Arioch
Stingendo forte i pugni
tento di trattenere il potere che sembra urlare dentro di me. Lucifero mi ha
assegnato un nuovo incarico: controllare il temperamento di Andras. Forse non si
è accorto di cosa mi abbia chiesto. Tenere a bada quello stupido è come tentare
di accarezzare una tigre affamata.
Non mi spaventa questo
compito, non ho affatto paura di lui. Ma quando gli sono vicino sento una voce
farsi strada nella mia mente e continua a sussurrarmi di ucciderlo. Non so fino
a quando potrò evitare di ascoltare quella deliziosa vocina che, secondo il mio
parere, non fa altro che dirmi la cosa più giusta.
Con un’altra falcata sono
in cima alla collinetta e lì posso vedere la più bella creatura che sia stata
creata. È lì in riva al suo adorato lago e sembra essere così piccola ed
indifesa. Sento il viso rilassarsi, mentre un calore mi avvolge. Devo stringerla
tra le braccia o impazzirò.
Con passi silenziosi mi
avvicino a lei. Possibile che quella ninfa sia realmente la sorella di quel
maledetto? Ricordo ancora il mio stupore quando appresi la notizia da Andras.
Albinach, era la sorella di colui che odiavo di più al mondo. Strano il destino
a volte, ma quello poteva diventare un motivo in più per covare rancore nei
riguardi di quel demone.
Sta osservando il lago,
quando è immersa nei suoi pensieri la sua espressione diviene soffice, da quasi
fastidio doverla destare. Lo so, lei non ha mai guardato nessuno nello stesso
modo in cui si perde in quello specchio d’acqua. Forse sarà l’affinità che ha
quel elemento, d’altronde lei è la dominatrice delle tempeste e dei
terremoti.
Sussulta nel sentire il
tocco delle mie mani sulle sue delicate spalle. Si gira di scatto con una faccia
sconvolta. L’ho sicuramente spaventata ed ora come sempre mi mette il broncio.
Non posso evitare di sorridere sarcasticamente. Sembra una bambina quando fa
così.
Ma poi la trovo tra le mie
braccia, che subito cingo attorno al suo fragile corpo. Ho quasi paura di
poterla rompere. Paura. Questa espressione riesco ad associarla solo a lei. Se
sparisse dalla mia vista non saprei cosa pensare o cosa fare. Sono impazzito per
questa creatura. Io, il demone della vendetta, che non esito ad uccidere coloro
che mi evocano, e che lo spargimento di sangue mi accende i sensi, posso provare
paura.
-Non farlo mai più- mi
dice con voce indispettita che non si adatta al sorriso raggiante che mi sta
offrendo
-Dovresti migliorare i
tuoi sensi- gli dico io seriamente -Devi essere una dominatrice e non una
dominata-
Devo essere diventato
monotono, non ricordo nemmeno quante volte glielo avrò ripetuto. A quel che so
anche Andras non fa altro che rammentarglielo. Ma lui lo fa per una ragione
differente dalla mia. Lui vuole che Albinach entri a far parte dei grandi gradi
per i privilegi che spettano a coloro delle alte gerarchie. Io lo voglio solo
per essere sicuro che quasi nessuno possa sconfiggerla. Il sono un principe, ma
l’avere al mio fianco lei che non appartiene ad una classe alta non mi da peso.
Anche se non glielo ho mai detto o dimostrato la voglio al mio fianco perché
Albinach è Albinach.
La vedo sbuffare ed io non
posso far altro che lanciarle una delle mie solite occhiate
gelide.
-Mi sei mancato. Perché
non sei venuto prima a trovarmi?- mi chiede mentre il tocco della sua delicata
mano passa sul mio volto spostando una ciocca ribelle dei miei capelli
neri
-Tsk. Tuo fratello è un
cane senza guinzaglio- rispondo con sdegno, io un principe sono costretto a
badare ai capricci di un marchese –Ed a me è stato affidato il compito di
tenerlo a bada-
-Sai com’è fatto. Lui
adora le battaglie- mi dice con occhi lucidi
Quando parla di suo
fratello le brillano sempre gli occhi.
-Prima o poi lo ucciderò-
ringhio stringendo un pugno. La mia è una promessa anche se lei non sembra
averla intesa come tale.
Allento il pugno sentendo
le sue morbide labbra appoggiarsi sulle mie.
-Siete molto simili-
sussurra per poi mettersi una mano sulla bocca. Troppo tardi dolcezza. Mi hai
appena detto le parole che mai avrei voluto sentire dalla tua
voce.
Io ed Andras saremmo
simili? Dove? Noi non siamo per nulla simili. Come può solo paragonarmi a lui?
Sento la rabbia farsi spazio in me. Evidentemente si è accorta seriamente
dell’errore appena commesso perché inizia a balbettare delle scuse mentre gli
occhi le si riempiono di lacrime. Posso sperare che abbia capito lo
sbaglio.
Con una spinta la faccio
cadere sulla sabbia. Continuo a chiedermi perché solo lei mi faccia questo
effetto. Tra tutte le donne che ho avuto solo lei riesce a farmi chiedere il
permesso prima di osare fare un altro gesto.
-Albinach…- mormoro con
voce bassa
-Si-
Sento a malapena un
gridolino di dolore, probabilmente ha cercato di soffocarlo mentre con il mio
fidato pugnale le ho segnato il braccio. Il sangue inizia a scorrere dalla
ferita fresca. Sangue. Per me il sangue è la vita. Senza di esso nulla ha senso.
Vedere le gocce scorrere lentamente sulla candida pelle non fa altro che
eccitarmi.
È la nostra stirpe che lo
richiede. Io, Andras e Berith siamo nati nel sangue, senza di esso non esiste un
valido motivo per vivere. È il mio primo pensiero. Ogni nostra azione è in
relazione a ciò. Ma lei è diversa da noi. Forse non riesce nemmeno a capire il
motivo della nostra natura.
La sento mugugnare di
piacere mentre entro in lei. Lei è mia. Tutto di questo corpo è mio. Le sue
labbra, il suo seno, e soprattutto il suo sangue.
Mi libero in lei per poi
uscire dal quel corpo anche se con
malavoglia. Mi rivesto, il dovere mi chiama. Ho lasciato solo quel dannato
demone e non ho la ben che minima idea di cosa possa avere combinato. Devo
assolutamente trovarlo. Mentre mi sto allontanando sento afferrarmi il braccio,
mi giro e Albinach mi bacia con passione. So benissimo cosa vuole. Ma non posso.
Anche se lei desidera che le rimanga ancora un po’ accanto non posso. Il dovere
è sempre al primo posto. E il mio dovere è verso Lucifero ed al compito che mi
ha affidato.
Mi allontano senza
voltarmi a guardala. So già cosa starà facendo: entrerà con maestosità nelle
cristalline acque. Lo fa sempre. Credo anche di avergliene chiesto il motivo una
volta, e lei mi aveva dato una risposta del tipo ‘La stabilità dell’acqua è
molto fragile’ o un qualcosa del genere.
Non seguirò gli ordini di
Lucifero in eterno. Arriverà il giorno in cui io sarò più potente di lui e
prenderò il suo posto. Voglio diventare il nuovo re. Prendere il posto che mi è
sempre spettato prima del suo arrivo. Ma per ora farò finta di ascoltarlo come
un servo fedele. Finché mi farà comodo lascerò che mi impartisca ordini. Ma poi
lui sarà il primo a morire, seguito da Andras.
Mi fermo, ho cercato quel
maledetto per tutto l’Inferno, ma di lui non ho trovato alcuna traccia. Andras
sta trattenendo la sua energia demoniaca per non farmi trovare le sue tracce.
Tutto ciò è irritante.
Oramai è notte, riprenderò
la ricerca domani, per ora tornerò nella mia dimora.
Entro nella mia stanza e
mi lascio cadere pesantemente sul letto. Mi sdraio e guardo il soffitto tenendo
le braccia sotto alla testa. In questo momento preferirei essere da Albinach,
piuttosto che su questo materasso tutto solo.
Socchiudo gli occhi e mi
sembra di vederla in tutta la sua bellezza. Eccola con i piedi immersi
nell’acqua che si gira verso di me lasciando che il vento giochi con i biondi
capelli.
‘Non posso più andare
avanti in questo modo.
Non posso più sopportare
tutto questo.’
Spalanco gli occhi
improvvisamente. Mi è parso di sentire una voce. O meglio la sua voce. Poso una
mano sui miei stanchi occhi. Forse ho bisogno davvero di un po’ di riposo.
Domani andrò da lei, e al diavolo Andras. Che faccia pure ciò che vuole, per
domani non mi importerà.
Alle prime luci, apro gli
occhi. Il nuovo giorno è infine arrivato. Afferro i miei vestiti, li indosso in
fretta. Ho intenzione di mettere in pratica i miei propositi di ieri. Arrivo in
poco tempo davanti alla casa di Albinach, entro senza che nessuno mi dia il
permesso di farlo, non ne ho bisogno. Sento un brivido percorrermi la schiena
mentre per la prima volta quelle mura mi sembrano fredde e vuote. Non vedendola
arrivarmi in contro, varco la soglia della sua stanza e ciò che vedo non mi
piace per nulla: Andras seminudo sul suo letto che stringe tra le mani la
camicia che solo ieri le avevo tolto di dosso.
-Dov’è Albinach?- la mia è
una domanda molto esigente se non mi risponderà subito dubito che vivrà ancora
per qualche tempo
Gli occhi di Andras
incrociano i miei e per la prima volta vi leggo…disperazione? È veramente
disperazione quella? Cosa diavolo è successo in questa casa dopo che me ne sono
andato?
-Se n’è andata- mi dice
–Per sempre-
Per sempre…perché queste
parole mi sembrano così lontane e vuote? Perché non sbuca fuori all’improvviso
dicendomi che era solo uno schiocco scherzo? Perché se ne
andata?
Il disorientamento
iniziale sta lasciando il posto ad un misto tra risentimento e sofferenza. Prima
di uscire dalla camera tiro un pugno contro la porta mandandola in pezzi. La
parola tradimento rimbomba nella mia mente. Vendetta. È il termine che la
segue.
Quando c’è un tradimento
c’è sempre una vendetta. Questa è la realtà.
Ma la vendetta deve essere
seguita da un piano ben congeniato, altrimenti non ha lo stesso
gusto.
Più volte sono venuto nel
mondo umano per rivedere il suo volto, e la vita che ha scelto di seguire.
Stupida. Ecco cosa è. Accanto a me avrebbe potuto avere tutto ciò che desiderava
invece ha deciso di vivere come una mortale arrivando addirittura a fare voto a
Dio di non utilizzare mai più i suoi poteri.
Ed ora dal fondo di questa
chiesa posso vedere quello che ogni coppia umana definirebbe “il più bel giorno
della loro vita”. Mi viene da vomitare nel vederla indossare l’abito bianco
accanto a quel ragazzo.
Giuro che la mia vendetta
sarà tremenda e che più di ogni altra cosa chi patirà maggiormente per il suo
tradimento sarà la creatura meticcia che sta crescendo all’interno del suo
grembo.
Preparati mezzosangue
perché presto verrò a farti visita.