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Autore: barboncina85    26/08/2011    3 recensioni
Essere un vampiro...o essere un lupo...cosa preferite?? Ve lo siete mai chiesto? Io si...perché non entrambi?
Trovare un bracciale che di giorno ti trasformi nel potente lupo...di notte in un affascinante vampiro.
DAL CAPITOLO 4
"che potessi scegliere? Che cosa essere e quando esserlo o era il bracciale a decidere? E se lo rimetto torno ad essere un lupo o un vampiro?"
CHI LO SA??
Genere: Dark, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Leah Clearweater, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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RINGRAZIO CHI MI HA RECENSITO, CHI MI HA PREFERITO E CHI MI SEGUE, RINGRZIO ANCHE CHI LEGGE A BASTA.
QUESTA STORIA VA AVANTI GRAZIE A VOI UN BACIONE!


CAPITOLO SEI

Leah mi teneva ancora sotto braccio mentre continuavamo a camminare.
Mi riteneva sua, ed io non potevo far altro che assecondarla, in fin dei conti era merito suo se riuscivo a capire come trasformarmi o cosa fare. A quanto pare l’eccitazione funziona meglio della rabbia.
Alcuni del branco avevano ancora la forma di lupo, tranne il lupo nero, che mi ha detto Leah che si chiama Sam, il lupo rossiccio Jacob, noi due e suo fratello Seth.
Sam continuava a sbirciarmi con la coda dell’occhio, che si fosse accorto che ero io quella notte? Forse lo sospettava, o lo sapeva per certo, ma non sembrava darlo a vedere, o meglio sì, lo dava a vedere ma non l’ha detto a nessuno probabilmente, perche non se né mai parlato.
<< A che pensi? >> Leah mi sussurro all’orecchio.
Rabbrividì sentendo il suo alito caldo e lei se ne accorse, infatti, sorrise.
<< Mi chiedevo, dove stessimo andando >> una mezza bugia.
<< Da mio padre >> rispose Jacob, poco dietro di noi.
<< Suo padre … >> comincio Leah a voce alta << … è il capo del villaggio, fa parte degli anziani. Ci potrà spiegare perché non puoi sentirci >> continuo in tono normale.
<< è un lupo anche lui? >>
<< No, il gene si risveglia saltando una generazione >> rispose Jacob.
Non chiesi altro, continuammo a camminare in silenzio.
<< Ma com’è possibile che lei sia un lupo? >> domandò Seth, probabilmente facendo la domanda più appropriata e brutale.
<< Già >> si voltò Sam.
<< Ragazzi, ma che ne sa Bella! >> mi difese Leah.
Già, che ne sapevo io.
Sollevai il polso con il bracciale, non l’avevo ancora messo a posto.
<< L’ho già visto quello! >> disse Jacob affiancandomi. << Era nel negozio di mio padre! >>
Dannazione!!
<< T-tuo padre? >>
<< Sì, ora è una libreria, non credevo che avesse lasciato le altre cose >> continuava a parlare fissandomi il polso.
Che sapesse? E il padre lo sapeva?
Mi fermai di scatto.
Non potevo andare da Billy Black, non potevo. Avrebbero capito, avrebbero scoperto che di notte ero un vampiro, me l’avrebbero tolto, non potevano togliermelo.
<< Bella? >> Leah mi guardava preoccupata.
<< Devo tornare a casa, tra un po’ Charlie tornerà >> era la mia unica scusa.
<< Vieni >> mi spinse Jacob con un sorriso << tornerai a casa in meno di cinque minuti con la velocità di un lupo >> e mi prese lui sotto braccio stavolta. Sembravo una nana al suo confronto. Leah stranamente non si oppose a questo contatto, e mi prese solo la mano.

Arrivammo a una casa alquanto piccola.
<< Aspettate qui >> ci disse Jacob entrando.
Dopo poco usci spingendo una carrozzella, l’uomo su di essa mi ricordava qualcuno. Io l’avevo già visto quest’uomo.
<< Ciao Bella, è tanto che non ci vediamo! >>
Ma certo, a casa di papà, lui era l’amico con cui mio padre andava spesso a pesca!
<< Ciao Billy >> chissà che gli era successo?
Andammo nel retro della casa, c’era uno spiazzale con dei tronchi, molti ragazzi seduti ad attenderci a quanto pare.
<< Chi sono? >> chiesi a Leah.
<< In resto del branco >>
Mi sedetti tra Leah e suo fratello attendendo, non so cosa. Jacob si sedette all’estremità di un tronco vicino al padre.
Sam si alzò.
<< siamo qui per un chiarimento … >> cominciò ed io per riflesso nascosi il bracciale tra le gambe << … Bella è un lupo. >> Billy mi guardò con meraviglia, ed io abbassai lo sguardo, non sapevo se sentirmi imbarazzata o colpevole << Solo, che non riusciamo a sentirla >> concluse sedendosi.
Billy continuò a guardarmi incuriosito poi, distolse lo sguardo guardando Sam << Non è del branco ovvio! >> commentò asciutto.
<< Che significa? >> chiese Jacob.
<< Che per sentirle i pensieri deve essere una di voi, e poiché non è della riserva, è come se fosse lei stessa un alfa >>.
<< Come … com’è possibile? >> Leah tremava e il suo cuore cominciò a galoppare.
Le accarezzai la gamba << Calmati >>
<< Vedi … >> ricominciò Billy << … voi siete nati nel branco, di conseguenza non avete potuto scegliere un alfa, vi è stato imposto dalla gerarchia. Bella non è nata nel branco, quindi può scegliere di essere al di fuori di questa cerchia o farne parte >>.
Leah sospirò delusa << Peccato >> la sentii sussurrare.
<< Come faccio a farne parte? Eventualmente >> non mi sembra la cosa più saggia far entrare estranei nella mia mente, soprattutto se non voglio che sappiano il mio segreto.
<< Devi sottometterti all’alfa >> sollevò le spalle come se fosse la cosa più semplice del mondo e lo era, visto da fuori.
<< Che cosa!! >> fummo in quattro a sollevarci e gridarlo a unisono: io, Leah, Jacob e Sam.
<< Ehi! >> Billy sollevo le mani come a volersi difendere. << Vi ho solo detto qual è la soluzione, non ho detto che bisogna realizzarlo. Quelli son fatti vostri! >>
Un ragazzo cominciò a ridere come un matto. << Menomale che sono nato già nel branco!! >> ricominciò a ridere seguito a ruota da tutti gli altri.
<< Non sei spiritoso Paul!! >> lo sgridò Leah.
<< Non volevo essere spiritoso >> continuò a ridere << Ma farmi montare da Sam non è nelle mie aspettative >> e ricominciò a ridere più forte, seguito ovviamente dagli altri.
Un altro si alzò ancora ridendo << Io ho fame, chi viene da Emily? >> molti si alzarono con lui.
<< Ehi! >> gli interruppe Sam << Embry, non una parola >> gli ringhio contro << e anche voi! Guai a chi fiata! >>
Tutti annuirono prima di vederli correre via ululando nonostante la forma ancora umana, era come un verso di battaglia.
Seduti, rimanemmo io, Leah, Sam, Jacob, Billy, e altri due dei ragazzi che non si volevano perdere forse il seguito della discussione.
Tutti, triste a dirsi guardavano me.
<< Preferisco restare un alfa >> sentenziai. Probabilmente era quello che volevano sentirsi dire perche tre dei sei presenti sospirarono, Billy non fece una grinza e gli altri due si alzarono per seguire il resto del branco.
<< Si aspettavano una montata in diretta? >> lo stavo solo pensando, ma lo pronunciai ad alta voce senza accorgermene.
Billy fu l’unico che scoppiò a ridere.
<< E con questo >> cominciò Billy afferrando le ruote della sedia << è chiusa l’udienza >> girò le ruote con le mani e si diresse lentamente verso la rampa di legno sul retro della casa.
Dovevo essere sollevata, non era uscito niente riguardante il fatto che fossi un lupo senza diritto di nascita, o del bracciale comprato nel negozio che prima gli apparteneva.
Molto fortunata.
<< Ok >> dissi sollevandomi << Io devo tornare a casa >> i tre che erano rimasti seduti non mi diedero retta e la cosa non mi creava problemi, sembravano persi nei loro pensieri. Uscii dal cerchio di tronchi e mi diressi alla foresta.
Da lupo ci metto cinque minuti a tornare a casa.
Mi guardai un attimo in torno prima di abbassare la cerniera del vestito, non c’era nessuno. Lo appallottolai e lo legai alla gamba, come fece Leah, non mi sembrava uguale, ma quando provai a sbattere la gamba sul terreno, la corda non si mosse.
Ok, pronta.
Accidenti e ora?
Nessun’adrenalina, nessun eccitamento. Come faccio?
Chiusi gli occhi e provai a concentrarmi, ma qualcosa mi spinse contro l’albero più vicino, se non avessi messo le mani avanti, ci avrei sbattuto la faccia.
<< Hai bisogno di una mano >> mi sussurrò all’orecchio, il tono era basso ma lo riconobbi subito. Jacob.
<< No grazie >> mi feci leva con le braccia ma non servì a niente, era troppo forte.
<< Sicura? >> stavolta riuscii a sentire la sua erezione sul sedere << Mi farebbe molto piacere aiutarti >> mi leccò il lobo dell’orecchio e il mio cuore cominciò a galoppare.
Nonostante tutto stava funzionando.
Se ne accorse e sorrise, una delle mani che teneva sui miei fianchi la spostò tra i capelli prendendomeli e tirandomeli un poco mi fece girare il viso per guardarlo.
Non riuscivo a parlare, non capivo se esserne infastidita o maledettamente eccitata e fin ora la seconda mi sembrava la più plausibile.
Con la mano che aveva ancora sul mio fianco, mi accarezzò il ventre e poi sempre più su fino a ritrovarsi un mio seno perfettamente in mano.
Sospirai gemendo, le contrazioni nel basso ventre erano aumentate come il cuore, c’ero quasi.
Gemette anche lui spingendo il bacino ancora più forte sul mio sedere e appropriandosi rude delle mie labbra. Un bacio da togliere il fiato, dove non c’è dolcezza ma solo desiderio, un desiderio animale.
E scoppiai, trasformandomi e di conseguenza allontanandolo.
Avevo il fiato corto e le idee confuse, lo guardai e lui non era da meno, i pantaloni che lasciavano ben poco all’immaginazione, il fiato corto e gli occhi lucidi.
<< Ti voglio >> mi disse soltanto.
“Non l’avevo capito guarda” peccato che non mi potesse sentire.
Ma diamine, dire che non lo volessi anch’io era una bestemmia bella e buona. Cominciai a girargli intorno, non so perché o cosa stessi aspettando, ma lui capì male credo.
<< Non in forma di lupo. Non ti voglio costringere in un branco >> mi accarezzo il mantello, fino ad afferrare la coda per lasciarsela scivolare tra le mani. << Quando avrai imparato magari >> mi sorrise, un sorriso dolce, che stonava visibilmente con l’irruenza animale di prima.
Era un bravo ragazzo, un bravo ragazzo maledettamente eccitante.
Mi sedetti, e cominciai a respirare lentamente, volevo ringraziarlo, e farmi capire stavolta. Tornai normale.
Gli andai in contro senza dirgli niente mi alzai sulle punte abbracciandogli il collo per baciarlo. Un bacio dolce stavolta, ero già abbastanza eccitata da potermi trasformare in qualunque momento << Grazie >> gli sussurrai sulle labbra prima di staccarmi.
<< Corri a casa Bella, o mi rimangio tutto >>.
Mi ritrasformai con molta più facilità e cominciai a correre, non sapevo che ore potessero essere, ma arrivai a casa in un lampo, ritornai normale e mi rivestii velocemente, per poi entrare dalla porta di servizio.
Papà non c’era e l’orologio segnava le tredici e dieci minuti.
Prima il pranzo o la doccia, prima il pranzo o la doccia? Prima il pranzo.
Tirai fuori dal congelatore del pesce, piastra o forno piastra o forno.
Se lo metto in forno, posso farmi la doccia, sulla piastra no. Ok.
Accesi il forno condii il pesce con spezie pomodori e patate e lo buttai nel forno ancora freddo. Tra il riscaldamento e la cottura ci vogliono almeno venti minuti.
Prendo il timer da forno e corro di sopra.
Mi tolgo il vestito e apro la doccia. Se mi tolgo il bracciale, finisco svenuta come l’altra volta, se invece lo tengo, lo posso rovinare. Meglio stanca, poi mi riposo. Sfilo il bracciale e pensavo che mi succedesse come ieri, ma non accadde, forse mi stavo abituando, certo ero stanca, ma non al punto di cascare, forse l’avevo tenuto di più la volta scorsa.
Mi lavai i capelli togliendo i rami e rimasi sotto il geto dell’acqua calda a pensare a ben altro calore. Quel Jacob mi farà morire.
Il timer suonò e spensi velocemente l’acqua.
Scesi con il telo doccia per controllare il forno, aprendolo il pesce non era ancora cucinato, ci aggiunsi un po’ d’acqua e richiusi, ci volevano altri cinque minuti buoni.
Salii in camera e quando aprii la porta, mi ritrovai quasi ad urlare.
<< L’ho detto io che mi avresti fatto morire un giorno o l’altro!! >> mi trovai a gridargli contro.
<< Quando l’avresti detto scusa? >> Jacob, comodamente seduto sul mio letto mi guardava con un sopracciglio alzato.
<< Prima. L’ho pensato, non l’ho detto >> cercai di riprendermi dallo spavento stringendo il telo ancora di più sotto le ascelle. Notando solo in quel momento che non avevo il bracciale.
Si alza, avvicinandosi lentamente << Hai un buon odore >> sorride ispirando.
Cavolo! Sarà diverso da quello del lupo che ero prima.
<< Diverso da quello di un lupo normale >> continua confermando i miei sospetti.
Il cuore parte in quarta.
<< Non sono della riserva … >> la voce mi trema come le gambe e lui lo interpreta in maniera diversa.
<< Se non ti calmi rischi di sfondarti la stanza con le tue stesse mani >> sogghigna divertito.
Mi avvolge la vita con un braccio. Accidenti quanto è alto. Con l’altra mano mi accarezza il viso.
<< Vero che torni alla riserva più tardi? >> mi chiede in un sussurro.
<< Dipende dall’ora, in questi giorni non sono stata molto a casa, e la sera preferisco stare con Charlie >> una scusa banale, ma che probabilmente mi salverebbe da queste incursioni nelle ore notturne.
<< Ok, ti chiamo più tardi >> mi bacia, un bacio svelto che mi lascia imbambolata mentre lui sparisce e la sveglia del forno suona.

Oramai rivestita e asciugata indosso di nuovo il bracciale.
Charlie arriva dopo poco, il pesce oramai è cotto e pulito sui piatti, ne porta tanto altro e lo lascia nel lavandino.
<< Giornata ottima vedo >> commentai il suo pescato.
<< Più che ottima >> sorrise di rimando. << Già che tu sia qui invece di scorrazzare con Leah l’ha resa anche meglio >>.
Ahia! Questa era una stilettata al cuore!
Come far sentire in colpa una figlia, manuale By Charlie Swan.
<< Scusa papà >> sussurrai in colpa.
<< Ma non ti sto rimproverando! Capisco che in fondo hai bisogno di persone della tua età, non te lo negherei mai! Però ogni tanto pensa anche al tuo vecchio >> se mi avesse sgridato, mi sarei sentita meno in colpa, così invece … due stilettate al cuore.
<< Va bene, pranzo e cena a casa, ok? >> gli dissi allungando una mano sulla tavola dove eravamo seduti e lui la stringe con vigore.
<< Ok! >> conferma.
Mentre mangiamo, mi racconta di alcuni pesci che ha pescato più difficili degli altri e io il racconto di essere uscita con Leah, che ho conosciuto Jacob e Billy.
<< Povero Billy, adorava venire a pesca! >> disse sospirando.
<< Che gli è successo? >> gli chiesi, visto che eravamo in tema tanto vale.
<< Un incidente. La madre mori sul colpo e lui perse le gambe. Fu un grave shock per il figlio, ma ora sembra averlo superato, sono passati anni oramai >>.
<< Quanti anni? >>
<< Cinque, sei. Non ricordo bene. A sì, l’hanno che arrivarono i Cullen. Quattro anni fa allora. >>
I Cullen? Chi sono i Cullen?
Il mio viso stranito deve avergli fatto capire la mia domanda perche si affrettò a rispondere.
<< Carlisle ed Esme Cullen. Arrivarono a Forks Quattro anni fa, e fecero scalpore nella città, perche con loro che sono maledettamente giovani si sono portati i figli >>.
<< E certo, una coppia con dei figli fa scalpore vero papà? >> risi come una stupida della mia battuta, ma lui era serio, quindi lo tornai anch’io.
<< Se mi facessi finire di parlare! >> mi rimbecco.
Con un gesto della mano lo incitai a continuare.
<< Dicevo. Si sono portati dietro i figli, adottivi >> calco sull’ultima parola per poi continuare << I figli sono cinque … >>.
<< Alla faccia, che coraggio, già uno è tanto per una coppia giovane, cinque tutti insieme e per giunta adottati è proprio da martiri >>.
Sbuffo continuando a mangiare.
<< Allora? >> aveva già finito?
<< se mi interrompi ancora, te lo scopri da sola chi sono e che fanno! >> mi rimproverò con la bocca piena.
<< Ok, ok, scusa >> mi chiusi la bocca con le dita e gettai la chiave immaginaria.
<< Speriamo! Dicevo. Sono in cinque, con un’età compresa tra i diciotto e i venti. Ora non so dirti chi ne ha i più e chi di meno …  >>.
<< e quanti anni hanno i genitori?? >> chiesi sconvolta.
<< Uffa!! >> sollevo la testa guardando in alto e ricominciò a mangiare.
<< Dai scusa, continua! >>
Non mi rispose, continuò a mangiare finche non finì il pesce.
<< Dai papi >>
Non mi diede retta, si sollevò afferrò il piatto e lo mise nel ripiano vicino al lavandino.
Mi alzai anch’io << Ti prego papi, mi sto zitta non ti interrompo più >>.
Continuava ad ignorarmi, si sedette sul divano in soggiorno e accese la tv.
Lo seguii aspettando che ricominciasse a parlare, ma niente.
Uffa, che uomo testardo!
Ora vediamo << Leah mi ha baciata! >> buttai li girandomi e andandomene.
<< Che cosa?? >> mi gridò dietro alzandosi dalla poltrona.
<< Niente >> ok, era cattiva ma se l’è meritata.
<< Che cosa ha fatto? E com’è successo? >> continuava a seguirmi mentre me ne tornavo in camera muta. Beh non proprio, mi mordevo le labbra per non scoppiare a ridere.
<< Bella! Rispondimi!! >>
Niente, continuai a salire entrando in camera mia.
<< Tanto lo so che non è vero! >> si allontano dalla scala, potevo sentire nitidamente i suoi passi per poi fermarsi e tornare alle scale << Vero?? >>
Non ce la feci più scoppiai a ridere come una scema.

 

  
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