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Autore: aki_penn    25/08/2011    3 recensioni
Soul Eater in versione meraviglie.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Black Star, Blair, Crona, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille per aver letto anche il secondo capitolo, spero davvero che il seguito non vi deluda

 

Capitolo Sesto

Caffè?

 

 

“Serpente!” urlò qualcuno, e qualche cosa, che sul momento le sembrò un moscone gigante, andò a sbattere contro il suo naso. Maka se lo coprì dolorante, cercando di capire cosa fosse successo.

“Ma che…”cercò di dire, per poi interrompersi stupita, rendendosi conto che il suo interlocutore era una specie di topo volante. Non un pipistrello, un topo volante rosa coi baffi al neon. 

“Io non sono un serpente!” strillò Maka presa alla sprovvista.

“Sì che lo sei! Ti ha mandato la Regina di Cuori? Ha ucciso nostra sorella, e adesso vuole uccidere anche noi!” squittirono in coro tre topine al neon.

“No, io…” cercò di nuovo di difendersi mentre queste le passavano accanto graffiandola con i lunghi baffi.

“Muori, muori, muori, non ti prenderai anche noi! La Regina Rossa è dalla nostra parte!”  strillò una delle topine mentre un filo di sangue le usciva da una ferita non troppo profonda che aveva sulla guancia. Maka chiuse gli occhi per non essere colpita anche lì, e si rese velocemente conto  che non c’era alcuna possibilità di ragionare con quelle rosee bestioline agguerritissime. L’unica speranza era il fungo. L’avrebbe fatta tornare piccola, e c’era solo da sperare che le topine non la seguissero in basso.

Cercò freneticamente un pezzetto del fungo e le lo cacciò in bocca con foga, pregando che funzionasse.

E funzionò, in pochi secondi era di nuovo alta otto centimetri come durante la sua conversazione di poco prima.

Guardò in alto circospetta. Le topine ronzavano ancora oltre le fronde degli alberi, ma non parevano essere intenzionate a seguirla, comunque era meglio svignarsela. Per quanto considerasse la fuga una cosa da vigliacchi non poteva certo competere contro di loro. Soprattutto senza la sua arma. Una fitta al cuore le fece strizzare gli occhi. Non riusciva ancora a ricordarsela. Inspirò profondamente e si mise a correre cercando di non pensarci. Non sarebbe stato piangendo che avrebbe risolto la situazione.

Si fermò solo quando tra la vegetazione non intravide una casetta. Scostò qualche ramo e si mise a guardarla. Forse in quel luogo c’era qualcuno di normale che l’aiutasse. L’aiutasse a fare cosa poi? Non sapeva più cosa voleva. Voleva tornare a casa? Voleva sapere chi erano queste Regine di cui aveva sentito parlare fin troppo? Forse voleva solo ricordarsi il nome della sua arma. Deglutì faticosamente.

Stava per uscire allo scoperto quando dal nulla spuntò un valletto in gorgiera. Sul colletto vi stava scritto Fisher King e teneva sotto il braccio una gigantesca busta. Bussò energicamente e la porta si aprì quasi subito

A rispondere fu una ragazza vestita nello stesso modo, anche lei con tanto di gorgiera e nome scritto sul colletto. Elka Frog.

“Un invito per la Duchessa Marie alla partita di croquet della Regina di Cuori” spiegò porgendole la lettera.

Lei sbuffò afferrandola ed entrambi si chinarono in segno di saluto, sfortuna volle che finirono incastrati per le capigliature, i capelli argentei della ragazza si attorcigliavano ovunque.

Maka si mise una mano davanti alla bocca per non farsi sentire mentre rideva a crepapelle. Ci misero un po’ per liberansi e alla fine la povera Elka aveva perso una ciocca di capelli che l’altro valletto le aveva strappato pensando fosse sua, nonostante non possedesse propriamente zazzera di alcun tipo.

Quando quest’ultimo se ne fu andato Elka si sedette pesantemente a terra davanti alla porta, con aria scocciata. Fu allora che Maka decise di venire fuori.

Quell’Elka non sembrava pericolosa. Almeno non pericolosa come i topi al neon. Avanzò nella radura che ospitava la casetta.

“Salve” salutò circospetta. Elka, seduta con il viso sorretto dalle mani a conca e i gomiti sulle ginocchia, alzò gli occhi per guardarla.

“E’ qui che abita Marie?” chiese. Non sapeva se poteva fidarsi di quello che aveva detto il tipo strambo del fungo, ma era stato gentile a donarle i pezzi del suo sedile in modo da farla crescere e rimpicciolire a suo piacimento. Aveva quindi deciso che peggio di così non poteva andare, se quello Stein l’aveva mandata da Marie, che a quanto pareva era pure Duchessa, forse ne avrebbe tratto qualche cosa di buono.

Elka annuì con aria disinteressata.

“Posso entrare?” chiese poi, dato che lei non pareva volerla invitare. La ragazza con la gorgiera alzò le spalle. Maka s’accigliò e stizzita entrò senza chiedere altro, mentre Elka cominciava a borbottare tra sé e sé “Ma guarda cosa mi tocca fare, a parte che questa gorgiera è scomodissima, poi ho dovuto ingannare le Mizune e dire che è stata la Regina di Cuori a uccidere loro sorella, mentre invece è stata la Regina Rossa. Già lo so che alla partita di croquet si scatenerà un pandemonio! Come vorrei poter scorazzare libera nel paese oltre lo specchio…”

Continuò a parlare, ma Maka non la sentì più perché la porta bianca, dalla quale era entrata, si chiuse dietro alle sue spalle con un botto.

Nella stanza dove si trovava c’era un forte odore di caffè, nel centro stava seduta una donna guercia, ma nonostante questo piuttosto piacente, che Maka immaginò essere la Duchessa Marie, che teneva in braccio un neonato piangente. Presso i fornelli, invece, stava un uomo con un grembiulino rosa che sembrava cercare urgentemente qualche cosa.

“Salve” salutò Maka titubante prima di incontrare il sorriso dolce della Duchessa.

“Buongiorno!” salutò distogliendo gli occhi dal neonato, che si affrettò a smettere di piangere per dare attenzione alla nuova arrivata. Anche l’uomo, in veste da cuoca, si voltò a guardarla per poi chiedere se desiderava un caffè.

“Oh, no, grazie, non bevo caffè” si affrettò a rispondere Maka il più gentilmente possibile.

“Meglio così, perché proprio non lo trovo!” rispose il cuoco cominciando a lanciare piatti e padelle per aria alla disperata ricerca del barattolo che conteneva il più volte citato caffè.

“Attenzione!” esclamò la ragazza notando che per poco le stoviglie non avevano colpito il neonato che aveva invece afferrato un mestolo e lo brandiva come una bacchetta magica. Marie si dondolava sulla sua sedia a dondolo e non pareva per nulla preoccupata per quella pioggia di pentole, doveva essere una cosa normale in quella casa.

Fu più o meno in quel momento che Maka si accorse che sopra una mensola piena di zucche, proprio vicino al cuoco, stava un gatto viola particolarmente sorridente. Si stropicciò gli occhi, da quando i gatti sorridevano?

“Signora Duchessa? Come mai il suo gatto ride?” domandò perplessa. C’erano tante cose che avrebbe potuto chiedere, ma alla fine non aveva potuto fare a meno che chiederle informazioni su quello strano felino.

“Oh, beh, quello è un gatto da zucca. Tutti i gatti da zucca ridono quando stanno vicini agli uomini…” spiegò tranquilla la Duchessa sorridendole. Maka guardò di nuovo il gatto e le parve, per un secondo, che le stesse anche facendo un occhiolino.

Decise di distogliere lo sguardo prima di pensare di essere definitivamente impazzita, e tornò a guardare Marie.

“Come mai qui? Se non per prendere un caffè insieme a me e B.J.?” e così dicendo indicò il cuoco, che doveva essere appunto B.J..

“Credo di essermi persa, seguivo un coniglio rosa e sono finita qui… vorrei tornare a casa…” spiegò un po’ malinconica.

Marie la gratificò con un sorriso dolce “Non ti preoccupare, mi perdo sempre anche io. Soprattutto quando vado nel paese oltre lo specchio. Fortuna che c’è Azusa. Magari potrebbe dare una mano anche a te, da dove vieni?”

Maka sentì che il cuore le si scaldava sentendo quelle parole rassicuranti, ma si sentì subito gelare appena si rese conto che non si ricordava da dove veniva.

Marie vide il sorriso sparire dal volto della ragazzina. “Non lo so” ammise infine, arresa.

La Duchessa si strinse le mani in grembo, con preoccupazione per poi dire “Forse allora dovresti rimanere ancora un po’ qui. Sono sicura che, anche se non ti piace il caffè, troverai qualcuno che può offrirti del tea, ti piace il tea?” chiese.

Maka annuì mentre B.J. diceva “Secondo me è meglio il caffè”.

A quel punto alla ragazza tornò in mente dell’invito che la Duchessa aveva ricevuto, ma del quale non era ancora stata informata. “Le è arrivata una lettera, ma la sua valletta è rimasta fuori con la busta della lettera. Forse non passava dalla parta” ragionò mentre lo diceva.

“Ah, sì?” domandò Marie assorta. Maka annuì “Un invito a una partita di croquet da parte della Regina di Cuori”

La Duchessa si incupì “Accidenti… immagino si terrà a Baba Yaga… mi perdo sempre quando provo ad andarci. Sarà meglio che parta subito. Tieni Angela, e stai attenta alle Regine, a questa partita probabilmente scoppierà un pandemonio!” esclamò sparendo.

In quel momento il cuoco ricominciò a lanciare piatti a destra e a manca, e Maka, presa alla sprovvista, si vide costretta a scappare con la neonata in braccio, fino a trovarsi fuori. Elka era ancora lì a borbottare ma Maka non ci fece caso e tirò dritto mentre B.J. usciva in giardino e strappava i fiori dai vasi urlando “Dov’è finito il caffè?”

L’ultima cosa che vide fu Elka Frog colpita da un’anfora decorativa.

Quando si fermò si rese conto di non avere più in braccio la neonata, che invece le stava in piedi davanti e la fissava. Era cresciuta di un bel po’ in quei pochi passi che avevano fatto dalla casa, ma Maka era convinta che fosse sempre Angela. Rimasero a guardarsi per qualche secondo poi la bambinetta staccò da terra una canna di bambù, ci si mise a cavalcioni e volò via.

La ragazza la guardò sparire nel cielo, perplessa. Forse la Duchessa si sarebbe arrabbiata, aveva perso la sua neonata, che si era letteralmente involata. Ma quel posto era così strano che si tranquillizzò subito, una bambina che vola via in sella a una canna di bambù doveva essere all’ordine del giorno.

Riprese a camminare verso una direzione casuale ma non ci volle molto perché qualche cosa la facesse nuovamente sobbalzare: una donna completamente nuda, se non per il cappello a punta, se ne stava appollaiata sopra a un ramo.

“Ciao, io sono il gatto da zucca. Mi chiamo Blair” si presentò melliflua la donna. Maka la guardò, ma ogni perplessità sparì in pochi secondi, anche quella Blair, come tutti gli strani personaggi che aveva incontrato prima di allora, le ricordava qualcuno.

“Oh, ciao gatto da zucca Blair, non è che tu sapresti dirmi come tornare a casa, anche se non so più qual è casa mia?” chiese.

La stregatta alzò le spalle “Questo non te lo posso dire, ma se vuoi ti posso indicare la strada per andare dalla Lepre Attaccabrighe” e indicò la sinistra “O dal Cappellaio Matto” e indicò la destra. 

Maka ci pensò un poco, stava per chiedere qualche cosa, dato che nessuna delle due proposte la allettava, un’attaccabrighe e un matto  - figurarsi -, ma Blair era già sparita.

Sbatté le palpebre e poi decise che sarebbe stato il caso a farle scegliere la strada. Mise un bastoncino in equilibrio sulla punta e aspettò per vedere se sarebbe caduto a destra o a sinistra.

 

 

 

 

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Nella storia originale Alice incontrava un solo uccello, preoccupato che un serpente non gli rubasse le uova, in questo caso metterci le Mizune era un’occasione troppo ghiotta ^.^

Per quanto riguarda i valletti in realtà sarebbero stati un pesce (Fisher King) e una rana (Elka Frog), ma mi pare che non si vedano mai nei vari film. Sono invece più famose la Duchessa e la sua Cuoca, che in questo caso è stata trasformata in un cuoco, ovvero B.J.. In casa ci sarebbe dovuto essere una grande quantità di pepe e un inspiegato lancio di stoviglie. Dato che B.J. è un appassionato di caffè l’ho sostituito al pepe, l’unico inconveniente sta nel fatto che nessuno ha una scusa per starnutire.

Il neonato della Duchessa si trasformava originariamente in un porco, ma dato che qui viene interpretato da Angela ho preferito farla volare via.

Infine Blair. Sì, sono banale, ma potevo darla a qualcun altro la parte dello stregatto? Certo che no! e quindi quello che da Carroll viene presentato come un gatto del Cheshire qui è un gatto da zucca.

Inoltre il discorso tra lo stregatto e Alice è molto più lungo e lui le propone di andare dal Cappellaio matto o dalla lepre marzolina. Alice sceglie la lepre, qui invece Maka tenta la sorte.

 

Grazie mille a tutti quelli che leggono questa storia, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto e che le spiegazioni infondo siano state esaurienti, a presto!!!

Aki_Penn

 

   
 
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