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Autore: la_marty    25/08/2011    5 recensioni
Dal sesto capitolo:
“Grazie Bella, ma ti sarei grato se non tentassi più di uccidere le mie intervistatrici, o il pubblico potrebbe farsi un’idea sbagliata dei miei modi”.
Bellatrix arrossì e pigolò: “Era un banalissimo Anatema che uccide, cosa c’era di sbagliato, padrone?”.
Travers rispose per Voldemort: “Chi vuoi che voti il padrone se si ha la percezione che tutti gli oppositori verranno ammazzati seduta stante?”.
“Ma la politica del padrone è esattamente questa!”, esclamò lei. “Meglio che ci facciano l’abitudine”.

Ebbene sì, la crisi è arrivata anche nel mondo della magia: c'è aria di elezioni e i tre candidati scelti si apprestano ad affrontare una dura campagna elettorale e tutta una serie di interviste e dibattiti per ottenere la fiducia degli elettori. Gli aspiranti Ministri della Magia sono un mago malvagio e famoso, una studentessa modello di Hogwarts e un mago piccolo e furbo, odiato da tanti ma che riscuote, in modi più o meno leciti, un misterioso successo ogni volta che si aprono le urne.. vi ricorda qualcuno?
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Ok, questo capitolo l’ho scritto spaccandomi dal ridere, spero che vi piaccia :D siete pronti per l’intervista più improbabile che riuscite a immaginare? Nella speranza di non deludervi.. buona lettura!



Intervista con la Skeeter – Lord Voldemort.

Rita Skeeter aveva preteso che gli Auror perquisissero il Signore Oscuro e gli ritirassero la bacchetta, prima dell’intervista. Non che non si fidasse, è che.. insomma quando si ha a che fare col famigerato Voi-Sapete-Chi.. non si può mai sapere, ecco.
Comunque quando Lord Voldemort si sedette di fronte a lei, la giornalista sfoderò uno dei suoi sorrisi suadenti e fece commenti piccanti sulle sue lunghe mani e sui modi migliori per usarle.
Bellatrix sbuffò.
Lord Voldemort sorrise strizzando gli occhi rossi e salutò i presenti col gesto che era divenuto il suo saluto personale: la mano chiusa a pugno con l’indice e il medio alzati, come a simboleggiare la vittoria ma allo stesso tempo la V di Voldemort.
I Mangiamorte alzarono le mani nello stesso gesto di saluto.
Rita Skeeter cominciò.
“Allora, mio caro signor.. ehm..”, esitò. “Mio caro signor Vol.. oh.. non riesco a dirlo” disse rabbrividendo.
“Si rilassi mia cara”, la tranquillizzò Voldemort. “Faccia un bel respiro e ripeta con me: Vol – de – mort!”.
“Vol – ddddd..”. Rita prese ad annaspare come preda di un’attacco d’ansia. “Mi dispiace, non riesco..” si scusò sventolando la mano per farsi aria. “Non è un caso se lei è Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.. non ha un soprannome? I suoi amici come la chiamano?”.
“I miei.. amici?”. Voldemort la guardò incerto.
“Sì, i suoi amici”, insisté Rita.
Il mago oscuro la fissò a bocca aperta, come se stesse parlando in qualche strana lingua.
“Le persone a lei più vicine, i suoi sostenitori”, Rita si fece impaziente. “Quelli!” esclamò indicando i Mangiamorte.
Voldemort seguì con lo sguardo le persone indicate dalla giornalista e sul suo volto serpentesco si dipinse un’espressione di comprensione.
“Aaaah, ora capisco cosa intende”, esclamò felice. “Loro mi chiamano Mio Signore o Padrone, può chiamarmi così se vuole”. Lo disse con calore, come se le stesse accordando un grosso privilegio. Ma l’occhiataccia che ricevette in risposta era inequivocabile.
“Bè, che ne dice di Voldie? O Lord V”, suggerì notando le bandierine dei suoi Mangiamorte. “Lord V non è male”.
“Vada per Lord V allora”, concesse Rita. Voldemort sembrava soddisfatto e ammiccò a Bellatrix, che sbatté le ciglia e gli lanciò uno sguardo adorante.
“Lei è tornato tra noi un paio d’anni fa dopo una lunga assenza”, cominciò la giornalista. “Come l’hanno cambiata questi anni passati in forma.. come dire.. non proprio umana?”.
“Ottima domanda”, l’adulò il Signore Oscuro. “Se prima c’era una virtù che non mi apparteneva era la pazienza. Dopo più di dieci anni, passati a possedere un corpo di serpente dopo l’altro e basta, direi di essere diventato paziente. Il che fa di me un individuo perfetto ora”.
Applausi dai Mangiamorte. Rodolphus Lestrange sparò in aria il Marchio Nero, ma gli Auror lo disintegrarono all’istante beccandosi gli sguardi assassini di tutti i sostenitori di “Lord V”.
“Mi sta dicendo che per tredici anni non ha fatto altro che strisciare?”, domandò Rita Skeeter.
“Non me ne parli. Una tortura”, Voldemort scosse il capo come a volersi liberare dei suoi brutti ricordi. “Niente incantesimi, niente caccia ai Babbani, nessuno con cui chiacchierare..”, continuò con tono affranto.
“Bè, avrà sperimentato la vita sociale dei serpenti..”.
“I serpenti hanno un pessimo senso dell’umorismo. Mai una volta che ridessero delle mie barzellette. Un incubo”.
“Sì, posso immaginarlo”, Rita gli diede dei colpetti di comprensione su un braccio. “Ma ora è tornato ed è questo che conta, no?”.
Voldemort scrollò le spalle per quel tentativo di sollevargli il morale, ma i ricordi si stagliavano dolorosi nella sua mente.
“Sono tornato ma non è più come una volta. Lo sento”, confessò. “Non incuto più il timore di prima.. la gente non mi rispetta più.. non capisco davvero il perché..”
Rita esitò.
“Bè, Lord V.. lei è stato sconfitto da un bambino in fasce, non è una fine rispettabile per quello che si dice un Mago Oscur..”
Avada Kedavra!” strillò Bellatrix con tutto il fiato che aveva in gola. Scaturì dalla sua bacchetta un potentissimo anatema che si scagliò dritto dritto in direzione della giornalista. Un potente bang fece sussultare tutta la piazza dallo stupore. Era il sortilegio Scudo degli Auror evocato a inizio intervista per evitare scene del genere.
Rita tuttavia si spaventò tantissimo, e Voldemort la sentì urlare da dietro al palco a Caramell che non voleva risalire, non voleva finire pelle e ossa, poi udì Caramell strillare più forte ancora, Silvius si intromise, due voci insieme urlarono “Stupeficium!” e ancora Rita e Caramell che discutevano. Dopo qualche minuto Rita tornò sul palco. Era ancora scossa e con le mani tremanti, ma si sedette alla solita poltrona.
“Allora Lord V, stavamo dicendo..”, poi si interruppe. “Ma se vuole cambiamo argomento.”
“Mia cara Rita, perdoni l’impulsività della mia Mangiamorte prediletta”, Voldemort scoccò un’occhiata a Bellatrix. “Lei sa che non deve rifarlo, non è vero Bella?”.
“Sì, padrone”, esalò Bellatrix suadente.
“Si parlava del mio periodo di assenza e delle sue cause. Bene, voglio mettere in chiaro qui una volta per tutte che non è stato per via della mia inettitudine, né per le mie lacune magiche. È stata messa in atto una magia antica, che non ho potuto prevedere, e che mi è stata purtroppo fatale”.
“Una magia antica? Dal piccolo Harry?” Rita sembrava confusa. “Non capisco”.
“No.. non dall’insignificante Harry Potter..”, Voldemort si fermò. Anche da lì poteva vedere Silente tra il pubblico che fremeva come se fosse seduto su un puntaspilli. “Su avanti Silente!” sbottò infastidito, “dillo pure!”.
Silente si alzò, si guardò rapidamente in giro controllando che tutti lo guardassero e poi esclamò spalancando le braccia: “E’ stato l’amore!!”.
La mancanza di reazioni lo lasciò interdetto. Si guardò intorno con impazienza sbalordito che la gente non fosse incredibilmente sorpresa né che nessuno inneggiò a lui in quanto detentore di verità universali.
“Fantastico”, commentò Rita Skeeter distrattamente. Il cappello di Silente si afflosciò. “Vorrei ora discutere con lei, Lord V, dei suoi piani di scalata sociale e di come intende rivoluzionare l’ordine pubblico nel caso che venisse eletto Ministro. Quali riforme porterebbe?”.
“Ciò che mi sta a cuore maggiormente”, proferì con tono grave. “È la sanità. Destinerò grandi somme di denaro alla ricerca, in modo che vengano trovate cure a tutti i veleni, gli anatemi e le malattie magiche esistenti”.
“Questo è molto nobile!”, approvò Rita Skeeter.
“Già. Significherà testare un gran numero di possibili cure su individui che dovranno essere avvelenati o affatturati di proposito, non possiamo permettere che l’assenza di cavie mandi all’aria questa nobile impresa”.
L’atmosfera in piazza gelò.
“Le cavie saranno i nostri amici Mezzosangue”, continuò Voldemort con fare pratico. “Tanto quando sarò Ministro saranno esclusi da tutte le professioni possibili e questo sarà un ottimo modo per rendersi utili”.
“Ma.. ma che sta dicendo?”, farfugliò Rita indignata. “Intende escludere i Mezzosangue dalla forza lavoro? Come spera di guadagnarsi il loro voto dopo una dichiarazione del genere?”
“Se non sarò eletto Ministro li darò in pasto a Nagini”, rispose Voldemort candidamente. “Meglio senza lavoro che senza vita, no?”
“Mi perdoni ma trovo che questo non abbia senso.. Silente inoltre ci ha detto che lei stesso è un Mezzosangue!”.
“Mia cara signora!”, tuonò Voldemort rivolgendo a Silente un’occhiata assassina. Quest’ultimo si limitò a fischiettare con nonchalance e a osservarsi la punta delle scarpe con estremo interesse. “Si dà il caso che io discenda da Salazar Serpeverde in persona, non crede che questo sia un dettaglio non trascurabile?”.
Rita pensò che non era saggio far irritare l’Oscuro Signore, tanto più che Bellatrix stava tornando irrequieta. Per cui sorrise nervosamente e cambiò argomento.
“Parliamo dei cambiamenti che intende portare all’interno della scuola”, esordì. “Quale piano ministeriale applicherebbe a una scuola di Magia che, come ci ha confermato prima la signorina Granger, è già ottima?”.
“Sto pensando di inserire tra gli insegnamenti un corso di lingua straniera”, rispose l’Oscuro Lord pensoso. “Sarebbe educativo e non fa mai male parlare due lingue”.
“Interessante!”, squittì Rita. “Certo, a Hogwarts si studiano le Antiche Rune, ma certo non è che siano utili per comunicare oggigiorno”, commentò dando in una risatina. “E che lingua vorrebbe inserire? Il francese? O forse il Marino?”.
Voldemort la guardò perplesso.
“Ma è chiaro no? Il Serpentese”, rispose come se stesse spiegando un concetto ovvio. “Lo parlava il grande Salazar Serpeverde ed è giusto tramandare ai posteri questa nobile pratica”.
Il sorriso di Rita si incrinò leggermente, ma decise di assecondarlo e annuì vigorosamente.
“E che mi dice di Harry Potter? Intende tornare a dargli la caccia?”.
“È responsabile dei miei tredici anni di solitudine, cara Rita, tornare a dargli la caccia è il minimo che io possa fare”.
“Ovviamente..”, Rita sfogliò la sua documentazione, alla ricerca di altre domande da porre prima dello scadere del tempo. “Sappiamo tutti che lei è un noto cacciatore di Babbani. Pensa di legalizzare una sorta di Caccia al Babbano o qualcosa del genere?”.
“I Babbani non ci saranno più per molto nel caso che io diventi Ministro”, un sorriso sadico solcò il volto albino di Voldemort. “Intendo revocare lo Statuto di Segretezza. Perché dovremmo continuare a nasconderci? Perché dobbiamo essere noi quelli in clandestinità? Cos’abbiamo da temere da dei semplici Babbani?”, notò che stava infervorando i suoi fedeli Mangiamorte. “Comincerò col togliere la bacchetta e Mezzosangue e Nati Babbani, poi verrà la volta dei Babbani.. saranno schiacciati dalla nostra superiorità e purezza di sangue.. verranno soppressi!”, urlò.
“Signor Lord V”, lo rimproverò Rita, “questo è un discorso assolutamente egocentrico e razzista. Non può eliminare la razza Babbana. Senza contare che manderebbe per aria Arthur Weasley che coi Babbani ci sfama sette figli”.
“Sono solo un povero Mago Oscuro impegnato in malvagi piani di conquista del mondo”, spiegò Voldemort con tono umile. “Mi lasci fare il mio lavoro e non mi giudichi, ok?”.
“Tempo scaduto!” strillò Caramell tornando sul palco, il sorriso da un orecchio all’altro. “Grazie per averci concesso il suo tempo, Lord V (posso chiamarla anch’io così?)”, e senza aspettare risposta lo lanciò verso le scalette del palco, dove salutò la platea alzando indice e medio nel suo saluto a V.
“Manca solo un candidato da ascoltare!”, esclamò Caramell con eccitazione. “Che entri Silvius!”.
  
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