllo e la smetta di improvvisare balletti con i suoi alunni!"
Ritornò dagli altri insegnanti quasi tremando di rabbia mentre James si faceva piccolo piccolo per la vergogna.
"Vecchia megera, in tutta la mia vita non l'ho mai vista sorridere" mormorò. "Miseriaccia, era solo un balletto..."
"Eh no, attento a come parli, cugino" arrivò la voce di Hugo. Era sempre stato l'ultimo tra tutti i Grifondoro ad alzarsi dal letto ogni mattina. Si trascinò fino alla loro panca e si buttò con legno duro, con viso stanco, come se avesse faticato tutta la notte. "Miseriaccia è un termine proprio del vocabolario Weasley".
James si finse offeso e si scompigliò i capelli con fare indignato. "Ma sono tuo cugino!" protestò, visibilmente seccato.
"Sì, ma non sei un Rosso" ribattè lui, radunando pietanze varie sul suo piatto.
"Quindi significherebbe che mia sorella può usarlo?" domandò James, che cercava ancora di capire il meccanismo.
Hugo deglutì e fece un gran sorriso. "Ovvio!" esclamò, abbracciando Lily affettuosamente. "La mia Lily può fare tutto ciò che vuole. E' la Rossa migliore del mondo".
Lily rise e fece l'occhiolino a Hugo.
Dio, quanto adorava suo cugino. Era una travolgente ondata di buonumore e quel sapore di Weasley indescrivibilmente bello che si portava sempre dietro era ciò che più amava di lui. Odorava di legno e fiori di campo e scompigliare i suoi capelli rossicci la faceva sentire a casa. Era una sensazione meravigliosa. Quando la guardava con quei suoi vividi occhi azzurri o le rivolgeva uno dei suoi timidi sorrisi le veniva una gran voglia di abbracciarlo, di stringerlo forte a sè. Unico nel suo genere, come ogni Weasley che si rispetti.
"Non puoi dire la tua Lily davanti a Scorpius!" ridacchiò Al. "Si ingelosisce!"
Hugo non capì e fissò tutti con sguardo interrogativo.
"Si sono fidanzati" spiegò Hannah che pareva impaziente di raccontarlo a tutti.
Hugo ebbe la stessa reazione di James e cominciò a tossire convulsamente.
"Per le mutande di Merlino, dici sul serio?" biascicò, incredulo.
"Sul serissimo" rispose Al, annuendo con forza.
"Ma che gli è preso stamattina?" sbuffò Scorpius, sorridendo.
In quel momento una bambina dalle lunghe trecce bionde si avvicinò a James.
"Professor Potter" disse con voce tremula e paurosa. "Mi scusi tanto se la disturbo ma ho bisogno di aiuto".
James le rivolse un gran sorriso rassicurante. "Non dirlo nemmeno, tesoro. Che succede?"
"La mia amica... i suoi occhiali si sono rotti e non può andare da nessuna parte senza. Conosce un incantesimo per ripararli? Può insegnarmelo?" domandò, guardandolo implorante con gli enormi occhi marroni.
"Ma certo" rispose James. Afferrò delicatamente il polso della bambina e le fece compiere un gesto molto ampio con la bacchetta che lei aveva in mano. "Questo è quello che devi fare dicendo: Oculus Reparo" spiegò. "Pensi di riuscirci? Posso venire io" suggerì gentile.
Lei però scosse la testa. "L'ho imparato. Grazie mille, professor Potter" cinguettò, sorridendo.
James le accarezzò i capelli amorevolmente. "Sono qui per questo, tesoro".
La bambina corse via con un guizzo dei lunghi capelli biondi, mentre Lily guardava ammirata il fratello che pareva soddisfatto.
"Ci sai fare con i bambini" commentò, sorridendo stupita.
"Forse perché a volte mi sento ancora uno di loro" rispose James.
Continuò tranquillamente la sua colazione quando un'altra bionda si avvicinò a lui. Questa volta si trattava di una ragazza alta e slanciata dai morbidi capelli di oro fuso che le ricadevano sulla schiena. Si annunciò con un flebile colpetto di tosse e quando l'attenzione fu rivolta a lei, sorrise con fare ammaliatore. Lily e Hannah la guardarono schifate, ma nessuno vi fece caso dato che tutti erano concentrati su di lei.
"Professor Potter" disse, rivelando una voce calda e suadente.
James si voltò a guardarla. "Sì, Griffith?"
Lei sbattè le ciglia dei suoi luminosi occhi azzurri. "Mi scusi se la disturbo. Volevo dirle in anticipo che non ho potuto fare il tema sui Vampiri. Ieri stavo davvero malissimo..." spiegò in maniera palesemente teatrale.
Hannah sbuffò sommessamente e Lily si costrinse a non ridere.
"Non preoccuparti, Griffith, non fa niente" rispose invece James, affabile.
La ragazza gli rivolse un sorriso accecante e molto sensuale. "Grazie infinite, professore. E' davvero troppo gentile. Ci vediamo dopo...a lezione".
Andò via facendo ondeggiare i lunghi capelli flessuosi e ritornò dalle sue amiche ridacchianti.
Hannah finse di vomitare nel suo piatto. "Le tue alunne ti sono molto affezionate, James" commentò acida, le sopracciglia così inarcate che si confondevano con il ciuffo di capelli biondi che le ricadeva sulla fronte.
"Sei gelosa, Hannah?" replicò James, parecchio compiaciuto.
Lei rise. "Illuso di un Potter".
"Sei troppo indulgente, James. Ricordati che sei un professore!" saltò su Lily, assecondando l'amica.
"Anche perché ti stava imbrogliando bellamente. Ieri l'ho vista che pomiciava e si strusciava con Albert King, tutta civettuola..." proseguì Hannah, sprezzante.
Lily si battè un pugno sulla fronte. "Ecco come si chiamava! Lui? Mi ha invitata a uscire alla festa di Al. Si è consolato in fretta..." borbottò, leggermente perplessa. Scorpius si irrigidì e si agitò appena sulla panca.
"Già...lui! Sembra tutto timido e invece...! Nessuno resiste al richiamo della civetta!" proclamò Hannah saggiamente, scuotendo la testa desolata.
"E' proprio vero. Ah, questi maschi sono tutti uguali!" mormorò la rossa. "Tranne Scorpius, ovviamente!" precisò poi, sorridendo radiosa.
Il ragazzo tornò allegro e rise rincuorato, mormorando: "Mi pareva..."
"Anche Al è diverso! Lui non risponde al richiamo della civetta!" puntualizzò Hannah, sorridendogli gioviale.
"E noi?" domandarono Hugo e James in coro, facendo gli occhioni dolci.
Le due ragazze li guardarono dall'alto al basso, crudeli. "Voi no" disse infine Lily.
"Siete due maschiacci in piena regola" aggiunse Hannah.
Loro si guardarono dispiaciuti e si scambiarono pacche comprensive sulla schiena.
Nello stesso momento arrivarono Rose e Franky, mano nella mano e con due sorrisi identici.
"Fate una riunione di famiglia senza di me?" chiese lei.
"Rosie! Vieni, siediti!" esclamò Lily, facendole posto accanto a lei.
"Lo sapete che vi si sente fino al tavolo dei Corvonero?" disse Rose, sorridendo. "E' successo qualcosa di particolare?"
Tutti ridacchiarono senza ritegno e nemmeno le occhiatacce di Lily e Scorpius riuscirono a farli smettere.
"Eccome se è successo qualcosa!" rispose Hannah. "Diglielo, Lily!"
La rossa trattenne un sorrisetto esasperato e si rivolse alla cugina che la guardava curiosa e un po' spaesata. "Io e Scorpius ci siamo messi insieme".
Quando terminò la frase notò che il viso di Rose era impallidito. La scrutò sorpresa e capì che non era stata solo un'impressione: sembrava che avesse ricevuto una botta in testa e Lily si chiese il perché di quell'insolita reazione.
"Qualcosa non va, Rosie?" chiese, continuando a fissarla senza capire.
Lei cercò di riprendersi stampandosi un sorriso gioioso sul volto ma non riuscì a convincere minimamente Lily che riusciva ancora a intravedere la sorpresa e la preoccupazione celati dietro i suoi occhi ambrati.
"Certo che no!" si affrettò a ribattere. "Congratulazioni, tesoro! Sono...davvero molto contenta".
Quanto poco c'era di vero in quella frase... Come poteva esserne felice? Questo avrebbe scombussolato tutto. Come avrebbe fatto a dirlo a Mary? La sua migliore amica, il suo secondo cuore... ne sarebbe rimasta distrutta, lo sapeva. Ma come poteva nasconderglielo? La notizia si sarebbe sparsa per tutto il castello in baleno e comunque era suo dovere raccontarle la verità, malgrado la consapevolezza che l'avrebbe fatta soffrire. Se l'avesse saputo da qualche pettegola sarebbe stato di gran lunga peggiore.
Quella notizia l'avrebbe annientata, ne era certa. Mary era profondamente innamorata di Scorpius da anni, ma lui non l'aveva mai notata visto che era Lily il suo chiodo fisso. Avevano un rapporto amichevole e cordiale ma lui non sapeva che lei soffriva da tempo a causa sua.
Rose non si sarebbe mai aspettata che Lily un giorno avrebbe potuto interessarsi a Scorpius, ma ora era successo e lei si trovava tra due fuochi: la sua adorata cugina, quella che aveva sempre considerato una sorella che stava insieme al ragazzo di cui la sua migliore amica era perdutamente innamorata.
Che razza di casino...
"Rose..." tentò di nuovo Lily. "C'è qualcosa che vorresti dirmi?"
Lei guardò i grandi occhi scuri della cugina e si costrinse a sorridere. "Niente, tesoro. Davvero" mormorò.
Lily fece per parlare di nuovo ma fu distratta da Hannah, Al, James e Hugo che avevano ripreso a danzare.
"Rose! Non balli con noi?" domandò Albus, tendendole la mano.
Lei la fissò per qualche attimo, dubbiosa, poi l'afferrò e si unì al gruppo.
"SI SONO FIDANZATI, SI SONO FIDANZATI, SI SONO FIDANZATI, SI SONO FIDANZATI...!"
Dal tavolo degli insegnanti si levò un urlo esasperato.
"POTTER!"


 

*  *  *

 

"Che hai, Rose? Sei strana..."
"Sto bene, Mary. Davvero."
"Non ti credo"
"Okay. Forse qualcosa c'è"
Le due ragazze si stavano avviando verso la lezione di Cura delle Creature Magiche, discutendo. Mary continuava a scrutare l'amica, i lunghi capelli dorati che svolazzavano col vento leggero, mentre lei si ostinava a fissare il sentiero.
"Allora fermati e dimmi tutto!" esclamò la ragazza, bloccandosi di colpo.
Rose la guardò contrariata e la condusse verso una zona del parco deserta. Si appoggiò a una colonna ma non riuscì a parlare.
"Allora?" la esortò Mary. "Che è successo?"
Lei sospirò e si guardò intorno, sperando intensamente che la Piovra Gigante affiorasse dal Lago Nero e la conducesse sul fondo. Ma ovviamente non sarebbe mai successo niente del genere perciò tanto valeva dirglielo e farla finita una buona volta.
"Oggi..." cominciò, titubante. "Sai, quando sono andata al tavolo dei Grifondoro per accomoagnare Frank?"
Fece una pausa. Più continuava a ripetersi che non ce l'avrebbe fatta più il suo cuore le faceva capire che doveva. Aveva deciso che glielo avrebbe detto ma continuava a guardarsi indietro, pregando affinchè qualcuno la tirasse fuori da quella posizione dannatamente difficile.
"Sì?" disse Mary, al limite dell'esasperazione.
"Ascolta, Mary. Lily si è fidanzata con Scorpius".
L'aveva detto nel modo peggiore. Senza preamboli e senza dolcezza nel tono della voce, come a volerla ferire. Ma quella era la cosa che meno desiderava. Si morse la lingua con violenza, ma ormai il danno era fatto: nulla poteva cancellare le parole che erano appena state pronunciate. Continuavano ad aleggiare intorno a loro, gelide e crudeli come spade affilate che trafiggevano il cuore. Era come una presenza fastidiosa e sinistra nell'aria.
Mary non parlò. L'assordante rumore del suo cuore spaccato a metà avrebbe coperto ogni parola anche se l'avesse urlata a squarciagola.
Gli occhi le si annebbiarono di lacrime velate, tanto che per un po' il parco divenne una chiazza verde su un cielo tempestoso. Lei però le ricacciò indietro. Non sarebbe più stata debole. Non avrebbe più pianto.
Nello stesso momento in cui ci pensò capì che non ci credeva davvero. Essere forte... non c'era nulla di più lontano e difficile, in quel momento. Era sempre stato così: amori e delusioni, all'infinito. Non era certa che questa volta sarebbe riuscita a rialzarsi, però. Giorni e notti passati a pensare a lui, a quel suo incantevole sorriso... E ora l'aveva perso, per sempre. Era tutto così definitivo che si sentì schiacciata dall'opprimente senso di irreversibile, orribile certezza. Avrebbe voluto strappare via ogni ricordo di lui ma tutti riaffioravano a raffica nella sua mente come per ferirla, per farle ancora più male, procurarle altro dolore. Ma lei non ne sopportava più. Il suo cuore, quel fragile recipiente di emozioni, era pieno fino all'orlo e presto sarebbe scoppiato per la stanchezza.
Improvvisamente però, si unì al dolore una rabbia inaudita e stravolgente. Non avrebbe ceduto così facilmente. La guerra era ancora aperta e lei non aveva quasi nulla da perdere.
"Mary..." sussurrò Rose, stringendole il braccio con la mano tremante.
Lei non la guardò. "Ho perso, Rose. E' fatta." La sua voce era dura, molto diversa da quella dolce e calda di sempre. "Ma devo reagire."
L'amica fece un gran sorriso, rincuorata. "Così ti voglio" disse, orgogliosa.
Mary riprese a camminare verso la capanna di Hagrid.
"Cercherò di riprendermelo" annunciò con decisione.
"Aspetta...che cosa?" domandò Rose, correndole dietro.
Lei si fermò di nuovo. "Sì, Rose. Cercherò di riprendermi Scorpius" disse.
Rose la guardò sconcertata. "Non puoi!" esclamò. "E'...scorretto! E' ingiusto!"
"Ingiusto?" ripetè Mary, infuriata. "Quello che è successo è ingiusto! Io sono innamorata di Scorpius da secoli, non può arrivare lei e prenderselo dopo averlo ignorato per quattro anni! Non lo merita, lo ha fatto soffrire!" urlò.
Rose si fece seria e quando rispose fu con voce gelida e leggermente incrinata. "Sai che ti voglio un bene dell'anima, che sei come una sorella... Ma anche lei lo è. Tu sei la mia migliore amica ma io non potrei fare questo a Lily. Le sono così affezionata... Sai che non posso appoggiarti, vero?"
Mary parve colpita e addolorata, ma finse di riprendersi. "Allora farò tutto da sola" rispose e, sistematasi la borsa in spalla, marciò fino al luogo in cui si sarebbe tenuta la lezione, senza guardarsi indietro.
Rose la guardò allontanarsi, il peso di quell'assenza che, lo sapeva, sarebbe durata fino a una decisione, che già gravava su di lei.
Stava andandò già tutto in pezzi. Era peggio di come aveva immaginato. Ma avrebbe cercato di salvare il possibile. A qualsiasi costo.


 

*  *  *

 

Nel tardo pomeriggio, Lily e Hannah stavano passeggiando nel parco. Erano appena finite le lezioni e prima di andare in Sala Comune per buttarsi a capofitto sulla montagna di compiti da fare, si erano concesse una piccola pausa.
"Da quand'è che non facciamo uno scherzo a Zabini e Goldstain?" stava chiedendo Hannah, giocando con aria annoiata con un ciuffo di capelli stopposi.
"Da oggi, quando abbiamo finito il pranzo, Ann" rispose Lily, sorridendo per l'instancabile voglia dell'amica di cacciarsi nei guai.
Lei sbuffò. "Non era granchè. Uno scherzo da pivelli... Non hanno nemmeno rischiato di morire..." borbottò contrariata.
"Tu sei pazza, Hannah"
"Grazie a Dio, tesoro" ribattè lei, ghignando.
Camminarono lungo la riva del lago con il vento che fischiava loro nelle orecchie. Creavano un contrasto magnifico: Lily era piccola, con i capelli fiammeggianti e gli occhi scuri color castagna; Hannah era alta, i capelli lunghi di un biondo sporco ed espressivi occhi verde chiaro.
Non esternavano mai l'affetto che nutrivano l'una per l'altra. Non ce n'era alcun bisogno. La loro complicità parlava da sè e nessuna delle due amava le smancerie tra amiche, in particolare Hannah. Eppure condividevano tutto e la loro solida amicizia non aveva mai traballato in quei quattro anni.
"Lily!"
La rossa si voltò di scatto sentendosi chiamare e sorrise raggiante alla vista di Scorpius che avanzava verso di lei con il mantello abbottonato fino al mento e la sciarpa stretta attorno al collo.
"Scorpius!" esclamò, stampandogli un bacio a fior di labbra. "Come sono andate le lezioni?"
"Bene, se si esclude che a Incantesimi ho quasi bruciato vivo tuo fratello Al" rispose, dopo aver salutato anche Hannah. "E tu?"
"Benissimo, se si esclude che invece di fare i settemila compiti che ho sono qui a parlare con te e Hannah" disse lei.
Lui sorrise. "Ti aiuto io a farli, tranquilla!"
"Cerca di farli bene, Scorp perché Hannah Watson dovrà copiarli ed è abituata bene" s'inserì Hannah, fingendosi minacciosa. Scorpius scoppiò a ridere e annuì. Da qualche tempo, anche prima che lui e Lily si mettessero insieme, i due avevano legato e preso confidenza. E Lily ne era davvero felicissima.
"Comunque voi andate, piccioncini, io andrò a caccia di Serpeverde. Ci vediamo dopo, ragazzi" salutò allegra.
Lily la fissò, un po' severa un po' divertita. "Hannah, abbiamo tre temi da fare, un disegno per Hagrid e da esercitarci con il Sortilegio Scudo. Conoscendoti come ti conosco, se vai a caccia di Serpeverde torni tra due ore e non fai un bel niente".
Hannah parve indignata. "Ho mai consegnato un compito in ritardo, Lily?"
"No, ma..."
"Io me la cavo sempre, sappilo tesoro" disse sbrigativa e si allontanò con fare altezzoso ma ridendo sotto i baffi.
Non dovette aspettare molto per trovare qualche Serpeverde con cui ridere un po'. Arrivata al Cortile d'Ingresso notò che una di loro, Margaret Willer, stava importunando un Corvonero del primo anno.
"Se non me lo dici, stupido ragazzino..." stava dicendo, minacciosa.
"Giù le mani da lui, Willer" ordinò Hannah, avvicinandosi.
Le due ragazze avevano già avuto qualche lite in passato.
"Fuori dai piedi, Watson" ribattè lei, acida.
"Te la prendi con quelli del primo anno, eh? Voi viscide Serpi continuate a toccare il fondo" commentò, sprezzante.
La ragazza la fulminò con lo sguardo ed estrasse la bacchetta ma Hannah fu più veloce.
"Caput Geminio!" urlò.
L'incantesimo la colpì in pieno e dopo qualche attimo Margaret si ritrovò due testa attaccate al collo.
"Che cosa mi hai fatto, sudicia Mezzosangue?" urlò, stravolta dalla rabbia. La voce risultava amplificata poiché erano state entrambe le teste a parlare.
Hannah rise soddisfatta mentre il ragazzino fuggiva via e proprio in quel momento passò James.
Osservò stupito la scena e capì all'istante cos'era successo. Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe voluto mettersi a ridere ma poi si ricordò di essere un professore. E un professore avrebbe dato una punizione. Ma non poteva! Era di Hannah che si stava parlando!
Poi ebbe un'illuminazione. Punizione significava tempo extra con Hannah. E tempo extra con Hannah significava James felice. E chi mai non avrebbe voluto un James felice? Sorrise malandrino.
"In punizione, Watson" disse, trattenendosi dal ridere. "Questa sera alle 9:3O".
Lei si voltò a guardarlo, sbigottita. Cosa aveva osato fare James Sirius Potter?! Le sue orecchie le mentivano o davvero l'aveva messa in punizione? Quasi non riuscì a parlare, sconcertata com'era ma quando lui fece per andarsene sbottò.
"James! Voglio dire... Professor Po-...POTTER!" farfugliò, indecisa se rivolgersi a James in quanto professore o in quanto fastidioso rompipluffe di sua conoscenza. Lui scoppiò a ridere e si allontanò ma la ragazza gli corse dietro, infuriata come lui non l'aveva mai vista.
"Fermati subito, Potter!" urlò. "Come osi mettermi in punizione?"
Lui continuò a sorridere, cosa che la fece alterare ancor di più. "Io sono un professore, tesoro e tu stessa credevi che avrei dovuto essere meno indulgente con gli alunni" rispose, con il tono più dolce che riuscì a trovare.
"Non. Chiamarmi. Tesoro, Potter!" sbraitò lei, incutendogli un po' di paura. "E comunque tu non puoi mettermi in punizione per una fattura fatta a una Serpeverde! Tu, quando andavi a scuola, devi averlo fatto mille volte!"
"Quel particolare incantesimo solo 36 volte, nella mia brillante carriera scolastica, Hannah" puntualizzò lui. "Ma è una tradizione di famiglia! Lo faceva anche mio nonno con il suo amico Sirius, me l'ha detto papà. Dovevo pur portare onore ai loro nomi!" spiegò, con visibile orgoglio.
Hannah sbuffò. "Io ho degli impegni stasera, Potter. Non puoi mettermi in punizione!"
"Mi pare di averlo appena fatto" ribattè lui.
"Ma io sono Hannah"
"E io sono James e grazie tante".
Lei avvertì un forte senso di dejavu e gli fece una smorfia.


"Esci con me."
"No."
"Dai, Hannah! Esci con me!"
"Ti ho detto di no."
"Non puoi dirmi di no!"
"Mi pare di non fare altro da tre giorni."
"Ma io sono James!"
"E io sono Hannah, e grazie tante."


"Ah ah" commentò acida. "Ti odio, Potter" disse, cercando di racimolare ogni briciola di disprezzo racchiusa dentro di sè per metterlo in quelle tre parole.
James sorrise amorevolmente e si fermò, insieme alla ragazza che prima gli trotterellava dietro. Si avvicinò tanto quanto bastava affinché il suo sussurro arrivasse alle sue orecchie, ma solo alle sue. Lei non parev agitata o turbata e lo fronteggiò con dura fierezza.
"Non ci credi neanche tu, Watson".


 

*  *  *

 

Quella sera, alle dieci meno venti, Hannah entrò come una furia nella Sala dei Trofei, sbattendo la porta.
James sorrise compiaciuto. "Sei in ritardo, Hannah".
Lei gli lanciò un'occhiata fulminante, di cui chiunque avrebbe avuto paura. "Non osare dire una sola parola, Potter, se non vuoi finire al San Mungo nel giro di dieci minuti" minacciò, gettando mantello e borsa di lato e sedendosi sul pavimento per cominciare a lucidare.
Lui non osò ribattere e per un po' nella vasta sala regnò il silenzio. Gli unici rumori erano lo sfregare del panno sulle varie coppe e il suono metallico di quando queste venivano poggiate a terra.
James non tolse gli occhi da lei neanche per un istante tanto che assimilò ogni dettaglio del suo bel profilo, dei suoi lunghi capelli crespi e della sua pelle bianca. Non si sarebbe stancato mai di osservarla mentre era tutta concentrata sull'argenteria, il suo viso appuntito serio e delicato. Chissà quali pensieri nascondeva... Avrebbe voluto avre l'occasione di scoprirla meglio ma il suo mondo era maledettamente impenetrabile per lui o forse era lei a renderlo tale.
Era così bella nel suo maglioncino azzurro, così perfetta sotto ogni angolatura... Ma era così lontana da lui.
Non aveva mai incontrato una ragazza del suo genere ma più la guardava più capiva che era quella che aveva sempre cercato. Le ragazze non gli erano mai mancate e aveva una certa fama anche per questo, ma non gli era mai capitato di provare il desiderio di stare a guardarne una per tutto il tempo del mondo, di sentire un formicolio allo stomaco quando era davanti a lei, anche senza essere degnato d'uno sguardo. E lei riusciva a fargli provare sensazioni e sentimenti straordinari. Qualcosa che era, possibile? simile all'amore.
In quel momento, per la prima volta, Hannah alzò lo sguardo, distogliendolo dal suo lavoro e notò che lui la stava osservando, assorto.
"Perché mi guardi in quel modo?" chiese. "Non pretenderai mica che pulisca ancora più..."
"No, ehi, calma!" la interruppe James, vedendola surriscaldarsi. Poi si alzò e si sedette sul pavimento accanto a lei, a gambe incrociate.
Lei lo fissò senza capire. "Che stai facendo?"
"Ti aiuto" rispose lui, con semplicità. Con un colpo di bacchetta fece apparire dal nulla un altro panno e inziò a lucidare, lo sguardo di lei ancora puntato addosso. Aprì più volte la bocca per parlare ma senza riuscirci.
"Mi dai una punizione e poi mi aiuti a scontarla" mormorò infine, ancora perplessa, passando meccanicamente il panno su una piccola coppa già lucidissima. Lui annuì senza aggiungere altro. Se avesse saputo il vero motivo della punizione lo avrebbe di sicuro picchiato.
"Sei strano tu" commentò, sorridendo appena. Avrebbe voluto ringraziarlo ma non ci riuscì e tra loro ripiombò il silenzio.
James faceva ben attenzione a non sfiorare il braccio di Hannah anche se era difficile data la loro vicinanza. Il risultato era che non riusciva a pulire bene un bel niente e sembrava che le coppe le stesse accarezzando, non sfregando con lo straccio.
Hannah lo notò e rise. "Non sai nemmeno pulire, Potter".
Appoggiò la mano sopra quella di lui e, stringendola appena, la mosse con forza sulla medaglia che lui stava lucidando.
"Si fa così" disse, con un'alzata di spalle.
James non riuscì a dire nulla ma, senza pensare, sbucò dalla sua stretta e accolse dolcemente la mano di lei nella sua. Si guardarono per una frazione di secondo e poi intrecciarono le loro dita, lentamente. Le mani di James erano affusolate e nodose, grandi e leggermente più scure di quelle di Hannah che erano bianche e magre come tutto il suo corpo. Nessuno dei due riuscì a spiegare quel gesto, eppure per alcuni secondi nè l'uno nè l'altra ritrasse la mano. Quando lo fecero si scambiarono un sorriso e ricominciarono a lavorare come se nulla fosse successo.
"James" mormorò Hannah dopo un po' e le labbra di lui si incurvarono in un lieve sorriso. "Dimmi la verità. Perché mi hai messa in punizione?"
L'intensità del suo sguardo lo colpiva come un raggio di sole bruciante, perciò abbassò il suo e si fissò le ginocchia. Non poteva rispondere con sincerità a quella domanda. Che lei avesse capito tutto? Questo lo preoccupava.
"Volevo farti capire quanto è sbagliato duplicare le teste dei Serpeverde" rispose sogghignando.
"James".
"Okay" mormorò rassegnato. Arrossì prima ancora di parlare. "Volevo passare un po' di tempo...insieme a te".
Anche se lo aveva detto con voce flebile, quelle parole parvero risuonare nella sala come se le avesse urlate ma in realtà stava succedendo solo nella sua testa. Lei lo osservò a lungo, poi il suo volto si illuminò con un sorriso.
"Che idea geniale" commentò, fingendosi ammirata. Poi il suo sorriso sarcastico si trasformò in uno dolce, che raramente si vedeva sul volto di Hannah (soprattutto quando parlava con James Potter).
"Beh" disse. "Allora non sprechiamola questa serata".
James la fissò intontito, incapace di proferir parola. Non riusciva a crederci.
"Pensavi che ti avrei picchiato, vero?" chiese Hannah, ridendo.
"Ma sei una Legilimens?" s'informò lui, spaventato da quanto sapesse.
Lei scosse la testa e continuò a ridere, riprendendo a lavorare tranquillamente. Dopo qualche minuto James ruppe il silenzio.
"Sai che domani voi del quinto anno avrete l'Orientamento Professionale?" disse.
"Orientamento Professionale?" ripetè lei. "Cos'è?"
"Avrete un colloquio con il Direttore della vostra Casa e discuterete del vostro futuro e delle materie da continuare a studiare o da lasciare. Credo che domattina vi daranno dei volantini e dei libriccini che vi aiuteranno. Nel pomeriggio andrete lì a chiarirvi le idee" spiegò. "Tu sai già cosa vuoi fare una volta uscita da Hogwarts?"
Hannah annuì con convinzione. "Quello che stai per diventare anche tu" rispose.

James ne fu palesemente sorpreso. "Un Auror? Vuoi diventare davvero un Cacciatore di Maghi Oscuri?" domandò sconvolto. "E' perché ci sono io, vero?"
La ragazza gli diede un pugno sul braccio. "Ah, sta' zitto!" esclamò, sorridendo. "Quello mi può solo far cambiare idea. Comunque perché ne sei tanto sopreso?"
Lui sgranò gli occhi come se fosse una cosa ovvia. "E' uno dei mestieri più difficili in assoluto! Nel Dipartimento Auror, al Ministero, ci sono pochissime donne!"
Hannah gli lanciò un'occhiata disgustata. "Potter, sei uno schifoso maschilista del c..."
"Ehi!" protestò lui. "Non scadiamo nella volgarità".
"Come sei suscettibile, Potter" mormorò seccata. "Comunque ficcati in quella sottospecie di cervello che le donne sono in grado tanto quanto gli uomini di diventare Auror".
Lui non fece caso all'insulto ma divenne parecchio serio. Guardò intensamente la ragazza e le poggiò una mano sul braccio.
"Hannah, devi pensarci bene. Anche se in effetti sei la più brava del tuo anno in Difesa, questo mestiere è molto, molto pericoloso" disse preoccupato.
Hannah aveva un'aria ribelle. "Lo so" disse. "Ma non sono affari tuoi, Potter. E poi, diciamocelo, se ce l'hai fatta tu, per me sarà una passeggiata".
James sorrise. "Vuoi un'altra punizione, Watson?"
"Altro tempo con te, Potter? Nemmeno un incubo è così terribile!" rispose lei, ridendo.
"Comunque parlavo sul serio!" riprese James, testardo.
Hannah sbuffò spazientita. "James" disse. "Con tutto quello che è successo ad Hogsmeade e tutto il casino in generale ho capito quanto è importante sapersi difendere bene. Lily è stata torturata, stavano per catturarla e la vostra famiglia è ricercata da un pazzo furioso che tenta di farla fuori. Voglio essere utile, contribuire attivamente per mettere fine a tutto questo. Ho bisogno di combattere, di agire per sentirmi utile in questo mondo che troppo spesso finisce inghiottito in dei disastri tremendi. Capisci quant'è importante per me? Sono ben consapevole dei rischi e delle difficoltà ma questo non mi ostacola e non mi spaventa. Mi spaventa invece l'idea di non fare nulla di fronte a tutto questo".
James non l'aveva mai vista tanto seria e convinta da quando la conosceva. Nei suoi occhi era evidente la forza combattiva con cui andava avanti, la fermezza con cui credeva a ogni sua parola. Aveva quasi sedici anni, ma sembrava già una donna, una guerriera, una persona consapevole di quanto ci fosse di marcio nel mondo ma pronta a lottare per ridurre il danno. Una ragazza pronta alla guerra.
Anche lui credeva fermamente nelle parole di lei e anche lui si era sentito invaso da un irrefrenabile desiderio di agire, anni prima. Non aveva più avuto ripensamenti sul fatto che quella sarebbe stata la sua strada. Da quel punto di vista erano straordinariamente simili.
La guardò fiero, sorridendo e lei lo ricambiò.
Era così orgoglioso che avrebbe voluto baciarla, ma si trattenne.
"Diventerai un'ottimo Auror" disse infine, serio ma sorridendo appena.
Lei parve esitare poi sussurrò: "Grazie..."
Scosse appena la testa e si affrettò a continuare a parlare. "Che ci fanno qui due futuri Auror a lucidare vecchi trofei, Potter?" chiese.
Lui parve rifletterci. "Già, facciamo qualcos'altro!" suggerì.
Si alzò da terra e vagò per la sala, in cerca di ispirazione. Poi si bloccò.
"Guarda! E' un grammofono!" esclamò, sorridendo.
"E sentiamo, Potter, che vorresti farci?" domandò Hannah.
"Beh, non è che abbia tanti utilizzi" obiettò lui. "Mettiamo un disco!"
Trafficò per qualche minuto con l'imponente aggeggio, poi si allontanò con un sorriso trionfante stampato in volto, proprio mentre una lenta e melodiosa musica si espandeva per la vasta sala, risuonando potentemente tra le pareti di roccia dura.
James si avvicinò alla ragazza, ancora seduta a terra e dopo essersi scompigliato i capelli con gesto distratto, le porse una mano.
Lei lo guardò interrogativa.
"Ci balli con me, Watson?" chiese James, sorridendo sghembo.
Ad Hannah scappò un sorriso. "Perché no, Potter".
Afferrò la sua mano e si sollevò con grazia da terra con uno svolazzo dell'ampia gonna nera.
Intrecciò le mani dietro la sua nuca e le sentì solleticate dai ciuffi ribelli e neri come l'inchiostro di lui, che stava facendo scorrere le mani sui suoi fianchi. Avvertì un brivido lungo la schiena, ma tendò di ignorarlo, mentre poggiava la testa sulla spalla di James e cominciava a muoversi lentamente sul posto.
Non poteva negare a sè stessa di sentirsi stranamente bene, così vicina a lui. Non poteva.
Allontanò il viso per guardare quello di lui che non riuscì a trattenersi e le accarezzò la guancia con le nocche, sfiorandola appena.
Aveva le labbra leggermente dischiuse e un'espressione di meraviglia dipinta sul volto.
"Potter" mormorò, e non si stupì della sua voce roca. "La mia bacchetta è nella tasca posteriore. Ci vorrebbe un attimo per prenderla e schiantarti".
"Già" rispose lui in un soffio. "Ma io so che non lo farai. E comunque sono pronto a correre il rischio".
Lei non rispose ma si limitò a fissarlo.
"A cosa stai pensando?" domandò James.
"Mi stavo chiedendo perché sono qui a ballare con te, a un palmo di distanza da ogni centimetro del tuo corpo, invece di essere sette piani più su a fare i compiti" rispose lei.
"Forse perché è quello che vuoi".












Note delle Malandrinautrici: Allora, lo so che sono imperdonabile. Ma, per la miseriaccia, non è colpa mia. Il computer, di nuovo rotto. Ma ora, grazie al mio splendido zio ne ho addirittura uno nuovo quindi zero problemi!
Siete fantastici, 58 recensioni. Chi aspettava anche una cosa lontanamente simile? Grazie con tutto il mio cuore.
Beh, qualcosa da chiarire? Mary, ve la ricordate? L'avevamo lasciata al quarto capitolo ed eccola qui, triste ma combattiva.
Divertimento, come sempre a colazione. E poi James e Hannah, e la situazione si fa più intrigante. James, che già aveva una cotta, sta inziando a provare qualcosa di più profondo. E Hannah comincia a grattare la superficie e a scoprire l'anima di James.
Beh, non aspettatevi un gran capitolo dato che gli ultimi sono stati molto ricchi.
Questo era di 18 pagine, mi sono proprio superata!
Beh, non so dirvi quando aggiornerò ma ho già iniziato a scrivere! Abbiate pazienza e capitemi.
Intanto vi mando un bacio enorme e pieno di profondo affetto e mi scuso per l'ora.
Grazie mille e ancora scusate, miei tesori.
Buonanotte,

Simona_Lupin

   
 
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