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Autore: _montblanc_    26/08/2011    8 recensioni
«Mi sono risvegliata in mezzo alla foresta di Konoha e mi sono detta: ”Beh, non è un male, infondo è sempre stato il mio sogno”, ma poi l’Hokage mi aizzato contro un gruppetto di Anbu e tutto è degenerato...» stava sbraitando la ragazza, una certa isteria nel tono di voce.
~
«Vuoi unirti all’Akatsuki?» domandò di rimando lui, senza distogliere lo sguardo dal combattimento; si stava visibilmente spazientendo.
Vuoi unirti all’Akatsuki? VUOI UNIRTI ALL'AKATSUKI?! Certe cose non si chiedevano così! Non ci si poteva mettere un minimo di introduzione tipo “Ehi, ciao! Ma lo sai che anche se non sei una ninja e non sai un emerito cippolo di come ci si comporti in una battaglia, saresti un membro eccellente nell’Akatsuki? Eh? Che ne pensi?”.
Se lo faceva in modo così diretto e, sopratutto, ad una che non desidera altro nella vita - in mia difesa potevo solo dire che ognuno merita di avere le proprie ambizioni-, questa, poverina, rischiava l’infarto. Ed io non ero Kakuzu, a me ne bastava uno per rimanerci secca.
(Ho cominciato a scrivere questa storia veramente tanto tempo fa, quindi sto piano piano riscrivendo i vecchi capitoli nel disperato tentativo di renderli più leggibili)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Altri, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 14:
Le giornate passavano veloci al covo dell’Akatsuki e, finalmente aggiungerei, Kakuzu e Hidan avevano levato le tende.
Pain ci aveva comunicato che noi tre saremmo rimasti al covo in modo che Sasori potesse allenarmi “seriamente”.
Non chiedevo altro: l’idea di cominciare una nuova missione così presto non mi andava molto a genio.
Ancora non mi ero ripresa completamente dall’ultima battaglia.
E così eravamo segregati in quel posto fino a data da destinarsi.
In quel momento io me ne stavo spaparanzata sul divano –Sasori aveva convenuto che era meglio che mi riprendessi completamente dall’ultimo scontro prima di cominciare con l’allenamento-, Deidara stava inventando qualche nuova scultura d’argilla e il marionettista stava contemplando il vuoto molto intensamente.
- Hai dormito bene stanotte?- mi chiese ad un tratto Sasori, mentre il biondino si riscuoteva dalla sua creazione.
- Già, tutto apposto Fu?- domandò quest’ultimo.
Rivolsi loro un’occhiata confusa: erano diversi giorni che continuavano a pormi sempre le stesse domande.
- Si.- risposi titubante io, cercando di capire dove volessero andare a parare.
- Niente di insolito o anomalo...- iniziò il rosso.
- Di cui ci vuoi parlare?- concluse Deidara.
Scossi la testa, ridendo. Era incredibile come fossero sincronizzati quei due a volte.
- Tutto normale.- assicurai con un sorriso, che mi rimangiai immediatamente vedendo le loro espressioni funeree.
- Che cosa ho detto?- domandai preoccupata.

Deidara:
Scambiai una veloce occhiata d’intesa con Sasori.
Quella mocciosa non voleva dirci nulla sulla fonte delle sue preoccupazioni.
Da quel giorno, durante la notte o nei momenti in cui si appisolava nei posti più impensabili del covo, l’avevamo sorpresa più volte a piangere.
La cosa che più mi faceva arrabbiare era che, ogni volta che le chiedevamo se aveva fatto un incubo o cos’altro lei rispondeva di aver sognato pony arcobaleno. Che razza di animali erano?!
Preso com’ero a scervellarmi sull’identità di quegli animali dalle dubbie origini non mi accorsi di aver rovinato la mia scultura d’argilla. Perfetto, ora dovevo ricominciare d’accapo!
- Sei sicura che vada tutto bene Fu?- tentò nuovamente il rosso.
Lo guardai storto: da quando aveva cominciato a chiamarla “Fu”? Era un diminutivo che io avevo inventato e che solo io potevo utilizzare!
- Ve lo già detto e ripetuto.- borbottò – E’ tutto ok!-.
- Sicura, sicura, Fu-chan?- feci io, lanciando al rosso un’occhiatina trionfante.
Ora il soprannome che le avevo dato era molto più bello del precedente. Era veramente artistico!
- Ma cos’avete?!- chiese lei alzandosi dal divano – Sembrate due mammine apprensive.- ci fece notare, mentre apriva e richiudeva il frigorifero. Ovviamente non vi aveva trovato nulla: Kakuzu era troppo tirchio in fatto di cibo.

Fuko:
Iniziavo veramente a preoccuparmi. Quei due continuavano ad assillarmi con domande strane e decisamente molto sospette. Perché? Cosa importava loro di quello che sognavo la notte?
Combattendo contro il borbottio del mio stomaco che si faceva sempre più insopportabile –Deidara non aveva più nulla da darmi- decisi di andare in camera. Non avrei sopportato il loro interrogatorio ancora a lungo.
Appena svoltai per lo stretto corridoio che attraversava il covo collegando tutte le stanze mi scontrai contro qualcosa o meglio, qualcuno.
- Scusaaa...- mormorai iniziando a massaggiarmi il naso.
Allora mi venne un dubbio: se Sasori e Deidara erano in cucina e oltre a loro, teoricamente, non ci doveva essere nessuno contro chi ero andata a sbattere?
Quando alzai lo sguardo restai a bocca aperta.
Occhi neri come la pece, capelli del medesimo colore legati in una coda bassa, il volto segnato da due strane strisce dalle dubbie origini. Il grande Itachi Uchiha era davanti a me, con Kisame al seguito.
- I-I-I-Itachi Uchiha!- esplosi allora, dopo alcuni attimi di tentennamento.
Ma Sasori non aveva detto che non veniva mai nessuno in quel covo? Per quale cavolo di motivo erano tutti lì?!
- Ehy, ci sono anch’io!- tentò Kisame, ma io lo ignorai bellamente.
Dovevo ammettere che era l’unico personaggio dell’Akatsuki che non mi era mai piaciuto, non tanto per il colorito bluastro ma per quelle specie di branchie che gli attraversavano il viso.
- Ti ammiro!- esclamai afferrando la mano di Itachi, che mi rivolse uno sguardo dubbioso – Nessuno avrebbe mai fatto quello che hai fatto tu pur di difendere i propri ideali. Ti ammiro!- continuai esaltata.
Ci mancava veramente poco e mi sarei messa a saltellare sul posto ed a scodinzolare.
- Che cosa succede?- chiese Deidara raggiungendomi.
Non appena si accorse della presenza dell’Uchiha gli assestò un’occhiataccia con i fiocchi, carica di rabbia e rancore.
Mi staccò da lui e mi fece allontanare di qualche passo.
- Devi smetterla di assalire ogni persona che ti ritrovi davanti!- fece.
- Non l’ho aggredito!- sbuffai incrociando le braccia al petto – Non ho mai aggredito nessuno, veramente!-, mentre lui mi guardava divertito.
- Ti devo ricordare della tua prima reazione quando hai visto Sasori? Di quando ti ho salvata dalla caduta e tu mi hai quasi soffocato? Dei tuoi scleri ogni volta che ti ritrovi Hidan davanti?- cominciò.
- Che esagerato!- lo rimbeccai- Mi sono limitata a stringergli la mano...- ribattei piccata – E non mi pare di aver assalito Kisame.-.
- Questo perché ti fa paura...- rise il bombarolo – Lo stesso motivo per cui non ti sei avvinghiata anche a Kakuzu.-.
Gonfiai leggermente le guancie, offesa, per poi tornargli a sorridere.
- Ti adoro!- esclamai avvinghiandomi a lui che sbuffò.
- Ci risiamo...- borbottò –Nessuno ti ha mai fatto notare che sei leggermente lunatica, uhm?-.
- Non essere geloso DeiDei...- feci io ghignando –Lo sai che tu e Sasori siete i miei preferiti.- lo rassicurai.
- Chi ti ha detto che sono geloso, mocciosa?!- borbottò il bombarolo irritato.
Gli feci la linguaccia per poi scappare lontano da lui.
Se lo conoscevo bene mi avrebbe fatta saltare per aria di lì a pochi istanti.
Infatti, come avevo predetto, poco dopo il rumore di un’esplosione mi raggiunse ed era veramente molto vicino.
- Non mi dire che ti sei arrabbiato veramente, DeiDei?-.
- Certo che mi sono arrabbiato!- fece lui, mentre cercava nuovamente di farmi esplodere.
- Suvvia, non c’è bisogno di prendersela tanto!-.
- Katsu!-.

Sasori:
Quei due sembravano proprio dei bambini.
Osservai Itachi e Kisame andarsene nelle loro stanze, mentre quest’ultimo chiedeva all’altro delle spiegazioni sul comportamento di Fuko.
Quello che aveva detto all’Uchiha mi aveva incuriosito parecchio: in effetti non c’era da stupirsi che lei conoscesse molte cose di lui che noi non potevamo minimamente immaginare.
Ultimamente mi ero ritrovato a riflettere su questo molte volte: nonostante lei sapesse tutto di noi, di tutte le persone che avevamo ucciso senza l’ombra di rammarico, perché si impegnava così tanto per proteggerci?

Fuko:
- Basta!- esclamai trafelata accasciandomi ad una parete – Non ce la faccio più!-.
- Mi fermo solo perché a causa tua ho sprecato metà della mia argilla esplosiva, uhm.- fece sedendosi accanto a me.
- Ammettilo sei stanco pure tu!- lo punzecchiai.
- Sei completamente fuori strada ragazzina, uhm.-.
Lo osservai: pochi giorni fa non avrei minimamente immaginato di potermi ritrovare in una situazione del genere e, ora che ci pensavo, erano successe tantissime cose in poco tempo.
Probabilmente non avrei mai pensato di poter vivere tutte queste avventure, mai.
- A cosa stai pensando?- mi chiese Deidara, facendomi tornare alla realtà.
Mai imparato a farti una bella padellata di affari tuoi?
- Non si chiedono queste cose ad una ragazza!- borbottai incrociando le braccia al petto, mentre lui sollevava un sopracciglio, divertito – A proposito, perché tu e Sasori siete così opprimenti ultimamente?- domandai.
- Bé...ecco...- iniziò lui, guardando ovunque tranne che verso di me.
Con un cenno del capo lo invitai a proseguire.
- Il fatto è che...- continuò, ma era come se stesse cercando di trovare in fretta una scusa da appiopparmi.
- Fuko posso parlare un attimo con te? Ho un messaggio da riferirti.-.
La voce di Itachi mi raggiunse, facendomi alzare la testa di scatto, sorpresa.
- E perché dovresti farlo, uhm?- fece infastidito Deidara.
- Certo...- assicurai io titubante, ignorando le numerose proteste del biondino.
Mi condusse nella stanza che condivideva con lo squalo, che in quel momento sembrava essersi volatilizzato nel nulla. Meglio così: era vero che mi faceva paura quel coso!
Itachi si chiuse la porta alle spalle, per poi rivolgere lo sguardo su di me.
- Allora?- chiesi curiosa, incrociando le braccia dietro la schiena.
In effetti in quel momento stavo cominciando a farmela sotto; Chiusa in una stanza con lui, al quale bastava un dito per poterti rinchiudere nelle sue illusioni dove poteva torturarti per giorni senza che nessuno se ne accorgesse.
Deglutii, sperando con tutto il cuore di essere solo una persona molto, molto paranoica.
- Il capo vuole che ti riferisca un messaggio.- fece mentre io tiravo mentalmente un sospiro di sollievo.
Ero comunque pronta a distogliere lo sguardo se solo avessi visto l’ombra di uno scintillio rosso nei suoi occhi. Anche se, sinceramente, quello avrebbe potuto farmi fuori con o senza Sharingan.
- Alcuni giorni fa, durante il tuo scontro con Sakura Haruno, sei riuscita ad aprire un varco spazio-dimensionale...- iniziò.
- Eeeeeh?- esclamai sorpresa.
- Questo varco ha inghiottito la tua avversaria, trasportandola a Konoha. Fino a questo momento sei riuscita a creare dei varchi che conducano fino a quel villaggio, perciò, il capo, vorrebbe che tu riuscissi ad estendere i tuoi limiti.- concluse, ignorando l’espressione poco intelligente che probabilmente si era fatta strada sul mio volto.
- Ma io non ho fatto nulla...- mormorai, per poi sobbalzare, sorpresa.
Quando avevo incontrato Fuko, la vera Fuko, era stato in quel momento che ero riuscita ad evocare il mio potere? Era per questo che l’oca era sparita? Non me ne ero neanche resa conto, come facevo ad estendere i miei limiti?
- Scusa...ma queste cose non avrebbe potuto dirmele di persona pochi giorni fa?- domandai.
- In effetti si.- disse lui indurendo lo sguardo – Era solo un pretesto per poterti portare qui.-.
Mi strozzai con la mia stessa saliva. Cosa voleva dire “Un pretesto per portarti qui”? Cosa aveva intenzione di farmi?
- Non essere spaventata, non ti farò del male.- mi rassicurò lui vedendo la mia espressione smarrita – Devo solo parlarti di una cosa.-.
Annuii impercettibilmente, mentre la voglia di scappare si faceva sempre più insistente. Avevo paura che mi catturasse in una delle sue illusioni o, magari, di esserci già finita.
- Riguarda mio fratello, Sasuke.- annunciò, risvegliando la mia curiosità – Ti sarei grato se non gli rivelassi nulla.-.
- Ah!- esclamai io calmandomi – Bé...potrei anche farlo, però...- iniziai.
- Cosa?-.
- Bé, ecco, tecnicamente io sono qui per impedire che voi veniate ammazzati, quindi...- feci – Probabilmente arriverà un momento in cui dovrò parlargliene...-.
La sua espressione si fece più dura, facendomi rabbrividire.
Ecco, adesso attivava lo Sharingan e mi accoppava. Uccisa da un personaggio che non era neanche il mio preferito. Che ingiustizia! Avrei preferito saltare in aria con una bomba di Deidara!
- Ascoltami!- esclamai preoccupata – Le cose non andranno come vuoi tu! Sas’ke se ne sbatte altamente della pace! Poi, una volta che ti avrà ucciso e che avrà scoperto la verità deciderà di distruggere Konoha!- spiegai, per poi mordermi la lingua.
Dovevo chiamarlo Sasuke, non Sas’ke! Era veramente una brutta abitudine la mia...
- Capisco...- disse semplicemente lui, senza cambiare espressione.
Come faceva ad essere così freddo? Lo sapevo che ci era rimasto male, era palese! Non mi sarebbe dispiaciuto offrirgli una spalla su cui piangere anche se, probabilmente, non l’avrebbe mai fatto.
- Scusami...- mormorai imbarazzata dalla mia mancanza di tatto – E’ che ho sempre sognato di dirlo...- pensai a voce alta.
- Dire cosa?- chiese lui.
- Lasciamo perdere...- ridacchiai agitando una mano.

Deidara:
Per una volta L’Uchiha e lo squalo si erano rivelati utili.
Erano riusciti a reperire – solo Dio sa come- alcuni schedari su Fuko, o meglio, sulla vecchia se stessa.
Dopo che Itachi l’aveva portata via ignorandomi completamente avevo trovato Sasori nel salotto che parlottava a bassa voce con Kisame. E già questo, di per se, non è un buon segno. Infatti i due non si rivolgevano mai la parola se non per motivi strettamente necessari. Bé, infondo il rosso non rivolgeva quasi mai la parola a nessuno...
- Vieni qui, Deidara.- mi chiamò lui porgendomi dei fogli.
Li afferrai e, incuriosito dal fatto che sopra di esso c’era scritto a caratteri cubitali “Ambra Ricci”, presi a sfogliarli.
Mi bloccai alla prima pagina dove, in bella mostra, era attaccata una foto di quella che doveva essere Fuko prima di arrivare qui.
La prima cosa che notai fu il suo sorriso, dolce come quelli che era solita rivolgermi, che le increspava le labbra rosee. Aveva due grandi occhi color cioccolato, illuminati da una scintilla di divertimento. I capelli, castani e lisci, arrivavano a sfiorarle la vita.
Però, non fu quello che mi lasciò a bocca aperta: indossava un costume, e che costume!
Era a due pezzi, semplicemente nero, e fasciava alla perfezione il suo corpo, molto diverso da quello che aveva ora.
Sedeva tranquilla su della sabbia stringendo tra le mani, con fare possessivo, un piccolo libricino.
Era così...artistica...
- Se per favore ci fai la cortesia di non sbavare ed andare avanti con i fascicoli...- borbottò Sasori alzando gli occhi al cielo, facendomi rinvenire.
Che cosa stavo facendo?! Mi ero messo a fantasticare su quella mocciosetta? Com’era possibile che l’avessi definita “Artistica”?! Bé, avrebbero anche potuto cercare di metterci un’immagine che la ritraesse un po’ più “vestita”!
Cercando di mascherare lo smarrimento che quella foto mi aveva causato andai avanti.
Nella seconda pagina c’era scritta la sua data di nascita, la sua città natale ed altre inutili informazioni.
Continuai a sfogliare pigramente i fogli senza trovare nulla di particolarmente interessante.
Lo chiusi osservando incerto le espressioni degli altri due.
- Bé?- chiesi dopo alcuni attimi di silenzio.
- Attento che il tuo entusiasmo rischia di soffocarci...- fece ironico Kisame togliendomi i documenti dalle mani.
- Che fai?- domandai cercando di riprenderli.
Mi sarebbe piaciuto leggerli più attentamente in modo da avere qualche arma da utilizzare contro Fuko nel caso fosse diventata insopportabile.
- Sarebbe meglio che questi non finiscano tra le sue mani.- spiegò – Forse non gradirebbe scoprire che...-.
- Scoprire cosa?- la sua voce ingenua mi trafisse.
Mi voltai.
Era sulla soglia della porta, accanto all’Uchiha.
- Niente, niente, non ti preoccupare gioia.- rise Kisame nascondendo goffamente i fogli dietro la schiena.
“Gioia”?.
Rivolsi all’uomo blu uno sguardo sconcertato, come pure Sasori. Persino Fuko storse il naso sentendo quel nomignolo ed Itachi, solitamente impassibile ed inespressivo, assunse quasi un’aria dubbiosa –quasi-.
- Mi devo preoccupare?- chiese la ragazza guardandomi.
Scossi la testa.
- Va tutto bene.- le assicurai.
Perché volevano nasconderle quei fascicoli? C’era qualcosa d’importante scritto sopra di cui non mi ero accorto?
  
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