Solamente un
Addio
Albinach
‘Cosa vedi quando ti perdi
con lo sguardo in questo lago?’ era la domanda che mi ripeteva spesso il mio
adorato fratello quando ero piccola.
Camminando a piedi nudi
sulla riva del lago situato di fronte al mio modesto palazzo, posso solo sentire
il profumo della libertà.
Quella libertà
incondizionata che va oltre alla vita, oltre la morte.
Una libertà infinita che
nessuno può veramente conoscere.
‘Al mondo c’è sempre un
dominatore e coloro che sono dominati’ era un’altra frase che mi ripeteva in
quel periodo mio fratello.
A
quei tempi lui, Arioch e Berith erano coloro che sovrastavano tutti, o almeno
fino a quando non è arrivato Lucifero, l’angelo ribelle che voleva impossessarsi
del Paradiso. Mai nessuno aveva espresso un pensiero simile prima di lui.
Il suo fascino, la sua
forza, la sua gloria l’aiutarono a divenire ciò che ancora adesso è: il re
dell’Inferno. Anche mio fratello è stato costretto a chinarsi di fronte a quel
demone. Mio fratello. Una delle creature più subdole e malvagie che siano mai
state create, nonostante questo io gli voglio bene.
Sembra strano sentire la
parola amore nei tetri regni degli inferi, eppure è questo sentimento che ogni
demone anche se non lo ammette cerca disperatamente. Ed io so amare. Amo l’acqua
di cui sono la dominatrice ed amo Andras, noi siamo come il giorno e la notte.
Quando siamo assieme è come se ci completassimo a vicenda. Il flusso del suo
potere danza sulla mia pelle aumentando il mio.
Però c’è un altro essere a
cui rivolgo le mie attenzioni. Ad una delle divinità più antiche e più
contrastanti che abbia mai conosciuto. Le sue parole per quanto vengono espresse
nel modo più freddo che si possa usare, hanno un calore, degli ideali puri.
Non è il solo motivo per
cui lo considero un demone dal doppio volto. Predica la giustizia ed è contro ad
ogni prepotenza, ma la sua violenza è furiosa e colpisce chiunque.
Eppure amo anche lui.
Il mio Arioch.
Osservando le timide onde
che si infrangono al contatto con le mie gambe non riesco a trattenere un
sorriso. Il tocco di due mani sulle mie spalle mi fa trasalire e girare di
scatto. Devo avere dipinta sul volto un’espressione di paura perché lui non
riesce a trattenere un sorriso sarcastico. Mi rilasso e mi tuffo tra le sue
calde braccia.
-Non farlo mai più- gli
dico con grinta mentre il suo profumo di invade
-Dovresti migliorare i
tuoi sensi- mi risponde lui serio –Devi essere una dominatrice e non una
dominata- aggiunge
È
da molto che sia lui che Andras tentano di convincermi ad allenarmi per
aumentare il mio livello di forza, ma a me non interessa.
Lui è un principe e mio
fratello un marchese. Io non sono nulla. Non faccio parte delle grandi schiere
di demoni dai titoli altisonanti. Non ho ma aspirato ad esserlo.
Quello che importa è
mantenere il controllo sulle tempeste ed i terremoti. Tutto il resto è polvere
al vento. Anche il mio amore per i due demoni è molto importante.
Avere Arioch tutto per me
mi ha sempre fatto inviare da metà Inferno. Quella parte costituita dai demoni
femminili.
Essere la sorella di
Andras invece mi fa desiderare dall’altra metà.
Sbuffo ed ovviamente lui mi lancia una delle sue solite occhiate gelide. Non ho mai capito come faccio ad essere attratta da lui
-Mi sei mancato. Perché
non sei venuto prima a trovarmi?- chiedo mentre gli accarezzo il volto spostando
una ciocca ribelle dei neri capelli
-Tsk. Tuo fratello è un
cane senza guinzaglio- risponde sprezzante –Ed a me è stato affidato il compito
di tenerlo a bada-
-Sai com’è fatto. Lui
adora le battaglie-
-Prima o poi lo ucciderò-
ringhia stringendo un pugno
Prima che possa aggiungere
un nuovo commento sul comportamento di Andras catturo le sue labbra con le mie.
-Siete molto simili-
sussurro per poi mettermi una mano sulla bocca
Potrei quasi giurare di
aver visto passare nelle sue magnifiche iridi cobalto un lampo d’odio. Scuoto la
testa dandomi della stupida poi mi scuso con lui. Eppure è la semplice verità.
Sono molto più simili di quanto si possa immaginare è per questo che ogni
pretesto è buono per confrontarsi. Eppure sono convinta che si rispettino tra
loro.
Con una spinta mi fa
cadere sulla sabbia mentre i suoi occhi già mi annunciano cosa sta per accadere.
A volte mi chiedo se lui provi un qualcosa per me oppure vuole solo il mio
corpo. Per lui sarei pronta a morire ma lui si sacrificherebbe mai per me? No,
non credo.
-Albinach…- mormora con
voce bassa
-Si- gli dico prima che me
lo chieda
Credo che sia uno dei
pochissimi demoni che prima di sfogare la propria lussuria ti chiedono il
permesso, o forse mi rispetta ed è questo il motivo.
Soffoco un gridolino di
dolore mentre da un taglio fresco iniziava a scorrere un fluido rosso. Per lui
il sesso è una cosa violenta come quando compie vendette. Deve essere doloroso e
deve esserci sangue. Molto sangue.
È
la loro stirpe che lo richiede. Arioch, Andras e Berith sono nati nel sangue,
senza di esso non vedrebbero un valido motivo di vita. È il loro primo pensiero.
Tutto ciò che fanno è dovuto a ciò. Per me non è così. Io sono stata cullata
dalla cristallina acqua, finché non sono entrata in contatto con loro. Non mi
piace la violenza ma ne sono attratta. Forse c’è qualcosa di sbagliato in me. Ma
va bene così, almeno fino a quando potrò avere al mio fianco uno di loro. Quando
tutto questo cambierà non so cosa ne sarà di me.
La prima volta in cui l’ho
visto uccidere non riesco a scordarla, ho provato cos’è il vero terrore, e lui
sembrava eccitato oltre che dal sangue dalla mia sempre più crescente paura. Ho
versato tutte le lacrime che avevo a disposizione, quando ci ripenso posso
ancora avvertire il senso di nausea dovuta al mio pianto disperato, ma non per
il motivo che ha pensato il mio adorato demone, ma per l’esatto contrario.
Mugugnai di piacere nel
sentirlo affondare in me. Ero sua. Schiava di un amore nato in un regno dove il
solo nominare tale sentimento era una cosa disgustosa. Ad ogni spinta non erano
i miei occhi che guardava, non erano le mie labbra che baciava, ma il sangue che
sensualmente leccava dalla ferita che mi aveva inferto con il suo pugnale. Mi
erano rimaste alcune cicatrici, testimoni della sua ‘passione’.
Dopo essersi liberato in
me lo sentire uscire dal mio corpo e lo vidi rivestirsi. E ciò mi strinse il
cuore. Lo fermai per poi baciarlo con passione non volevo che se ne andasse così
presto.
Ma non si può stringere un
nodo attorno ad un cuore in cui non vi è alcun sentimento. E nonostante la mia
disapprovazione lui senza guardarmi se ne andò lasciandomi nella più cupa
solitudine. Odiavo vederlo allontanarsi da me. Non sapere dove si stesse
dirigendo, o con chi.
La gelosia è una brutta
compagna.
Appoggiando la mano sul
taglio sento una fitta. Mi guardo la mano e mi avvicinò tranquillamente
all’acqua. Continuo ad avanzare finché il livello del lago non raggiunge il mio
ombelico, a quel punto non posso far altro che tuffarmi.
La posso sentire. La voce
del mio elemento mi sussurra all’occhio mentre la lacerazione si rimargina ed un
senso di calore avvolge il mio corpo dato dal potere sprigionato dalla mia aura
che si estende in tutto il lago ristabilendone l’equilibrio. Devo fare tutto
questo dopo aver subito una ferita di qualsiasi genere. La stabilità dell’acqua
è molto fragile. Basta poco per infrangerla.
Riemergo in superficie per
vedere due profonde pozze nere guardarmi con interesse. Chiudo gli occhi
trattenendo il respiro. Non avrei mai pensato di ricevere anche la sua visita.
Li riapro per nuotare fino da lui.
-Ma che bella coppia-
mormora una voce piena di ironia ed una nota di risentimento
Spalanco gli occhi dalla
sorpresa. Ci aveva visto. A stento riesco a trattenere un brivido. I suoi occhi
non sono i soliti in cui amo vedere il mio riflesso, ma quelli della belva in
cui si trasforma nel momento della lotta.
Indietreggio mentre i miei
sensi stanno per impazzire per questo attimo in cui lui mi fissa senza fare
nulla.
La sua mano mi blocca,
costringendomi a fermarmi. Abbasso lo sguardo. Contro di lui non posso fare
nulla. Sono una bambola nelle sue mani. È sempre stato così e lo sarà per
sempre.
-Tu sei mia- mi dice in
modo aggressivo –Hai capito-
Non è una vera e propria
domanda per cui non rispondo. Non faccio nulla se non guardarlo fisso negli
occhi.
La sua stretta si fa
sempre più forte. Di cosa hai paura Andras? Vedo che lui attende un
qualcosa.
-Hai ragione-
sussurro
Il polso pian piano viene
liberato. E le sue iridi finalmente tornano normali. Riprendo a respirare
normalmente mentre il battito del mio cuore torna stabile.
Quella notte mio fratello
dicendo di volermi pulire dove lui aveva ‘sporcato’ mi ha fatto più male del
solito. Non si trattava solo del dolore fisico, ma anche quello del mio animo.
Non posso più andare
avanti in questo modo.
Non posso più sopportare
tutto questo.
Uno dei due deve sparire
dalla mia vita per sempre. Calde lacrime scorrono lungo le mie guance, non
riesco a fermale o forse è più giusto dire che non voglio che si fermino. Perché
in quel momento dovrò prendere la decisione che cambierà la mia vita.
C’è qualcosa di sbagliato
in tutto questo. Sono io quella che stona in una melodia rossa sangue.
L’Inferno non è più casa
mia. Non lo è mai stata. Me ne devo andare, altrimenti questo luogo e le persone
che lo abitano o meglio quei due demoni mi distruggeranno.
Proprio così.
Distruggeranno tutto quello che sono.
Io non sono fatta per il
dolore.
Io non sono adatta per
vivere accanto a te fratello mio. E nemmeno accanto al vendicatore.
Io non sono una creatura
adeguata all’oscurità. Non lo sono mai stata.
Io voglio vivere in pace,
in tranquillità. E poi ciò che desidero veramente è vedere la luce.
Voglio vedere il sole.
Camminare sui verdi prati della terra. Voglio sentire il calore del cuore dato
da un amore vero e puro. E non solo un gesto per placare la lussuria. E tutto
questo qui non posso averlo.
«…Con questo sacrificio io
ti evoco Albinach dominatrice delle tempeste e dei terremoti…»
Un leggero canto si fa
spazio nella mia confusa mente.
«…O grande dea io chiedo
il tuo aiuto…»
Qualcuno mi sta evocando.
Il suo è un grido inconsolabile. Sento il cuore colmarsi della disperazione di
quel giovane che con tanta difficoltà mi sta chiamando.
«…Almeno tu non mi
lasciare…»
Le mie lacrime non sono
più rivolte al mio tormento, ma a lui. Finisci il rito e verrò da te anima in
preda allo sconforto. Insieme troveremo il modo di placare il tormento dei
nostri cuori.
«…Albinach accetta questo
sacrificio di sangue e carne ed appari a me…»
Si. Aspettami e sarò da
te.
Addio Andras. Quando i
tuoi occhi si apriranno io non sarò più qui.
Addio anche a te Arioch. E
che il tuo cuore trovi un modo per perdonarmi.
-Mi hai chiamata?- chiedo
al giovane ragazzo fradicio di fronte a me
Annuisce lasciando cadere
una povera lepre ormai senza vita. Cade ai miei piedi in un pianto senza fine.
Mi inginocchio accanto a lui appoggiandogli una mano sulla spalla in segno di
conforto.
-Cosa posso fare per
placare il tuo dolore?-
-…rta…- singhiozza
–Riporta in vita i miei genitori-
-Non è nei miei poteri
questo- rispondo dispiaciuta –Non posso contrastare l’opera dell’Angelo della
Morte-
Non posso restare a
guardarlo senza fare nulla. A diciassette anni ha visto morire i suoi
genitori.
-Non ho nessuno- mi dice
tra i singhiozzi
-Ci sono io- sussurro
mentre i suoi occhi verdi mi guardano sorpresi –Starò accanto a te finché
vorrai-
-Allora…resta per sempre-
mi dice prima di darmi un bacio sulla fronte –Puoi restare con me per
sempre?-
Le mie labbra si inarcano
in un dolce sorriso. É la prima volta che sorrido in questo modo. Sembra strano
anche a me.
-Si-
Un lieve calore inizia a
colmarmi il cuore. Forse il mio desiderio si potrà realizzare qui sulla terra
con lui.
A
volte mi sembra di sentire il richiamo di Andras. Ma più che un richiamo credo
che mi stia maledicendo. Di Arioch non ho più avvertito nemmeno l’aura. Forse
sarà occupato con il suo lavoro. Forse avrà trovato qualchedun’antro a cui
rivolgere le sue attenzioni.
Ma di notte mi capita
spesso di svegliarmi nella speranza di trovarlo accanto al letto, e quando con
delusione vedo che non è lì, le lacrime mi rigano il volto.
Ho atteso che crescesse,
che divenisse un uomo. Ed ora finalmente è il giorno in cui mi legherò a lui.
Non con un patto come fanno i demoni. Ma con una promessa che sancisce un legame
fino alla morte. Diventerò sua moglie.
I
miei poteri demoniaci non possono essere cancellati, ma posso fare voto a Dio di
non utilizzarli mai più.
Non potrò cancellare tutti
i secoli trascorsi all’Inferno ma potrò vivere come un’umana. Appoggio la mano
sul mio ventre. Una dolce creatura sta crescendo di me. L’unica cosa che posso
sperare ora è che il suo destino non debba mai incrociare quello dei due
demoni.
Per questo ti prego Dio
proteggi il mio piccolo Heiji. Non permettere che Andras o Arioch intacchino la
sua anima. Fa che cresca come un normale essere umano. Non merita di soffrire
come ho sofferto io nella mia vita.