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Autore: Oducchan    26/08/2011    1 recensioni
[A mighty will, great glory]
-Tovarish Belorússija, ti serve qualcosa?-
Natalia abbassa lo sguardo, verso la vocina che ha cinguettato con timbro amabile quelle poche parole, e stringe un poco le labbra. Ol’ga sorride appena, in quel suo volto da bambola, le labbra che si stirano sulle guance paffute e bianche come la neve. Il suo visino circondato da una cascata di capelli biondo platino, tanto chiari da sembrar argentei, accentua ulteriormente quell’aura inquietante che la circonda come un dolce mantello. Natalia odia quella mocciosa. Le somiglia abbastanza da non riuscire a sopportarne la vista

(Ol'ga, Pavel, Natalia e Ivan)
Di là della Cortina, anche adesso che è svanita, c'è sempre stata una famiglia. Più o meno. Ivan. La Grande Madre Russia.
Poi ci sono loro. Forgiati dalla terra a riempire un grande vuoto. Boris, Svetlana, Dimitri, Yuriy, Sergey, Nikita, Ekaterina, Aleksandra, Nicolai....
Ventuno Repubbliche, due Città, una Nazione.
[OC! Repubbliche autonome della Federazione Russa, Oc! Città federali]
[Raccolta. Come la va la va]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: OOC, Otherverse, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Under the Curtain [Moguchaya volya, velikaya slava]

Titolo: Under the curtain [Moguchaya volya, velikaya slava]

Titolo capitolo: Skryt' -игры со мной?  ("Nascondino - giochi con me?")

Genere: slice of life, forse un pochino di commedia se qualcuno la sa cogliere

Rating: giallo

Personaggi: Bielorussia (Natalia Arlovskaya), Russia (Ivan Braginsky) OC! Repubblica di Mordovia (Ol’ga), OC! Mosca (Pavel)

  Note

a)Ci ho messo parecchio a decidermi a scriverla per essere sicura di saper bene che piega dare all’azione. Volevo usare prima altre repubbliche, ma oggi ero ispirata coi bambini, e quindi…

b) e sono bambini perché… non so, crearli tutti adulti non mi sembrava cosa carina. E da quando Himaruya-sama ha disegnato le fem!version mi sono innamorata, così… immaginatevi una piccola fem!Russia. Un pochino più maligna. Eccola, la mia Ol’ga XD Pavel invece… non so perché ma nella mia mente assomiglia vagamente a Medveded. La parte sana, almeno

c) e beh, niente, mi piaceva tanto l’idea di una Natalia presa in giro da due marmocchi. Non me ne vogliate

d) Belorússija, Moskvà, Mordovija sono ovviamente le forme russe dei nomi delle nazioni. La Moskova è il fiume di Mosca. 

 

 Skryt' -игры со мной?

 

Non è esattamente quello che stava cercando.

Natalia indugia, prima rallentando l’andatura e poi fermandosi a qualche passo dalla porta appena varcata. Era più che sicura di aver visto il suo adorato entrare lì dentro neanche cinque minuti prima, ed era convinta di averlo raggiunto. Invece, nella stanza riccamente ammobiliata, sul tappeto spesso e candido, ci sono unicamente due piccole, minute figure, che al momento stesso del suo ingresso hanno interrotto le loro attività e hanno puntato su di lei i loro grandi occhi. Occhi azzurro ghiaccio.

Natalia indugia, innervosita dall’essere stata colta in contropiedi. Aggrotta la bella fronte e si guarda attorno a scatti, cercando di capire da che parte sia andato suo fratello. La saletta è piccola. Ci sono soltanto uno scrittoio, un armadio a muro, due porte alle pareti opposte e tanti giochi sparsi sul pavimento. Entrambe le porte sono socchiuse. Nh.

-Tovarish Belorússija, ti serve qualcosa?-

Natalia abbassa lo sguardo, verso la vocina che ha cinguettato con timbro amabile quelle poche parole, e stringe un poco le labbra. Ol’ga1 sorride appena, in quel suo volto da bambola, le labbra che si stirano sulle guance paffute e bianche come la neve. Il suo visino circondato da una cascata di capelli biondo platino, tanto chiari da sembrar argentei, accentua ulteriormente quell’aura inquietante che la circonda come un dolce mantello. Natalia odia quella mocciosa. Le somiglia abbastanza da non riuscire a sopportarne la vista.

Ma Ol’ga è anche una delle piccole creature che Ivan tanto adora e Natalia lo deve pur ritrovare.

-Dov’è andato mio fratello?-

Ol’ga la fissa. Sbatte le palpebre sugli occhi chiari e poi si stringe nelle spalle tornando ad occuparsi della matrëška che stringe tra le dita, continuando ad aprire il corpo di legno ed ad estrarre nuove donne sempre più minute dal ventre scavato. Ridacchia, una piccola risata che non copre del tutto lo schiocco secco del legno diviso.

-Non ne ho idea, tovarish Belorússija. Non ci ha detto dove aveva intenzione di recarsi-

Natalia sussulta. Per un secondo i denti brillanti sfregano tra loro per l’irritazione. Poi fa un passo avanti, si china piegando le ginocchia e lasciando che le gonne del vestito si allarghino attorno a lei come una morbida pozza d’inchiostro e lentamente prende dalle mani della bambina il suo giocattolo. Lentamente, ma risoluta. Le sue dita poi scivolano sulla guancia della bimba, premendo appena sotto il mento e costringendola ad alzare lo sguardo su di lei.

-Da che parte è andato?-

La sua voce è poco più di un sussurro gelido. Quanto basta per ottenere quello che vuole, con chiunque altro, con chiunque sia intimorito dalla sua presenza e dal suo atteggiamento. Ma i bambini della Grande Madre non hanno paura, non hanno mai paura. Ol’ga continua a guardarla e continua a sorridere, quella smorfia tanto brutta in un visino tanto bello. Si sta prendendo gioco di lei.

Natalia preme ancora un po’. Non vuole esagerare. Se sulla pelle candida comparirà anche solo un’ombra violacea Ivan non vorrà parlarle per tanto tempo, addirittura vorrà vederla ancora meno del solito. Le basta soltanto che quella piccola, sciocca ragazzina capisca.

Inaspettatamente, non è Ol’ga a risponderle. Lei resta a fissarla e a sogghignare. A darle l’indicazione che aspettava, è l’altra figura che è rimasta acquattata sul tappeto a dare ordini a una piccola Armata Rossa fredda e priva di vita.

-È appena passato di qui. Andava di corsa. È appena uscito dalla porta-

Natalia gira il viso di scatto. Pavel2 non ha nemmeno voltato il viso per guardarla, forse fin troppo impegnato a spostare il suo piccolo esercito lungo le immaginarie rive della Moskova ed ad impartire aspri comandi agli ufficiali. Oppure semplicemente preferisce che continui a vederlo solo di profilo, i capelli neri che ombreggiano la fronte nivea e gli zigomi alti e fieri ad amalgamare l’espressione annoiata.

Lentamente, Bielorussia rilascia la presa sulla piccola Mordovija e si rialza in piedi, lisciandosi le pieghe assunte dal vestito con gesti secchi, ma assenti. Aspetta. Ma Moskvà non dice altro, spostando un generale lungo le file, le piccole gambe che ondeggiano nell’aria.

Natalia stringe le labbra. Arriccia il naso, le dita che affondano nella stoffa attorno alle gambe per l’impazienza. Sibila.

-Quale porta?-

Pavel si stringe nelle spalle e non risponde. Ol’ga ride, raccogliendo da terra una piccola bambola di pezza dagli occhi di vetro e cominciando a pettinarle i lunghi capelli di tela.

-Giochi con me, tovarish Belorússija? A nessuno qui piacciono le bambole. E nessuno gioca mai con me…-

Innervosita dal tono lamentoso e petulante che la piccola ha assunto, Natalia raddrizza di scatto il viso pestando inavvertitamente i piedi per terra senza quasi accorgersene. Ol’ga ammutolisce, sbatte di nuovo le palpebre sui grandi occhi di ghiaccio e la fissa, le piccole dita di una mano immerse nella chioma bionda del pupazzo e le unghie dell’altra strette attorno al corpo morbido e cedevole. Assomiglia davvero tanto a una bimba innocente.

-Non ho tempo per queste cose. Devo trovare Ivan. Subito. Ditemi dov’è andato-

La bimba tace. Poi volta il visino verso il bambino. Pavel pare non accorgersene, almeno i primi secondi, poi sospira, accompagna l’ultimo sergente a cavallo al suo posto e poi si tira seduto, incrociando le gambette davanti al petto e guardando apertamente Bielorussia in viso. Adesso Natalia può vederlo di fronte, entrambi i lati del volto, entrambi gli occhi, entrambe le guance, e deglutisce appena un po’ più marcatamente. Eccoli, quali sono i segni dell’amor di Ivan.

Il piccolo pare pensarci, assente, e nel meditare sulla risposta la sua piccola mano accarezza con fare assente la guancia completamente scorticata dalle fiamme3. Segue i contorni delle cicatrici bianche e rosse, dall’attaccatura dei capelli alla mandibola, indugiando sul grumo di carne contorta che una volta era l’angolo morbido delle sue labbra piene, e poi risalendo sui segni delle bruciature accanto al naso aquilino, fino all’occhio sbilenco e quasi chiuso.

Eccoli, i segni dell’amore di Ivan…

-Ha preso la porta di destra. Sarà sceso nell’atrio verso i giardini, probabilmente.-

Poi torna come se nulla fosse dai suoi soldatini, e Natalia riprende a respirare normalmente. Accenna a un gesto del capo, poi, oltremodo stizzita per aver perso tutto quel tempo prezioso, si volta di scatto, spalanca la suddetta apertura e sparisce lungo il corridoio laterale, diretta verso le scale.

 

L’eco dei suoi passi impiega qualche secondo, a sparire, nella piccola stanza colma di giochi. Quando di lei non è rimasto né suono né traccia. Ol’ga trilla una piccola risata argentina.

-Se n’è andata, tovarish Ivan. Puoi uscire-

Le ante dell’armadio si spalancano di scatto e dall’interno fa capolino un corpo avvolto in un cappotto fin troppo ampio, i lembi di una lunga sciarpa, un viso dubbioso, dal sorriso ingenuo, che non appena mette piede all’esterno si guarda attorno ansioso, lui così alto e grosso.

-Siete sicuri?-

-Pal l’ha mandata giù in giardino. Ora che capisce che l’abbiamo imbrogliata ci vorrà un po’ e potrai andartene tranquillamente in soffitta o nelle tue stanze, tovarish-

Ivan annuisce compunto, lasciando che l’ansia per l’attacco di sua sorella scivoli lentamente fuori dal suo petto. Poi abbassa lo sguardo e sorride, depositando una carezza sul capo di ciascuno.

-Spasiba. Siete stati molto bravi, vorob’i4-

Pavel non fa una piega, troppo impegnato ad abbattere l’armata del nemico. Ol’ga invece alza il visino verso la Grande Madre, un delizioso sorriso ad illuminarle il viso

-Rossii derzhalas' i golovu gordo nesla5- canticchia con voce dolce –Con te sempre, tovarish-

Uno schiocco. La testa della bambola rotola senza vita sul pavimento fino alle scarpette di vernice della sua padrona. Sul viso di questa, il sorriso si storce in un’ombra maligna, mentre continua a dilettarsi col corpo inerme, iniziando a sfilacciare la stoffa del petto e delle braccine.

 

 

 

1Repubblica di Mordovia, Repubblica Autonoma della Federazione Russa. Ol’ga

2Città federale di Mosca. Pavel. Vezzeggiativo: Pal

3Incendio di Mosca del 14 settembre 1812. I moscoviti diedero alle fiamme la città per fermare l’avanzata di Napoleone

4Passerotti. Non so perché, ma mi pare un vezzeggiativo adatto, nei confronti dei marmocchi.

5Strofa dell’inno nazionale della repubblica di Mordovia. “Sei sempre stata con la Russia ed eri fiera”, all’incirca.

 

   
 
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