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Autore: Martyx1988    26/08/2011    3 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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Babylon
(seguito di "A Divine Love")

7- Che cos'è l'amore?

Quella notte, appena chiuse gli occhi, Ayame precipitò in uno degli incubi peggiori della sua vita. Precipitava e precipitava in un abisso senza fine, passando davanti a volti conosciuti e deformati. Hyoga, Kanon, Shion, Proteo. E tutti avevano gli occhi grigi. Come lui. Occhi che la guardavano cadere, maligni e impietosi, con ghigni che deturpavano quelli che lei aveva sempre visto come volti belli e piacevoli.

Ridevano di lei, che non era più niente, che non poteva più fare niente. Non poteva andare avanti, perchè la dea l'aveva abbandonata, né tornare indietro, perchè quella dea l'aveva cambiata per sempre.

Infine arrivò il fondo dell'abisso, e con esso di nuovo quegli occhi grigi, enormi, terrificanti. Là in fondo c'era Mikyo ad aspettarla, con la bocca spalancata in una risata perfida che l'avrebbe inghiottita, condannandola al buio.

Sì svegliò urlando, il volto bagnato di lacrime e sudore, il cuore impazzito e quella sensazione di vuoto opprimente come non lo era mai stata.

La luce della luna invadeva la sua stanza, calda e benevola, e lo sciabordio del mare suonava per lei una ninna nanna dolce, che però non sarebbe riuscita a darle il riposo che cercava.

Come la notte precedente, Ayame scese dal letto e uscì sul terrazzo, nella speranza che il panorama riuscisse a cancellare le ultime immagini di quell'incubo che le erano rimaste in mente.

Il promontorio dove aveva visto Kanon la sera prima era deserto, la luce della luna proiettava le lunghe ombre delle antiche macerie fin sulla parete della Terza Casa. Eppure non le sembrarono ombre inquietanti, al contrario le davano una certa sicurezza, quella sicurezza che solo i posti speciali riescono a dare.

Shion sicuramente non avrebbe approvato un'altra sua fuga notturna, cosa che le diede un ulteriore motivo per pensare seriamente di uscire dalla Tredicesima e tornare là, al sicuro tra le colonne in rovina e i capitelli coperti di muschio.

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo l'elaborazione del suo piano di fuga. Dall'altra parte della porta Ayame trovò Shion, in camicia da notte e chioma spettinata, che la fissava serio e le spense il mezzo sorriso che stava per nascerle sul volto.

Ho sentito urlare” disse il Gran Sacerdote. “Stai bene?”

Ayame non rispose subito. Nonostante fosse proprio minima, la preoccupazione del Celebrante per lei la sorprese.

Sì” rispose infine. “È stato solo un brutto sogno”

Bene. È meglio se torni a dormire, allora”

Ci proverò”

Shion fece un cenno minimo col capo, poi si allontanò lungo il corridoio per tornare nella sua stanza.

Richiusasi la porta alle spalle, Ayame decise di mettere da parte i piani di fuga per quella notte, come minimo gesto di gratitudine nei confronti della minima apprensione che Shion aveva dimostrato nei suoi confronti.

Tuttavia non tornò a dormire. Non voleva ripiombare nell'abisso di quell'incubo. Perchè sapeva che sarebbe ritornato, che non l'avrebbe lasciata in pace neanche per una notte da quella in avanti.

Tornò sul terrazzo e si sedette sulla balaustra, con la schiena appoggiata al muro del palazzo, ad ammirare il panorama intorno, per imprimerselo bene nella mente e rievocarlo quando l'abisso sarebbe tornato a farle visita.


Quando, la mattina successiva, la solita ragazzina venne a portarle la colazione, Ayame era già vestita e pronta per uscire.

Ho un messaggio per voi da parte del Cavaliere Shaka” le disse la bambina, dopo averle dato il vassoio. “Vuole che vi facciate trovare tra un'ora davanti al fioraio del villaggio”

Il fioraio?” domandò Ayame, pensando che fosse un luogo un po' strano per quello che avrebbero fatto. Di conseguenza le venne in mente che non aveva la minima idea di cosa Shaka le avrebbe fatto fare.

Esatto, davanti all'entrata del villaggio, tra un'ora”

D'accordo ehm... come ti chiami?”

Selene”

D'accordo, Selene, grazie dell'informazione. Io comunque mi chiamo Ayame e ti pregherei di darmi del tu, visto che non ho molti anni più di te”

Oh, va bene. Allora ciao!”

Selene scappò via esattamente come il giorno prima, sotto il sorriso divertito di Ayame.

Posò il vassoio e iniziò a mangiare, con più appetito rispetto alla mattina precedente e con un'involontaria fretta. L'idea del suo incontro con Shaka era riuscita ad elettrizzarla e sembrò dare un senso alla sua giornata e, soprattutto, al suo soggiorno ad Atene. Era partita con l'aspettativa di dover stare al Grande Tempio ad aspettare passiva l'evolversi degli eventi e, al massimo, di dover nascondersi durante un attacco da parte di questo nuovo nemico. Invece, da quella stessa mattina, con l'aiuto di Shaka, avrebbe provato a tornare quella di un tempo, anche solo in parte.

L'impazienza, alla fine, la portò ad abbandonare la sua mela mangiata a metà sul vassoio e a precipitarsi giù verso il villaggio. Sarebbe sicuramente arrivata con largo anticipo, ma meglio che in ritardo.

Il richiamo di Galatea la bloccò all'altezza dell'Undicesima Casa. La Sacerdotessa sbucò dalle colonne del tempio e la raggiunse.

Dove vai così di corsa?” le chiese incuriosita.

Al villaggio. Shaka mi ha dato appuntamento lì per iniziare le nostre... sedute di recupero poteri”

Bene, ottimo” esclamò Galatea soddisfatta.

Psiche?”

E' scesa poco fa con Aphrodite, andavano ad allenarsi all'arena”

E tu che fai?”

Galatea rispose con un'alzata di spalle.

Vieni con me?” le propose allora Ayame. Così avrebbe avuto qualcuno a farle compagnia durante l'attesa.

La Sacerdotessa accettò di buon grado e, insieme, le due ragazze continuarono la discesa verso Rodorio.

Nonostante fosse mattino presto, il villaggio era già nel pieno delle sue attività. Al mercato si contrattavano i prezzi delle merci, i bambini scorrazzavano per le strade, le donne spettegolavano e gli uomini si davano di gomito al loro passaggio.

Direi che la materia prima non manca, qui” commentò Ayame, una volta che due giovani guerrieri del Santuario le ebbero sorpassate. “Notato qualcuno di interessante, Galatea?”

Oh no, no-no, assolutamente no. A me non... interessa nessuno” rispose la Sacerdotessa, gesticolando e scuotendo la testa più del dovuto.

Io invece direi di sì” ribattè, infatti, Ayame. Prese sotto braccio l'amica e abbassò il tono della voce con fare cospiratorio. “Allora, chi è il fortunato?”

Nessuno, davvero” insistette Galatea. “Sono qui da neanche due giorni, dammi il tempo di guardarmi intorno”

Ayame non sembrò molto convinta dalla risposta della Sacerdotessa, ma lasciò correre, sicura che prima o poi avrebbe scoperto qualcosa.

Arrivarono davanti alla bottega del fioraio con una ventina di minuti di anticipo, ma anche Shaka aveva deciso di scendere un po' prima e le due ragazze dovettero attenderlo solo per dieci minuti scarsi.

Mi fa piacere vederti già qui. Pensavo di essere in anticipo... tanto meglio! Avremo più tempo a disposizione. Volete scusarmi un attimo?”

Le superò per entrare nel negozietto, dove andò direttamente a parlare col proprietario. Nel mentre qualcuno di inaspettato varcò l'altra soglia della bottega. Kanon fece giusto un rapido cenno a Shaka per salutarlo, quindi percorse rapido il vano nel negozio per uscire dal retro, dove Ayame e Galatea erano rimaste in attesa. Le due ragazze si allontanarono per lasciarlo passare e Ayame accennò un saluto alzando la mano. Kanon si limitò a guardarla con la solita espressione indecifrabile, quindi proseguì.

Che maleducato!” commentò Galatea.

Chissà dove sarà stato?” si chiese invece Ayame. Non l'aveva più visto da quando Shion l'aveva gentilmente mandato a cercare informazioni sugli Angeli alla biblioteca di Atene.

In biblioteca” rispose infatti Shaka, tornato con una cassetta di legno dalla bottega.

Fino ad ora? È partito ieri” si stupì la ragazza, ma il Cavaliere parve non scomporsi.

Si vede che aveva tanto da leggere. Se sei pronta, cominciamo. Galatea, grazie, ma qui non è necessaria la tua presenza. Perché non vai all'arena?”

Sulle prima la Sacerdotessa non seppe cosa rispondere. Non sapeva se sentirsi offesa o semplicemente accettare il consiglio di Shaka. Tuttavia non era un tipo permaloso come Psiche e sapeva che il Cavaliere non voleva assolutamente essere scortese. Semplicemente aveva bisogno di stare da solo con Ayame per fare il suo compito.

Galatea annuì, salutò e si diresse senza fretta verso l'arena.


Non è stato molto carino, da parte tua” fece notare Ayame a Shaka, dopo che Galatea era scomparsa all'angolo di un vicolo.

Posso assicurarti che ha capito alla perfezione le mie intenzioni” ribattè il Cavaliere serenamente.

Si incamminò quindi lungo il villaggio, con Ayame dietro. Camminarono per alcuni minuti in silenzio, che venne rotto dalla ragazza dopo alcuni minuti.

Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me, a Tokyo”

Era il minimo” sembrò giustificarsi Shaka, sempre con un tono serafico. “La missione che Zeus ci ha affidato era di proteggerti e abbiamo fallito. Dovevo rimediare in qualche modo e lo sto ancora facendo”

Quindi l'hai fatto solo per la missione che Zeus vi ha affidato”

No, a dire il vero” confessò lui. “L'ho fatto anche perché c'erano delle persone che stavano soffrendo per le tue condizioni”

Ayame sorrise, soddisfatta della spiegazione. Le sorse poi spontanea un'altra domanda.

Pensi che potrò mai tornare quella di un tempo?”

Shaka a quel punto si fermò. Erano in mezzo ad un incrocio, le due strade formavano un piccola piazzetta deserta, con al centro un albero d'ulivo protetto da una bassa ringhiera e circondato da una panca di pietra ad anello.

Il Cavaliere posò la cassetta sulla panca e si rivolse ad Ayame.

Mettiamola così: farò ogni cosa in mio potere per farti tornare quella di un tempo, se non una dea migliore”

Grande!”

Ma voglio la tua parola che farai qualsiasi cosa ti chiederò e con il massimo impegno” fu la precisa richiesta di Shaka.

Assolutamente” rispose Ayame risoluta.

Ottimo! Possiamo cominciare”

Shaka invitò Ayame a sedersi sulla panca vicino a lui, quindi aprì la misteriosa cassetta che si era portato appresso. Conteneva una dozzina di boccioli di rosa che ancora dovevano sbocciare.

Ayame rivolse uno sguardo perplesso al suo mentore.

Ho dovuto implorare Aphrodite di concedermi questi boccioli. Sono le rose più belle che esistano, ideali per te” spiegò il Cavaliere, senza però soddisfare Ayame.

E io cosa dovrei farci?” domandò infatti, scettica.

Per prima cosa, voglio che rispondi a questa domanda: che cos'è l'amore?”

La richiesta spiazzò la ragazza, che quasi si vergognò di non avere una risposta pronta da dargli. Shaka, però, non mostrò il minimo segno di impazienza.

L'amore è... insomma... “

Non avere fretta di rispondermi. Pensaci bene”

Ayame dovette ammettere di non averci mai pensato. Quando pensava all'amore, le veniva in mente Hyoga e come risposta le bastava. Ma quello era l'amore per lei, non l'amore in generale. Quello è quando due persone si vogliono talmente bene da pensare di non poter esistere l'una senza l'altra, perché solo l'esistenza dell'altro sembra dare loro...

... vita”

Come?” domandò Shaka, anche se aveva perfettamente capito.

L'amore è vita” ripetè Ayame con più convinzione.

Esatto, Ayame, ed è molto importante che tu lo sappia. Perché tu sei la dea dell'Amore ed è fondamentale che tu sia cosciente di ciò che sei, per poter tornare quello che eri. Mi segui?”

Penso di sì”

Bene. Se quindi tu sei la dea dell'Amore e l'amore è vita... “ Shaka indicò Ayame perché concludesse lei il sillogismo.

Allora io sono vita?” terminò infatti lei.

Precisamente! E puoi dare vita. Questo è il nostro punto di partenza”

Shaka prese un bocciolo dalla cassetta e lo porse alla ragazza, che lo accettò ancora incerta su cosa avrebbe dovuto farci.

Voglio che provi a farlo sbocciare semplicemente tenendolo in mano”

Ayame aggrottò la fronte, scettica sul fatto che far fiorire un bocciolo di rosa potesse restituirle i suoi poteri.

E ricordati la promessa. Farai tutto quello che ti dico e con il massimo impegno. A partire da ora”

Detto questo, Shaka richiuse la cassetta e se la mise sottobraccio mentre si alzava dalla panca.

Scusa, dove stai andando adesso?” gli chiese Ayame, sconcertata da tutta quella situazione.

È la mia ora di meditazione, ma tu resta pure qui, se vuoi, non sei obbligata a seguirmi. Tornerò per vedere i tuoi progressi”

Ayame non riuscì a ribattere in tempo, potè solo restare a guardare la schiena di Shaka che si allontanava e spariva dietro l'angolo di uno dei vicoli. Non poteva credere che l'aveva lasciata sola, in una piazzetta deserta, all'ombra di un ulivo rachitico con un bocciolo da far fiorire col pensiero.

Tuttavia aveva fatto una promessa e non voleva deludere Shaka. Prese un respiro profondo e si portò il fiore davanti agli occhi, iniziando a fissarlo intensamente. Il mal di testa la fece aspettare solo pochi minuti, prima di andarle a martellare il cranio.


Seppur con riluttanza, Galatea eseguì il velato ordine impartitole da Shaka e si diresse verso l'arena dei combattimenti. Per ritardare il momento dell'arrivo, procedette col passo più lento che riuscì a tenere, soffermandosi di quando in quando ad osservare qualcuno dei resti del Tempio.

Stare lontana da Ayame o da Psiche la faceva sentire scoperta e vulnerabile, un pesce fuor d'acqua in quel mondo tanto diverso da quello in cui era nata e a cui ancora non era abituata. Memore del motivo per cui aveva supplicato Ayame di portarla con sé ad Atene, però, Galatea si disse che quella poteva essere una buona occasione per mantenere il suo proposito. Preso un respiro profondo, coprì con passo deciso gli ultimi metri che la separavano dall'ingresso nell'arena.

La accolsero il clangore delle spade che cozzavano tra loro miste alle grida dei combattenti e alle incitazioni dei loro maestri. Quel giorno erano Camus e Aiolia a dividersi lo stadio. Il suo ospite stava seguendo in silenzio l'allenamento dei suoi allievi, ma Galatea capì dallo sguardo del Cavaliere che neanche il loro minimo errore sfuggiva al suo occhio.

La Sacerdotessa prese posto a metà delle gradinate e si mise ad osservare distrattamente i vari gruppi di allenamento. Dopo qualche minuto, vide Camus interrompere un duello con la spada tra due allievi e mostrare ad uno di loro il corretto movimento del polso per disarmare l'avversario. Galatea rimase incantata a fissarlo per quei lunghi istanti che il Cavaliere impiegò ad eseguire il movimento e un sospiro le uscì spontaneo dalle labbra, accompagnato da un battito un po' troppo forte nel petto. Subito si riscosse e tornò a far vagare lo sguardo, che sembrava però calamitato verso Camus. Di nuovo lo vide intercettare un pugnale lanciato maldestramente, correggere la posizione dei piedi di un'allieva, rimproverarne un altro per aver attaccato alle spalle il compagno.

Basta, è ridicolo” commentò ad alta voce mentre si alzava per andarsene, ma il richiamo di Milo la bloccò solo dopo un gradone.

Già vai via? Volevo scambiare due chiacchiere”

Galatea rimase sorpresa dalla richiesta, ma decise di restare.

No, stavo...cercando un po' d'ombra” s'inventò sul momento, indicando una zona ombreggiata poco distante. Si diresse là insieme a Milo, il quale poi si sedette sul gradone sotto al suo.

Complimenti per la colazione, comunque” esordì lui, pensando di farle piacere, ma l'espressione interdetta di Galatea lo obbligò a spiegarsi.

Vedi, ogni tanto...cioè, molto spesso, vado a fare colazione da Camus. Lui è un mago delle colazioni, sai? Stamattina, però, ha gentilmente condiviso con me quella che gli hai lasciato. Devo dire che non sei male neanche tu”

Oh, beh, grazie” pigolò la Sacerdotessa, cercando di nascondere l'imbarazzo. Aveva preparato quella colazione per farsi perdonare la sua assenza a cena, ma doveva essere solo una cosa per Camus, non per chiunque. Chissà se aveva anche letto il bigliettino che aveva lasciato sul tavolo vicino alla crostata?

Figurati!” ribattè Milo, risvegliandola dai suoi timori adolescenziali. “Allora, che mi sai dire della tua amica Psiche?”

In che senso?” chiese Galatea, che non pensava che per due chiacchiere il Cavaliere intendesse parlare di Psiche.

Sì, insomma, che tipo è, cosa le piace fare, il suo colore preferito, con quanti ragazzi è uscita...le solite cose” spiegò Milo con leggerezza.

La Sacerdotessa rimase interdetta qualche istante prima di rispondere.

Ecco, io non saprei... la conosco solo da un paio di mesi e di questo non mi ha mai parlato. In effetti, Psiche non è un tipo di molte parole, a meno che non ti voglia dare l'estremo saluto”

Strano” constatò Milo. “Io me la ricordo quando era una bambina e si allenava con Aphrodite. Era una piccola peste, sempre in movimento e a fare casino, specialmente quando ero nei dintorni. Pensavo addirittura che avesse una cotta per me ma, nel caso, deve esserle passata”

Esatto, sono rinsavita, fortunatamente”

Milo e Galatea si voltarono contemporaneamente per incrociare lo sguardo severo di Psiche che li osservava dall'alto della gradinata.

La Sacerdotessa scese verso di loro e si fermò vicino a Galatea, che subito abbassò gli occhi. L'espressione della compagna aveva l'inspiegabile potere di farla sentire in imbarazzo.

Quanto a Milo, accennò un saluto alzando la mano, ma Psiche lo ignorò e si rivolse a Galatea.

Hai voglia di allenarti? Aiolia ci lascia un po' di spazio”

La bionda balbettò qualche parola senza senso, prima di accettare l'offerta e rincorrere Psiche giù per i gradoni e attraverso l'arena. Il suo passo era così svelto che dovette correre per raggiungerla. Passarono tra i vari gruppi di allievi, ignorando le loro occhiate interessate e le proteste di Aiolia riguardo al fatto che erano motivo di distrazione, e si fermarono una volta raggiunto il deposito delle armi. Psiche iniziò ad indossare le protezioni, subito imitata da Galatea, in un silenzio teso che fu la prima a rompere.

Ti sarei grata se non facessi più di me il tuo argomento di conversazione con Milo” disse fredda Psiche, senza smettere di vestirsi.

Mi dispiace, sono stata colta alla sprovvista. Non ho detto niente, comunque. Non so niente di te che possa interessargli”

Meglio così” commentò infine Psiche, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso. “E stagli alla larga, potrebbe ripiegare su di te e, sinceramente, non è il tuo tipo”

No, decisamente no” confermò Galatea, non riuscendo ad evitare di lanciare un'occhiata furtiva verso Camus.

Una volta finito di vestirsi, scelsero le armi per il combattimento – Psiche una scure, Galatea una spada ad una mano – e si posizionarono nello spiazzo lasciato libero per loro.

Dopo qualche scambio di riscaldamento, diedero inizio al vero duello. Psiche dimostrò la grinta di sempre, ma Galatea oppose la resistenza e la determinazione giuste a far si che lo scontro procedesse in perfetta parità. Dopo non molto tempo, nell'arena presero a riecheggiare le urla di Camus e Aiolia che tentavano di riportare l'attenzione dei loro allievi sull'allenamento.

Le due Sacerdotesse continuarono comunque a combattere, finché alle orecchie di Galatea non giunse l'urlo allarmato di Milo.

Camus, ATTENTO!”

La bionda ebbe giusto pochi attimi per vedere i due pugnali volare dritti verso la schiena del Cavaliere dell'Undicesima Casa, dopodiché fu il suo istinto ad agire. Erse la barriera d'avorio giusto in tempo per bloccare una delle due lame a pochi centimetri dal dorso di Camus. L'altra venne deviata da una rosa di Psiche e cadde a terra poco distante.

Il silenzio cadde su tutto lo stadio, congelando il tempo.

Camus, che al richiamo di Milo si era accucciato a terra, osservava attonito la lama del pugnale che spuntava dalla cupola d'avorio che lo aveva protetto. Il Cavaliere dello Scorpione raggiunse il compagno quasi contemporaneamente ad Aiolia. Entrambi facevano vagare lo sguardo da Camus alla cupola d'avorio alla rosa, cercando di dare un ordine a quella marea di avvenimenti succedutisi nell'arco di pochi istanti, finché, sempre insieme, non rivolsero la loro attenzione a Galatea. Sul loro volto era disegnata una sorpresa quasi incredula.

Nel frattempo, Camus era uscito da sotto il guscio. Milo gli fu subito appresso.

Ehi, amico, stai bene?”

Il compagno annuì, quindi seguì lo sguardo del Cavaliere dello Scorpione e andò ad incrociare quello limpido di Galatea, che subito lo distolse, approfittando dei richiami provenienti da dietro le spalle dei due guerrieri.

Maestro, perdonaci!” si prostrò in fretta uno degli allievi di Camus, seguito a ruota da un compagno. “Ci sono sfuggite di mano mentre provavamo a disarmarci e..:”

Va bene così” li interruppe Camus lapidario. I due ragazzi rimasero qualche secondo a bocca aperta. Probabilmente si aspettavano qualche sorta di punizione per il tentato omicidio.

Direi che per oggi può bastare” decretò allora Camus, rivolto anche agli altri suoi allievi.

I due colpevoli se la diedero velocemente a gambe, forse temendo un repentino cambio di idea del maestro.

Aiolia, invece, spronò i suoi a continuare l'allenamento.

Direi che può bastare anche per noi” disse Psiche, muovendo i primi passi verso il deposito delle armi.

Galatea la seguì a ruota, ma Camus la bloccò prendendola deciso per un polso. Alla Sacerdotessa morì in bocca qualsiasi parola avesse voluto dire, e non solo per quanto gelida fosse la mano del Cavaliere. La sensazione di freddo, però, scomparve quasi subito e Camus ne sembrò sorpreso.

Grazie” disse poi il Cavaliere, una volta ripresosi. “Ti devo la vita”

Sì...cioè, no...voglio dire...devo andare”

Galatea balbettò ancora qualche scusa mentre si liberava dalla presa di Camus per correre dietro a Psiche e si costrinse a non voltarsi mai.

Eccomi qui! Tempo di "meditazione" per Ayame, chissà se riuscirà a far sbocciare la rosa. E intanto Cavalieri e Sacerdotesse cominciano a guardarsi intorno :)  sono previste scintille! Appena ho un attimo risponderò alle recensioni, ad ogni modo grazie a tutti quelli che seguono la storia!

   
 
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