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Autore: gnrkrystle    24/08/2011    7 recensioni
Durante il VI anno Hermione viene scelta da Silente per una missione della massima importanza. La ragazza dovrà essere il Contatto di Draco Malfoy con l'Ordine della Fenice, dato il suo ruolo di Spia.
TRADUZONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo VII
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

Morti



Hermione controllò per l'ennesima volta l'orologio.

Harry aveva ormai rinunciato a cercare di impedirglielo, conscio di aver finito le idee per distrarla. Così si limitò a passarle un braccio intorno alle spalle, a a stringerla forte a lui, mentre la ragazza leggeva. Un osservatore esterno li avrebbe sicuramente scambiati per una coppia di amanti, che si godevano del tempo insieme, la notte della Vigilia.

Lui sapeva che erano in molti a non capire il loro rapporto. Cho aveva dato un taglio alla loro relazione proprio a causa di Hermione. Ginny non diceva molto, eppure Harry sapeva che era gelosa del rapporto che lui aveva con la riccia, nonostante lui e Ginny non stessero insieme. Ron, spesso, cercava di intromettersi tra di loro, forse perché ai suoi occhi erano diventati un po' troppo uniti.

Ma la cosa buffa era che né lui né Hermione avevano mai sentito il desiderio di portare la loro preziosa amicizia al livello successivo. Semplicemente non lo sentivano.

Una volta al terzo anno però, se doveva essere onesto, ci avevano provato. Dopo un paio di baci maldestri e goffe carezze era deciso che lui ed Hermione erano destinati a essere solo grandi amici.

Lei era la sorella che Harry non aveva mai avuto la fortuna di avere; Lui era il fratello che la ragazza aveva sempre voluto.

Condividevano entrambi i mondo, quello magico e quello babbano.

Sapeva che Hermione sarebbe sempre stata dalla sua parte, anche quando tutti gli altri l'avrebbero abbandonato, anche quando nemmeno Ron l'avrebbe fatto.

La ragazza girò un'altra pagina del libro, senza veramente leggere.

Era quasi l'una di notte: una buona notizia, pensava non troppo convinta. La Vigilia di Voldemort non poteva essere durata così tanto, e se Malfoy non l'aveva ancora contattata voleva dire che la sua copertura aveva retto. Decise che avrebbe aspettato un'altra ora, per sicurezza, poi sarebbe andata a dormire.

Il pensiero venne violentemente scacciato quando sentì il Galeone bruciare al contatto con la sua pelle. Il cuore le batteva all'impazzata mentre prendeva in mano la moneta e la girava per leggere ad alta voce il messaggio.

SdN, subito. Porta Potter. (Ricordo che SdN sta per Stanza delle Necessità)

Si alzò a fatica dal divano, ed Harry dovette sorreggerla, visto che le sue gambe traballanti stavano per cedere.

«Andiamo» disse lui, prendendole la mano «Vedrai che non è niente di grave» la incoraggiò, anche se il suo intuito gli diceva tutto il contrario.

La reazione di Hermione l'aveva sorpreso. Si domandava cosa fosse successo tra i due perché la ragazza fosse rimasta così colpita dal ricevere quel messaggio.

Magari erano diventati amici, e finché Malfoy si comportava bene, non c'erano problemi, ma se la Serpe provava a fare una mossa falsa...

Hermione ed Harry non ci misero molto ad arrivare al Settimo Piano. Vista l'ora, e visto che la scuola era mezza vuota, non si erano preoccupati di usare il mantello o escogitare altri modi di eludere sguardi indiscreti.

Quando l'entrata per la Loro Stanza apparve la Grifona trascinò Harry dentro, chiudendo la porta dietro di loro.

Malfoy sembrava angosciato, e quando lei provò a dirgli di calmarsi e di dirle cosa era successo lui la ignorò, continuando a camminare avanti e indietro, agitato.

«Cosa è successo? E' saltata la copertura?» chiese poi lei, temendo il peggio.

«Io...Io cioè...Io» farfugliò Draco, scuotendo la testa. Cercava di dire quelle dannate parole, ma vederla lì, così preoccupata per lui, era come uno schiaffo in faccia, e dalla sua bocca uscivano solo suoni senza senso.

«Ha a che fare con me?» subentrò Harry, cercando di aiutare. La sua presenza era stata richiesta, quindi pensarlo era lecito.

«Malfoy» disse Hermione, calma «Ti prego, dimmi quello che devi dire. Lo sai che non ti giudicherò, solo dimmelo» la sua voce era così dolce e calda. Si avvicinò al ragazzo e posò una mano sulla sua spalla, cercando di rassicurarlo. Lui inizialmente si sottrasse al tocco, ma poi lo accettò. Sembrava spaventato, triste e incredibilmente solo, in un modo che Hermione non aveva mai visto prima di allora.

«Sediamoci» disse lui infine, decidendo che non aveva senso rimandare ancora. La ragazza annuì e lo seguì fino al divano, e poco dopo anche Harry si unì a loro. Draco catturò la mano di Hermione tra le sue, come se quel gesto servisse a proteggerla dalla notizia che doveva darle.

Harry doveva ammettere che i due sembravano molto a loro agio, ma c'era da aspettarselo vista la quantità di tempo che passavano insieme. Per un attimo si sentì come un intruso, tanto il momento sembrava intimo, ma allontanò subito quel pensiero dalla mente, concentrandosi su quello che Malfoy aveva da dire.

«Ho...Ho detto a mia madre che sarei andato da Zabini» spiegò Draco. Hermione annuì solamente, aspettando che continuasse «Dovevo venire. Non volevo che tu venissi a saperlo da nessun altro...» disse lui con voce strozzata.

Poteva farlo. Doveva farlo.

Non voleva essere lui a doverlo fare.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro di qualche anno, per evitare di mettersi nella posizione in cui si trovava. La guardò per un lungo momento, assaporando la sua bellezza, che fino a poco tempo prima era stato troppo stupido per poter notare. Gli avrebbe mai permesso di guardarla dopo quel giorno? Ne dubitava. Era certo che gli avrebbero affidato un altro compagno per la missione.

Quel bacio che si erano dati, era destinato a non ripetersi mai più?

Di sicuro, data la gravità della situazione. Lo sapeva che baci e altri pensieri romantici erano l'ultima cosa che doveva passargli per la mente, ma non poteva non chiedersi se le notizie che portava l'avrebbero distrutta, e lui insieme a lei.

«Avanti, Draco» disse dolcemente Hermione, usando il suo nome in un tentativo di metterlo più a suo agio.

«Questa notte sono state uccise numerose persone» confessò lui, fissando il pavimento. Hermione aveva trattenuto il fiato, mentre Harry le aveva delicatamente posato una mano sulla spalla, per confortarla. Dio, quello era proprio il motivo per il quale aveva voluto che fosse presente anche lui.

«Non hai dovuto...» iniziò Hermione, i suoi occhi limpidi e spaventati mentre lasciava la domanda in sospeso. Sapeva che uccidere l'avrebbe distrutto.

«No» rispose subito lui, scuotendo la testa «I membri più anziani hanno chiesto l'onore» assicurò «Ma ... c'è un altra cosa».

Prese un bel respiro e parlò di nuovo, senza distogliere lo sguardo dalle venature del pavimento.

«I tuoi... i tuoi genitori... sono stati gli ultimi a essere uccisi questa notte» riuscì finalmente a dire, la voce scossa mentre con una mano estraeva dalla tasca dei pantaloni il medaglione che sua madre aveva indosso, insieme alle due fedi.

Hermione rimase immobile, per un lungo momento Ron riuscì a far altro che fissarlo. Draco notò anche l'espressione sorpresa e sofferente di Harry, i cui occhi stavano già appannandosi. Si stava preparando a raccogliere i pezzi, quando la sua migliore amica sarebbe crollata.

«Non ho potuto fare niente. Mi sono offerto di spostarli» continuò Draco a fatica «così da poterti riportare questi» disse, lasciando i gioielli nelle fredde mani della ragazza. Non voleva più tenerli lui, erano un doloroso ricordo di quello che aveva visto.

«Mia... m...» cercò di parlare Hermione, ma prima di poter dire qualunque cosa di sensato, si alzò e corse verso il bagno che era appena comparso nella Stanza delle Necessità.

Harry lanciò un occhiata preoccupata alla porta del bagno, quando sentì i suoi gemiti mentre vomitava china sul lavandino. Incontrò per un attimo anche gli occhi bui di Draco, altrettanto preoccupati, prima di alzarsi e camminare verso il bagno.

«Hermione» le sussurrò all'orecchio, mentre le raccoglieva gentilmente i capelli e glieli sistemava da un lato «Hermione, lo supereremo insieme, te lo prometto». Aveva il cuore spezzato. Ora avevano qualcosa in comune, erano orfani. Non avrebbe mai voluto che lei provasse quel dolore.

«Resta qui, vado a parlare con Malfoy, e poi sono subito da te»

Tutto quello che ricevette fu un cenno d'assenso, era tutto quello che poteva dargli. Il suo cervello non stava nemmeno funzionando.

I suoi genitori erano morti. Strinse forte i gioielli di sua madre tra le mani.

Morti. Freddi. Scomparsi.

Niente più Natale in famiglia, niente più serate davanti al camino.

Niente più. Non poteva sopportarlo.

Harry si avvicinò a Draco. Era davvero sconvolto, sedeva sul divano con la testa tra le mani.

«Grazie per aver chiamato anche me. Mi assicurerò che stia bene» disse il Grifondoro goffamente. Non aveva mai scambiato parole gentili con la Serpe, ma era chiaro che Malfoy teneva molto a Hermione, e per lui era abbastanza. Teneva a lei così tanto da dirle la verità lui stesso e da rischiare la vita per poterle portare qualcosa di loro, a cui aggrapparsi.

«Solo.. solo assicurati che lei sappia che... che io non ho potuto fare niente per salvarli» chiese Draco miseramente. Si sentiva patetico di star praticamente implorando l'aiuto di Potter, ma non avrebbe sopportato il pensiero che lei lo credesse complice.

«Lo sa» assicurò Harry «Ma glielo dirò ancora»

«Devo tornare là» disse Draco, alzandosi in piedi. Dopo un paio di passi si girò a guardare Harry «Avrei dovuto fare rapporto a Gran...a Hermione una volta tornato il giorno di Capodanno, ma suppongo che sarò affidato a qualcun'altro, però...» disse, ma il bruno non lo fece finire.

«Lo dubito, Malfoy» lo interruppe con tono sicuro «Hermione non si arrende mai, specialmente ora. Penso che lo scoprirai da te. Quando lo shock sarà passato, tutto questo sarà servito a renderla ancora più forte e determinata ad aiutare te e Piton a sconfiggere Voldemort» spiegò Harry. Notò Draco sussultare a sentire il nome dell'Oscuro, ma non disse niente.

«Bene. Continuerò a contattare lei allora, se ne avessi bisogno» disse Draco. Tuttavia, a meno che non fosse un'assoluta emergenza, non aveva nessuna intenzione di disturbarla fino a Capodanno.

Quando Draco lasciò la stanza, Harry tornò nel bagno, dove trovò Hermione nella stessa posizione di prima. Si era a malapena mossa.

«Andiamo 'Mione» le disse, aiutandola ad alzarsi e porgendole un bicchiere d'acqua perché si lavasse la bocca. Si muoveva come uno zombie, ma almeno non aveva ceduto del tutto.

La portò al divano, e l'abbraccio, tenendola stretta a lui. «So che forse non ti sarà d'aiuto, ma ricordati che i tuoi genitori ti hanno amata moltissimo. Non saranno mai del tutto andati» e quello fu il punto di rottura.

Il corpo della ragazza iniziò a tremare violentemente, mentre si appoggiava a Harry e piangeva disperata.

Lui non disse più niente, si limitò ad accarezzarle i capelli e lasciarla piangere.

Gli ci vollero più di due ore per riuscire a farla calmare abbastanza da respirare di nuovo normalmente.

Era quasi l'alba ormai.

«Hermione» sussurrò, la voce dolce e vellutata mentre la stringeva a se ancora più forte. «Penso che dovremmo informare Silente di quello che Malfoy ... ci ha rivelato».

Lei annuì debolmente, anche se dalla sua espressione era chiaro che non le andava per niente di allontanarsi da Harry.

«Verrò con te» promise lui.

Lei annuì ancora, e si alzò in piedi, gemendo alla sensazione di nausea che sembrava non volerla abbandonare.

Il suo intero mondo era caduto a pezzi nel giro di pochi minuti. Non riusciva a immaginare di vivere in un mondo dove i suoi genitori non esistevano più, non sapeva come farlo. Le avevano dato la vita. L'avevano sostenuta in tutto. Le avevano dato l'amore per la sapienza e per i libri. Tutto quello che lei era, lo doveva a loro.

Ma loro non c'erano più. L'idea era così assurda che non ci avrebbe mai creduto se non avesse visto con i suoi occhi lo sguardo intenso di Draco mentre glielo diceva.

Harry ed Hermione camminavano silenziosamente verso l'ufficio del Preside. La ragazza non stava più piangendo, ma non stava meglio. Harry supponeva che le ci sarebbe voluto del tempo, per tornare quella di prima, se mai fosse successo.

Era quella la differenza tra loro. Almeno i suoi genitori erano morti quando era talmente piccolo da non poterseli ricordare, mentre Hermione avrebbe ricordato i giorni passati con loro per il resto della sua vita.

Al solo pensiero rabbrividì, e intensificò la stretta sulla sua mano.

«Pallini Acidi» Harry pronunciò la parola d'ordine. Sapeva che era presto, ma Silente era sempre disponibile in caso di bisogno.

Quando il preside apparve in cima alle scale, nonostante gli abiti da notte, era perfettamente sveglio e preoccupato. Fece loro segno di entrare.

«Harry, che sorpresa» disse, osservando attentamente i due Grifondoro. «Il signor Malfoy... sta bene?» domandò poi, confuso.

«Signore» gracchiò Hermione, allontanandosi da Harry. Quello era il suo lavoro; non voleva essere un peso per nessuno, soprattutto per Harry e Silente. «Draco è venuto da me questa sera. Hanno ucciso... molte persone. Non mi ha dato un numero esatto, ma sono stati tanti. Fortunatamente lui non è stato forzato a fare niente». La ragazza deglutì con forza, cercando di trattenere le lacrime. Harry le strinse la mano, per incoraggiarla a dire tutto a Silente, ma era estremamente difficile pronunciare ad alta voce quelle dannate parole.

«Loro...I...Io" non riusciva a far uscire le parole. Non le sembrava vero. Guardò Harry negli occhi, implorante. Sapeva che il preside doveva essere molto confuso, ma non riusciva a dirlo.

«Professore, anche i genitori di Hermione sono stati uccisi questa notte» parlò Harry, mentre stringeva nuovamente la ragazza in un caldo abbraccio.

«Oh cara» sospirò lui, sedendosi sulla sua poltrona dietro la scrivania «Sedetevi»

I due presero posto. «Signorina Granger, la capirei se volesse essere sciolta dall'incarico, date le circostanze..."

Silente venne subito interrotto da Hermione, che sembrava aver ritrovato la voce «NO» gridò. «Posso ancora occuparmene io. Posso ancora aiutare Malfoy con la missione, e sconfiggere quel bastardo!» gli occhi di Hermione erano così intensi e profondi da sorprendere Silente e Harry.

«Avevo solo supposto, signorina Granger, che dopo i tristi fatti di questa notte lei non volesse più continuare la missione» si spiegò subito il Preside con cautela.

«No signore» assicurò lei, la sua voce ormai tornata a un tono e volume normali.

Lo guardò negli occhi con aria di sfida prima di parlare ancora «Date le circostanze ora sono solo più coinvolta e sicuramente molto più determinata»

Silente annuì silenziosamente «Molto bene, Signorina Granger. Ma credo di doverla avvertire che questa missione deve diventare il suo obiettivo primario. La sete di vendetta può farci andare avanti, ma non dobbiamo permetterle di accecarci. Capisce cosa sto cercando di dirle?»

Fu la volta di Hermione di annuire silenziosamente. Il preside aveva completamente ragione.

Nonostante il desiderio di vendicare i suoi genitori, doveva mantenere la mente lucida e obiettiva se voleva essere di qualche aiuto Draco e portare a termine la loro missione.

«Ora potrei ritornare nella mia camera, per favore?» chiese lei dopo un momento di silenzio.

«Ma certo» rispose Silente, dopo un breve scambio di sguardi con Harry, che annuì in direzione del suo mentore. Avvolse Hermione con il braccio ed entrambi si diressero alla Torre Grifondoro.


...


Draco era devastato. Non importa cosa facesse, dove andasse o a cosa cercasse di pensare. L'unica cosa che vedeva nella sua testa era lo sguardo scioccato e distrutto di Hermione quando le aveva dato la notizia della morte dei suoi genitori. Si chiedeva se confessarle il suo ultimo intento di alleggerire loro la morte l'avrebbe fatta stare meglio o peggio.

Lasciò un sospiro e si rigirò nel letto per quella che poteva essere la centesima volta quella notte. Dormire era stato un modo di eludere. Lo era stato tutta la settimana.

Il giorno seguente sarebbe rientrato a Hogwarts, e non sapeva cosa avrebbe trovato lì al suo ritorno.

Lo avrebbe mai perdonato?

Sarebbe mai stata in grado di guardarlo ancora negli occhi senza pensare alla morte dei suoi genitori?

Non teneva molto ai suoi, ma non sapeva cosa avrebbe fatto se un giorno si fosse svegliato orfano.

Ma nonostante la nuvola di ansietà e auto-commiserazione non riusciva a non pensare anche alle sue morbide curve a contatto con il suo corpo e alle sue sue dolci labbra sulle sue.

Gemette dalla disperazione. Non bastava il non poter dormire, ora doveva vedersela anche con un'incredibile erezione. La colpa che provava purtroppo non poteva niente contro l'attrazione che sentiva per quella ragazza.

Sapeva che qualcosa era cambiato il giorno della Vigilia. Quella che all'inizio credeva essere solo attrazione si era dimostrata essere molto di più quando era stato invaso da una grande angoscia nel dover dire alla Grifondoro che i suoi genitori erano stati uccisi.

Il suo cuore si era fermato quando li aveva visti torturare e il viso di Hermione gli era apparso nella mente, livido dal pianto e scosso da violenti singhiozzi.

Quella notte era stato costretto ad ammettere quello che aveva cercato di negare per settimane: provava qualcosa di davvero profondo per Hermione Granger.

Sfortunatamente però per loro due non c'era speranza.

Era stato complice nell'omicidio dei suoi genitori! Non era meno colpevole della dannata strega che aveva sparso il loro sangue e aveva scagliato l'anatema che uccide.

Sentiva già il famigliare sapore metallico della bile nella gola, e inghiottì forte.

Forse, forse se era davvero fortunato, Hermione non l'avrebbe del tutto escluso dalla sua vita.


...


Hermione fece quasi un salto quando sentì il Galeone infuocarsi al contatto con la sua pelle. Nel prenderlo il suo sguardo fu catturato dal braccialetto regalatole da sua madre, che per cinque anni non aveva mai abbandonato il suo polso, e mentre il ricordo della donna la investiva con la violenza di un tornado, gli occhi si riempivano di lacrime per la milionesima volta quella settimana.

Scosse la testa con forza, ricomponendosi. I suoi genitori erano lealmente devoti al bene e le avevano insegnato a essere coraggiosa, forte e indipendente. Avrebbe onorato la loro memoria nel miglior modo che conosceva e poteva.

Non voleva dire che facesse meno male, solo che avrebbe fatto di tutto per rialzarsi.

Conquistata quella nuova determinazione si affrettò a leggere il messaggio.

Sono tornato. SdN?

Puntò la bacchetta verso la moneta d'oro e informò Draco che si sarebbero visti lì in dieci minuti. Cercò invano di domare i suoi capelli ribelli, ma con un sospiro ci rinunciò.

Nell'ultima settimana aveva a malapena lasciato la Torre Grifondoro, o meglio la sua camera. Harry però era spesso rimasto con lei, e Silente le faceva mandare il cibo in direttamente in camera.

La McGranitt era arrivata, il giorno dopo che i due avevano dato la notizia a Silente, a porgerle le sue più sincere condoglianze e una spalla su cui piangere se mai ne avesse bisogno. Ma Harry aveva ricoperto quel posto molto bene, anche se Hermione aveva già deciso di non piangere più.

Sicuramente loro avrebbero voluto che lei andasse avanti, non che piangesse la loro scomparsa e non li avrebbe delusi.

«Sto andando a incontrare Malfoy» disse a Harry, mentre gli passava accanto nella Sala Comune.

«Vuoi che venga con te?» domandò lui, preoccupato. L'aveva vista trattenersi tutta la settimana, e sapeva quanto poco salutare fosse non sfogarsi.

«No» rispose, sorridendo debolmente «Va bene così. Non dovrei metterci molto»

«Ok» assentì lui «Ma in caso di bisogno, sono a un Patronus di distanza».

La ragazza annuì e uscì spedita dalla Sala verso il settimo piano. Passata tre volte davanti al famigliare muro, entrò velocemente nella stanza che lei e Draco avevano diviso per più di un mese e chiuse la porta dietro di se.

Malfoy era lì, la postura rigida e il viso teso.

«Cosa è successo ora?» gli domandò, anche se non voleva saperlo. Il suo stato emozionale era così precario che non era sicura di riuscire a sopportare altre brutte notizie quella settimana... o quel mese per quello che importava.

«Niente» si sbrigò lui a rispondere «Io volevo solo... cioè... Come stai?» chiese, la voce sempre più tesa.

«Sto bene» rispose lei instanteneamente, e lui rimase ferito dal tono freddo con cui la Grifona aveva parlato. Si sentì sprofondare.

«Hermione» sussurrò «Mi dispiace così tanto»

«Per cosa?» sbottò lei, avvicinandosi a lui, per poterlo guardare negli occhi. «Non sei stato tu a farlo, Malfoy. E non lascerò che quel lurido bastardo si prenda la vita dei miei genitori e farti sentire colpevole! Quindi non osare scusarti!» urlò.

Draco annuì all'istante.

In quel momento provava pietà per il Signore Oscuro La Granger era davvero spaventosa quando accecata dalla rabbia e dalla vendetta. Le sue parole e il fatto che non lo stesse incolpavano gli riscaldarono il cuore.

«Volevo dirti qualcosa... a proposito di quella notte» iniziò lui. Aveva considerato di non dirglielo, ma una parte di lui voleva offrirle almeno un pizzico di conforto, o almeno sperava che lei avrebbe visto i fatto in quel modo.

«Loro non... voglio dire, mi sono assicurato che non sentissero niente di quello che gli stava succedendo» confessò.

Hermione alzò lo sguardo, fin quando non incontrò di nuovo le sue iridi chiare «C...Come?» gli chiese.

«Incantesimi non verbali» spiegò lui «Ho fatto loro pensare di essere in un altro posto, felice. Mia madre me l'aveva insegnato quando ero piccolo» finì, senza ulteriori spiegazioni.

Perché? Voleva chiedergli. Se l'avessero coperto l'avrebbero ucciso all'istante. Perché rischiare ogni cosa solo per evitare ai suoi genitori il dolore e la paura della morte?

E non appena la realizzazione di ciò che lui aveva fatto la colpì, qualcosa dentro di lei si ruppe. Nell'ultima settimana aveva provato così duramente a reprimere ogni emozione, ma in quel momento non ci riusciva più.

Si era lasciata sfuggire un gemito ed era quasi collassata a terra per dolore che sentiva. Quasi perché le forti braccia di Draco l'avevano catturata, e lui l'aveva stretta forte a se.

Lei si era stretta a lui ed era rimasta così, immobile, sollievo e agonia che alloggiavano nella sua anima. I suoi genitori se ne erano andati, ma il sapere che non erano morti tra dolore e paura aiutava.

Erano solo scivolati nell'altro mondo, e ciò le rendeva le cose molto più facili.

Draco non era abituato a stringere ad abbracciare nessuno, figurarsi consolare una ragazza. Tuttavia in quel momento gli sembrava la cosa più naturale del mondo.

Intensificò la stretta. «Shh, Hermione, andrà tutto bene» le sussurrava dolcemente all'orecchio.

Trasportò la ragazza fino al divano, dove l'adagiò e si sedette accanto a lei, continuando a tenerla stretta tra le sue braccia continuando a parlarle con tono soave, finché la ragazza non alzò la sua testa cespugliosa e non lo guardò «Scusami, non è stato per niente professionale da parte mia» disse, facendo sparire le lacrime che le scivolavano sulle guance con un gesto secco della mano.

Draco sospirò «Si, sei il mio capo, ma mi piace pensare che siamo anche amici» confessò imbarazzato «Non devi essere sempre professionale con me». La sua voce era stata supplichevole, più di quanto avesse voluto.

Lei annuì semplicemente «Ma dobbiamo mantenere la nostra concentrazione» rispose lei, allontanandosi leggermente da lui «Se vogliamo sconfiggere il Signore Oscuro non possiamo permetterci di lasciarci accecare dalla vendetta»

Anche Draco annuì «Hai ragione. Quindi domani torniamo a lavorare insieme?» domandò. Dovevano ancora mettere a punto un piano per cercare di uccidere Silente, senza ucciderlo veramente.

«Si» assentì lei «A proposito, come sta andando con L'Occlumanzia?» chiese interessata. Era l'abilità che più doveva imparare a padroneggiava se volevano avere qualche speranza.

«Bene» l'assicurò lui «Piton e io ci lavoreremo ogni giorno fino alla fine delle vacanze. Silente ha qualche richiesta per me?» disse ancora dopo qualche momento.

«Non ancora» rispose lei, mordendosi il labbro inferiore «Penso che stia aspettando che tu riesca a padroneggiare bene l'Occlumanzia prima». Lui annuì e si alzò in piedi, pronto ad andare. Odiava l'idea di tornare alla sua stanza vuota nei Sotterranei, ma sapeva che per quel giorno avevano finito.

Hermione lo seguì subito dopo. Continuava a mordicchiarsi il labbro mentre pensava alle giuste parole da dire mentre si separavano. C'era così tanto che voleva dirgli n merito a tutto quello che aveva fatto per i suoi genitori. Prima di tutto voleva sapere il perché l'aveva fatto. Voleva buttargli le braccia al collo e abbracciarlo forte, per mai lasciarlo andare via. Qualsiasi uomo che avesse rischiato così tanto per lei si meritava non solo il suo rispetto, ma si meritava di sapere che individuo speciale fosse.

Voleva entrare nella sua testa per sentire cosa stesse pensando. Voleva sapere perché l'aveva consolata prima, perché l'aveva abbracciata.

Lui era Draco Malfoy! Nemmeno un mese prima la odiava.

Lo fermò prima che afferrasse la maniglia, posandogli una mano sulla spalla. Lui si girò per guardarla, apprensivo.

«Ti ringrazio, Draco» disse lei finalmente, curvando le morbide labbra in un caldo sorriso. «Significa molto per me che i loro ultimi istanti siano stati felici».

Il ragazzo nonostante lo shock riuscì a restituirle il sorriso, annuendo leggermente. Era contendo che lei avesse apprezzato quello che lui aveva fatto.

«Non preoccuparti» le rispose e prima che uscisse Hermione gli poggiò le labbra sulla guancia delicatamente e lo abbracciò con vigore per un breve momento, per poi scivolare tra le sue braccia e uscire dalla Stanza delle Necessità.

Il ragazzo restò lì a toccarsi la guancia dove prima le sue labbra erano state, incapace di muoversi.

Hermione Granger era un enigma, e lui si ripromise di conoscerla meglio, perché donne come lei non erano facili da trovare.


  
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