“Nami, hai freddo?”
Il mio nome. Quella era sicuramente la tua voce Rufy, dopotutto mi stavi portando dal dottore insieme a Sanji. La febbre doveva essere salita ancora, perché la testa mi doleva così tanto che anche ascoltare i suoni era diventato faticoso. Avevo molto caldo, ma continuavo a tremare. Probabilmente mi avevi poggiata a terra, perché il suono del tuo respiro affannato si era allontanato da me fino a svanire. Mi sollevasti leggermente la testa e poco dopo la tua mano venne sostituita da qualcos’altro di morbido… forse avevi aggiunto una coperta.
“Tieni questo per me e aspettami qui.”
Un fruscio familiare mi solleticò i timpani e qualcosa mi fu premuto sul petto. Sono certa che fosse di paglia, con una fascia rossa, anche se non fui effettivamente in grado di aprire gli occhi per guardarlo. Potei solo continuare a respirare profondamente, la gola in fiamme, mentre correvi via. Te ne stavi andando, ciononostante rimasi tranquilla.
Prima di ricadere nell’oblio, pensai che quel cappello per te indicasse protezione e sorrisi: con un amuleto del genere ero al sicuro, tutto sarebbe andato per il meglio.