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Autore: Love_in_London_night    25/08/2011    8 recensioni
Lilian e un matrimonio. No, non il suo.
Qualche bicchiere di troppo e il danno è fatto, se danno si può definire.
Il lancio del bouquet complicherà ulteriormente le cose. Le conseguenze di quella giornata le cambieranno il futuro.
Dal secondo capitolo: “- Esatto – la guidava sul posto. Solo allora lei si rese conto di ballare con il corpo di lui che la sfiorava – E poi concedimi di peccare un po’ di modestia. Mi piace pensare di averti conquistata per le mie doti, non certo per il mio nome – era divertito.
Lo guardò sorpresa – Ma se non abbiamo nemmeno parlato!
- Beh, allora diciamo che preferirei dare il merito al mio fascino. Va meglio?
- Decisamente sì – e rise allegra."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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In una villa in campagna, Leicestershire, 23 Aprile 2011
 

Si stava annoiando, non voleva essere lì. Eppure accompagnare Morgan al matrimonio della cugina Valerie, conosciuta ai più come la ‘mancata soubrette’, rientrava nel suo ruolo di amica.
Aveva studiato ogni minimo particolare del padiglione sotto al quale si trovavano. Il beige leggero che li copriva, i nastri leggermente rosa che lo legavano ai lati.
I fiori recisi freschi e bellissimi, i centrotavola verdi e rigogliosi.
Insomma, l’organizzazione era stata impeccabile.
L’amica l’aveva convinta ad andare lì parlandole della presenza di baldi giovani single e carini.
Sapeva bene quanto Lilian fosse succube del fascino di tanti uomini disponibili.
Era libera e le piaceva flirtare.
In quel momento però si rese conto di una cosa.
Era chiaro che Morgan le aveva parlato di un altro matrimonio, trascinandola così con l’inganno.
La falsa promessa di una facile liason.
A parte il biondino con cui aveva scambiato occhiate di fuoco durante tutta la funzione – rischiando così la scomunica – e altri cinque o sei invitati, certo non si poteva dire che i single fossero tali senza una ragione.
Ok, Lilian cedeva davanti al fascino di un bel ragazzo, ma non precludeva agli altri la possibilità di conquistarla. Sapeva che c’erano doti più importanti e durature della bellezza e lei stessa non era una modella di Victoria’s Secret che poteva permettersi di scegliere tra prestanti sportivi e ricchi imprenditori.
Ma quelli che le erano stati spacciati per aitanti e simpatici single erano casi umani, in realtà. Anche i nerd più nerd di ‘Big Bang Theory’ assumevano un’allure molto più interessante se paragonati al novantasei percento dei presenti.
Aveva notato che i single carini invitati erano stati messi ad altri tavoli, ben distanti da loro. Doveva essere il modo carino di Valerie per rovinare loro la giornata.
Per fortuna c’era il vino.
Morgan e lei, annoiate da tutta la fisica quantistica e le strategie più gettonate a Risiko che giravano a quel tavolo, si erano prodigate in brindisi agli sposi.
- A quel santo di Peter, che ha sposato King Kong e ancora non se ne è reso conto! Chissà lo stupore quando le leverà il vestito… - e alzò il flute per quell’augurio. Il settimo, o forse l’ottavo.
Iniziavano a perdere il conto.
Le rivolse un sorriso ebete, segno che ormai le bollicine stavano sortendo il loro effetto.
- Lily! Val non è così despota! Ed è mia cugina – poi però Morgan fece tintinnare il proprio bicchiere con quello dell’amica, bevendo d’un fiato lo champagne sotto lo sguardo stupito degli altri commensali.
Lilian decise che quel vestito e i capelli castani acconciati in una morbida coda laterale erano sprecati per quei noiosi che occupavano il tavolo.
Non avevano rivolto loro la benché minima parola né attenzione, evitando in modo accurato anche di invitarle a ballare.
Aveva preso in mano la situazione, sopperendo a quella mancanza e trascinando Morgan con sé.
- Dove mi porti con tutta questa grazia? – chiese quell’ultima, ormai incerta sui tacchi.
Il vino stava agendo sulle loro facoltà mentali.
Lilian ringraziò l’alcool.
Le faceva sentire la testa leggera, aiutandola a smaltire quella noia mortale.
Non era ubriaca, ma abbastanza brilla.
In quel limbo dove si ha ancora la giusta presenza, ma i freni inibitori si sciolgono, avendo solo voglia di parlare e divertirsi.
Si fermò al centro del tendone e alzò la voce per sovrastare la musica – A ballare, no?
Le sorrise. Iniziò a saltellare e muovere la testa qua e là cercando di seguire la canzone.
Lilian seguì il suo esempio.
Morgan non era stata sempre sua amica.
Si erano ritrovate a dividere la stessa camera al college, tre anni prima.
Lilian era un animale da feste, come amava definirsi lei stessa, eppure non disdegnava lo studio. Riusciva quasi sempre a trovare il giusto compromesso.
Morgan era intelligente, una delle migliori studentesse della scuola.
La convivenza era pacifica, ma si svolgeva in una cordiale indifferenza.
Finché in uno di quei quasi di Lily avevano trovato la giusta chiave per avvicinarsi.
Avevano imparato a conoscersi piano, per poi influenzare in meglio l’una l’esistenza dell’altra.
Fino a vedere Morgan ubriaca per una festa messicana a base di tequila e vedere Lilian correggere un professore.
Cose che fino a tre anni prima nessuno avrebbe creduto.
Ed erano arrivate così al matrimonio di Valerie, cugina di Morgan, che si era sposata con Peter, futuro boss dell’economia Londinese, o così speravano entrambi.
Lilian era stata invitata in quanto amica della cugina e conoscente della sposa.
Valerie aveva frequentato il Saint Francis college, lo stesso che tuttora frequentavano le ragazze, laureandosi però l’anno prima.
Erano impegnate a ballare, ma la verità era che Lilian sperava di incrociare un esemplare maschile degno di nota, magari addirittura il ragazzo della chiesa.
Sapeva che se voleva trovare persone piene di vita, al contrario di quelli seduti al loro tavolo, doveva cercarle nel casino.
E dove poteva essere se non al centro della pista da ballo?
Guardò alla sua sinistra, dalla parte opposta rispetto al proprio tavolo.
Era lì che aveva le pareva di aver avvistato il ragazzo senza identità.
Peccato che accanto al posto che si presumeva fosse suo sedesse Cecil Louise Prescott, titolata e altezzosa gallina che frequentava il Saint Francis, trattandolo tra l’altro come se fosse la dependance di casa sua.
Tra le due non correva buon sangue, dato che si contendevano il posto d’onore alle feste e pure ai corsi extra curricolari.
Anche se era finito il tempo dei crediti extra con i corsi, la sfida tra le due si teneva alta. Mostrando ad ogni occasione quell’odio che di cordiale non aveva nulla.
Anche se Lilian Penelope Whitley non era nobile, faceva parte dell’upper class di diritto, essendo figlia di un magnate di Manchester che possedeva le industrie tessili di mezza Inghilterra.
La differenza tra lei e Cici stava che una aveva ben presente cosa fossero i valori e l’umiltà, l’altra usava il proprio titolo come passepartout.
Ecco perché Valerie e Cecil si adoravano.
Ecco perché lei poteva essere al tavolo con quel bel ragazzo e Lilian no.
Eppure di lui nemmeno l’ombra.
Strano, avrebbe giurato di aver visto Cecil fare la gatta morta e lui sopportarla amabilmente.
Prese la mano di Morgan e le fece fare una giravolta, facendola scontrare con il loro vicino di balli.
Aveva notato che negli ultimi venti minuti si erano guardati spesso, ammiccandosi maliziosamente.
Non era certo un adone, ma uno dei meno brutti lì dentro.
Il pretesto funzionò alla grande. Si scusarono e si presentarono.
Dopo meno di cinque minuti Morgan fu portata via da Anthony, lasciando Lilian senza compagnia e soprattutto senza tracce del ragazzo misterioso.
Iniziava a pensare di averlo solo immaginato. Era famosa per la sua fantasia epica.
Le piaceva sognare.
Era convinta che il vino le avesse donato la lucidità necessaria per comprendere la triste verità.
Prima di entrare in chiesa aveva preso un colpo di sole.
Ovvio, dato che non era abituata a giornate calde e splendenti visto il clima uggioso inglese.
Sì, il lui in questione era un’allucinazione frutto dell’insolazione.
Con la testa che ancora le girava un po’ decise di avviarsi alla toilette allungando però il percorso per evitare Cici e la sua cattiveria, così grande che doveva aver ricevuto un invito apposta, se no mica ci sarebbe entrata al matrimonio.
Quel gesto e la sua sbadataggine le fecero perdere il senso dell’orientamento – già precario – rispetto al tendone del rinfresco, arrivando per sbaglio alla villa.
Guardò la porta della toilette in modo distratto perché l’omino camminava, a parer suo.
Entrò in quell’ambiente calmo e ovattato, sembrava lontano anni luce dal clima festaiolo del matrimonio.
Le piacevano le pareti rosse intervallate da colonne bianche e i lavandini in marmo.
Lo rendevano elegante. Insomma, all’altezza della villa.
Mentre Lilian espletava il suo bisogno ponendo fine all’asilo politico che il suo corpo aveva offerto allo champagne, la porta si aprì, facendo entrare qualcuno.
Uscì dal bagno e fece per lavarsi le mani, ma quando vide uno dei due lavelli occupati, urlò.
- Che ci fai qui? – chiese con una mano sul cuore nel tentativo di non farlo uscire dal petto, come se fosse possibile.
Quello spavento l’aveva fatta rinsavire del tutto.
L’effetto dell’alcool era passato, o così le piaceva pensare.
Però doveva ammettere che parlare con la propria allucinazione non era da persona sana.
- Mi lavo le mani?! – rispose lui, l’allucinazione, un po’ incerto – È il servizio degli uomini.
Seguì il suo esempio. Guardandolo sorridendo.
- Oh. Non me ne ero accorta – si giustificò appena.
Cavoli, era anche educato. Non pensava che la propria immaginazione arrivasse a tanto.
Era strano, pensava di vederlo leggermente trasparente, sperava di potergli vedere attraverso.
Lo studiò attenta, ammirando cosa la sua fantasia aveva prodotto.
Alto, occhi grigi, capelli biondi spettinati ad arte o quasi, mascella dura e labbra piene.
Indossava un completo grigio.
Era bello da morire ed elegante. Non solo nel vestire, ma nel portamento.
- Non guardarmi così, ti prego, potrei perdere tutta la mia gentilezza – disse abbozzando un sorriso mentre si asciugava le mani appoggiato di schiena al lavello.
Toglieva il fiato. Lilian si congratulò con la propria immaginazione.
Poi si corresse e diede il merito allo champagne, doveva essere di ottima qualità.
Non pensava di avere un’idea di ragazzo ideale, ma a quanto pare era ben insita nel suo subconscio e quella leggera sbornia l’aveva fatta emergere.
Gli sorrise di rimando.
Voleva assaggiare il sapore della propria allucinazione.
Avrebbe avuto il gusto del vino?
Doveva scoprirlo.
Si protese sulle punte baciandolo appena.
Il sapore era anche migliore.
Due braccia si strinsero alla vita.
Poi la verità le piombò addosso.
Stava baciando qualcuno, qualcuno di estremamente reale.
Nessuna allucinazione.
Si allontanò quasi spaventata, di sicuro in imbarazzo.
- Cosa succede?
Non riusciva a parlare, scuoteva la testa.
Lui si avvicinò, cercando i suoi occhi – Era dalla funzione che aspettavo di conoscerti, poi non ti ho più vista. Ed ora ti presenti qui e mi baci, devi essere un dono del cielo. Ti prego, non smettere.
Ammaliava anche solo nel parlare. Era posato, dosava le parole e la lentezza con cui pronunciarle, per assicurarsi di essere capito e non ripetere. Il tutto dava una certa profondità alla voce.
Le gambe tremavano, così si appigliò al colletto del completo di lui.
A lui piaceva quella ragazza così carina. Un po’ sfrontata ed un po’ ingenua.
Lo guardava come se fosse un ragazzo normale, come se non sapesse nulla di chi fosse.
Assomigliava tanto all’idea di donna che voleva al proprio fianco.
Si piegò su di lei e la baciò di nuovo, facendo schiudere le labbra della ragazza con le proprie.
Ora che l’aveva assaporata, il bisogno di avere di più era impellente.
La sollevò mettendola a sedere sul marmo, cercando la sua lingua e trovandola quasi subito perché anche lei stava gustando il suo sapore.
Lilian gli mise una mano tra i capelli, avvicinandolo a sé ancor di più.
Lo voleva addosso.
Aveva una lista di cosa da fare entro i trent’anni, e una di queste era fare sesso con uno sconosciuto nei bagni di un aereo.
Mancava quell’ultimo, ma non se la sentiva proprio di rinunciare ad un’occasione simile. Insomma, quando le sarebbe ricapitato? Con un ragazzo così, per giunta?
Sapeva la risposta e non si sarebbe lasciata sfuggire il momento.
Lo stesso valeva per lui.
La voleva e lei si stava offrendo. Perché rinunciare?
C’era tempo dopo per tutto il resto.
Interruppe il bacio per far scattare la serratura, poi tornò da lei.
Guardandola negli occhi vide un qualcosa che gli piaceva.
Eccitazione, desiderio, vergogna ed un pizzico di divertimento.
La miccia era stata accesa.
Seguì la linea del suo collo, scendendo piano verso il decolleté, lasciando una scia di baci e morsi, allentando la chiusura dietro il collo, avendo così libero accesso alla pelle sotto al vestito.
Lilian slacciò il doppio bottone dei pantaloni, che grazie al cielo non avevano cintura.
- Non smettere.
Di nuovo.
Non poteva smettere, era totalmente in balìa di quell’estraneo.
Tornò a baciarla e spogliarla di quel che poteva.
Le alzò la gonna del lungo vestito quando ormai le mani di Lily erano arrivate all’interno dei boxer.
Sapevano di aver poco tempo a loro disposizione e non ne persero in preliminari inutili.
Lo vide trafficare con la confezione di un preservativo.
Di solito avrebbe disprezzato l’idea di un uomo tanto sicuro di sé da aggirarsi per un matrimonio con un profilattico in tasca, ma in quel momento ne fu solo grata.
Lo sconosciuto la fece sua e lei mugugnò dal piacere.
Attese qualche istante prima di iniziare a muoversi in lei e con lei, il tempo necessario per farla adattare alla propria presenza.
La gambe di Lilian che prima ciondolavano inerti nel vuoto si avvinghiarono dietro la schiena del ragazzo, avvicinando ancor di più i loro bacini, incastrandoli in profondità e facendo ansimare entrambi.
I gemiti di lei iniziavano a farsi incalzanti e udibili, così lui li accolse tutti nella propria bocca, fermandoli con un bacio.
Una mano di lui era ancora sotto al vestito, intenta a torturare un seno.
Era deliziosa.
Lei e la sua essenza.
Lei e il suo corpo.
Lei e il suo orgasmo.
Lo sentì divampare attorno a lui, che affondò nella carne infuocata ancora un po’ prima di raggiungere il suo stesso punto.
Si pulirono e rivestirono in fretta e alla bell’e meglio.
- Vorrei rivederti, se fosse possibile…
Lilian non sapeva cosa dire.
Un colpo alla porta li distrasse – Occupato?
Si guardarono imbarazzati e preoccupati.
Lei stava per piangere, ma lo sconosciuto le venne in aiuto – Sai recitare?
Annuì in preda al panico.
- Allora appoggiati a me e fingi di star male.
Eseguì semplicemente e quando aprirono la porta fu di nuovo lui a prendere in mano le redini della situazione, scusandosi con chi fuori aspettava. Un uomo di mezza età, con più pancia che capelli – Mi scusi, ma sa, non si sentiva bene e voleva un po’ di discrezione. Eravamo qui vicini, la toilette delle donne era ben più lontana…
E finì così, con uno sguardo bonario dell’uomo, intenerito da quel buon cavaliere in soccorso di una donzella bisognosa d’aiuto.
O forse, voglioso solo di assecondare la propria vescica.
Si ritrovarono a margine di una porta vetrata che dava sul tendone.
Lo sconosciuto fece un mezzo inchino, le prese una mano e la baciò, non sfiorandola nemmeno.
Stava per dirle qualcosa, ma un altro ragazzo stava venendo nella sua direzione chiamandolo, così si affrettò.
- Ci terrei davvero a vederti di nuovo, me lo concederai?
Era serio, ma il bagliore negli occhi tradiva aspettativa.
Avrebbe voluto rispondere, ma un amico lo trascinò via, era preoccupato e parlava frettolosamente.
- S… si! – urlò appena con voce roca. Lo fece al vento.
Era ancora sconvolta per quello che era successo, non riusciva a credere di essersi comportata in quel modo così lontano da lei.
Certo non le dispiaceva.
Si sistemò meglio il vestito e tornò al proprio tavolo, dove trovò Morgan intenta a parlare con Bridget, una loro compagna di corsi.
Si mise a sedere con le gambe ancora molli e il cuore che martellava nel petto.
- Ehi, finalmente! Pensavo di dover chiamare Scotland Yard – il benvenuto dell’amica – Dov’eri finita?
Si schiarì la voce – Sono andata in bagno, ma ho fatto il giro lungo per evitare Cici e mi son persa…
Risero tutte e tre – Tu e il tuo senso dell’orientamento pessimo!
- A proposito di Cici – intervenne Bridget – La stanno portando all’ospedale, pare si sia sentita poco bene. Uno svenimento.
- Mh, peccato. Speravo almeno in un’intossicazione alimentare!
- Lily, sei perfida! – la ammonì scherzando Bridget.
- Sai che novità, eh? – rispose Morgan, abituata a quei picchi di acidità quando si parlava di Cecil.
- Ma ora passiamo al vero motivo per cui sono qui… – continuò la terza.
- Cioè? – Lily era curiosa, sapeva che Bree era un asso nel gossip. Non era lei a cercarli, ma loro ad andare spontaneamente da lei.
- Abbiamo delle star al matrimonio! – e indicò la gente ammassata al centro della pista intenta a ballare.


Lilian al matrimonio (clicca qui)

 

***

Ciao a tutte! Sono nuova, almeno per quanto riguarda le originali. Ho scritto parecchio, ma in un altro fandom.
Ok, non è la prima cosa che pubblico nelle originali, ma questa mini long è la prima che io abbia scritto in questa categoria; la One Shot dell’estate è stata l’ultima produzione, ma la prima ad essere pubblicata per questioni logistiche, dato che volevo partecipare al concorso.
Cos’altro dirvi, se non che per ora non tutto è chiaro, anzi, ma andando avanti – già dal prossimo capitolo – si vedranno meglio tutti i personaggi.
E sì, come ho detto prima, questa è una mini long fiction. Conta sette capitoli in totale.
Spero che questo non vi impedisca di leggerla e, magari, lasciare il vostro parere a riguardo.
 
Se vi foste piaciuta, ed io vi stessi simpatica, potete ritrovarmi in una pagina Facebook, dove mi sfogo, parlo con altre persone di EFP e aggiorno con spoiler e pareri personali. La trovate qui: http://www.facebook.com/Cris87.loves.Rob
Spero di sentirvi presto, Cris. ..

   
 
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