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Autore: mrbeen    25/08/2011    1 recensioni
gli occhi limpidi di kurt hanno già incontrato quelli caramello di blaine. Il suo cuorecuore ha già battuto per lui. Quel ragazzo riccioluto l'aveva già salvato. Ma, al momento della verità nessuno dei due ne serba memoria.
cit.cap 1
"Ma questa non è la mia storia. Oddio per la maggior parte sì. Ma non solo. Ma non è la storia della mia vita. Solo di una piccola parte."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Grazie mille per tutti quelli che hanno recensito, per le 6 che hanno aggiunto la storia nelle seguite e per le 2 nei preferiti… siete fantastiche!!!!
Questo è un capitolo di passaggio e anche piuttosto corto, ma beh ci vogliono anche questi nelle storie… Buona lettura….
 
 
Quando mi risvegliai ero sdraiato su quella polverosa stradina da solo. Non si vedevano ne i miei aggressori, ne il mio salvatore. Il mio cavaliere. Il mio principe. Mi piaceva come suonava. “Il mio principe.” sussurrai.
 
Cercai di capire quali erano le mie condizioni fisiche: sollevai la maglietta e notai diversi lividi giallognoli. Mi tastai la faccia. Sentivo pulsare un occhio ma per il resto niente di strano. Decisi di continuare sulla strada di casa. Il mio cavaliere aveva messo in fuga tutti. Entrai nel primo bar e mi intrufolai nel bagno. Allo specchio la mia faccia sembrava ancora normale anche se rossa come un peperone per l’agitazione. Ma il mio occhio si stava gonfiando. “Devo trovare una buona scusa per mio padre” pensai. Durante il resto del tragitto provai a elaborare una scusa e devo ammettere che non riuscii a trovare molto.
 
<< Oggi a ginnastica abbiamo giocato a palla avvelenata e ho preso una brutta pallonata nell’occhio >> .
 
Per fortuna mio padre aveva parecchio da fare in officina ed era distratto, così non si accorse dei lividi sul ventre. Ringraziando il cielo per quell’insperata fortuna, entrai in camera mia. Mi stesi sul letto e piansi.
 
Non riuscivo a capire quell’odio nei mie confronti. Sapevo che non molte persone capivano cos’ero e riuscivano ad accettarlo, ma prima d’allora nessuno mi aveva mai picchiato. Qualche spinta sì, ma mai tutta quella violenza. E la cosa che più mi spaventava era lo sguardo de ragazzo “leader”. Sembrava contento del mio dolore. Ad ogni gemito, ad ogni lamento che mi strappavano il suo sorriso si allargava.
 
Poi mi ricordai del mio principe dalla scintillante armatura. Del suo coraggio, della sua determinazione, della sua forza. Infine rividi il suo sguardo. E sentii un colpo al cuore e le farfalle nello stomaco. Solo al ricordo di quello sguardo quella notte riuscii ad addormentarmi sereno.
 
Ma la mia prova non era finita. Il giorno dopo mentre passeggiavo per i corridoi, vidi arrivare in gruppo compatto alcuni dei ragazzi che mi avevano pestato. Mi congelai immediatamente, incapace di fare un solo pensiero coerente grazie alla mia testa paralizzata dalla paura.
 
Tirarono dritto, senza dire una parola, ma dai loro sguardi aggressivi lessi: “Se parli sei morto.”. La cosa mi terrorizzò ancora di più e, anche quando svoltarono l’angolo, continuai a rimanere immobile. “Non posso andare avanti così.” Pensai con disperazione. Non potevo vivere nella paura. Ma combattere mi sembrava così difficile.
 
Mi ci volle del tempo. Anni, in effetti. Anni in cui capii che erano loro ad avere paura. Paura del ‘diverso’. Ma durante questo periodo riuscii a imparare a fronteggiarli a testa alta, a non retrocedere e a combattere il terrore. Ogni volta che sentivo di non farcela ripensavo a quel bambino, mi perdevo nel suo sguardo. E capivo che dovevo andare avanti.
 
  
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