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Autore: Miyan    25/04/2006    4 recensioni
Questa è la storia di una giovane ragazza che si ritrova ad aver di nuovo a che fare con Hogwarts qualche anno dopo al suo diploma... la storia di simpatie, amori e il proseguimento della vicenda di Harry, ipotizzando la morte di Lord Voldemort alla fine del settimo anno... spero che vi piaccia... è stato scritto prima dell'uscita del sesto libro...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 24

CAPITOLO 24

Malfoy aveva lasciato il covo dei mangiamorte e si era diretto verso casa. Entrato a Malfoy Manor lo trovò vuoto come al solito. Attraversò con passo svelto gli ampi corridoi e si diresse nella sua stanza. Lasciò cadere gli abiti da mangiamorte sopra il letto e si mise un paio di pantaloni scuri ed una camicia a mezze maniche.

Sapeva benissimo che doveva contattare Silente e gli altri membri dell’Ordine, ma doveva agire con cautela. Greenflame aveva detto espressamente che sospettava che ci fosse una spia e sicuramente ognuno di loro sarebbe stato controllato. Non poteva fidarsi a lasciare la sua casa per raggiungere quella di Silente. Ma doveva comunque trovare un modo per informarli.

"Ginny…"

forse avrebbe potuto raggiungere la ragazza.

Era comunque strano che un Malfoy frequentasse una babbanofila… anche solo per divertirsi. Ma lui sentiva comunque il desiderio di vederla. Solo qualche notte prima si erano trovati faccia a faccia combattendosi senza ferirsi… era la loro farsa… la loro commedia…

La ragazza ormai viveva da sola in una piccola casa in un minuscolo paese di campagna in cui aveva anche una serra dove coltivava le piante che sarebbero servite sia come ornamento che come ingrediente per qualche pozione.

"Certo… una pozione…"

forse aveva trovato la scusa giusta per contattare la giovane. Ma avrebbe dovuto attendere l’indomani mattina.

May invece era rimasta nel salone con Max. Questo, dopo aver chiuso la porta con un incantesimo, rimise a posto la bacchetta magica e si avvicinò alla ragazza finendo per posizionarsi di fronte a lei.

"Pensi che ti lasci andare via così?"

domandò lui con voce dura.

"Stavo solo tornando nella mia camera…"

rispose lei con voce flebile.

"Bugiarda!"

la voce del giovane rimbombò nell’ampia stanza.

La ragazza alzò lo sguardo verso di lui domandandosi il perché di quel comportamento.

"Volevi scappare da questa casa mischiandoti con gli altri? Pensi che io sia così sciocco da lasciarti girovagare senza scorta?"

chiese lui poggiandole le mani sulle spalle e stringendola forte quasi a farle male.

"No… so benissimo che non ho possibilità di fuggire. Stavo realmente tornando in camera mia. Sei liberissimo di non credermi…"

affermò la ragazza continuando ad osservare negli occhi l’uomo.

"…secondo te sono così pazza da farti arrabbiare e rischiare che tu mi uccida?"

domandò ora lei.

Max la guardò. Era furibondo. Non sopportava l’idea che qualcuno lo avesse tradito. Non sopportava il pensiero che lei gli stesse mentendo. Ma doveva trattenersi.

"Hai ragione, è meglio per te se non mi fai arrabbiare…"

mentre diceva queste parole le lasciò le spalle e fece qualche passo verso la porta, quindi l’aprì.

"Vieni, ti accompagno nella tua stanza."

la invitò porgendole una mano.

Quando furono uno di fianco all’altra, il ragazzo fece passare la mano di lei attorno al suo braccio. Camminavano in silenzio lungo i corridoi deserti.

"Dove sono tutti?"

chiese la ragazza dopo alcuni minuti.

"Coloro che erano a cena da noi sono tornati nelle loro case… devono pur sempre mantenere la loro vita normale, non possono correre il rischio che vengano scoperti."

Spiegò il giovane.

"Poche persone? Bene sarà più facile fuggire…"

pensò tra sé la ragazza.

"Alcuni sono rimasti di guardia, e Linda vive qui con me… anzi con noi…"

affermò egli volgendosi a guardarla in volto.

"Ecco siamo arrivati."

Disse lui mentre si fermarono di fronte alla porta della stanza da letto della ragazza. Questa girò la maniglia e la trovò aperta.

"Buonanotte Max."

disse lei scivolando all’interno.

Il ragazzo le impedì di chiudere la porta e la prese per un braccio stringendo le dita con forza.

"Guai a te se tenti di fuggire… hai visto di cosa sono capace!"

le sussurrò. Gli occhi erano intrisi di rabbia.

"Sì, ho visto. Ora lasciami riposare…"

rispose lei.

Max la lasciò andare e dopo che si fu chiusa la porta la bloccò con un incantesimo. May intanto si era appoggiata al muro. Non riusciva a reggersi in piedi. Le gambe le tremavano. Aveva paura. Aveva letto negli occhi del giovane che sarebbe stato realmente in grado di ucciderla se lei gli avesse disobbedito.

Silente aveva rimandato tutti i membri dell’Ordine alle proprie vite. Solo Harry e Remus erano rimasti con lui in quella casa, mentre Hermione faceva la spola tutti i giorni per controllare la salute di Potter. Questi si stava riprendendo, anzi lui si sentiva bene, ma la dottoressa gli aveva intimato di rimanere a letto ancora per qualche tempo.

Anche Ginny era tornata alla sua casa. Finita la scuola aveva affittato quella piccola dimora con la serra per poter avviare il suo lavoro. Le era costata fatica e tanti soldi, prestati gentilmente dagli amici, ma dopo pochi anni era riuscita a saldare i debiti ed ora aveva un lavoro ben avviato.

Quel mattino se ne stava nella serra. Tre ragazzini la aiutavano nel giardino durante le vacanze estive, ma solo lei si occupava delle piante delicate che si trovavano nella serra. Alcune erano troppo pericolose per poterle lasciare nelle mani dei ragazzini.

"Signorina Weasley, c’è un signore che la cerca. Dice di voler comperare dei semi."

Una giovane dai lunghi capelli castani legati in una treccia l’aveva avvertita senza entrare, si era fermata sulla porta.

"Grazie Milly, avvertilo che arrivo a minuti."

La ragazza lasciò il varco della porta. Ginny intanto si era tolta i guanti da giardinaggio e il grembiule sporco di terra. Uscì dalla serra e si avviò verso la casa dove qualcuno era seduto sotto il portico. Quando fu abbastanza vicina si sorprese nel riconoscere il giovane.

"Signor Malfoy."

Gli porse la mano in segno di saluto.

"Signorina Weasley…"

lui non le strinse la mano lasciandola nell’imbarazzo.

"…vedo che si è trovata un lavoretto utile."

Aveva continuato lui a parlare mentre si alzava in piedi.

"Sì, un lavoro profittevole."

Aveva aggiunto lei mentre ritirava la mano e incrociava le braccia al petto.

"Mi dica, come posso aiutarla signor Malfoy?"

domandò lei freddamente.

"Ho sentito dire che possiede alcune piante interessanti. Volevo acquistarne alcune da utilizzare per le mie pozioni."

Espose egli mentre il suo sguardo si posava sulla serra. La ragazza seguì lo sguardo del giovane.

"Mi segua nella serra. Gliele mostro volentieri."

Percorsero le poche decine di metri che li separavano dalla serra e vi entrarono.

"Draco, sono contenta di vedere che stai bene"

disse lei mentre si inoltravano tra le piante.

"Attenta, potrebbero sentirti."

Affermò egli abbassando la voce.

"Qui non entra nessuno, non temere siamo al sicuro."

Lo rassicurò lei.

"Tutti i mangiamorte sono sorvegliati, Greenflame sospetta la presenza di una spia. Quindi non posso raggiungere Silente."

Spiegò lui.

"Di pure a me. Ci penso io."

Assicurò la giovane.

"La professoressa Pereights è al covo, l’ho vista ieri sera ma ero impossibilitato a parlarle. Ma sta bene."

All’udire quelle parole la ragazza fece un sospiro di sollievo.

"Per il resto non so cosa abbia in mente Max, tranne che vuole farla pagare alla spia, cioè a me."

il giovane si appoggiò al tavolo da giardino dove la ragazza lavorava pochi minuti prima.

"Sospetta di qualcuno?"

chiese preoccupata.

"Te l’ho detto, non so nulla. Ma devo stare attento. Avverti tu i membri dell’ordine…"

disse lui.

"…ora è meglio che vada."

La ragazza gli si buttò tra le braccia

"…aspetta…"

lo baciò.

"Mi spiace solo che non potremo vederci spesso."

Disse Draco mentre si allontanava da lei.

"Aspetta, non hai preso la pianta…"

lo richiamò in dietro.

"Me lo potevo immaginare che da una Weasley non avrei potuto trovare ciò che mi serve."

Affermò ad alta voce facendosi ben sentire dagli aiutanti di Ginny. La ragazza sorrise.

"Guai a lui se non fa la sua parte da odioso!"

poi uscì anch’essa dalla serra.

"Signor Malfoy, le posso procurare quella pianta a giorni…"

cercò di raggiungerlo.

"Lasci perdere. Mi serviva ora. La cercherò da un’altra parte. Ho solo perso tempo. A mai più rivederci signorina Weasley…"

poi lo vide smaterializzarsi.

Erano alcuni minuti che qualcuno bussava insistentemente alla porta. Harry che era a letto nella sua stanza si decise ad alzarsi ed a scendere per vedere chi fosse.

"Strano che Silente e Remus non siano andati ad aprire…"

pensò tra sé mentre si dirigeva alla porta d’ingresso. Guardò dallo spioncino e vi riconobbe la rossa Weasley, quindi aprì l’uscio.

"Per la barba di Merlino! Quanto tempo ci mettete in questa casa a venire ad aprire!"

disse lei stizzita mentre varcava la soglia.

Potter richiuse la porta dietro di lei e si soffermò a guardarla. Aveva i lunghi capelli raccolti in una coda spettinata e gli abiti da lavoro. Il viso mostrava uno sguardo preoccupato.

"Che succede Gin?"

chiese lui vedendola in quello stato.

"Dov’è Silente?"

la ragazza evitò di rispondergli, cercando invece il preside.

"Non c’è. Di pure a me…"

le fece pressione lui.

"No Harry, non posso parlare con te…"

affermò lei mentre si dirigeva nello studio del preside, ma lo trovò vuoto.

"Non sai quando rientra?"

gli domandò.

"Non ne ho la più pallida idea… non sapevo nemmeno che fosse uscito."

Spiegò il giovane.

Non ebbe nemmeno il tempo di terminare che si senti un crack e il preside si materializzò innanzi a loro.

"Salve ragazzi!"

salutò lui vedendoli.

"Aspettavo proprio lei preside. Avrei urgente bisogno di parlarle."

Affermò Ginny.

"Vieni, seguimi nel mio studio."

Disse lui entrando nella stanza.

Ginny lo seguì ed anche Harry imitò la giovane, voleva sapere cosa stesse accadendo.

"Dimmi Ginevra, cosa succede?"

domandò l’anziano mentre si accomodava nella sua poltrona.

"Malfoy è stato alla mia serra…"

disse lei.

A quelle parole l’attenzione dell’uomo e di Harry divenne massima.

"Alla tua serra? Come mai?"

domandò Potter.

"Non può venire qui, Greenflame sospetta che ci sia una spia e sono tutti sorvegliati. È passato da me con una scusa."

Spiegò la ragazza.

"E che notizie ti ha portato?"

chiese il preside.

"May è nel covo dei mangiamorte. Dice che sta bene ma che non ha potuto parlarle, l’ha solamente vista durante una cena. E poi, come dicevo prima, Greenflame vuole scoprire chi sia la spia e fargliela pagare."

Raccontò la Weasley.

"Nient’altro?"

chiese Harry preoccupato.

"Nient’altro. Ma mi sembrano comunque notizie importanti."

Disse lei voltandosi verso il giovane e guardandolo negli occhi.

"Sì Ginevra, sono notizie importanti. Hai fatto bene ad avvertirci. Ora che sappiamo che la professoressa è nel covo dei mangiamorte possiamo andare a prenderla."

Affermò l’anziano.

"E come? Non sappiamo dove sia…"

disse Harry.

"Ti sbagli, Draco mi ha dato una mappa da usare in casi urgenti. Questo è uno di questi casi…"

disse l’uomo.

"Ginny, Harry, avvertite tutti i membri dell’ordine, nel giro di poche ore andremo a liberare la professoressa Pereights!"

ordinò il preside.

I due uscirono subito dalla stanza e si misero a contattare tutti i loro compagni. Sapevano bene che il tempo era una variabile importante nella riuscita del piano.

"Eccomi di nuovo a fingere… di nuovo in questa sala…"

pensava tra sé la professoressa mentre stava cenando nella sala di due sere prima. Come al solito Max era seduto a capo tavola e conversava con la bionda Linda elegantissima nel suo abito nero. Lei invece se ne stava zitta mentre ascoltava i discorsi dei due.

Ma quella sera c’era qualcun altro allo stesso tavolo. Anch’egli se ne stava zitto e rispondeva garbatamente solo quando gli veniva rivolta la parola.

Quando era entrata nella stanza, accompagnata da Linda era rimasta sorpresa nel vederlo a tavola mentre parlava con Max. Non indossava la divisa da mangiamorte e nemmeno la maschera, ma un paio di eleganti pantaloni grigi ed una camicia chiara dal taglio raffinato. Gli era passata accanto mentre raggiungeva il suo posto accanto a Max. Lui invece occupava il posto accanto a Linda.

"Spero che il nostro ospite non ti disturbi May…"

le aveva detto gentilmente il padrone di casa.

"Nessun disturbo. Mi sorprende soltanto che non indossi la divisa da mangiamorte e non mi nasconda il suo viso…"

aveva risposto lei seccamente. Il suo disprezzo per lui era fin troppo visibile.

"Professoressa Pereights, non temo di farmi vedere in volto da lei. Tanto non lascerà mai questa casa…"

le aveva risposto a tono per poi scoppiare in una fragorosa risata.

"Cara, Draco ha perfettamente ragione. Ormai tu fai parte della famiglia."

Aveva affermato Max, mentre lei inorridiva a quelle parole.

"In ogni modo la sua presenza non mi stupisce… tutti sanno benissimo che il signor Malfoy è un mangiamorte."

Aveva risposto lei con voce pacata.

"Ma su, non discutiamo di ciò. Max non è meglio cominciare a cenare?"

era intervenuta la bionda.

Ed eccoli lì, mentre cenavano con cibi succulenti, in abiti eleganti… recitando ognuno la propria parte.

"Draco ti fermi dopo cena o devi scappare da qualche donzella?"

domandò ridendo il padrone di casa.

"Posso fermarmi un po’ con voi, ma solo se non disturbo le signore…"

rispose il giovane.

"Che modi cortesi e raffinati… possibile che sia lo stesso individuo conosciuto ad Hogwarts?"

si chiese la rossa.

"Nessun disturbo Draco. È bello avere un amico ogni tanto in questa casa."

Disse Linda mentre gli appoggiava la mano su un braccio. May osservò il gesto.

"Linda si vuole consolare con lui?"

pensò malignamente.

La cena intanto era terminata e tutti si erano alzati ed erano usciti in giardino. May passeggiava accanto a Max che la teneva a braccetto, la stessa cosa accadeva per Draco e Linda. Sembravano due coppiette innamorate immerse nel chiaro di luna.

Un giovane si avvicinò a loro.

"Perdonatemi signore, ma chiedono di lei."

Disse verso Max.

"Scusatemi devo assentarmi. Linda vieni con me."

ed i due si allontanarono.

Era una occasione troppo fortunata per essere vera.

"Devo parlare con Draco…"

pensò ma sapeva benissimo che poteva essere una trappola per testare la fedeltà di Malfoy.

La giovane se ne stava a pochi passi dal biondo, ad occhi bassi. Ad un certo punto si decise ad alzare lo sguardo su di lui e lo vide che la stava fissando. Sorrise aspramente.

"Da sola con Malfoy… quale onore!"

disse duramente.

"Hai paura che possa approfittare della situazione?"

chiese egli mentre si infilava le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo che non l’abbandonava un secondo.

"Nessun timore… Non oseresti mai andare contro il tuo Signore… e poi la bella Linda pare interessata a te, per stasera hai già un letto in cui dormire!"

stare in quella casa la rendeva più acida e maligna.

"Chi ti dice che mi accontento?"

un’altra domanda velata mentre si era avvicinato molto a lei. La ragazza non era indietreggiata, in quel modo avrebbe dato l’impressione di aver paura di lui.

"Devi… mio caro."

Non aveva abbassato mai lo sguardo.

Aveva tolto di scatto le mani dalle tasche e le aveva posate saldamente sulle spalle della giovane per trattenerla quindi si era avvicinato al suo orecchio per poter sussurrare flebilmente.

"Sei in gamba… hai capito che è una trappola. Sta tranquilla verranno a prenderti presto…"

poi le aveva sfiorato il lobo dell’orecchio con le labbra.

"Draco!"

la voce di Max era giunta adirata alle loro orecchie. Il biondo si scostò subito dalla ragazza, rinfilando le mani nei pantaloni, noncurante.

"Da quando in qua vuoi prendere ciò che è mio?"

aveva domandato il padrone di casa, ma il tono della voce era più calmo.

"Non temere Max, so bene che è tua. Volevo solo vedere fino a che punto avrebbe retto la mia presenza prima di scappare impaurita… e devo dire che ha superato la prova. È coraggiosa, fatta apposta per te!"

affermò Draco fissando negli occhi il suo signore.

Max scoppiò a ridere avvicinandosi all’amico e dandogli una pacca sulla schiena.

"Sei proprio un amico. Ma sapevo già di mio che May sarà in grado di affiancarmi nel mio regno!"

affermò il giovane.

May invece non aprì bocca, era paralizzata.

Erano rimasti nel parco ancora una decina di minuti, poi Draco se n’era andato dicendo che aveva un appuntamento importante a cui non poteva mancare. Max aveva sorriso e aveva salutato il giovane calorosamente, poi Linda lo aveva accompagnato alla porta.

"May vieni con me…"

le aveva ordinato Max appena i due si erano allontanati. La voce dell’uomo era fredda e non ammetteva repliche. La giovane lo seguì senza fiatare. Lui si era incamminato con passo veloce. Erano rientrati nella villa passando per la sala da pranzo. Avevano percorso corridoi che May non conosceva, era solo riuscita a capire che si trovavano al primo piano della villa. Le sembrava che mano a mano che avanzavano le luci si affievolissero e che una cappa oscura di magia soffocasse l’aria. Ma non poteva permettersi di fare domande.

"May…"

lui la chiamò voltandosi ad aspettare che lei lo raggiungesse. Appena gli fu in parte lui la afferrò per un braccio mentre con l’altro brandiva la bacchetta che picchiò su un punto del muro formulando parole a lei incomprensibili… era serpentese.

Al gesto dell’uomo si formò una porta. Era a due battenti e fatta di legno scuro, molto probabilmente ebano. Come sulle altre porte erano incisi disegni di serpenti ma al centro di ogni battente troneggiava il marchio nero, il simbolo dei mangiamorte. Max apri la porta e spinse dentro la ragazza con forza, poi si voltò verso i battenti per chiudere a chiave e voltava le spalle alla ragazza che lo osservava stupita ed impaurita. La stanza era rischiarata soltanto da una luce proveniente da un abat-jour.

"Ma Max…"

Le uscirono flebilmente quelle parole dalla bocca.

"Zitta…"

ordinò lui senza alzare la voce. Continuava a voltarle le spalle.

Lei diede un rapido sguardo alla stanza. Era una camera da letto scura, le tende di velluto nero erano chiuse. Tutto, dai tappeti, alle coperte, agli arazzi, era scuro, soprattutto nero e verde, ogni tanto c’erano dei ricami argentati.

Si voltò finalmente verso di lei, gli occhi carichi di rabbia. Le si avvicinò con passo svelto e prendendola di forza la spinse contro al muro. Il forte colpo le era rimbombato nei polmoni, la ragazza si sentì mancare il fiato.

"Non permetterti mai più di comportarti come stasera…"

la voce vibrante di ira, mentre i suoi occhi non si distoglievano da quelli di lei.

"Ma…"

la ragazza non capiva.

"Zitta ho detto!"

aveva urlato, May aveva allora chiuso gli occhi.

"Non azzardarti mai più a civettare con nessun’altro! Mi hai capito?"

ormai urlava nelle orecchie della giovane. Lei rimase zitta e ferma.

"Ti ho detto se hai capito? E apri gli occhi dannazione!"

urlò di nuovo.

Lei era molto impaurita, ma per non rischiare di più aprì gli occhi di colpo. Poi con la testa gli face un cenno di assenso. Aveva capito benissimo.

"Se dovesse accadere di nuovo una cosa simile, ammazzo lui sul momento mentre tu desidererai di essere morta!"

la voce era tornata ad un volume accettabile, ma era sibilante, le aveva messo paura. La continuava a fissare in silenzio, mentre lei non distoglieva gli occhi dai suoi, non osava mutare posizione di nemmeno un millimetro, temeva di scatenare ancora la sua ira se l’avesse fatto.

Erano passati solo alcuni minuti quando lui la lasciò andare, ma alla giovane erano sembrate ore intere. Si portò una mano sulla spalla sinistra che le doleva. Vide alcuni lividi viola sulle spalle. Respirò lentamente per calmarsi, per far ritornare alla normalità il battito accelerato del suo cuore.

Max intanto si era allontanato da lei ed aveva aperto le tende facendo entrare la luce della luna dalla finestra. Poi lentamente si era seduto al bordo del letto e si era preso il capo tra le mani.

Lei era rimasta ferma a lungo ad osservare ogni suo movimento nella poca luce che regnava nella stanza. Aveva paura, aveva un’enorme paura, ma non poteva fare a meno di dispiacersi per quel giovane. Sembrava molto solo e confuso.

La professoressa fece qualche passo poi si fermò di nuovo attendendo una reazione da parte dell’uomo. Questi era ancora immobile nella posizione di prima. Allora si avvicinò lentamente a lui fermandosi a pochi passi proprio accanto al comodino. Alla luce della lampada, proprio al di sotto di essa, May vide un oggetto a lei caro appoggiato sul comodino.

"La mia bacchetta…"

pensò tra sé, desiderando ardentemente di recuperarla.

"May…"

Max la stava chiamando, quindi il suo sguardo si posò su di lui. Egli rialzò il volto guardandola negli occhi. Poi allungò un braccio e prese una mano della giovane nella sua. La fece avvicinare a lui.

"Dimmi Max… che c’è?"

domandò gentilmente non vedendo più la rabbia negli occhi del giovane.

"Rimani con me…"

le chiese lui mentre si alzava in piedi.

La abbracciò facendole passare una mano dietro alla testa e la baciò dolcemente. La ragazza chiuse gli occhi indecisa su cosa fare.

Ciao ragazzi! Finalmente posso aggiornare... come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto. Po devo ringraziare simone, anche se ha detto che i primi capitoli facevano schifo, e Francys e Manny, anche a me è piaciuto molto Max... terrificante... subdolo forse...

beh commentate in molti... per piacere :-(

A presto (spero)

Miyan

  
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